sabato

Romy Schneider


pseudonimo di Rosemarie Magdalena Albach-Retty; è stata un'attrice austriaca naturalizzata francese.

Nata nella Vienna post-Anschluss, Romy Schneider era figlia della tedesca Magda Schneider e dell'austriaco Wolf Albach-Retty, attori di successo in Austria. Il padre, convinto sostenitore del nazismo, abbandonò la famiglia quando Romy era ancora molto giovane, legandosi a Trude Marlen, una nota attrice austriaca anche lei di fede nazionalsocialista. L'allontanamento del padre portò a un rafforzamento del legame di Romy con la madre e con il fratello minore Wolfi, nato nel 1941. Dopo un periodo trascorso in collegio, in cui dimostrò un certo talento per la pittura, tornò in famiglia a Vienna. La madre nel frattempo aveva contratto un secondo matrimonio con un pasticciere di Colonia, in Germania, dove da quel momento visse la famiglia.
Magda Schneider influenzò fortemente Romy nell'intraprendere la carriera cinematografica, nonostante la figlia non ne fosse convinta. Romy apparve per la prima volta sullo schermo all'età di soli 15 anni, nel film Wenn der weisse Flieder wieder blüht (1953). Il suo primo successo lo ottenne però l'anno successivo con L'amore di una grande regina (1954), un film sulla giovinezza della Regina Vittoria, per il quale Romy assunse definitivamente il nome d'arte di Romy Schneider, prendendo quindi il cognome della madre, e non quello del padre, che era Albach-Retty.
Il ruolo della baronessa Lehzen, fedele governante della regina Vittoria, venne interpretato nel film proprio da Magda, che ricoprirà il ruolo della madre di Romy in parecchi film dalla stessa girati durante la prima parte della sua carriera, tra cui i più famosi sono quelli della trilogia di Sissi, dedicati all'imperatrice d'Austria Elisabetta. Prodotti nel triennio 1955-1957, le pellicole consentirono a Romy di ottenere un'immensa popolarità, grazie alla carica di freschezza, ingenuità ed entusiasmo che l'attrice seppe infondere al personaggio. Ancora oggi i tre film sono riproposti spesso in televisione, a dimostrazione del loro perdurante successo. Per il grande pubblico che ignora le interpretazioni della seconda parte della carriera dell'attrice, Romy Schneider è semplicemente identificata come "Sissi".
Ai film della trilogia seguirono o si inframmezzarono altri lavori più o meno dello stesso tenore, favole romantiche a lieto fine, o commedie divertenti, in cui l'attrice interpretò sempre la parte della fanciulla pura, onesta e allegra, magari solo sfiorata da tentazioni, come in Eva. Confidenze di una minorenne (1958). Durante questi primi anni di carriera, Romy venne guidata dalla madre nella scelta dei ruoli cinematografici e nella cura della propria immagine, mentre il patrigno ne gestì gli aspetti finanziari.
Ma già alla fine degli anni cinquanta l'attrice iniziò a manifestare una certa insofferenza ai ruoli leggeri fino ad allora ricoperti. Romy rifiutò infatti di girare un quarto film sulla vita di Sissi, già in preparazione. Più tardi confesserà a Karlheinz Böhm, l'attore che interpretava il ruolo di Francesco Giuseppe e con cui rimase sempre in amicizia, di vergognarsi profondamente dei film girati in quel periodo. In una intervista pubblicata in Italia su la Repubblica, Böhm ha anche aggiunto di ritenere che questa insoddisfazione di fondo fosse diventata con il tempo un peso per l'attrice e che abbia contribuito (insieme ad altri fattori molto più determinanti) a condurla all'alcolismo e alla depressione che l'afflissero nell'ultimo periodo della sua vita, prima della tragica fine a soli 44 anni.

La vera svolta nella carriera di Romy Schneider avvenne con il film L'amante pura (1958). Durante la lavorazione conobbe Alain Delon e con lui ebbe una lunga relazione sentimentale, trasferendosi a Parigi. Da questo momento recitò in film di produzione prevalentemente francese e italiana, come La piscina (1968) di Jacques Deray, La Califfa (1970) di Alberto Bevilacqua, Ludwig (1973) di Luchino Visconti, dove fu una ben diversa Elisabetta di Baviera, e La morte in diretta (1979) di Bertrand Tavernier, distinguendosi per la luminosa bellezza e il temperamento drammatico.
Nel frattempo, dopo la rottura con Delon nel 1964, la vita sentimentale dell'attrice fu tormentata e complicata dal fallimento di due matrimoni, eventi che la portarono a depressione e alcolismo, malgrado la nascita di due figli, David, nato il 3 dicembre 1966 dal primo matrimonio con il regista Harry Meyen, e Sarah, nata il 21 gennaio 1977 dalla seconda unione con Daniel Biasini, e divenuta oggi anch'essa attrice. La fragilità e l'equilibrio emotivo di Romy vennero ulteriormente compromessi dalla tragica scomparsa del quattordicenne figlio David, che morì il 5 luglio 1981 dopo essere rimasto infilzato da un cancello che tentava di scavalcare.
Inquietante e toccante, il film Fantasma d'amore (1980) di Dino Risi nascose e rivelò di lì a poco tempo il tragico epilogo nella vita reale dell'attrice. Mai ripresasi del tutto dalla perdita del figlio, la Schneider fu trovata morta il 29 maggio 1982 nella casa parigina del produttore Laurent Petin, al quale era legata da circa un anno. La causa del decesso venne attribuita a un fatale attacco cardiaco, anche se la voce di un suicidio ebbe all'epoca molta diffusione.
È sepolta accanto al figlio David, a Boissy-sans-Avoir, un piccolo paese vicino alla capitale francese.
Secondo un articolo del 21 dicembre 2009 del quotidiano tedesco Bild, dal 1976 sino alla morte la Schneider fu vittima di spionaggio da parte della Stasi, i servizi segreti della DDR, per il suo sostegno ad un comitato d'opposizione

