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Enzo Tortora




« Io sono qui anche per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti e sono troppi; sarò qui, resterò qui anche per loro. »

(Enzo Tortora, 20 febbraio 1987)

Enzo Claudio Marcello Tortora è stato un conduttore televisivo e politico italiano.
Insieme a Raimondo Vianello, Mike Bongiorno, Corrado e Pippo Baudo è considerato uno dei padri fondatori della radio e della televisione italiana. Il suo nome è ricordato soprattutto per l'incredibile caso di persecuzione giudiziaria di cui fu ingiustamente vittima fino alla morte, che lo portò anche a un impegno politico in prima linea nel Partito Radicale.
Negli anni cinquanta è stato anche interprete di fotoromanzi per il periodico femminile Grand Hotel.
Nato da Salvatore e Silvia, originari di Acerra in provincia di Napoli ma trasferitisi a Genova molto giovani, con la sorella Anna, futura autrice televisiva, collabora da giovanissimo con propri testi con la Compagnia goliardica Mario Baistrocchi.
Nel 1947 entra nell'Orchestra di Totò Ruta come percussionista, esibendosi nei night club di tutta Italia.
Dopo aver conseguito la laurea all'Università degli studi di Genova, lavora per alcuni spettacoli con Paolo Villaggio, prima di entrare in RAI a ventitré anni. In quello stesso periodo fanno il loro ingresso nella radio di stato Piero Angela, Luigi Marsico e, come direttore del giornale radio, Vittorio Veltroni. Al giovane Enzo viene affidato lo spettacolo radiofonico Campanile d'oro.
Il 26 dicembre 1953 Tortora si sposa a Rapallo con Pasqualina Reillo, unione dalla quale nascerà Monica. La coppia si separerà nel marzo del 1959 e successivamente il loro matrimonio verrà dichiarato nullo dalla Sacra Rota.
La prima apparizione in video è del 1956, quando presenta, in coppia con Silvana Pampanini, Primo applauso.
Le sue prime trasmissioni di grande successo, risalenti alla seconda metà degli anni cinquanta, sono Telematch e soprattutto Campanile sera, in cui è spesso inviato esterno. Dopo un breve periodo passato alla Televisione Svizzera (a causa dell'allontanamento dalla RAI nel 1962 per un'imitazione di Alighiero Noschese di Amintore Fanfani in un suo programma) in cui presenta Terzo grado, torna nell'azienda radiotelevisiva di stato per condurre in radio Il gambero.

La Domenica Sportiva e l'allontanamento dalla Rai

Dal febbraio 1965 conduce La Domenica Sportiva, trasformandola radicalmente, anche attraverso gli ospiti per la prima volta presenti in studio. Nel maggio dello stesso anno tiene a battesimo la prima edizione di Giochi senza frontiere, di cui è il primo presentatore italiano.
Il 19 dicembre 1964 a Fiesole si unisce in matrimonio a Miranda Fantacci, un'insegnante ventisettenne incontrata 3 anni prima a Firenze. Da questa unione nasceranno Silvia nel 1962 e Gaia nel 1969. Il matrimonio si concluderà nel 1972, a motivo della relazione che Tortora avrà con la giornalista Anna Angelini.
Con Mike Bongiorno, Corrado e Pippo Baudo diviene uno dei presentatori televisivi più noti e popolari di quegli anni. I quattro appaiono insieme in televisione una sola volta, in "Sabato Sera" del 1967, in un siparietto in cui Mina li invita a cantare e ballare con lei.
A fine 1969, all'apice della sua popolarità (in contemporanea a La Domenica Sportiva Tortora conduce il gioco a premi Bada come parli! alla televisione e il quiz alla rovescia Il gambero alla radio), Enzo Tortora viene licenziato in tronco dalla RAI a causa della pubblicazione di un'intervista sul settimanale Oggi in cui definisce l'ente radiotelevisivo come un jet supersonico pilotato da un gruppo di boy scout che litigano ai comandi, rischiando di mandarlo a schiantarsi sulle montagne. Inizia così a lavorare per alcune emittenti private e testate giornalistiche tra le quali La Nazione e Il Nuovo Quotidiano. Diventa vicepresidente della prima TV via cavo italiana, Telebiella e partecipa alla fondazione di Telealtomilanese dove è l'ideatore e il conduttore della trasmissione cult Il Pomofiore e di Aria di mezzanotte. Lavora pure molto per la TSI, Televisione della Svizzera italiana, dove conduce programmi seguitissimi come "Si rilassi" e "La domenica sportiva".

