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Gianpiero Fiorani



è un banchiere e dirigente d'azienda italiano.

Laureato in scienze politiche all'Università degli Studi di Milano, è stato amministratore della Banca Popolare Italiana (già Banca Popolare di Lodi). Alla sua guida Fiorani ha iniziato una raffica di acquisizioni, tra cui la Banca Popolare di Crema, la Banca Popolare del Trentino, Efibanca, il Banco di Chiavari e della Riviera Ligure, Cassa di risparmio di Imola e scalate a varie società. Questa aggressiva politica di espansione della BPL ha alienato a Fiorani le simpatie dell'alta finanza e del mondo politico e alla fine è stata fermata al momento della tentata scalata alla Banca Antonveneta, una manovra che ha innescato un'inchiesta chiamata dai media Bancopoli e seguita dai PM di Roma e Milano.

Vicende giudiziarie

Caso Parmalat

Nel processo per il fallimento di Parmalat, che è stato diviso in 5 tronconi giudiziari distinti, Fiorani è accusato di concorso nella bancarotta di Parmatour. Il processo è stato avviato a luglio 2008 e il primo grado si è concluso a dicembre 2011 con la condanna a 3 anni e 8 mesi di reclusione.

Caso Antonveneta

Il 13 dicembre del 2005, a seguito degli sviluppi dell'inchiesta sul caso Antonveneta è stato arrestato. Tornato in libertà il 13 giugno 2006, il 25 luglio 2007 la Procura di Milano ne chiede il rinvio a giudizio per associazione a delinquere, aggiotaggio manipolativo e informatico e ostacolo all'esercizio delle funzioni di vigilanza della Banca d'Italia. In precedenza, il 68,4% dei soci della banca della quale era AD avevano votato a favore per un'azione di responsabilità a suo carico.
Dagli accertamenti della Procura e della Banca d'Italia emerge che, da anni, Fiorani e soci si erano impadroniti del controllo totale dell'istituto della Banca Popolare di Lodi utilizzandolo sia per acquisire il controllo di altri istituti (Popolare di Crema), ma anche e soprattutto per acquisire ingenti vantaggi patrimoniali in favore proprio e di terzi, gestendo e operando in pieno arbitrio, nell'assoluta assenza e nella presumibile complicità di organi interni, esterni e soprattutto istituzionali. La procura ha inoltre accertato che, per coprire alcune perdite, i clienti inconsapevoli si ritrovavano d'improvviso un clamoroso incremento delle spese per commissioni. In questo modo, scrive sempre il gip Forleo, sono stati provocati ai piccoli risparmiatori della banca danni enormi. Inoltre è stato appurato che alla morte del cliente, se i parenti non intervenivano in tempi brevi alla chiusura del conto, il suo contenuto veniva incamerato illegalmente dalla Banca.
Fiorani ha chiesto il patteggiamento nell'udienza preliminare per tutti i reati di cui è stato accusato tranne l'aggiotaggio ad aprile 2008. A maggio ha ottenuto il patteggiamento a 3 anni e 3 mesi per associazione a delinquere, truffa e appropriazione indebita. Il 28 maggio 2011 viene condannato in primo grado a 1 anno e 8 mesi per i reati di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza della commissione di controllo sulle operazioni bancarie. Esattamente un anno dopo, il 28 maggio 2012, la condanna viene ridotta in appello a 1 anno.
Nel luglio 2008 è stato rinviato a giudizio per falso in bilancio. Secondo l'accusa Fiorani avrebbe truccato i conti 2003/2004 della Bpi per far apparire il gruppo più solido di quanto lo era in realtà, in modo da agevolare la scalata ad Antonveneta. Il processo si è concluso a dicembre 2011 con una condanna definitiva a 3 anni e 6 mesi.

Caso Giorgetti

Nel 2006 il deputato Giancarlo Giorgetti, all'epoca anche segretario della Lega lombarda e braccio destro di Umberto Bossi, avrebbe rifiutato una mazzetta da 100 mila euro da Fiorani, come confessato da quest'ultimo, esortandolo a darli al Varese Calcio per far sì che si potesse iscrivere al campionato di Serie C2

fonte: Wikipedia

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