martedì

sputtanamento lento




Molte sono le dichiarazioni emerse nell'ambito delle indagini che hanno coinvolto Fabrizio Corona. Ma ora esce fuori una rivelazione che lascia a bocca aperta: "Ebbi una relazione con Fabrizio Corona, spesi per lui circa 2 milioni di euro nel periodo 2004-2006". A parlare è Lele Mora e questo è quanto emerge dagli atti depositati con la chiusura delle indagini, il tutto messo a verbale circa un anno fa durante l'interrogatorio del manager dei vip in merito all'inchiesta sul crack finanziario della Corona's. I soldi, ha spiegato sempre Lele Mora, provenivano da fatture false.

Lele Mora: 'Ho avuto una relazione con Corona' Ingrandisci immagineFoto: Caprani/Kikapress.com © Gossip.it
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"Nel 2005 sono iniziati i grandi litigi tra Corona e la Moric, avendo lei scoperto l’esistenza della relazione del marito con me, cosa che io avevo sempre negato e che poi è emersa durante l’indagine di Vallettopoli - ha proseguito Mora -. In quel periodo capitava spesso che Corona veniva buttato fuori di casa e mi chiedeva ospitalità. Io gli avevo consigliato di prendersi una casa per suo conto. Gli avevo anche detto che l’avrei aiutato sul piano economico. Come in effetti è stato". La maggior parte del denaro, tre milioni di euro, che Mora ebbe da Marcello Silvestri e che proveniva da fatture false, lo spese in regali per Corona: "al quale - ha sostenuto sempre il manager - ho comprato 8 autovetture a partire da una Audi Cabriolet per arrivare alla Bentley Continental. Anche l’appartamento di via de Cristoforis a Milano gliel’ho comprato io, o meglio ho rifornito Corona di circa 1 milione 500 mila euro in contanti". Sia per Mora che per Corona il pm Fusco ha chiuso le indagini e si appresta a richiedere il rinvio a giudizio. La posizione di Nina Moric, ex moglie di Corona, è stata invece stralciata in vista di una richiesta di archiviazione.