Il ritorno e Portobello

Con la riforma RAI del 1976 e la nascita delle reti concorrenti, a differente impronta politica, diversi personaggi fanno ritorno al piccolo schermo dopo anni di assenza. Tra questi, sulla socialista Rete 2, Dario Fo ed Enzo Tortora. Nella primavera del 1977 il presentatore genovese assume la conduzione di Portobello. La trasmissione, inizialmente prevista in seconda serata e successivamente spostata in prima dato il gradimento del pubblico, batterà ogni record di share mai realizzato fino a quel momento.
Ispirata nel nome al celebre mercatino londinese verrà poi considerata la madre della televisione degli anni novanta. In essa si vede già buona parte delle idee che saranno poi protagoniste dei successivi format tv come Stranamore, Carràmba che sorpresa, I cervelloni, Chi l'ha visto?.
Il 3 novembre del 1977 Tortora tiene a battesimo l'emittente Antenna 3 Lombardia di Legnano di cui è co-fondatore insieme all'amico Renzo Villa.

Gli anni ottanta: il "caso Tortora"

L'attività lavorativa di Tortora prosegue fino al 1982 in RAI con programmi quali Portobello e L'altra campana (1980) e su Antenna 3 Lombardia; durante quell'anno passa a Retequattro per condurre Cipria. Conduce infine con Pippo Baudo alcune puntate della rubrica Italia parla.
La carriera di Tortora viene bruscamente interrotta il 17 giugno 1983, quando viene arrestato con l'accusa di associazione per delinquere di stampo camorristico dalla Procura di Napoli.
Le accuse si basano sulle dichiarazioni dei pregiudicati Giovanni Pandico, Giovanni Melluso detto "Gianni il bello", Pasquale Barra, noto come assassino di galeotti quand'era detenuto e per aver tagliato la gola, squarciato il petto e addentato il cuore di Francis Turatello, uno dei vertici della malavita milanese; infine altri 8 imputati nel processo alla cosiddetta Nuova Camorra Organizzata, tra cui Michelangelo D'Agostino pluriomicida, detto "Killer dei cento giorni", accusano Tortora. A queste accuse si aggiungeranno quelle, rivelatesi anch'esse in seguito false, del pittore Giuseppe Margutti, già pregiudicato per truffa e calunnia, e di sua moglie Rosalba Castellini, i quali dichiareranno di aver visto Tortora spacciare droga negli studi di Antenna 3.
L'accusa si basa, di fatto, unicamente su di un'agendina trovata nell'abitazione di un camorrista, Giuseppe Puca detto O'Giappone, con su scritto a penna un nome che appare essere, all'inizio, quello di Tortora, con a fianco un numero di telefono; nome che, a una perizia calligrafica, risulterà non essere il suo, bensì quello di tale Tortona. Nemmeno il recapito telefonico risulterà appartenere al presentatore. Si stabilirà, per giunta, che l'unico contatto avuto da Tortora con Giovanni Pandico fu a motivo di alcuni centrini provenienti dal carcere in cui era detenuto lo stesso Pandico, centrini che erano stati indirizzati al presentatore perché venissero venduti all'asta del programma Portobello.
La redazione di Portobello, oberata di materiale inviatole da tutta Italia, smarrisce i centrini ed Enzo Tortora scrive una lettera di scuse a Pandico. La vicenda si conclude poi con un assegno di rimborso del valore di 800.000 lire.
In Pandico, schizofrenico e paranoico, crescono sentimenti di vendetta verso Tortora. Inizia a scrivergli delle lettere, che pian piano assumono carattere intimidatorio con scopo di estorsione.
Il presentatore sconta sette mesi di carcere - ottenendo tre colloqui con i magistrati inquirenti Lucio Di Pietro e Felice Di Persia - e continua la sua detenzione agli arresti domiciliari per motivi di salute. Nella sua autobiografia, relativamente al suo periodo carcerario, racconterà di un suo sogno in cui assieme ai suoi compagni di cella diviene ladro di appartamenti.
Nel giugno del 1984 Enzo Tortora viene eletto deputato al Parlamento europeo nelle liste del Partito Radicale, che ne sosterrà le battaglie giudiziarie.
Il 17 settembre 1985 Tortora viene condannato a dieci anni di carcere, principalmente per le accuse di altri pentiti.
Il 9 dicembre 1985 il Parlamento Europeo respinge all'unanimità la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell'eurodeputato Enzo Tortora per oltraggio a magistrato in udienza. I fatti contestati sono relativi all'udienza del processo alla N.C.O. del 26 aprile 1985, in occasione della quale il pubblico ministero Diego Marmo afferma:

