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Junio Valerio Borghese


Junio Valerio Scipione Ghezzo Marcantonio Maria dei principi Borghese , noto semplicemente come Junio Valerio Borghese, è stato un militare e politico italiano, membro della nobile famiglia Borghese. Ufficiale della Regia Marina, durante la seconda guerra mondiale, avendo iniziato la carriera militare giovanissimo all'Accademia Navale di Livorno, specialista dei sommergibilisti, entrò a far parte della Xª Flottiglia MAS di cui divenne poi comandante e divenne noto per alcune audaci imprese nel Mediterraneo. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 proseguì la guerra combattendo al fianco dei tedeschi contro l'esercito anglo-americano sempre al comando del troncone della Xª Flottiglia MAS rimasto al nord. Aderì alla Repubblica Sociale Italiana svolgendo altresì la funzione di sottocapo di Stato Maggiore della Marina Nazionale Repubblicana. Nel dopoguerra si fece promotore del fallito "Golpe Borghese".

L'inizio della carriera militare

« Sembrava un leader nato, un condottiero, un capitano di ventura, come nella tradizione delle antiche repubbliche. »

(Ammiraglio Franco Maugeri)

Attratto dalla vita militare, nel 1922 venne ammesso ai corsi della Regia Accademia Navale, dalla quale uscì nel 1928 con il grado di guardiamarina; dovette comunque attendere quasi un anno per avere il suo primo imbarco, sull'incrociatore Trento. Nel 1930 venne promosso sottotenente di vascello e imbarcato su una delle torpediniere operanti in Adriatico; l'anno successivo frequentò il corso superiore dell'Accademia Navale, e nel 1932 venne trasferito ai sommergibili.
Dopo aver frequentato il corso di armi subacquee, nel 1933, promosso tenente di vascello, venne imbarcato dapprima sulla Colombo, quindi sulla Titano. Nonostante avesse nel frattempo conseguito i brevetti di palombaro normale e di grande profondità, fu solo nel 1935 che ricevette il primo incarico di sommergibilista, partecipando alla guerra d'Etiopia, dapprima imbarcato a bordo del sommergibile Tricheco e successivamente del Finzi.

La guerra civile spagnola

Nel 1937 assunse, infine, il primo comando: con il sommergibile Iride prese parte alla guerra civile spagnola. Il 30 agosto fu attaccata una cacciatorpediniere identificata erroneamente con una della flotta repubblicana della classe Sanchez Barzcaitegui. In realtà si trattava del cacciatorpediniere inglese Havock. La scia del siluro fu però notata da bordo e il cacciatorpediniere britannico fece in tempo a manovrare per evitare di essere colpito. Subito dopo iniziò la caccia al sommergibile. Il fatto provocò una piccola crisi internazionale con accuse alla Regia Marina di "pirateria". Ciononostante la Royal Navy, dopo aver informato l'Italia di essere a conoscenza della nazionalità del sommergibile e minacciando reazioni di più vasta portata in caso di reiterato attacco, lasciò cadere la questione.
In seguito l'Iride fu incorporato ufficialmente dalla flotta nazionalista spagnola e il suo nome venne cambiato da Iride in Gonzalez Lopez e poi L.3.
In seguito all'esperienza della guerra civile spagnola venne decorato l'8 aprile 1939 della medaglia di bronzo al Valor militare.

La seconda guerra mondiale

Trasferito successivamente presso la base di Lero, nel Dodecaneso, vi rimase fino all'entrata in guerra dell'Italia, il 10 giugno 1940 dove era comandante del sommergibile Vettor Pisani e prese parte alla battaglia di Punta Stilo del 9 luglio. Ma il "Vettor Pisani" si dimostrò estremamente obsoleto e non fu più utilizzato in azioni belliche. Nell'agosto fu inviato a Memel, allora territorio tedesco, ad un corso per sommergibilisti atlantici dove si addestrò a bordo di un U-Boot. Qui, probabilmente conobbe l'ammiraglio tedesco Karl Dönitz.

Comandante dello Scirè

Promosso capitano di corvetta, nel 1940 fu designato al reparto incursori della 1ª Flottiglia MAS, dove divenne comandante del sommergibile Scirè.

Gli attacchi a Gibilterra

Il 24 settembre 1940 Borghese iniziò la sua prima operazione contro la piazzaforte di Gibilterra (BG1) trasportando dei Siluri a Lenta Corsa con le relative squadre. Giunto a destinazione il 29 settembre l'intera operazione fu annullata poiché la squadra britannica aveva nel frattempo lasciato il porto e non rimase altro da fare che rientrare a La Spezia.
Il 21 ottobre, avuta informazione della presenza in Gibilterra della corazzata HMS Barham e di un'altra non identificata, si ritentò nuovamente (BG2) con le medesime squadre di SLC. Durante le manovre di avvicinamento, giunto nello stretto di Gibilterra, lo Scirè fu intercettato da una cacciatorpediniere britannica fu costretto ad immergersi per sfuggire alla caccia. Giunto in posizione Borghese fece adagiare il sommergibile sul fondo ma le forti correnti trascinarono il mezzo lontano obbligandolo ad emergere e a riattraversare lo stretto. Riposizionatosi lo "Scirè" fu nuovamente trascinato dalle correnti. Borghese si diresse quindi nella baia di Algeciras in acque territoriali spagnole dove furono sganciati i SLC. La missione cominciò ad apparire compromessa per il fatto che i sommozzatori del Gruppo Gamma contrastati dalle forti correnti non sarebbero riusciti a giungere in posizione. Borghese iniziò a pensare che fosse più opportuno annullarla ma Gino Birindelli notando il movimento delle alghe comprese che le correnti avrebbero trascinato il sommergibile e quindi anche gli SLC in posizione prossima alla baia di Gibilterra. Informato da Birindelli Borghese assegnò gli obiettivi: Gino Birindelli avrebbe minato la prima corazzata, Teseo Tesei la seconda e Luigi Durand de la Penne avrebbe ripiegato su una grande unità a sua scelta, poi avviò la missione scaricardo gli assaltatori dopo aver informato il comando italiano si diresse verso La Spezia. La missione fallì gli obiettivi a causa di guasti alle apparecchiature e Birindelli fu preso prigioniero mentre gli altri incursori riuscirono a guadagnare la costa spagnola e poi a rimpatriare ma per la prima volta si era riusciti a forzare la munita base navale di Gibilterra. Per questa azione il 2 gennaio 1941 fu decorato con la Medaglia d'oro al Valor Militare.
Dopo gli insuccessi iniziali il comando dell'intero reparto incursori fu affidato al capitano di fregata Vittorio Moccagatta e il 15 marzo 1941 fu costituita la Xª Flottiglia MAS dotata di un comando centrale e da due reparti d'assalto, uno costituito dai mezzi di superficie affidato a Giorgio Giobbe e l'altro affidato a Borghese costituito dai mezzi subacquei: anche con il suo contributo furono pianificati e realizzati tutti i progetti per il forzamento della rada di Gibilterra, di Alessandria d'Egitto e il non realizzato forzamento del porto di New York.
Il 15 aprile 1941 Borghese, alla guida dello Scirè, partì per una nuova missione a Gibilterra (BG3). Questa volta gli operatori furono trasferiti in aereo a Cadice e non più a bordo del sommergibile. Lo "Scirè" giunse nel porto di Cadice il 25 maggio, dopo aver accumulato molto ritardo a causa delle correnti marine avverse. Nel porto spagnolo si rifornì presso la nave cisterna italiana "Fulgor" che era stata internata e fungeva segretamente da nave appoggio. Nel frattempo però la flotta inglese aveva abbandonato il porto per una missione e si decise di cambiare obiettivi andando a colpre le navi in rada. Fu scelta in particolare una nave cisterna che agli occhi degli incursori apparve essere una petroliera ma ancora una volta furono traditi dall'equipaggiamento e l'operazione saltò. Gli inglesi non si accorsero di essere stati sotto attacco.
Nella notte tra il 25 e 26 luglio 1941 avvenne l'attacco contro la base britannica di Malta che si concluse in un disastro. Gli incursori furono tutti intercettati e Vittorio Moccagatta e Giorgio Giobbe che si trovavano a bordo di un battello di appoggio che raggiunto dai caccia britannici furono colpiti ed uccisi. La Xª MAS si trovò improvvisamente senza comandante, incarico che fu momentaneamente affidato a Borghese fino alla nomina di Ernesto Forza.
Il 10 settembre 1941 Borghese, alla guida dello Scirè, partì per la quarta missione a Gibilterra (BG4) seguendo lo stesso schema della precedente. Così il 19 settembre lo "Scirè" entrò in Cadice e raccolti gli incursori li scaricò la sera stessa presso la rada di Gibilterra. Gli obiettivi assegnati da Borghese riguardavano una corazzata classe Nelson per la squadra Amedeo Vesco e Antonio Zozzoli. Un mercantile per Decio Catalano e Giuseppe Giannoni e la portaerei Ark Royal per Licio Visintini e Giovanni Magro. Le prime due squadre non riuscirono a forzare il porto e ripiegarono su due navi presenti in rada raggiungendo poi la costa spagnola a nuoto. Visintini e Magro invece riuscirono a penetrare all'interno ma raggiungere la portaerei si rivelò troppo difficile e ripiegarono su una nave cisterna. Le navi affondate furono le navi cisterna Fiona Shell e Denbydale mentre fu gravemente danneggiata la motonave armata Durham. I sei operatori furono insigniti per questa operazione della Medaglia d'Argento al Valor Militare.

L'impresa di Alessandria

Borghese dopo l'attacco a Gibilterra iniziò a studiare un nuovo attacco, questa volta contro la base navale di Alessandria d'Egitto. Anche questa volta gli incursori scelti per la missione furono trasferiti per aereo all'isola di Lero dove furono poi raccolti da Borghese arrivato con lo "Scirè". Giunsero nella rada di Alessandria la sera tra il 18 e il 19 dicembre 1941 dove rilasciò gli uomini. Due erano stati imbarcati come riserva. Poi Borghese rientrò a Lero. L'attacco condusse al grave danneggiamento delle navi da battaglia inglesi Queen Elizabeth e Valiant). Borghese, al termine della missione fu nominato Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.

