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Vera Renczi



è stata una criminale e serial killer ungherese. Ha avvelenato almeno 32 persone, forse fino a 35 durante il decennio 1920 - 1930, compresi i suoi mariti, amanti e un suo figlio tramite l'arsenico.

Storia

Nata in una ricca famiglia le cui radici risalgono alla piccola nobiltà ungherese a Bucarest, Romania, la famiglia si trasferì nella città di Berkerekul quando lei compì 10 anni di età. Con il compimento dei quindici anni diventò sempre più ingestibile da parte dei suoi genitori ed era solita scappare da casa con numerosi amanti, molti dei quali erano significativamente più anziani di lei. Gli amici della prima infanzia dicono che lei avesse un quasi patologico e costante desiderio di rapporti sessuali e compagnia maschile, inoltre era molto gelosa e possessiva.
Il suo primo matrimonio avvenne a Bucarest con un ricco uomo d'affari molto più anziano di lei, dal quale ebbe un figlio di nome Lorenzo. Lasciata a casa ogni giorno mentre suo marito era al lavoro, cominciò a sospettare che il coniuge le fosse infedele. Una sera, durante un attacco di gelosia, versò l'arsenico nel vino del consorte e successivamente raccontò a familiari ed amici che lei e suo figlio erano stati abbandonati.
Dopo un anno circa di "lutto", dichiarò che alcuni estranei le dissero che suo marito perse la vita in un incidente automobilistico.

Omicidi successivi

Poco dopo aver dichiarato la morte del marito per "incidente automobilistico", convolò nuovamente a nozze, questa volta per un uomo più vicino alla propria età. Tuttavia, il rapporto fu molto tumultuoso e la Renczi fu nuovamente colpita dal sospetto che il suo nuovo marito avesse delle relazioni extraconiugali. Pochi mesi dopo il matrimonio l'uomo sparì e la donna raccontò poi gli amici e alla famiglia che il coniuge l'aveva abbandonata. Dopo un anno, affermò di aver ricevuto una lettera dal marito il quale proclamava la sua intenzione di lasciarla per sempre. Questo fu l'ultimo matrimonio della donna.
La donna ebbe negli anni seguenti diverse storie d'amore, alcune clandestine con uomini sposati, altre vissute alla luce del sole. I suoi amanti appartenevano a diversi ceti sociali e tutti erano destinati a sparire nel giro di mesi, settimane o, in alcuni casi, addirittura giorni dopo essere stati "romanticamente" coinvolti dalla donna. Quando veniva coinvolta dalle indagini sulle sparizioni, recitava la classica sua scusa di essere stata abbandonata.
Le autorità furono istigate a indagare sulla Renczi dalla moglie di un suo amante, il quale, pedinato dalla consorte fino alla casa della rea, successivamente svanì nel nulla. Quando i poliziotti ispezionarono la cantina della donna rinvennero trentadue bare di zinco allineate, le quali contenevano i resti dei suoi amanti in vari stadi di decomposizione.
Vera Renczi fu arrestata e tenuta in custodia dalla polizia, dove confessò di aver avvelenato i trentadue uomini con l'arsenico quando sospettava che le fossero stati infedeli o quando non interessavano più la donna. Confessò anche alla polizia che spesso amava sedersi con la sua poltrona in mezzo alle bare, circondata da tutti i suoi ex amanti.
Vera Renczi confessò di aver ucciso i suoi due mariti e suo figlio Lorenzo. Questo, infatti, durante una visita alla madre, aveva accidentalmente scoperto le bare nella sua cantina e aveva deciso di ricattarla. Successivamente fu avvelenato dalla madre che si disfece del suo corpo.
La Renczi fu condannata per trentacinque omicidi con il carcere a vita. Si dice che la sua storia può avere ispirato a Joseph Kesselring la pièce teatrale Arsenico e vecchi merletti.

fonte: Wikipedia

1 commento:

Femmina Gaudente ha detto...

Simpatica canaglia
FG