« Il suo cliente è diventato deputato con i voti della camorra! »

accusa dinanzi alla quale Tortora grida:

« È un'indecenza! »

Nella motivazione della decisione del P.E. si legge tra l'altro:

« Il fatto che un organo della magistratura voglia incriminare un deputato del Parlamento per aver protestato contro un'offesa commessa nei confronti suoi, dei suoi elettori e, in ultima analisi, del Parlamento del quale fa parte, non fa pensare soltanto al «fumus persecutionis»: in questo caso vi è più che un sospetto, vi è la certezza che, all'origine dell'azione penale, si collochi l'intenzione di nuocere all'uomo e all'uomo politico. »

Il 31 dicembre 1985 si dimette da europarlamentare e, rinunciando all'immunità parlamentare, resta agli arresti domiciliari.
Il 15 settembre 1986 Enzo Tortora viene assolto con formula piena dalla Corte d'appello di Napoli e i giudici smontano in tre parti le accuse rivolte dai camorristi, per i quali inizia un processo per calunnia: secondo i giudici, infatti, gli accusatori del presentatore - quelli legati a clan camorristici - hanno dichiarato il falso allo scopo di ottenere una riduzione della loro pena. Altri, invece, non legati all'ambiente carcerario, avevano il fine di trarre pubblicità dalla vicenda: era, questo, il caso del pittore Giuseppe Margutti, il quale mirava ad acquisire notorietà per vendere i propri quadri.
Così, in una intervista concessa al programma La Storia siamo noi, in una puntata dedicata specificamente al caso Tortora, il giudice Michele Morello racconta il suo lavoro d'indagine che ha portato all'assoluzione del popolare conduttore televisivo:
« Per capire bene come era andata la faccenda, ricostruimmo il processo in ordine cronologico: partimmo dalla prima dichiarazione fino all'ultima e ci rendemmo conto che queste dichiarazioni arrivavano in maniera un po' sospetta. In base a ciò che aveva detto quello di prima, si accodava poi la dichiarazione dell'altro, che stava assieme alla caserma di Napoli. Andammo a caccia di altri riscontri in Appello, facemmo circa un centinaio di accertamenti: di alcuni non trovammo riscontri, di altri trovammo addirittura riscontri a favore dell'imputato. Anche i giudici, del resto, soffrono di simpatie e antipatie... E Tortora, in aula, fece di tutto per dimostrarsi antipatico, ricusando i giudici napoletani perché non si fidava di loro e concludendo la sua difesa con una frase pungente: «Io grido: “Sono innocente”. Lo grido da tre anni, lo gridano le carte, lo gridano i fatti che sono emersi da questo dibattimento! Io sono innocente, spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi.» »
Enzo Tortora torna in televisione il 20 febbraio del 1987, quando ricomincia con il suo Portobello.
Il ritorno in video è toccante, il pubblico in studio lo accoglie con una lunga standing ovation. Tortora, leggermente invecchiato e fisicamente molto provato dalla terribile vicenda passata, con evidente commozione pronuncia serenamente la famosa frase:
« Dunque, dove eravamo rimasti?Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche. Una me la consentirete: molta gente ha vissuto con me, ha sofferto con me questi terribili anni. Molta gente mi ha offerto quello che poteva, per esempio ha pregato per me, e io questo non lo dimenticherò mai. E questo "grazie" a questa cara, buona gente, dovete consentirmi di dirlo. L'ho detto, e un'altra cosa aggiungo: io sono qui, e lo so anche, per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi. Sarò qui, resterò qui, anche per loro.Ed ora cominciamo, come facevamo esattamente una volta. »
L'accoglienza del pubblico non è tuttavia unanime. Sono in molti a dubitare dell'innocenza del conduttore che, a loro parere, si sarebbe avvalso della notorietà e dell'elezione a parlamentare europeo per scagionarsi.
Una trasmissione di Giuliano Ferrara, "Il testimone" del 1988, documenta per la prima volta la vicenda giudiziaria di Tortora, chiarendo l'infondatezza degli indizi che indussero gli inquirenti al suo arresto.
Tortora sarà assolto definitivamente dalla Corte di Cassazione il 17 giugno 1987, a quattro anni esatti dal suo arresto.
Il caso Tortora porterà, in quello stesso anno, al referendum sulla responsabilità civile dei magistrati: in quella consultazione voterà il 65% degli aventi diritto, l'80% dei quali si esprimerà per l'estensione della responsabilità civile anche ai giudici.
Nessuna azione penale o indagine di approfondimento venne mai avviata, né alcun procedimento disciplinare verrà mai promosso davanti al Consiglio Superiore della Magistratura a carico dei pubblici ministeri napoletani, che proseguiranno le proprie carriere, senza ricevere censure per il loro operato nel caso Tortora.