Il progetto d’attacco a New York

Dopo il successo dell'Impresa di Alessandria Borghese dovette lasciare il comando del sommergibile "Scirè" per potersi dedicare completamente al reparto subacqueo della Xª. Nel 1942 viaggiò in Europa per raccogliere informazioni che potessero aiutare a compiere altre azioni belliche. A Parigi incontrò Karl Doenitz con il quale intendeva pianificare delle operazioni. In seguito incontrò anche gli uomini della X MAS ad Algeciras. Nell'estate ritornò a Parigi dove ebbe un nuovo colloquio con Doenitz ma non ottenne risultati, pertanto decise che eventuali azioni sarebbero portate a termine solo da mezzi italiani. Iniziò a prendere in considerazione l'idea di un attacco contro New York, non tanto per un possibile successo militare quanto per una vittoria morale.
Nel luglio 1942 Borghese studiò un progetto molto ambizioso, un attacco della Xª Flottiglia MAS al porto di New York. Fu scelto il sommergibile atlantico "Leonardo da Vinci") della base BETASOM di Bordeaux come mezzo avvicinatore. Il sommergibile avrebbe dovuto trasportare fino alla foce dell’Hudson un piccolo sommergibile tascabile tipo CA (fu inviato via treno a Bordeaux, per l’operazione, il CA 2) in un apposito “pozzo” ricavato al posto del cannone prodiero. Il tenente di vascello Eugenio Massano fu inviato anch'esso a Bordeaux dal comandante della Xª Flottiglia MAS Borghese avrebbe dovuto guidare il piccolo Classe CA con a bordo alcuni «uomini gamma» (sommozzatori d’assalto) e 28 cariche esplosive da 20 a 100 kg, si sarebbe portato nel porto per minare delle navi. I lavori furono effettuati nell’agosto 1942 e in settembre furono svolte le prove di rilascio del CA 2 dal Da Vinci sotto la supervisione del tenente di vascello Eugenio Massano. Le prove ottennero risultati apprezzabili nel corso delle quali il "Da Vinci", in immersione a circa 12 metri riusciva a rilasciare il piccolo CA e a recuperarlo. In realtà il recupero era un'ipotesi molto remota e si era già previsto che i membri del Gruppo Gamma avrebbero dovuto distruggere il mezzo al termine dell'operazione per poi raggiungere la terraferma.
La missione fu rinviata in seguito alla perdita del Da Vinci il 23 maggio 1943 e poi annullata a seguito dell'armistizio di due mesi dopo. (cui sarebbero dovute seguire analoghe incursioni contro Città del Capo e Freetown).

Comandante della Xª MAS

Il 1º maggio 1943 Borghese fu promosso capitano di fregata e assunse il comando della Xª Flottiglia MAS. Uno dei primi incarichi che impartì fu quello di inviare il tenente di vascello Luigi Ferraro in missione ad Alessandretta dove, nei mesi di giugno e luglio, ottenne risultati incredibili riuscendo da solo ad affondare tre navi Alleate.
La caduta di Mussolini il 25 luglio 1943 fermò buona parte delle operazioni.
In totale, sono stati affondati o gravemente danneggiati dai mezzi d'assalto italiani, nelle azioni compiute nel Mediterraneo dal 10 giugno 1940 all'8 settembre 1943, 77.380 tonnellate di naviglio da guerra e 187.412 tonnellate di naviglio mercantile, per un totale di 264.792 tonnellate.

La Repubblica Sociale Italiana

« In ogni guerra, la questione di fondo non è tanto di vincere o di perdere, di vivere o di morire; ma di come si vince, di come si perde, di come si vive, di come si muore. Una guerra si può perdere, ma con dignità e lealtà. La resa ed il tradimento bollano per secoli un popolo davanti al mondo. »

(Junio Valerio Borghese)

Immediatamente dopo l'armistizio dell'8 settembre moltì marò della Xª Flottiglia Mas tornarono a casa o si rifugiano sulle colline in attesa degli eventi, mentre il comando di stanza nella caserma di La Spezia non si sbandò e messo in allarme attese ordini disciplinatamente evitando però di distruggere i piccoli mezzi navali all'ancora fuori della caserma di cui parte poi cadde momentaneamente in mani tedesche. La serata stessa Borghese raggiunse l'ammiraglio Aimone d'Aosta e inutilmente cercarono insieme di contattare Roma per avere conferma dell'armistizio e ricevere ordini. Tuttavia la mattina seguente Aimone ricevette l'ordine di trasferirsi al sud presso il Re. La Xª MAS, continuando a rimanere priva di ordini, mantenne l'attività nella caserma immutata e per tutto il tempo la bandiera italiana rimase sul pennone. Borghese inoltre dispose di aprire il fuoco conto chiunque avesse tentato di attaccare la caserma riuscendo a respingere alcuni tentativi tedeschi di disarmare i marò. Il 9 settembre gli ufficiali si riunirono per decidere la strada da intraprendere e Borghese ribadì la lealtà all'alleato tedesco. L'11 settembre radunò invece i marinai di La Spezia spiegando la situazione e dando il permesso di congedarsi a coloro che non se la fossero sentita. La maggioranza si congedò. In questo periodo la Decima si dotò di un proprio regolamento che costituisce un unicum nella storia militare italiana: prevedeva la totale uguaglianza fra ufficiali e truppa (panno della giubba uguale per tutti, pasti in comune), promozioni guadagnate solo sul campo, pena di morte per i marò colpevoli di furto, saccheggio, diserzione o vigliaccheria in faccia al nemico. La Decima adottò inoltre il proprio saluto: "Decima, comandante" cui veniva risposto "Decima, marinai".
Il 14 settembre stipulò un accordo con il Korvettenkapitän Max Berninghaus, comandante navale delle forze del Terzo Reich in Liguria, con il quale la Xª Flottiglia MAS venne riconosciuta quale unità combattente con piena autonomia in campo logistico, organico, della giustizia, disciplinare e amministrativo e battente bandiera italiana. Dopo l'accordo molti marò che in precedenza si erano sbandati fecero ritorno in caserma e da circa trecento che erano restati dopo l'armistizio divennero tremila in pochi giorni. Il 18 settembre un primo importante nucleo proveniente da Pola di circa trecentocinquanta uomini guidati da Umberto Bardelli raggiunse la Spezia.
Dopo la nascita della Repubblica Sociale Italiana, l'ammiraglio Antonio Legnani, nuovo sottosegretario alla Marina, inserì la Decima Mas nell'organico della Marina Nazionale Repubblicana, sebbene essa agisse di fatto in maniera del tutto autonoma. Contrasti invece nacquero nel novembre 1943 con il capitano di vascello Ferruccio Ferrini successore di Legnani nel frattempo deceduto in un incidente automobilistico. I contrasti con i vertici politici e militare della Repubblica Sociale (contrasti che condussero al suo arresto con l'accusa di essere a capo di una congiura tesa a rovesciare Mussolini), le sue forze furono impegnate su tutti i fronti più importanti, a partire da quello di Anzio e Nettuno.
I militari della Decima furono tutti volontari (che ritenevano di sottrarsi all'onta di quello che avevano inteso come un tradimento nei confronti dell'alleato germanico), provenienti dalle più diverse armi delle Forze Armate Repubblicane. Non si registrò mai un calo del numero di volontari e infatti si costituirono numerosi corpi di "fanteria di marina", il tutto anche in virtù della popolarità che Borghese riscuoteva fra le masse; in contrapposizione la GNR per aumentare il numero degli uomini fu costretta ad arruolamenti forzati a seguito di azioni di coscrizione degli abili.
Negli ultimi mesi del conflitto, al fine di difendere l'italianità dell'Istria, Borghese avviò contatti con la Regia Marina al sud (ammiraglio De Courten) per favorire uno sbarco italo-alleato in Istria e salvare le terre orientali dall'avanzata delle forze iugoslave. Lo sbarco studiato dalla marina italiana del Sud si sarebbe avvalso dell'appoggio delle formazioni fasciste e della Decima, con o senza l'intervento Alleato. L'opposizione inglese fece fallire questo piano, non potendo inimicare Stalin dopo l'accordo di Yalta e favorendo così l'avanzata degli iugoslavi, che ebbero peraltro anche l'attivo sostegno della Royal Navy britannica.
L'attività della Xª MAS non si limitò alle incursioni navali contro le forze nemiche, ma si estese alla costituzione di reparti di terra che assunsero al termine del conflitto le dimensioni di una vera e propria divisione di fanteria leggera. Tuttavia a causa dell'opposizione tedesca (che mal vedeva la ricostituzione di grandi unità italiane) la Divisione Decima (composta da due gruppi di combattimento) non poté mai entrare in azione come unità organica, ma fu frazionata in battaglioni usati dai comandi tedeschi sul fronte della Linea Gotica e poi del Senio. Una parte della Divisione (il Secondo Gruppo) era pronto per muovere sul confine orientale, per difendere Trieste e Fiume dall'avanzata degli iugoslavi, ma fu bloccato prima dai tedeschi e poi dalla svolta rappresentata dalla Liberazione nell'aprile 1945. A partire dal 1944 la Decima fu impiegata anche in attività antipartigiane e rastrellamenti di civili nelle zone dove agivano i partigiani, al fianco dei tedeschi; in queste azioni si registrarono rappresaglie, saccheggi, sevizie ed esecuzioni sommarie. Negli ultimi mesi del 1944 le azioni di alcuni gruppi degli appartenenti al corpo crearono preoccupazione anche nelle stesse autorità dell'RSI: il prefetto di Milano, Mario Bassi, si lamentò con il Duce per i "furti, rapine, provocazioni gravi, fermi, perquisizioni, contegni scorretti in pubblico" commessi da appartenenti alla Decima, evidenziando come questi causassero preoccupazione nella popolazione, anche per l'apparente impunità che li caratterizzava, chiedendo che la formazione venisse allontanata dalla città.

La smobilitazione della Xª Mas e il salvataggio di Borghese

Il 25 aprile 1945 la Xª MAS con Borghese rimase acquartierata nella caserma di piazzale Fiume in Milano. Si svolsero nel frattempo febbrili trattative tra il capitano Gennaro Riccio, comandante del "Distaccamento Milano" della Xª MAS e un maggiore in rappresentanza del generale Raffaele Cadorna presentatosi come "Mario Angleton". In base agli accordi, poi sottoscritti anche da Cadorna, si organizzò il trapasso con la nuova autorità cittadina rappresentata dal Corpo Volontari della Libertà.
La cerimonia in piazzale Fiume si concluse il 26 aprile 1945 alle 17.00 con lo scioglimento formale della Xª MAS a Milano. Borghese consegnò a tutti i marò cinque mesi di stipendio e, quando tutti ebbero lasciato la caserma, fu preso in consegna dalla polizia partigiana. Il 9 maggio fu contattato da un agente dei Servizi segreti italiani Carlo Resio e dall'agente dell'OSS James Angleton che lo informarono che l'ammiraglio Raffaele de Courten intendeva incontrarlo a Roma. In seguito, l'11 maggio, con l'aiuto dei servizi segreti americani, scortato da Resio e Angleton, fu trasferito a Roma, dove trascorse un breve periodo prima di essere ufficialmente arrestato dalle autorità americane il 19 maggio per essere trasferito nel campo di concentramento di Cinecittà. Secondo Renzo De Felice: "Gli americani erano interessati alla Xª Mas perché pensavano di utilizzare i suoi famosi maiali per la guerra contro i giapponesi. Gli inglesi fecero di più: una nave (ma forse le navi furono due) che, a operazioni belliche finite, trasportava dalla Iugoslavia armi per gli ebrei in Palestina, fu fatta saltare dai maiali della Xª".