domenica

un chien andalou


Un chien andalou è un cortometraggio del 1929 scritto, prodotto ed interpretato da Luis Buñuel e Salvador Dalí, e diretto dal solo Buñuel. È considerato il film più significativo del periodo del cinema surrealista.
Storia. Prodotto in Francia nel 1928, ha le sue radici nel movimento cinematografico francese dell'avanguardia surrealista dell'epoca, e si pone al contempo come critica verso movimenti precedenti, come il dadaismo, contro il quale contrappone la presenza di un contenuto, oltre al solo uso delle immagini originali e sorprendenti.
Nel 1960, sotto la direzione di Buñuel, è stata aggiunta una colonna sonora al film. Buñuel ha usato la stessa musica che eseguì (usando registrazioni fonografiche) alla proiezione del 1929: il Liebestod dal Tristano e Isotta di Richard Wagner e due tango argentini.
Analisi delle scene. Il film è un susseguirsi di scene senza apparente connessione, che causa nello spettatore l'impressione di assistere alla messa in scena di un delirio onirico. In realtà vi sono contenuti significati molto profondi, leggibili alla luce della psicanalisi, che sono stati oggetto di numerosi studi.
La primissima scena è una delle più terrificanti del'intera storia del cinema: il regista stesso, dopo aver guardato la luna, affila un rasoio e si avvicina a una donna seduta alla quale tiene ben aperto l'occhio sinistro; nella scena successiva taglia l'occhio in due (in realtà un trucco di montaggio, col taglio dell'occhio di un vitello morto). La scena è emblematica della rivoluzione visiva surrealista, che intende squarciare l'occhio dello spettatore per fargli vedere, anche a costo di grandi sofferenze, tutto quello che non ha mai visto e forse non ha mai voluto vedere. Buñuel compie comunque due operazioni - tagliare e osservare - interpretabili anche come azioni fondamentali per qualsiasi regista nella fase di montaggio di un film.
Le didascalie sono completamente fuorvianti e indicano momenti (otto anni prima, alle tre del mattino, sedici anni prima, in primavera) completamenti slegati da quello che viene mostrato: sembrano suggerire un andamento ciclico della storia o comunque al di fuori del tempo, secondo uno schema che mira a costruire una situazione eterna e universale. Il tema del film è quello di un uomo e una donna attratti reciprocamente da una pulsione erotica intensa e violenta (tra le prime rappresentazioni cinematografiche di una sensualità così esplicita), ma una serie di situazioni e figure si interpongono fra i due. Le visioni sembrano scaturire dall'inconscio più profondo dell'uomo (ricordi di scuola, il doppio, la scatola con gli oggetti cari), mentre la donna è quella che guarda, attende e cerca l'uomo, ma quando viene toccata lo respinge con orrore.
All'inizio l'uomo va in bicicletta, mentre una donna sta leggendo un libro in una casa, che ella butta via: l'inquadratura mostra una pagina con La merlettaia di Vermeer, un simbolo della femminilità casalinga e tradizionale. La donna si affaccia alla finestra e vede l'uomo in bicicletta che passa e cade proprio davanti alla sua porta. Allora scende e, trovandolo ancora immobile, con una misteriosa scatola a righe al collo, lo soccorre e lo bacia. Tornata in casa apre la scatola a righe e vi trova una cravatta avvolta in carta a righe, che ella mette in un colletto di cartone, ricreando sul letto la forma dell'uomo coi sui abiti distesi. Si siede poi ad aspettare guardando il letto finché non si accorge dell'uomo nella stanza. Lui si sta guardando la mano, al centro della quale si trova un foro dal quale escono formiche (un'immagine che Dalì disse di aver sognato). Anche la donna si avvicina, allora sovvengono immagini sessuali (peluria di ascella, paragonata a un riccio di mare).
La scena successiva mostra un personaggio androgino, vestito da uomo ma dai tratti femminili, che per strada, in mezzo a una folla curiosa allontanata a stento da un poliziotto, tocca con un bastone una mano mozza. L'uomo e la donna guardano dalla finestra. L'androgino tiene in mano la stessa scatola a righe dell'uomo, per cui rappresenta forse una sua proiezione di femminilità. L'androgino resta solo con la scatola in mezzo alla strada e macchine gli passano vicino, finché una non lo investe, sorprendendo l'uomo. A quel punto lui è preso da un raptus sessuale e si dirige verso la donna, immobilizzandola contro un muro e toccandole con insistenza i seni, che lui immagina nudi, facendo un'espressione di intensa libido animalesca (arriva anche a sbavare). I seni diventano poi natiche nude e poi ancora seni, finché lei non lo respinge scappando per la stanza. Lui la insegue finché lei non resta in un angolo, minacciandolo con una racchetta. Allora lui inizia ad avvicinarsi malizioso, ma nell'incedere deve raccogliere due corde e trainare un misterioso fardello, che si scopre essere composto da due tavole che sembrano quelle dei Dieci Comandamenti, due pianoforti con sopra una carcassa putrefatta d'asino ciascuno, ai quali sono legati anche alcuni preti distesi (simbolo dei freni alla sessualità posti dalla Chiesa e dalla società). Uno dei due preti era interpretato da Dalì, ma poi nella scena montata fu sostituito da un altro attore; per un errore, però, è possibile vedere Dalì per pochi fotogrammi la prima volta che vengono inquadrati i due preti.
La donna allora fugge e blocca nella porta la mano dell'uomo, dalla quale escono ancora le formiche. Poco dopo lei lo rivede nel letto malato, con la scatola a righe al collo. Un altro uomo viene a fare visita e suona un campanello (che ha il rumore di uno shaker, mostrato nell'inquadratura successiva). Entra e si avventa contro l'uomo malato e poco dopo si scopre che è la stessa persona. Crudelmente l'uomo strappa all'alter ego malato la scatola e tutti gli accessori della sua vita precedente, scaraventandoli fuori dalla finestra. Poi l'alter-ego mette l'uomo in castigo e lo fa tornare sui banchi di scuola, commiserandolo. Mentre fa per andare via l'uomo blocca l'alter ego e lo elimina sparandogli. Esso muore allora all'aperto, aggrappandosi alla schiena di una donna.
L'uomo liberato passeggia allora all'aperto con un amico e viene invitato a vedere l'uomo ucciso, che viene poi portato via in una sorta di corteo funebre.
La donna torna a casa e vede sul muro il simbolo macabro della farfalla Sfinge testa di morto, con il teschio sul corpo. Si trova davanti l'uomo e lo sgrida, ma lui ha perso la bocca: al suo posto ha i peli d'ascella, che lei non ha più. Lei se ne va offesa, facendo la linguaccia e i due si ritrovano sul mare. Adesso è lei a cercare l'uomo, ma lui sembra distaccato, le mostra solo l'orologio. Lei allora lo bacia e lui si riscalda, abbracciandola. Iniziano allora a passeggiare finché l'uomo non nota sulla riva i resti della scatola a righe e gli oggetti della sua vita passata, che scansa ridendoci su. I due s'incamminano allora abbracciati e felici, ma l'ultima scena (Au printemps) è demoralizzante: i due sono sepolti fino ai gomiti nella sabbia e sono vicini ma immobili, impossibilitati a toccarsi.
Caratteristiche Il film ha l'obiettivo di provocare un impatto morale sullo spettatore attraverso l'aggressività delle immagini, offensive per l'epoca. È una temperie di assurdità, oniricità, stranezze, creatività che i surrealisti utilizzano per evidenziare l'inafferrabilità dell'esistenza e quindi la sua intrinseca meravigliosità.
I critici hanno suggerito che Un chien andalou può essere compreso come un tipico pezzo buñueliano antiborghese e anticlericale. L'uomo che trascina il piano, gli asini e i preti è stato interpretato come un'allegoria del progresso dell'uomo verso il suo obiettivo che viene ostacolato dal peso delle convenzioni della società che è costretto a sopportare.
Omaggi e citazioni. Durante il suo tour del 1976, la rock star e icona David Bowie usò questo film come atto di apertura.
Ci sono diversi riferimenti a questa pellicola nella canzone Debaser dei Pixies.
Il video musicale Heaven Sent degli Esthero prende molto dal simbolismo visuale di questo film. Anche nel video Chiedi Chiedi del rapper italiano Frankie HI-NRG MC, videoclip che ricalca quello di Dedicato a te (Le Vibrazioni) e di Shpalman® (Elio e le Storie Tese), ci sono citazioni di Un chien andalou, ad esempio nei vestiti del rapper che rimandano a quelli di uno dei protagonisti del film di Buñuel.
Il primo piano dell'occhio che sta per essere tagliato con un rasoio è stato ripreso dal gruppo punk italiano Punkreas per la copertina del loro disco d'esordio Paranoia e potere.
Altra citazione, più o meno volontaria: l'immagine di copertina del romanzo "Il Silenzio degli Innocenti" di Thomas Harris (tratta in realtà dalla locandina del film che ne fu tratto), riporta una foto della già citata falena Acherontia Atropos ma, per rendere più verisimile il simulacro di teschio umano che essa porta sul torace, è stato fatto un montaggio con un Teschio formato da Nudi Femminili, opera fotografica dello stesso Dalì. Aguzzando la vista sulla falena della locandina, non è difficile notare dunque alcune forme femminili in bianco e nero.
La scena iniziale è visibile nell'episodio Accordi di Bifolchi della serie animata I Simpson