La morte

Conclusa in anticipo, causa malattia, la conduzione del suo ultimo programma televisivo intitolato Giallo andato in onda nell'autunno 1987, Enzo Tortora muore la mattina del 18 maggio 1988 nella sua casa di Milano, stroncato da un tumore polmonare.
A Tortora è stata dedicata la Biblioteca Enzo Tortora a Roma e la Fondazione per la Giustizia Enzo Tortora, presieduta dalla compagna, Francesca Scopelliti.
Molte associazioni dei Radicali Italiani e alcuni club dei Riformatori Liberali (scissione di questi ultimi) sono intitolati a Tortora, che è ritenuto un simbolo dal mondo Radicale e liberale italiano.
In un'intervista rilasciata al settimanale L'Espresso del 25 maggio 2010, l'ex collaboratore di giustizia Gianni Melluso, uscito dal carcere nel 2009, chiede ufficialmente perdono ai familiari di Enzo Tortora per le dichiarazioni rilasciate ai magistrati dell'epoca e sostiene che il tutto fu una vendetta dei due boss Barra e Pandico.

Riconoscimenti

Ad Enzo Tortora è intitolata la biblioteca comunale del Municipio I a Testaccio (Roma).

Monumenti

A San Benedetto del Tronto per ricordarlo gli è stata intitolata "piazza Enzo Tortora" che si trova di fronte al palazzo di giustizia in via Palmiro Togliatti.
Il 18 maggio 1998, a dieci anni dalla sua scomparsa, il Comune di Milano intitola al noto conduttore "Largo Enzo Tortora" un piazzale lungo Corso Margenta, nel cuore del centro storico della città.
Nel 2008 il Comune di Genova ha intitolato ad Enzo Tortora una galleria.
La cerimonia d'inaugurazione viene svolta il 27 giugno, alla presenza di Marco Pannella, Marta Vincenzi ed Alfredo Biondi.
Nel 2009 il comune di Napoli ha intitolato una strada ad Enzo Tortora.
Anche il comune di Roma gli ha intitolato una via, nel quartiere di Saxa Rubra, vicino al centro Rai.
Il comune di Mondovì (CN) gli ha dedicato una via, questo anche a ricordo della partecipazione della città nell'anno 1959 alla trasmissione "Campanile Sera", nel quale Enzo Tortora fu l'inviato.

Cinema

Sulla vicenda di Tortora nel 1999 è stato girato il film Un uomo perbene, per la regia di Maurizio Zaccaro e con Michele Placido nel ruolo del protagonista.

fonte: Wikipedia

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