Il processo

Rilasciato in ottobre, venne nuovamente arrestato dalle autorità italiane e trasferito da un luogo di detenzione all'altro, in attesa dell'inizio del processo. Grazie alla protezione accordatagli dai Servizi segreti statunitensi, con i quali era già in contatto da diversi mesi prima della fine della guerra, Borghese ottenne di essere giudicato di fronte ad una Corte d'Assise a lui tutt'altro che sfavorevole, pertanto la Corte di Cassazione dispose il trasferimento del processo alla corte di Roma, presieduta dal dottor Caccavale, ex vicepresidente dell'"Unione fascista per le famiglie numerose" ed amico del principe Gian Giacomo Borghese, ex gerarca fascista ed ex governatore fascista di Roma, parente stretto dell'imputato. Il suo avvocato Italo Formichella aveva infatti inoltrato istanza di ricusazione della Corte d'Assise di Milano per legittima suspicione.
La Corte di Assise lo prosciolse già in istruttoria dall'accusa di crimini di guerra mentre il 17 febbraio 1949 lo ritenne colpevole di collaborazionismo con i tedeschi e fu condannato a due ergastoli per aver fatto eseguire ai suoi uomini «continue e feroci azioni di rastrellamento» ai danni dei partigiani che, di solito, si concludevano con «la cattura, le sevizie particolarmente efferate, la deportazione e l'uccisione degli arrestati», allo scopo di rendere tranquille le retrovie dell'esercito invasore, e per la fucilazione di otto partigiani a Valmozzola. A Valmozzola il 12 marzo 1944 un treno fu assaltato dai partigiani, furono uccisi due ufficiali del battaglione Lupo della Xª Flottiglia MAS Gastone Carlotti e Domenico Pieropan che si stavano recando in licenza e prelevati altri sei militari di cui due carabinieri[46] che furono fucilati poco dopo. L'azione causò un imponente rastrellamento che portò all'arresto di nove partigiani che ad eccezione di uno furono fucilati per rappresaglia il 17.

« L'epilogo di questo tragico episodio costituì uno dei capi d'imputazione al processo intentato contro di me dopo la fine del conflitto. Il colonnello Luigi Carallo, comandante del reggimento del quale facevano parte i due guardiamarina uccisi, dopo l'eccidio ebbe pronta reazione: ricercò i responsabili e li catturò. Su otto, sette, rei confessi, il 17 marzo furono passati per le armi. Che cosa si può dire a un comandante di reparto che viene a conoscenza del fatto che alcuni suoi uomini sono stati massacrati, non durante il combattimento ma in una vile imboscata? Si era in guerra e Carallo seguì le spietate leggi di guerra. Venni messo al corrente dei fatti a fucilazione avvenuta. Richiamaì Carallo perché, pur ritenendo legittimo il suo comportamento secondo il codice di guerra, egli aveva commesso una grave scorrettezza firmando "Principe Valerio Borghese" un manifesto che venne affisso nella zona. Ho sempre apposto il mio nome dopo il titolo del quale mi onoro, quello di "Comandante". »

(Deposizione di Junio Valerio Borghese l'8 novembre 1948)

Il dispositivo della sentenza, tuttavia, ridusse gli ergastoli a 12 anni di reclusione, dei quali 9 furono immediatamente condonati in virtù dei gesti di valore compiuti da Borghese - decorato di medaglia d'oro e croce di cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - durante il servizio con la Regia Marina, per l'attività svolta alla salvaguardia delle industrie del Nord dalle distruzioni minacciate dai tedeschi e per la volontà di difesa della Venezia Giulia, nonché per l'opera assistenziale compiuta presso i campi di deportazione tedeschi. Tenendo inoltre conto dell'amnistia emanata da Palmiro Togliatti, la Corte dispose l'immediata scarcerazione del condannato, che aveva già scontato per intero, in regime di carcerazione preventiva, la pena residua.

Il dopoguerra e il tentato golpe

Nel dopoguerra Borghese aderì al Movimento Sociale Italiano, di cui fu nominato presidente onorario nel 1951; inizialmente appoggiò Almirante, poi abbandonò il partito, che giudicava troppo debole, si avvicinò alla destra extraparlamentare e nel settembre 1968 fondò il Fronte Nazionale, allo scopo - secondo i servizi segreti - "di sovvertire le istituzioni dello Stato con disegni eversivi".
Nel dopoguerra Borghese costituì gruppi clandestini armati, in stretto collegamento con Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, due organizzazioni di estrema destra. Intanto nel 1963 la moglie, la principessa Daria Olsoufiev, era morta in un incidente stradale e Borghese aveva ottenuto l'incarico puramente onorario di presidente del Banco di Credito Commerciale e Industriale, che fu in seguito acquisito da Michele Sindona.
Nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 promosse un colpo di stato, avviato e poi interrotto, con la collaborazione di altri dirigenti del Fronte Nazionale, paramilitari appartenenti a formazioni dell'estrema destra e di numerosi alti ufficiali delle forze armate e funzionari ministeriali.

« Italiani, l'auspicata svolta politica, il lungamente atteso colpo di stato ha avuto luogo. La formula politica che per un venticinquennio ci ha governato, e ha portato l'Italia sull'orlo dello sfacelo economico e morale ha cessato di esistere. Nelle prossime ore, con successivi bollettini, si saranno indicati i provvedimenti più importanti ed idonei a fronteggiare gli attuali squilibri della Nazione. Le forze armate, le forze dell'ordine, gli uomini più competenti e rappresentativi della nazione sono con noi; mentre, d'altro canto, possiamo assicurarvi che gli avversari più pericolosi, quelli che per intendersi, volevano asservire la patria allo straniero, sono stati resi inoffensivi. Italiani, lo stato che creeremo sarà un'Italia senza aggettivi né colori politici. Essa avrà una sola bandiera. Il nostro glorioso tricolore. Soldati di terra, di mare e dell'aria, Forze dell'Ordine, a voi affidiamo la difesa della Patria e il ristabilimento dell'ordine interno. Non saranno promulgate leggi speciali né verranno istituiti tribunali speciali, vi chiediamo solo di far rispettare le leggi vigenti. Da questo momento nessuno potrà impunemente deridervi, offendervi, ferirvi nello spirito e nel corpo, uccidervi. Nel riconsegnare nelle vostre mani il glorioso tricolore, vi invitiamo a gridare il nostro prorompente inno d'amore: Italia, Italia, Viva Italia! »

(Con queste parole - peraltro mai pronunziate - Junio Valerio Borghese avrebbe dovuto proclamare il buon esito del Golpe).

Le circostanze del fallimento di quello che è rimasto noto come il "Golpe Borghese" (o "Golpe dei Forestali") sono tuttora oscure e controverse. Fu Borghese in persona a impartire il contrordine, ma si rifiutò di spiegarne le ragioni persino ai suoi più fidati collaboratori. Il magistrato Claudio Vitalone ha ipotizzato che l'intervento armato sarebbe servito unicamente come premessa a una svolta autoritaria. In seguito alla desecretazione di documenti statunitensi, è stato reso noto che quantomeno i servizi segreti USA erano a conoscenza del Golpe.
Non mancò comunque chi difese Borghese anche per questo drammatico episodio storico. Riguardo alla dinamica del Golpe si espresse anche l'ammiraglio Gino Birindelli (suo commilitone e Medaglia d'oro al valor militare) affermando che "Borghese fosse una persona troppo intelligente e patriota da fare queste fesserie". Secondo lui, infatti, l'idea del "Golpe" era frutto solo dell'entusiasmo dei giovani sostenitori del Principe Borghese.
In seguito al fallimento del golpe, Borghese si rifugiò in Spagna dove, non fidandosi della giustizia italiana che nel 1973 revocò l'ordine di cattura, rimase fino alla morte, avvenuta in circostanze sospette a Cadice, il 26 agosto 1974. Lo stesso anno Borghese era stato in Cile con Stefano Delle Chiaie, per incontrare il generale Augusto Pinochet e il capo della polizia segreta cilena, Jorge Carrasco. È sepolto nella cappella di famiglia, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma.

Onorificenze

Onorificenze italiane

Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia

«Comandante di sommergibile assegnato alla X Flottiglia Mas per operazioni con mezzi speciali d'assalto, dopo aver compiuto con successo tre audaci e difficili imprese, studiava e preparava con tecnica perfetta e sagacia una quarta operazione per il forzamento di altra base nemica. Con il suo sommergibile si avvicinava al munitissimo porto affrontando con fredda determinazione i rischi frapposti dalla difesa e dalla vigilanza del nemico per mettere i mezzi d'assalto nelle condizioni migliori per il forzamento della base nemica. Lanciava quindi i mezzi d'assalto nell'azione che era coronata da brillante successo avendo portato al grave danneggiamento di due corazzate nemiche. Mediterraneo orientale, dicembre 1941»

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria

Medaglia d'oro al valor militare

«Comandante di sommergibile, aveva già dimostrato in precedenti circostanze di possedere delle doti di ardimento e di slancio. Incaricato di riportare nelle immediate vicinanze di una munitissima base navale nemica alcuni volontari, destinati a tentarne il forzamento con mezzi micidiali, incontrava, nel corso dei reiterati tentativi di raggiungere lo scopo prefisso, le più aspre difficoltà create dalla violenta reazione nemica e dalle condizioni del mare e delle correnti. Dopo aver superato con il più assoluto sprezzo del pericolo e con vero sangue freddo gli ostacoli opposti dall’uomo e dalla natura, riusciva ad assolvere in maniera completa il compito affidatogli, emergendo a brevissima distanza dall’ingresso della base nemica ed effettuando con calma e con serenità le operazioni di fuoruscita del personale. Durante la navigazione di ritorno sventava la rinnovata caccia del nemico e, nonostante le dìfficilissime condizioni di assetto in cui era venuto a trovarsi il sommergibile, padroneggiava la situazione, per porre in salvo l’unità e il suo equipaggio. Mirabile esempio di cosciente coraggio, spinto agli estremi limiti di perfetto dominio d’ogni avverso evento. Mediterraneo Occidentale, 21 ottobre -3 novembre 1940.»

— 2 gennaio 1941

Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di bronzo al valor militare

«Comandante di sommergibile legionario ha compiuto numerose missioni di guerra sulle coste spagnole operando contro navi da guerra rosse e contro il traffico di contrabbando, dimostrando elevato spirito offensivo e le solide qualità professionali. Con il sommergibile Iride attaccava risolutamente di notte, stando in superficie, un cacciatorpediniere e riusciva successivamente con calma e abilità ad eludere la ricerca e l'offesa di varie unità avversarie che cercavano ripetutamente di colpire il sommergibile con bombe di profondità. Mediterraneo occidentale, settembre 1937-febbraio 1938»

Medaglia commemorativa della guerra di Spagna (1936-38) - nastrino per uniforme ordinaria

Medaglia commemorativa della guerra di Spagna (1936-38)

Onorificenze della R.S.I.