sete

lettura




martedì

sobrietà







STILE Maschile e minimal per Stefania di Gianna Greco



Stefania Rocca, nel cast del film di Giada Colagrande A Woman lascia nell'armadio gli abiti da sera e punta su un look maschile e comunque minimaldi Gianna Greco.In cinque giorni di Festival ne abbiamo visti in abbondanza, sfoggiati da attrici e star in tutte le salse: corti, lunghi, con strascico, sexy, castigati, colorati, minimal, con paillettes e ricami. Ma chi l’ha detto che sul tappeto rosso solo l’abito da sera rende eleganti? Una risposta arriva da una delle nostre attrici più apprezzate, Stefania Rocca. Alla presentazione di A Woman, pellicola dove interpreta Natalie la migliore amica della protagonista, sceglie infatti un look davvero in controtendenza riuscendo comunque a essere estremamente di classe. Lo stile è maschile e minimalista (tutto Costume National, visto anche il suo legame con Carlo Capasa, amministratore delegato della griffe e suo compagno nella vita), costruito intorno a un gioco cromatico molto raffinato, grazie a un abbinamento di bianco e grigio. Il top, formale nel collo a camicia, è reso femminile e impreziosito dal profilo di paillettes ton sur ton. I pantaloni a sigaretta, lunghi alla caviglia, scoprono la scarpa. Completano la mise il gilet in pelle perfettamente in nuance con il sandalo, anche quest’ultimo non la classica scarpina da serata di gala, ma molto più moderno: a punta, con bande a incrocio e plateau leggermente a contrasto. Un abbigliamento poco convenzionale ma che non stona affatto in questa occasione ufficiale, grazie anche alla scelta di un make-up molto sobrio, con capelli e trucco curatissimi ma con un effetto finale molto naturale.Stefania si dimostra molto attenta alla moda anche nella scelta della borsa, molto molto glamour e sempre Costume National. Invece delle classiche borsette da sera, indossa una pochette in pelle extra-large, nuovo must per più le attente "modaiole". Il maxi della borsa si bilancia perfettamente con il minimal dell’abbigliamento. Brava Stefania, finalmente una ventata di personalità.



mercoledì

ha.bi.


oggi è il mio ...esimo compleanno e meditavo come festeggiarlo... linguaggio del corpo oppure un bel cannolo gelato?! Credo che opterò per un minestrone di sole verdure. A proposito, ci sarebbe un tiramisù?!