venerdì

Peng




Le mani e i piedi di Peng Peng

Peng Peng è nato con un raro difetto genetico. Tra piedi e mani, ha in totale trenta dita, un numero che per la medicina rappresenta un caso unico nel suo genere. Queste foto sono state scattate insieme al padre di Peng Peng nell'ospedale dove il bambino, 6 anni, era ricoverato. Mercoledì 24 marzo Peng Peng si è sottoposto a un'operazione per rimuovere le dita in eccesso. A seguito di un'amputazione e un'operazione di chirurgia estetica i medici dell'ospedale di Heilongjiang hanno comunicato la riuscita dell'intervento.

domenica

un incontro tragico di Henry Chinaski

ero molto più in vista e molto raggiungibile in quel periodo e avevo questo grande punto debole: pensavo che andare a letto con tante donne voleva dire che uno era in gamba e bravo e superiore specialmente se lo faceva a 55 anni con caterve di conigliette e mi allenavo coi pesi bevevo come un matto e lo facevo.
Le donne per lo più erano gentili e quasi tutte avevano un aspetto grazioso solo una o due erano davvero sciocche e scialbe ma JoJo proprio non potrei classificarla. Le sue lettere erano brevi, ripetevano la stessa cosa: "mi piacciono i tuoi libri, mi piacerebbe conoscerti..." le ho risposto scrivendole che per me ci stavo.
Poi sono arrivate le istruzioni dove avrei dovuto incontrarla: al suo college data tale ora tale appena finite le lezioni.
Il college era in cima alle colline e sono arrivate la data e l'ora e con i suoi disegnini di strade attorcigliate più una cartina stradale sono partito.
Era un posto fra il Rose Bowl e uno dei suoi grandi cimiteri nella California del Sud e sono arrivato presto e sono rimasto seduto nella mia macchina qualche sorso di Cutty Sark guardavo le studentesse - ce n'erano talmente tante, uno proprio non poteva farsele tutte.
Poi è suonata la campana e sono uscito fuori dall'auto e mi sono avvicinato alla facciata del palazzo, c'era una lunga rampa di gradini e gli studenti uscivano dal palazzo e scendevano per i gradini e io me ne stavo in piedi e aspettavo, e come agli arrivi in aeroporto non avevo idea di quale potesse essere fra tutte quelle.
"Chinaski", ha detto una voce ed eccola lì: 18, 19 anni, né brutta, né bella, corpo e lineamenti ordinari, di aspetto né perverso né intelligente, neanche stupida o pazza.
Ci siamo dati un bacetto e poi le ho domandato se aveva una macchina e lei ha detto che aveva una macchina e io ho detto "benissimo, ti ci porto io, così poi tu mi segui...".
JoJo era un ottima seguace, mi ha seguito per tutto il tragitto fino al mio cortile sgangherato a Hollywood periferia est.
Le ho versato da bere e abbiamo fatto conversazione scialba e ci siamo baciati un pochino. I baci non erano né belli né brutti interessanti né sì né no.
E' passato parecchio tempo e lei beveva proprio poco e ci siamo baciati un altro po' e lei ha detto "mi piacciono i tuoi libri, mi lasciano davvero il segno". "Fanculo i miei libri!" le ho detto. Ero in mutande e le avevo tirato su la gonna fino al culo e stavo dandomi da fare ma lei solo baci e chiacchiere. Ci stava e non ci stava.
Finché ho lasciato perdere e ho cominciato a bere ma tanto. Lei ha detto due o tre nomi di scrittori che le piacevano ma nessuno le piaceva come le piacevo io. "Grande", me ne sono versato un altro, "davvero?" "devo andare adesso", ha detto JoJo, "ho lezione di mattina", "ma puoi dormire quì ", ho proposto, "e andare via presto, le mie uova strapazzate sono una favola", "grazie, no, devo proprio andare..."
E se n'é andata con un mucchio di copie dei miei libri che non aveva mai visto prima, copie che le avevo dato ore prima all'inizio della serata. Ho bevuto un altro bicchiere e ho deciso di dormirci sopra come dopo una sconfitta inspiegabile. Ho spento la luce e mi sono buttato sul lettosenza darmi una sciacquata o lavarmi i denti.
Fissavo il buio per aria e ho pensato, tò, eccone una che non riuscirò mai a descrivere: non era né brutta né bella, né reale né irreale, né gentile né villana, era soltanto una ragazza di un college un posto fra il Rose Bowl e la discarica.
Poi ho iniziato a sentire prurito, mi sono grattato, mi pareva di sentire delle robe sulla faccia, sull'ombelico, inspiravo, espiravo, cercavo di dormire ma il prurito peggiorava, poi ho sentito un morso, poi molti morsi, le robine era come se mi strisciassero sopra... sono corso in bagno e ho acceso la luca cribbio, JoJo aveva le pulci.
Sono entrato in doccia sono rimasto in piedi lì sotto a miscelare per bene l'acqua, a pensare, quella cara ragazza, poveretta.

mercoledì

l'amore trasparente






Non pretendo più di aver ragione se parlo di vestiti e di carezze le braccia lungo i fianchi farò cadere pregare no che non vorrei pregare pregare no che non vorrei pregare. Non vergognarsi della propria malinconia è un compito penoso anzi uno strazio. L'amore trasparente non so cosa sia mi sei apparsa in sogno e non mi hai detto niente mi sei apparsa in sogno e non hai fatto un passo. Nemmeno un gesto nemmeno lasciamo andare meglio di chi improvvisa a malincuore meglio di chi improvvisa senza amare. Sarà la vita che monta e poi riscende tutto questo splendore trasparente luce elettrica che dopo il buio sempre si accende se abbiamo assolto tutti i sentimenti dimenticato tutti i fuochi spenti. Ma sono pazzo del mondo e sono pazzo di te e sono pazzo del mondo questo è odio e amore sono pazzo del mondo questo è odio e amore anche per te. Sarà il destino che splende e poi riscende tutto questo rumore che si sente acqua libera che sempre si spande. L'amore trasparente non so cosa sia mi sei apparsa in sogno e non mi hai detto niente ti ho dormito accanto e mi hai lasciato andare sarà anche il gioco della vita ma che dolore sarà anche il gioco della vita ma che dolore

martedì

Simona Atzori


Nata a Milano il 18 giugno 1974 da genitori sardi. Pur essendo senza braccia, non si è mai persa d'animo ed ha intrapreso sin da giovane l'attività di pittrice e di ballerina classica.
Nel 2001 si è laureata in "arti visuali" alla University of Western Ontario.