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'argento al valor militare

«Comandante di sommergibile di elevatissime capacità professionali, partecipava fin dai primi giorni del conflitto, con ardimento ed indomito spirito aggressivo, a numerose missioni di guerra in Mediterraneo, durante le quali conduceva le unità e l'equipaggio al suo comando a fortunato contatto col nemico. Desideroso di condurre l'offesa sempre più a fondo, chiedeva ed otteneva il comando di sommergibile assegnato ai reparti d'assalto della Marina, dedicandosi con grande entusiasmo e rara perizia tecnica al rapido approntamento e messa a punto della nuova unità e delle attrezzature speciali, nonché al delicato addestramento dell'equipaggio per il particolare impiego. Per ben cinque volte trasportò quindi con grande successo, nelle immediate vicinanze delle più munite basi nemiche del Mediterraneo, i mezzi d'assalto della Marina destinati a tentarne il forzamento incontrando, nel corso dei reiterati tentativi di raggiungere lo scopo prefisso, le più aspre difficoltà create dalla intensa vigilanza, dalla violenta reazione nemica e spesso dalle sfavorevoli condizioni idrografiche»

Mare Mediterraneo, giugno 1940-giugno 1942

Onorificenze straniere

Croce di ferro di 1ª classe - nastrino per uniforme ordinaria Croce di ferro di 1ª classe
Croce di ferro di 2ª classe - nastrino per uniforme ordinaria Croce di ferro di 2ª classe

Famiglia

Nacque come Junio Valerio Scipione Ghezzo Marcantonio Maria dei principi Borghese a (Roma), in una delle famiglie più importanti della nobiltà romana. Di antiche origini senesi, con 4 cardinali, un papa e la sorella di Napoleone Bonaparte (Paolina) fra i suoi antenati. È il figlio secondogenito del principe Livio Borghese di Sulmona (1874-1939), principe di Rossano, principe di Vivaro Romano, principe di Monte Compatri, duca di Palombara, duca di Poggio Nativo e Castelchiodato; la madre era la principessa Valeria Maria Alessandra Keun (Smirne, 1880-Catania, 1956), figlia di Alfred August Keun e Virgina Amirà. i suoi genitori si separarono a Roma il 31 maggio 1911. Come conseguenza del fatto che il padre era un diplomatico(con il grado di ministro plenipotenziario), Junio Valerio visse i primi anni di vita in viaggio fra l'Italia e le principali capitali estere, soggiornando in Cina, Egitto, Spagna, Francia e Gran Bretagna. In Italia trascorse per lo più il suo tempo a Roma e nelle vicinanze. Sposò a Firenze, il 30 settembre 1931, la contessa russa Daria Vasilievna Olsoufieva Schouvalova (Mosca, 1909-Roma, 1963), da cui ebbe quattro figli:

Elena Maria Nives (nata a Roma nel 1932)
Paolo Valerio Livio Vasilj Michele Scipione Romano Maria (Roma, 1933-Roma, 1999), sposa Nikè Arrighi, da cui Flavia.
Livio Giuseppe Maria della Neve (Roma, 1940-Sperlonga, 1989), sposa Piera Loreta Rita Vallone (1941), da cui:
Daria (1968), sposa Carmelo Tibor Salleo dei Baroni di San Filippo
Livia
Marcantonio (Roma, 1970), sposa Francesca d'Amore
Niccolò
Andrea Scirè Maria della Neve (Roma, 1942), sposa Marisa Canti, da cui:
Luca
Alessio (gemello di Luca)
Karen
Valerio

fonte: Wikipedia

Bruce Lee


« Il miglior combattente non è un pugile, un karateka o un judoka. Il miglior combattente è qualcuno che si può adattare a qualsiasi stile di combattimento. »
(Bruce Lee)

Bruce Jun Fan Lee (cinese tradizionale 李小龍, in pinyin Lǐ Xiǎolóng; è stato un attore, artista marziale, regista, sceneggiatore e produttore statunitense di origini cinesi.
Nato a San Francisco e cresciuto a Hong Kong, Lee è ampiamente considerato uno dei più influenti artisti marziali di tutti i tempi, nonché l'attore più ricordato per la presentazione delle arti marziali cinesi al mondo. I suoi film, prodotti a Hong Kong e ad Hollywood, elevarono ad un nuovo livello di popolarità e gradimento le pellicole di arti marziali, facendo aumentare per la prima volta ed improvvisamente anche l'interesse per questo tipo di discipline in Occidente. La direzione ed il tono delle sue opere influenzarono profondamente i film di arti marziali di Hong Kong, che fino ad allora mostravano più un senso teatrale che realistico delle scene.
Lee divenne un'icona soprattutto per il popolo cinese, come ritratto dell'orgoglio nazionale e per alcuni tratti nazionalistici presenti nei suoi film. Alcuni videro Lee come un modello per acquisire un corpo forte ed efficiente ed un altissimo livello di benessere fisico, sviluppando allo stesso tempo destrezza nel combattimento corpo a corpo. Nonostante il contenuto violento dei suoi film, Lee era fermamente contrario all'uso delle arti marziali come metodo di offesa e supremazia, anche se il suo carattere era ben poco mite, visti i suoi trascorsi nelle bande minorili di Hong Kong e le frequenti risse, che gli sarebbero costate anche un fermo da parte della polizia.

Nel 1993 è stato anche onorato con una stella sulla Hollywood Walk of Fame a Los Angeles, e nell'occasione di quello che sarebbe stato il suo 65º compleanno (novembre 2005), una statua commemorativa è stata posata sull'Avenue of the Stars a Kowloon, in sua memoria: di colui che è stato votato "Star of the Century" dagli addetti ai lavori del mondo del cinema di Hong Kong. Un'altra statua più piccola ha preceduto di pochi mesi la suddetta a Mostar, come simbolo della pacificazione fra Serbi e Croati, mentre una molto più grande, di venti metri, è sorta successivamente in un parco a tema nella Cina continentale, il Bruce Lee Paradise di Junan (città nella quale avrebbe avuto i natali il padre di Bruce, l'attore teatrale e caratterista cinematografico Li Hoi Chuen).

Penultimo di cinque figli, Phoebe, Agnes, Robert, Bruce e Peter, di Li Hoi-Chuen, cinese, e di Grace, di origini euroasiatiche. La famiglia tornò a Hong Kong tre mesi dopo la nascita di Lee.
Tra i nomi datogli dai genitori, "Li Yuen Kam", "Jun Fan" (che significa letteralmente "ritorna ancora") e "Xiao Feng" ("piccola fenice"). Un altro nome, "Xiao Long" ("piccolo drago", in quanto nato nell'ora e nell'anno cinese del drago) ne sottolineava il carattere esuberante, che durante l'infanzia trascorsa a Hong Kong lo portava a scontrarsi con la piccola criminalità giovanile. Per questo decise di volere imparare le tecniche di difesa marziali iscrivendosi alla prestigiosa scuola di Wing Chun sotto gli insegnamenti del Maestro Yip Man, con cui studiò per molti anni. Da allora Bruce non abbandonò più lo studio delle arti marziali.
All'età di 12 anni entrò alla scuola cattolica La Salle College. Successivamente frequentò il Francis Xavier's College, finché il suo temperamento esuberante, i continui battibecchi coi compagni, la scarsa voglia di applicarsi nello studio, nonché il rischio che potesse rovinare la reputazione della famiglia medio-borghese, indussero il padre a mandarlo a vivere da un vecchio amico negli Stati Uniti. Ma dopo un breve periodo vissuto a San Francisco si trasferì a Seattle, dove lavorò come cameriere. Qui, nel 1962 riuscì a terminare la sua formazione di scuola superiore ottenendo il diploma alla Edison Technical School. Si iscrisse quindi alla facoltà di filosofia dell'Università di Washington, ma abbandonò gli studi al penultimo anno. Qui conobbe Linda Emery che sposerà nell'agosto del 1964 e dalla quale ebbe due figli: Brandon nel 1965 e Shannon Emery nel 1969
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Il Kung Fu e gli allenamenti

Nonostante le credenze, Lee non studiò mai il Tai Chi seriamente, in quanto non si confaceva alle sue caratteristiche peculiari, prima fra tutte, la sua notevole velocità. Dal padre imparò i concetti fondamentali di questa antica arte. Lee studiò assiduamente Kung Fu nello stile Wing Chun col Maestro Yip Man. All'inizio, gli studi di Bruce con Yip Man furono affidati a William Cheung, studente di Man, per poi continuare fino ai diciotto anni nel 1959, anno in cui partì per gli Stati Uniti. Uno degli studenti di maggior livello fu Wong Shun-Leung, che si ritiene abbia avuto una grande influenza sull'allenamento di Lee.
Attratto da qualsiasi disciplina da combattimento, Lee si allenò anche nel pugilato occidentale, vincendo nel 1958 il titolo interscolastico di boxe. Batté il tre volte campione Gary Elms con un K.O. al terzo round. Imparò anche rudimenti di scherma occidentale dal fratello minore Peter, all'epoca campione di questa disciplina. Questo approccio a 360º distinse via via sempre più Lee da ogni altro praticante di arti marziali, tanto che nel 1966, decise di dare un nome al suo "stile senza stile": Jeet Kune Do.
Il suo allenamento includeva tutti gli elementi di fitness, forza e resistenza muscolare, resistenza cardiovascolare e flessibilità. Utilizzò le tecniche tradizionali del culturismo per scolpire e aumentare la massa muscolare. Tuttavia, fu sempre attento nel sottolineare quanto la preparazione mentale e spirituale fossero fondamentali per il successo dell'allenamento fisico e nella pratica delle arti marziali. Al fine di allenare specifici gruppi di muscoli, Lee si avvalse di attrezzature appositamente progettate e costruite.
Il 13 agosto del 1970, a causa di un errato preriscaldamento dei muscoli in un allenamento di sollevamento pesi, subì un grave infortunio: gli esami clinici mostrarono uno stiramento al quarto nervo sacrale, nella parte inferiore della schiena. Durante il periodo di convalescenza, iniziò a dedicarsi alle religioni, alla filosofia, alle arti da combattimento e agli scritti di Jiddu Krishnamurti. Il periodo di inattività fisica gli offre anche l'opportunità di documentare i metodi di allenamento, che in seguito verranno raccolti e pubblicati dalla moglie Linda nel libro The Tao of Jeet Kune Do. Nell'arco dei successivi sei mesi, riuscì a recuperare agilità, velocità e potenza.

Carriera cinematografica

Il suo debutto nel mondo cinematografico di Hong Kong avvenne all'età di tre mesi, quando fu scelto per il ruolo del neonato nel film Golden Gate Girl del 1941. Fra i sei ed i diciassette anni partecipò a sedici pellicole, anche se il primo film di un certo riguardo, The Orphan del 1958 lo interpretò all'età di diciotto anni.
Il produttore della serie televisiva Batman e Robin, William Dozier, ebbe l'occasione di visionare i filmati di Lee al Campionato Internazionale di karate, tenutosi a Long Beach il 2 agosto del 1964. L'esibizione incluse varie dimostrazioni, tra le quali flessioni su pollice ed indice e il suo noto "pugno a un pollice". Colpito dalle notevoli capacità fisiche, Dozier invitò Lee per un'audizione, grazie alla quale si aggiudicò una parte nelle serie televisive Il calabrone verde, per la stagione 1966-1967, in Batman. Successivamente ottenne ruoli anche nelle serie Ironside, Longstreet, Here Come the Brides e, nel 1969 nel film: L'investigatore Marlowe.
Lee interpretò il suo primo ruolo da protagonista nei film Il furore della Cina colpisce ancora del 1971 e Dalla Cina con furore del 1972, grazie ai quali ottenne vasta celebrità internazionale. Successivamente fondò una propria casa di produzione, la Concord Production, in società con Raymond Chow della Golden Harvest. Sotto tale egida co-produsse, scrisse, diresse e interpretò L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente nel 1972, in cui fece comparsa anche Chuck Norris in una scena, quella del duello nel Colosseo, che divenne la più celebre di arti marziali nella storia del cinema. Richiese tre giorni di riprese, e venti pagine di sceneggiatura scritte e disegnate da Lee.
Nel 1973 ottenne il ruolo di protagonista in I tre dell'Operazione Drago, film che lo consacrò come divo internazionale, per il quale fece anche da coreografo per le scene di combattimento e co-produttore con la sua Concord Production. Il film fu il secondo maggior incasso della Warner Bros. dopo L'esorcista, e consolidò l'immagine di Lee come leggenda delle arti marziali.

La morte

Il 10 maggio 1973, negli studi della Golden Harvest, durante le sessioni di doppiaggio de I tre dell'Operazione Drago, Lee fu colto da un attacco di vomito, febbre alta, forti convulsioni. Venne immediatamente trasportato all'ospedale più vicino, dove riscontrarono la presenza di un edema cerebrale. Gli fu così somministrato del mannitolo, un medicinale atto a ridurre il gonfiore al cervello, e che gli salvò la vita. Lo stesso male, tuttavia, gli tolse la vita tre mesi più tardi. Si trovava a Hong Kong a casa di Betty Ting Pei, entrambi avevano appuntamento col produttore Raymond Chow per discutere di un film in produzione, Game of Death. Per cercare di alleviare una forte emicrania, Lee assunse una pastiglia, datagli da Betty, di Equagesic, contenente sia aspirina che meprobamato, e si addormentò senza più svegliarsi. Fu trasportato al Queen Elizabeth Hospital, dove un'autopsia fugò ogni dubbio sulla causa del decesso. Il cervello di Lee, che mediamente in un adulto pesa attorno ai 1.400 grammi, ne pesava 1.575 (un aumento del 13%). Le uniche due sostanze rinvenute nelle analisi del sangue durante l'autopsia, furono i due componenti dell'Equagesic.
Il 15 ottobre 2005, Chow dichiarò che Lee morì per un'ipersensibilità al miorilassante contenuto nell'Equagesic, il meprobamato, ingrediente molto comune negli antidolorifici. Quando i dottori annunciarono ufficialmente la morte di Lee, fu dichiarato che la causa era una reazione allergica a uno o entrambi i componenti dell'Equagesic. Il verdetto finale ne confutò la «morte accidentale». Le cause della morte di Lee sono ancora oggi oggetto di discussione.
L’opinione preliminare di Peter Wu, il neurochirurgo che salvò la vita di Lee durante il primo attacco, fu che la causa della morte dovesse essere attribuita a una reazione alla cannabis (sarebbe uno sciroppo) o all’Equagesic. Comunque, in seguito Wu ritrattò questa posizione, affermando:

« Il Professor Teare era uno scienziato forense raccomandato da Scotland Yard; era stato interpellato come esperto sulla cannabis e non possiamo contraddire la sua testimonianza. Il dosaggio della cannabis non è preciso né prevedibile, ma non ho mai sentito di qualcuno che sia morto solo per averla assunta. »

Bruce Lee giace nel lotto 276 del Lake View Cemetery accanto al figlio Brandon Lee. A portare la bara nella cerimonia tenuta a Seattle furono Steve McQueen, James Coburn, Chuck Norris, Dan Inosanto, Taky Kimura, Peter Chin e il fratello Robert
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Apparizioni televisive

Come se stesso in documentari o talk show
The Pierre Berton Show (1971)
Where the Action is, (1966)
The Milton Berle Show (1966)

Produzioni postume

Due anni dopo la morte di Lee, il regista Lin Ping dirige Good Bye Bruce Lee (Yung chun ta hsiung, 1975) utilizzando il più somigliante dei suoi sosia, Ho Chung Tao (nome d'arte: "Bruce Li"). La storia riprende le idee che Lee aveva per il suo Game of Death, rimaneggiandole e privandole dell'aspetto filosofico. È solo una delle decine di film speculanti su Lee ed interpretati da una pletora di sosia, tra Hong-Kong e Taiwan.
Nel 1977 la casa cinematografica che possiede i diritti del materiale girato di Game of Death affida al regista Robert Clouse, lo stesso di I tre dell'Operazione Drago il materiale girato dall'attore prima della morte per rimaneggiarlo e farne un film. Esce così nel 1978 L'ultimo combattimento di Chen (Game of Death/Xi wang youxi). Le scene di arti marziali aggiunte sono coreografate dall'allora esordiente Sammo Hung e, tra gli attori, il Maestro Dan Inosanto e il campione di pallacanestro Kareem Abdul-Jabbar.
Oltre ai film di montaggio e quelli con sosia esistono anche produzioni totalmente estranee a Bruce Lee ma in cui le distribuzioni internazionali hanno forzatamente inserito il suo nome a scopo di sfruttarne la fama, ad esempio Il braccio violento del Thay-Pan.
Nel 2000, il regista e scrittore John Little decide di rimasterizzare il materiale girato da Lee prima della sua morte e di montarlo seguendo le indicazioni che lo stesso Lee aveva lasciato. A corredo, inserisce interviste inedite e filmati di repertorio. Il risultato è il film-documentario Bruce Lee: la leggenda (Bruce Lee: A Warrior's Journey).

Film-biografia

L'enorme clamore provocato dalla morte improvvisa dell'attore ha creato numerosi film-biografia, ognuno dei quali racconta una propria versione riguardo alla morte di Lee.
Nel 1975 l'attrice Betty Ting Pei, nella cui casa è deceduto tre anni prima Lee, appare in uno scadente film agiografico sul suo rapporto con l'attore. Esce così Io... Bruce Lee (Lei Siu Lung jyu ngo), nel quale l'attrice dichiara apertamente la sua storia d'amore con Lee. La parte di Lee è interpretata da Danny Lee, alias Li Hsiu-Sien, in seguito star dei police-thriller anni ottanta-novanta. La produzione è Shaw Bros., cioè lo studio che non riuscì ad avere sotto contratto Lee in vita. Nel ruolo del barman che difende Betty da una banda di fans di Lee, appare l'attore Jimmy Nam (Nan Kung Hsiu), noto ai patiti per i suoi ruoli di villain in pellicole cult del filone quali Cinque dita di violenza e I fantastici piccoli supermen.
Nel 1978 esce Bruce Lee Supercampione (Li Hsiao Lung chuan chi) di Ng See Yuen, con Ho Chung Tao nel ruolo di Lee. È il più prolifico sosia dell'attore, un ginnasta e stuntman taiwanese in realtà molto più giovane del vero Lee che, col nome fittizio di Bruce Li girerà numerose pellicole di qualità inferiore.
Nel 1993 esce Dragon - La storia di Bruce Lee, trasposizione cinematografica del romanzo della moglie di Lee, Linda, del 1989, che racconta la storia del marito aggiungendo il punto di vista soggettivo.
A partire dagli anni ottanta e novanta, una vasta quantità di libri e narrativa su Bruce Lee ha contribuito a rinverdirne il mito. Da John Little negli Stati Uniti, a Lorenzo De Luca, autore dei primi libri in lingua italiana su Lee e sul cinema di arti marziali, i quali hanno contribuito a divulgare in Italia anche gli allora poco conosciuti Jackie Chan, Sammo Hung e Lau Kar Leung, che De Luca ha personalmente intervistato, presso le nuove generazioni.
La leggenda di Bruce Lee è una serie televisiva cinese di 30 episodi da 47 minuti l'uno trasmessa sul canale Rai 4 a partire dal 4 aprile 2009. Si tratta della biografia televisiva di Bruce Lee, trasmessa dalla televisione di Stato cinese (CCTV) in occasione delle Olimpiadi del 2008. Danny Chan Kwok-kwan, già interprete di film come Shaolin Soccer e Kung Fusion, veste nel telefilm i panni di Lee.
Recentemente il mistero che avvolge le morti di Bruce e Brandon Lee è stato oggetto di una puntata di Voyager su Rai 2, con ospite l'autore Lorenzo De Luca (che incontrò Brandon pochi mesi prima del tragico incidente).

Giudizi critici

La figura di Bruce Lee è stata di grande impatto e riferimento per la comunità cinese in tutto il mondo, e non solo, partendo dalla sola analisi dei soggetti dei film girati ad Hong Kong (ad eccezione di I tre dell'operazione drago, essendo una coproduzione USA-Hong Kong che di fatto sottrae al suo personaggio alcuni dei suoi caratteri peculiari nel tentativo di internazionalizzarla).
In Il furore della Cina colpisce ancora Lee è un operaio cinese immigrato a Bangkok che vede i suoi compagni di lavoro, suoi stessi connazionali, scomparire uno ad uno per opera di un traffico di droga organizzato dal proprietario della fabbrica; Dalla Cina con furore, ambientato in una Shanghai di inizio novecento occupata di fatto dalle potenze straniere, preminentemente dai giapponesi, vede invece Lee, membro di una scuola di arti marziali cinesi, alle prese con la violenza, l’arroganza e i soprusi di una scuola giapponese rivale. In L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente Lee si reca a Roma, dove si trova coinvolto in una lotta impari tra i camerieri di un ristorante cinese e una potente banda criminale che intende appropriarsene per impiegarlo come centro di spaccio della droga.
In questi tre film, Bruce Lee si erge come paladino di una comunità cinese oppressa da gruppi di stranieri che spadroneggiano in città estere od occupate di fatto da potenze straniere. Eroe del proletariato, Lee si afferma così quale difensore degli umili e degli oppressi che ne farà vera e propria icona degli abitanti di Hong Kong (e del loro latente rancore verso il colonizzatore britannico), dei milioni di oriundi cinesi nel Sud-est asiatico e nelle Chinatown sparse per l’occidente (rappresentate direttamente nel primo e nel terzo film), ma anche di tutte quelle minoranze etniche (come lo sono i neri e gli ispanici in America) che vivono anch’esse la difficile realtà dell’immigrazione in un paese straniero.
Una componente essenziale della sua icona è poi l’uso della violenza, che pur a lungo evitata, si rivela infine l’unico mezzo possibile per reagire all’ingiustizia. In tal modo Lee diventa anche simbolo di quei movimenti di contestazione che consideravano la violenza l’unico strumento possibile per rovesciare un iniquo ordine costituito: proprio come disse Mao Zedong in un celebre aforisma, “La rivoluzione non è un pranzo di gala”. Questo, almeno in parte, spiega la persistenza, ancora oggi, di T-shirt con l’effigie di Bruce Lee nei mercati di tutto il mondo a fianco di quelle con l’immagine di Che Guevara.
Tornando al rapporto tra Bruce Lee e la sua etnia, non si può tacere la componente nazionalistica del suo cinema (ripresa negli anni a venire da Tsui Hark nell’ambito del wuxiapian). Il nazionalismo di Bruce Lee è evidente soprattutto nel primato che, nei suoi film, vedono prevalere le arti marziali cinesi sulle tecniche di combattimento degli altri paesi, come testimonia sia Dalla Cina con furore (il protagonista ha la meglio sui rivali giapponesi), sia L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente, dove i camerieri del ristorante, dopo aver visto combattere Lee, decidono di apprendere il kung fu nazionale, smettendo con la pratica del judo; il film del resto è attraversato da vittoriosi scontri contro i rivali stranieri, un russo, un giapponese ma soprattutto contro un americano (interpretato da Chuck Norris), nell’epica lotta finale al Colosseo: qui il nazionalismo si trasforma anche in un più evidente razzismo nel momento in cui Lee, che combatte a torso nudo col suo petto glabro, strappa un ciuffo di peli a quello del suo villoso rivale e che, prima di riprendere, lo soffia via dalle mani con un certo esibito disprezzo.
La dimensione di eroe che lotta contro le ingiustizie perpetuate nei confronti dei cinesi, l’idea che solo con la violenza si possano riparare i torti subiti e il nazionalismo dei film di Lee trovano straordinaria sintesi nella scena di Dalla Cina con furore nella quale al protagonista viene proibito di entrare in un parco di Shanghai, essendovi un cartello al suo ingresso che prescrive “È vietato l’ingresso ai cani e ai cinesi”. Deriso da alcuni giapponesi, che gli suggeriscono di mettersi a quattro zampe per avere modo di essere condotto nel parco, Lee dà a questi una meritata lezione, dopodiché distrugge il cartello con uno spettacolare calcio acrobatico in volo, sfogando la rabbia sua e della sua gente, prima di essere circondato da una piccola folla di plaudenti connazionali, che lo nasconde per proteggerlo dall’arrivo della polizia.

 

venerdì

Tupac Shakur


« Se non hai qualcosa per cui vivere, trova qualcosa per cui morire. »

(Tupac Shakur)

« Mi hanno paragonato a Tupac, ma io ribatto dicendo che di Tupac ce n'è stato uno solo, unico e inimitabile. »

(Eminem)

Tupac Amaru Shakur, conosciuto come Tupac Shakur, Tupac, 2Pac, Pac, MC New York, The Don Killuminati e Makaveli, è stato un rapper, attivista e poeta statunitense. Artista Rap di grande successo, è considerato uno dei rapper più influenti degli anni '90, nonostante la breve carriera e la triste scomparsa a soli venticinque anni.
È morto 6 giorni dopo che a Las Vegas venne raggiunto da 5 proiettili sparati da un'auto in corsa. La tragica fine sarà seguita da un'altrettanto misteriosa morte: quella di Notorious B.I.G.. Queste due scomparse hanno segnato un profondo lutto nella storia del Rap.
Tupac ha pubblicato un totale di 24 album, di cui dodici in studio, due dischi dal vivo e dieci raccolte (tutte postume). Molte sue canzoni sono incentrate sulla vita difficile nel ghetto, sul razzismo e emarginazione sociale, sull'abuso di potere da parte delle forze dell'ordine, sulla corruzione delle istituzioni ed anche sugli scontri con altri rapper (in riferimento soprattutto alla celebre faida hip hop tra East Coast e West Coast), sull'abuso di alcol, droga, prostituzione e sulla violenza tra le gang di strada. Ha venduto più di 175 milioni di copie, la maggior parte delle quali post mortem, risultando uno dei più influenti artisti rap di ogni tempo. Il suo atteggiamento sia fuori che dentro la musica, le sue idee e l'impegno che metteva in ogni cosa egli faceva, hanno fatto sì che Tupac fosse considerato uno dei più grandi punti di riferimento per la Black America, il suo successo deriva da i suoi testi considerati da molti amanti del genere vere e proprie poesie, i beat sempre incalzanti e grintosi, ma soprattutto da quella voglia di cambiamento in una società che sopprimeva le richieste dei più poveri e per tutte le persone che cercano di sfondare nel mondo dell'Hip hop, Tupac è considerato un vero e proprio maestro, un'icona di riferimento da cui prendere spunto.

L'infanzia e l'adolescenza

Tupac Amaru Shakur nacque a New York il 16 giugno 1971 al New York Univesity Hospital. Sua madre, Afeni Shakur, fu membro delle Pantere Nere ed era in prigione al momento della gravidanza, per aver piazzato un ordigno esplosivo in un edificio newyorkese. Fu rilasciata un mese prima che Tupac nascesse. Shakur nacque con il nome di Lesane Parish Crooks, ma a sei anni venne ribattezzato Tupac Amaru Shakur (in onore di Túpac Amaru II, rivoluzionario del Perù e capo di una rivolta contro i colonizzatori spagnoli). Il padre, Billy Garland, abbandonò la famiglia dopo la nascita di Tupac; fu perciò Mutulu Shakur, suo padrino e primo marito di sua madre, a prendere il posto del padre. Solo nel 1994 ebbe i primi contatti con il padre biologico.

Gran parte della crescita di Tupac ruotò attorno alla filosofia delle Pantere Nere. Tupac viveva con la madre e la sorellastra in condizioni di estrema povertà infatti la mancanza di una dimora fissa lo costringevano a frequentare ricoveri per senzatetto, di conseguenza, conservò poche amicizie e si dedicò piuttosto alla composizione di poesie, scrivendo un diario per tenersi occupato. All'eta di dodici anni, Shakur si unì ad una compagnia teatrale di Harlem e interpretò la parte di Travis in A Raisin in the Sun.
Gli venne offerto un contratto all'età di 13 anni, ma sua madre Afeni rifiutò perché credeva che suo figlio avesse ancora molto da imparare sul mondo prima di entrare nell’industria discografica.
All'età di quindici anni, si trasferì con la madre a Baltimora, nel Maryland, dove fu accettato nella Baltimore School for the Arts. Tupac amava le sue lezioni ed ebbe l'opportunità di studiare teatro, ballo e altre arti. Conobbe inoltre Jada Koren Pinkett, futura moglie di Will Smith, con la quale strinse una forte amicizia. Tupac, pur essendo ancora quindicenne, esprimeva già apertamente le sue opinioni sull'uguaglianza razziale. I suoi insegnanti lo ricordano come uno studente molto dotato: era un avido lettore, che studiava libri sulle religioni orientali o addirittura interi volumi di enciclopedia. Si guadagnò il rispetto dei ragazzi di Baltimora con il suo atteggiamento da duro e compose in questo periodo il suo primo pezzo rap firmato con lo pseudonimo di "MC New York". La canzone, ispirata dall'uccisione di un suo caro amico, trattava del problema delle armi da fuoco e del loro controllo.
Due anni dopo, Afeni mandò Tupac a vivere con un amico di famiglia a Marin City, in California. Tupac descriveva questo trasferimento da Baltimora come "quando ho abbandonato la vita normale". Mostrò una forte avversione e uno scarso rispetto per la legge, infatti fu spesso rimproverato per aver tenuto troppo alto il volume della musica che ascoltava. Nell'agosto del 1988 il patrigno di Shakur, Mutulu, fu condannato a sessant'anni di galera per rapina a mano armata, dopo essere stato per diversi anni nella lista dei 10 uomini più ricercati dell'FBI.
Shakur si trasferì presto assieme ad un vicino, provando a sostentarsi spacciando droga, ma egli stesso raccontò in più occasioni che gli stessi spacciatori lo scoraggiavano nel continuare e quelle stesse persone gli permisero di allargare i suoi interessi nel campo della musica rap; la cosa è citata nella famosa canzone Dear Mama:

(EN)

« I hung around with the thugs and even though they sold drugs they showed a young brother love. »

(IT)

« Giravo con i thugs (in slang teppisti, delinquenti) e anche se spacciavano droga hanno mostrato amore ad un giovane fratello. »

(Tupac Shakur)

Successivamente divenne amico di Ray Luv, col quale fondò un gruppo hip hop chiamato Strictly Dope. I loro spettacoli nel quartiere fecero ottenere buoni consensi a Tupac e gli valsero un'audizione con Shock G dei Digital Underground.
Nel 1990 Shakur, dopo il provino, diventò il secondo rapper e ballerino per la Digital Underground. Mentre la sua abilità nel rappare migliorò rapidamente, i suoi testi non erano degni di nota ed egli era giudicato in modo ambivalente per la sua tendenza verso atteggiamenti da divo e per la sua personalità, a tratti violenta. Shakur collaborò per la prima volta ad un disco nel 1991, in This is an EP Release e in seguito in Sons of the P della Digital Underground.

Il debutto

Il 12 novembre 1991 il ventenne Shakur pubblicò il suo acclamato album 2Pacalypse Now. Il disco, anche se prodotto con l'aiuto della sua crew alla Digital Underground, aveva lo scopo di dimostrare il talento individuale di Shakur. Tupac si guadagnò il plauso del pubblico per la sua abilità nel mixaggio di tracce contenenti forti messaggi individuali, che esprimevano il suo rispetto per madri nere sole (Brenda's got a Baby e Part Time Mutha) e trattavano dei problemi legati al razzismo e alla vita nel ghetto.
L'album ebbe un ottimo successo, grazie anche al passaparola tra i giovani, ottenendo il disco d'oro, e Brenda's Got a Baby fu una presenza costante nelle classifiche statunitensi. Mentre Shakur sosteneva che il suo album voleva descrivere i problemi che i giovani di colore dovevano affrontare, esso conteneva anche molte immagini di violenza da parte e contro la polizia. 2Pacalypse Now attrasse su di sé rapidamente la critica, in particolare dopo che un giovane, dopo aver ucciso un agente di polizia del Texas, dichiarò di essere stato ispirato dall'album. L'ex-vice presidente degli Stati Uniti Dan Quayle, per la sua campagna a favore della moralità, denunciò pubblicamente l'album dichiarando che non doveva avere "alcuno spazio nella nostra società". Tuttavia non ha ottenuto lo stesso successo degli album seguenti, soprattutto per la qualità approssimativa dei beat e per la scarsa notorietà dell'artista.
Nel 1991 debuttò anche nel mondo del cinema, facendo da comparsa nel film Nient'altro che guai, come membro della Digital Underground.

I primi problemi con la legge

Assieme alla fama, per Shakur giunsero una serie di problemi con la legge che complicarono ulteriormente la sua immagine pubblica. Prima di iniziare la sua carriera discografica, Tupac aveva la fedina penale pulita. A Oakland, nell'ottobre del 1991, Tupac venne fermato da due agenti per un presunto attraversamento della strada senza badare al traffico e quindi pericoloso. Quando disse ai poliziotti «fuck y'all» («fottetevi tutti»), venne afferrato per la gola, sbattuta la sua testa sull'asfalto e dunque picchiato. Dopo l'accaduto intentò una causa per dieci milioni di dollari contro il dipartimento di polizia di Oakland, con cui giunse poi ad un accordo per un risarcimento di $42.000.
In seguito, nel 1992, venne arrestato dopo essere stato coinvolto in una rissa ad un festival all'aperto di Marin City, che culminò con la morte di un bambino di 6 anni colpito da una pallottola vagante; le accuse contro di lui furono ritirate dopo che Shakur giunse ad un accordo con i genitori del bambino.
Nell'ottobre del 1993, Shakur incontrò per caso due poliziotti fuori servizio che secondo lui stavano importunando e perseguitando un guidatore nero sul bordo di una strada di Atlanta. Shakur venne coinvolto in una rissa con i due poliziotti, a cui sparò (ad uno in una gamba, all'altro nelle natiche). Dovette affrontare delle accuse molto gravi, finché venne fuori che durante l'incidente entrambi i poliziotti erano ubriachi e sotto l'effetto di cocaina e marijuana, inoltre stavano utilizzando armi sottratte da un armadietto contenente prove giudiziarie. Le accuse contro Shakur furono quindi ritirate anche in questo caso.

Il successo

Il 16 febbraio 1993 Tupac diede alle stampe Strictly 4 My N.I.G.G.A.Z.. L'album ottenne il disco di platino e includeva le hit I Get Around e Keep Ya Head Up, brani che esemplificavano la descrizione che Tupac faceva di se stesso: una persona contemporaneamente violenta, passionale e dura, ma comprensiva e compassionevole. Keep Ya Head Up fu notata in particolare per il suo messaggio rivolto al rispetto delle giovani donne nere, in opposizione alla critica verso gli uomini che non le rispettavano.
Nel 1994 Shakur formò il gruppo Thug Life con alcuni amici. La formazione comprendeva Tupac, Big Syke, Macadoshis, Mopreme e Rated R. Il gruppo pubblicò il suo primo album Thug Life: Volume 1 per la Interscope nel 1994 con un discreto successo, ottenendo il disco d'oro. Il gruppo venne citato come esempio di "rapper socialmente consapevoli". La forza dei testi del gruppo si doveva senza dubbio a Tupac, infatti i suoi componenti ebbero scarso successo dopo la sua morte. Uno dei tanti tatuaggi di Tupac raffigurava proprio la scritta "THUGLIFE" (che significa The Hate U Give Little Infants Fucks Everybody (traduzione letterale L'odio che dai ai fanciulli manda tutto a puttane) sull'addome.

L'accusa di violenza sessuale e la sparatoria di New York

Nel dicembre 1993, Tupac Shakur venne accusato di violenza sessuale. Secondo la sua testimonianza, egli incontrò una sua ammiratrice in un club, Nell's, la quale venne descritta dal rapper come desiderosa di "altro oltre che di conoscerlo". Ella fece sesso orale con Tupac sulla pista da ballo prima che lui la portasse nella sua stanza. La notte seguente, la ragazza lo raggiunse nella sua stanza d'albergo prima di uno spettacolo già programmato, mentre lei era intenta a fargli un massaggio, alcuni amici del rapper presenti quella sera interruppero la coppia volendo anch'essi godersi le attenzioni della ragazza. Shakur sostenne di aver lasciato la stanza disgustato e di essersene andato a schiacciare un pisolino. La ragazza, in disaccordo con la sua testimonianza, lo accusò di aver incoraggiato i tre uomini, tirandole i capelli, ad abusare della ragazza, anche sodomizzandola. Il 7 febbraio 1995, Shakur fu condannato a 4 anni e mezzo di prigione per le accuse di abuso sessuale e non di violenza sessuale come voleva l'accusa, dopo aver negato con veemenza di aver compiuto alcun crimine.
Poco prima dell'annuncio del verdetto, durante un apparente tentativo di rapina fuori da uno studio musicale a New York, qualcuno sparò cinque volte a Shakur. Tupac ricordò il fatto in un'intervista rilasciata poco dopo per Vibe. Nella notte del 30 novembre 1994, egli si trovava con il fidato amico Stretch, il manager Freddie Moore, e un altro amico; arrivarono allo studio per fare delle registrazioni per un conoscente, Booker, del quale il rapper non si fidava affatto. Quando entrarono nello studio, Tupac ebbe dei sospetti su due uomini di colore sulla trentina, entrambi vestiti con tenute militari da fatica e che sembravano non essere consapevoli della sua presenza. Notò inoltre che era meno prudente nei loro confronti di quanto avrebbe dovuto essere, poiché "had just finished smoking chronic" (aveva appena smesso di fumare marijuana). Shakur credette semplicemente che fossero della security di Biggie (The Notorius B.I.G.), con cui era ancora in rapporti di amicizia in quel periodo.
I due uomini, che Shakur descrisse come apparentemente di New York, si avvicinarono a lui con pistole 9mm identiche, obbligarono lui e i suoi amici a distendersi sul pavimento. La loro aggressione si concentrò quasi esclusivamente su Tupac, anche se minacciarono di sparare anche a Stretch. Spararono solo a Tupac, per un totale di cinque volte mentre egli fingeva di essere morto sul pavimento, lo derubarono anche di gioielli d'oro del valore di migliaia di dollari.
Fu trascinato in un ascensore e portato per sicurezza al piano superiore, dove lo stavano aspettando i suoi amici Biggie, Puffy, Little Caesar e altri. Shakur disse che i suoi amici si comportavano in modo molto strano, quasi come se fossero sorpresi che fosse ancora vivo. Le sue prime parole dopo aver realizzato quanto gravi fossero le sue ferite, essendo stato colpito alla testa, alla coscia sinistra e all'inguine, furono "Oh, shit. Roll me some weed." (Oh, merda. Rollami un po' di erba.)
Sopravvisse, miracolosamente, e pochi giorni dopo lasciò l'ospedale contro l'opinione dei medici, perché si sentiva perseguitato dalle telefonate e dai dottori.
Poco tempo dopo si presentò in tribunale su una sedia a rotelle per ascoltare il verdetto riguardo all'accusa di violenza sessuale. Shakur iniziò a scontare la sua pena già nella seconda parte di quel febbraio.

L'apice del successo

Nel febbraio 1995 venne pubblicato il suo nuovo album, più volte disco di platino, Me Against the World. Con questo album Shakur ottenne la definitiva consacrazione grazie alle canzoni Me Against The World, If I die 2Nite e Dear Mama; In questo periodo egli sposò Keisha Morris, sua fidanzata già da diverso tempo; ebbe inoltre tempo di leggere molto, effettuando ricerche sulle opere di Niccolò Machiavelli, da cui lo pseudonimo Makaveli, e scrisse addirittura una sceneggiatura intitolata Live 2 Tell, tuttora in produzione.
In ottobre, dopo quasi otto mesi di carcere, Shakur fu rilasciato con la condizionale, in gran parte grazie all'aiuto del capo della Death Row Records (l'etichetta discografica per la quale lavorava), Suge Knight. Suge pagò una cauzione di 1,4 milioni di dollari per il rapper, il quale in cambio fu obbligato a pubblicare tre album per la Death Row. Tupac non si era pentito, e anzi crebbe ancora in lui la rabbia e l'amarezza nei confronti delle autorità, che sono ben visibili nella sua musica.
Poche ore dopo il suo rilascio, Shakur venne portato in studio e iniziò a lavorare al suo successivo album che venne completato in sole due settimane. Nel 1996 pubblicò il suo quarto lavoro da solista, All Eyez on Me. Era il primo doppio album con materiale originale nella storia dell'hip hop. Vendette oltre 9 milioni di copie ed è considerato uno dei migliori album di sempre del genere. Alcune canzoni scalarono rapidamente le classifiche come How Do U Want It, 2 of Amerikaz Most Wanted in collaborazione con l'amico rapper Snoop Dogg, I Ain't Mad At Cha e California Love con Dr. Dre la quale rimase in testa alle classifiche per molte settimane e fu presa ad esempio per delineare il West Coast hip hop.
Continuò poi le sue prolifiche registrazioni, nonostante i problemi incombenti alla Death Row, dato che Dr. Dre abbandonò il posto come house producer e Suge Knight venne coinvolto sempre di più in attività illegali.
L'ultimo album creato da Shakur mentre era ancora in vita fu The Don Killuminati: The 7 Day Theory. Primo album dell'artista uscito postumo, è un album solenne e scuro, in molte tracce del quale la propria morte viene prevista. Le vendite dell'album furono superiori ai cinque milioni di copie. Questo ultimo album fa pensare a un collegamento con gli illuminati , visto il titolo Killumination

La morte

L'assassinio di Tupac Shakur avvenne sabato 7 settembre 1996 quando il cantante statunitense venne colpito a morte da 5 proiettili esplosi da un'auto in corsa, di cui uno al polmone destro, sparati a Las Vegas, in Nevada, dopo aver assistito a un combattimento di pugilato tra Mike Tyson e Bruce Seldon. Morì dopo sei giorni di agonia nell'Ospedale dell'Università del Nevada per le conseguenze delle ferite riportate, alle ore 16:03. Era il 13 settembre 1996. Dopo la sparatoria di New York, i rapporti tra Tupac e The Notorious B.I.G. si erano inaspriti, poiché quest'ultimo era stato accusato di essere il mandante del tentato omicidio proprio dallo stesso Tupac. Tutto ciò scatenò il cosiddetto scontro fra West Coast e East Coast nel quale i due protagonisti principali, Pac e Biggie si insultavano a colpi di beat come Hit 'Em Up di 2Pac e Who Shot Ya di Biggie. A causa di questi numerosi indizi, Biggie e il suo amico Puff Daddy furono accusati per diverso tempo di essere i mandanti dell'omicidio di Tupac. Il precedente tentativo di rapina aveva convinto il rapper a cercare una protezione esterna, per cui aveva assunto delle guardie del corpo dopo essere uscito di galera nell'ottobre 1995. Era noto inoltre che indossasse sempre un giubbotto antiproiettile in pubblico. Il perché non lo portasse quella notte rimane tuttora un mistero.

Carriera postuma

Shakur spiegò dopo essere stato scarcerato di aver in mente progetti elevati per il futuro, fra i quali l'uscita dalla scena rap con la pubblicazione di album di alta qualità, profondi, ogni, più o meno, cinque anni. Pac desiderava anche dare alla comunità molte più iniziative, quali per esempio una Little League (Piccola serie) per incoraggare i bambini neri a rimanere sulla retta via. Iniziò un progetto preliminare di nome "The Underground Railroad" che puntava a tenere lontani dalla droga i giovani coinvolgendoli nella musica. Anche se non visse abbastanza per realizzare questi sogni, la madre Afeni sta attualmente cercando di portare avanti il suo lavoro raccogliendo denaro destinato a un Art Centre (centro per le arti).
Negli anni dopo la morte di Shakur sono stati pubblicati diversi suoi album postumi; il primo uscì nel novembre del 1996, The Don Killuminati: The 7 Day Theory, album del quale l' artista stava lavorando un mese prima della morte. L'album arrivò alla numero 1 nella Billboard charts e ha venduto 28 milioni di copie. Nel 1997 è la volta di R U Still Down? (Remember Me) il primo lavoro dell' artista pubblicato sotto l' etichetta della Amaru Entertainment; il disco contiene dei pezzi scartati dagli album Strictly 4 My N.I.G.G.A.Z., Thug Life: Volume 1, Me Against the World ed All Eyez on Me. Nel 1998 esce 2Pac's Greatest Hits prima raccolta del rapper contenente 21 canzoni più gli inediti God Bless the Dead, Unconditional Love, Troublesome 96 e Changes. Nel 2001 esce il quarto album postumo del rapper Until the End of Time lanciato dall' omonimo singolo basato su un campionamento di Broken Wings dei Mr. Mister. Il secondo singolo estratto è Letter 2 My Unborn basato su un campionamento della canzone di Michael Jackson Liberian Girl. Nel 2002 è la volta del quinto album postumo Better Dayz; l' album entra nella numero 5 della Billboard 200 e contiene del materiale registrato tra il 1994 e il 1996.
Il 14 novembre 2003, arrivò nelle sale cinematografiche un documentario sul rapper dal titolo Tupac: The Resurrection; girato sotto la supervisione di Afeni Shakur, è narrato interamente dalla voce di Tupac, presa da materiale archiviato. Gli incassi sono stati destinati a un fondo di solidarietà creato da Afeni. Negli ultimi tempi è stata perfino creata una linea di vestiti basata sulla figura di Shakur, la "Makaveli Branded", che sta avendo un discreto successo.
Il 6 agosto 2004 esce 2Pac Live il primo album dal vivo del rapper.
Il 14 dicembre di quell' anno è stato rilasciato l'album Loyal to the Game. Il disco è stato prodotto da Eminem e conta le collaborazioni di artisti di musica pop, quali Elton John e Dido, e musica rap, tra cui il già citato Eminem, Obie Trice, Jadakiss, Nate Dogg e la G-Unit (allora composta da 50 Cent, Tony Yayo, Lloyd Banks e Young Buck). L'album ha ottenuto un ottimo successo e vinse il disco di platino, anche se non si può paragonare ai successi precedenti di Tupac.
Il 3 ottobre 2005 esce in formato CD e DVD il secondo album live di Shakur, Live at the House of Blues, registrato durante la sua ultima esibizione dal vivo il 4 luglio 1996; all' evento parteciparono anche diverse star dell'Hip-Hop come Snoop Dogg, Tha Dogg Pound e Outlawz.
Il 5 aprile 2006 è stata presentata al museo di Madame Tussauds di Las Vegas la statua di cera di Tupac Shakur. Jeni Fairey ha lavorato oltre 700 ore al suo capolavoro per riprodurre fedelmente il corpo di Shakur. L'opera pesa complessivamente 25 kg e ritrae Tupac a torso nudo con la sua classica bandana e tutti i tatuaggi. La statua ha fatto il giro del mondo per ricordare il suo decimo anniversario di morte, ed è stata esposta a New York, Hong Kong, Shangai e Londra, per poi stabilirsi definitivamente nel museo Tasca..
Il 21 novembre dello stesso anno esce Pac's Life; l' album contiene diversi duetti come Ashanti, Snoop Dogg, Keyshia Cole, Bone Thugs-n-Harmony e Outlawz. Arrivò alla posizione numero 9 della chart Billboard 200 e ha venduto 159.000 copie.
L'8 dicembre 2009 compare, con la canzone Changes, nella play-list ufficiale del Vaticano, pubblicata su MySpace.
Nel 2009, dopo l'uscita di un film biografico basato sulla vita di The Notorious B.I.G., iniziò a correre voce la possibilità della realizzazione di un film per il grande schermo su Shakur. A marzo, alcuni siti indicarono come effettivamente fosse alla mano di alcuni studi un progetto cinematografico su Shakur, in fase di compravendita.
Nel 2012 appare un suo ologramma allo show "Coachella" che interpreta i brani Hail Mary e 2 of Amerikaz Most Wanted mandando in delirio il pubblico, infine l'ologramma lascia la scena scomparendo in un flash di luce.
Nel 2013 viene citato nella puntata del 6 marzo nel documentario Mistero, durante il servizio il lato oscuro della musica, che parla del controllo che gli Illuminati hanno sulla musica.

Controversie

Durante la sua vita, Shakur si fece diversi nemici. L'inimicizia più famosa di tutte fu quella con The Notorious B.I.G. e la sua corte alla Bad Boy Records. I due erano in origine grandi amici, quando Biggie era ancora uno sconosciuto. Dopo la rapina, tuttavia, Tupac accusò pubblicamente Biggie, Puff Daddy, e Andre Harrell di aver avuto una parte nel tentativo di ucciderlo.
Mentre Shakur era in prigione, si arrabbiò molto per i commenti denigratori di Biggie e Puffy nei suoi confronti sul giornale Vibe. Dopo tutti i suoi problemi legali, Tupac affermò di "voler uscire dal gioco", ma le frasi di Biggie gli fornirono l'ispirazione per tornare e vendicarsi di lui.
Mentre stava girando il film Poetic Justice assieme a Janet Jackson, Tupac creò involontariamente un caso quando si rifiutò di fare il test sull'AIDS, ritenuto un prerequisito per una scena di sesso con Janet. Shakur sostenne che altri uomini avevano girato scene di quel tipo con Janet sul palco prima di lui, senza aver fatto il test, per cui non ne vedeva la necessità. Tuttavia, Janet se la prese e non gli parlò più subito dopo la fine delle registrazioni. Shakur si scusò più tardi con lei nella canzone Got My Mind Made Up, a cui collaborarono Method Man, Redman, Kurupt e Daz Dillinger, nei versi "Lyrics motivate the planet / Forgive me Janet" (I testi motivano il pianeta, perdonami Janet).
Dopo l'attentato a Pac del 1994 la Bad Boy Records e la Death Row entrarono in conflitto. La faida peggiorò quando Suge Knight prese in giro Puff Daddy ai The Source Awards nell'agosto 1995, annunciando agli artisti e alle personalità dell'industria:

(EN)

« If you don't want the owner of your label on your album or in your video or on your tour, come sign with Death Row. »

(IT)

« Se non volete il proprietario della label nel vostro album o nel vostro videoclip o nel vostro tour, venite a firmare per la Death Row »

(Suge Knight)

Come parte della faida che andava avanti tra Tupac e il suo ex-amico Biggie, Pac si vantò in Hit'Em Up di aver avuto un presunto rapporto sessuale con la moglie di Biggie, Faith Evans. Lo stesso Biggie ironizza il fatto nella canzone Brooklyn's Finest, realizzata con Jay-Z, dicendo che se Faith avesse dei figli con 2pac avrebbe probabilmente 2 fagottini che in inglese si dice Two Pacs. Poi Shakur ebbe degli screzi minori anche con Jay-Z proprio perché quest'ultimo che non c'entrava niente nella faida collaborò con Biggie in quella canzone. Dopo la morte di Biggie, sei mesi dopo quella di Shakur, Faith e Puffy pubblicarono un singolo di grande successo I'll Be Missing You in memoria di Biggie.
Oltre alle sue inimicizie alla Bad Boy Records, Shakur sospettava che il suo ex-amico Stretch (vero nome Randy Walker) fosse stato coinvolto nella celebre rapina allo studio di registrazione. Il 30 novembre 1995, esattamente un anno dopo quell'episodio, Walker venne freddato a Queens, quartiere di New York.
Pac ebbe anche qualche contrasto minore con Dr. Dre, che fu per un po' il produttore in-house della Death Row. Pac sosteneva che Dre non facesse nulla alla Death Row e si prendesse il credito sul lavoro di altre persone. Inoltre, Shakur si infuriò quando Dre si rifiutò di venire a testimoniare in difesa del suo amico, Snoop Doggy Dogg, in un processo. Oltre a ciò, Shakur in alcune tracce esprime la convinzione che Dre fosse gay, cosa che fu ribadita anche da Suge Knight nel documentario Thug Immortal.
Shakur ebbe anche qualche contrasto minore con LL Cool J, nonostante precedentemente lo stimasse, come si nota nella canzone Old School dove Tupac cita proprio LL Cool J come uno degli artisti old school hip hop da lui apprezzati. Pac lo giudicava un wannabe thug, un tipo che voleva sembrare un duro, ma che, in realtà, era una mammoletta perché si era fatto produrre un album da Puff Daddy. Shakur criticò anche i Mobb Deep per averlo insultato in un concerto, e offese duramente Prodigy in Hit 'Em Up, con il verso "Ain't one of you niggas got sickle cell or something?", cioè "uno di voi non aveva la anemia o qualcosa?" riferendosi alla malattia che affligge Prodigy. Dopo la morte di Tupac, i Mobb Deep cambiarono opinione, mostrando apparentemente rispetto per lui.

Tatuaggi

Tupac aveva 20 tatuaggi. Eccone l'elenco completo:

Sul bicipite destro le scritte "Heartless" (Senza cuore) e "My only fear of death is coming back reincarnated" (La mia unica paura della morte è di reincarnarmi) rispettivamente sopra e sotto l'immagine di un teschio; sul bicipite opposto, in prossimità dell'omero, una pantera nera (simbolo delle Black Panters) mentre in prossimità del gomito la frase "Only God can judge me" (Solo Dio può giudicarmi) al di sotto dell'immagine del viso di Gesù Cristo sulla croce.
Sull'avambraccio destro la scritta "Notorious" (Famigerato), sull'avambraccio sinistro la scritta "Outlaw" (Fuorilegge, che è anche il nome della sua crew). Le due parole completano la frase "Notorious Outlaw".
Sul pettorale destro la testa della regina Nefertari con scritto sotto "2.DIE.4" (Morire per) mentre sul pettorale sinistro il suo pseudonimo 2PAC; sull'addome la scritta, a caratteri cubitali, "Thug Life" (acronimo della frase: The Hate U Give Little Infants Fucks Everybody), poco al di sopra di essa un AK-47 (Arma da fuoco) con la scritta "50 Niggaz" (50 "Negri", che rappresentano gli Stati Uniti d'America).
Al centro della schiena una croce gotica con scritto al suo interno "Exodus 1831" (riferimento alla data 1831, quando Nat Turner diede il via a una rivolta di schiavi il 23 agosto di quell'anno, "Exodus" è da intendersi come il tentativo di liberarsi dalla schiavitù); sul lato sinistro della croce una maschera con scritto sotto "Smile now" (Ridi adesso) mentre sul lato destro un'altra maschera con scritto sotto "Cry later" (Piangi dopo); sotto la croce la scritta "Ballin'" (Ci divertiamo).
Dietro la nuca una corona con scritto sotto "Boss Playaz" (Padrino Playboy); ancora più sotto la scritta "Fuck the world" (Fanculo il mondo).

fonte: Wikipedia