fonte: Wikipedia

giovedì

River Phoenix


River Jude Phoenix, nato River Jude Bottom, è stato un attore e musicista statunitense.
Fratello maggiore degli attori Rain Phoenix, Joaquin Phoenix, Liberty Phoenix e Summer Phoenix, tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta fu considerato dalla critica fra i più promettenti della sua generazione, tanto da essere inserito da John Willis nella lista delle dodici promesse del cinema del 1986. Iniziò la sua carriera a soli dieci anni recitando in spot pubblicitari e divenne famoso interpretando pellicole come Stand by me - Ricordo di un'estate, Indiana Jones e l'ultima crociata passando ben presto a ruoli adulti come Belli e dannati, per il quale vinse la Coppa Volpi come migliore attore e un Independent Spirit Award. Nel 1989 venne nominato per il premio Oscar come miglior attore non protagonista per Vivere in fuga e per lo stesso film al Golden Globe. Per le sue prime interpretazioni vinse invece tre Young Artist Award. La sua brillante carriera fu tragicamente stroncata dalla prematura morte, avvenuta nella mattina di Halloween del 1993, a soli ventitré anni, in seguito ad un'overdose di Speedball (un cocktail di droghe composto da eroina e cocaina). River è stato un attivista per i diritti degli animali e dell'ambiente. È stato un portavoce per la PETA e ha vinto il premio umanitario dell'organizzazione nel 1992 per i suoi sforzi nelle raccolte fondi. Fu amico di importanti personalità come il bassista Flea, il cantante Michael Stipe e l'attore Keanu Reeves, oltre ad aver stretto vari sodalizi professionali con registi come Gus Van Sant.

I primi anni

Il padre John Bottom è un carpentiere di origine californiana. La madre Arlyn Dunetz è una segretaria nata nel Bronx, New York, da genitori ebrei ortodossi di origine russa e ungherese, in un'intervista a People Phoenix descrisse i suoi genitori come hippie. I due si conobbero alla fine degli anni sessanta e si sposarono un anno dopo, il 13 settembre 1969. nel 1973 si uniscono alla setta dei Bambini di Dio, diventano missionari e iniziano a viaggiare attraverso il Sud America (infatti Joaquin nacque a Porto Rico e Liberty in Venezuela), per tornare negli Stati Uniti solo nel 1978. Il leader spirituale della setta era Moses Berg, un uomo conosciuto dalle autorità per aver abusato delle sue due figlie. Il padre di River era l’arcivescovo vale a dire un gradino sotto il leader maximo. Nel 1991 dichiarerà alla rivista Details, di aver perso la verginità a quattro anni e di aver subito violenze sessuali fino a otto quando i genitori dopo aver litigato con Berg si trasferirono in Venezuela. Secondo il regista di Dark Blood, Phoenix gli avrebbe rivelato che la madre avrebbe violentato altri giovani della setta e Phoenix stesso, l'attore comincio anche a bere in tenera eta per fare compagnia al padre alcolizzato. Di lì a poco cambieranno ufficialmente il cognome di famiglia in Phoenix, il 2 aprile 1979, in riferimento all'araba fenice, l'animale mitologico che rinasce dalle proprie ceneri.
Il primogenito della coppia vede la luce a Metolius, Oregon, cinque miglia a sud di Madras. I genitori gli impongono il nome di River (fiume), ispirandosi al fiume della vita del romanzo Siddharta di Herman Hesse. Il secondo nome, Jude, deriva invece dalla canzone dei Beatles, Hey Jude. Mentre girano per l'America John e Arlyn avranno altri quattro figli: Rain (nata in Texas), Joaquin (nato a Porto Rico), Summer (nata in Florida) e Liberty (nata in Venezuela), quasi tutti poi entrati nel mondo del cinema sulla scia del fratello maggiore. Joaquin, che inizia la carriera con il nomignolo di Leaf, è il più affermato dopo la morte di River. River cresce in povertà, abituato con la sorella Rain a suonare per strada per racimolare qualche soldo per la famiglia, fino all'incontro con il cinema dopo il ritorno negli Stati Uniti in Florida. Arlyn e John incominciarono piano piano ad allontanarsi dalla setta di Berg, temendo che il culto si stesse muovendo in una direzione negativa. L'intera famiglia Phoenix abbracciò quindi il veganismo, incoraggiata da River e Joaquin, che avevano assistito ai metodi dei pescatori locali mentre uccidevano le loro catture.

La carriera

Negli Stati Uniti, a Los Angeles, la madre cominciò a lavorare come segretaria per l'emittente NBC e il padre come architetto di esterni. In ristrettezze economiche, i figli dei Phoenix cominciarono ad esibirsi in strada e in varie competizioni a Hollywood, dove vennero notati dalla talent scout Iris Burton che affascinato dalla famiglia accettò di assumere tutti i cinque figli Phoenix. Parteciparono ad una selezione di casting cinematografico e furono scritturati dalla regista Penny Marshall per la Paramount, River e Rain parteciparono subito ad uno show chiamato Fantasy. River esordirà nel 1982 nella serie televisiva statunitense Sette spose per sette fratelli, dove viene scritturato anche il fratello Joaquin. River interpretò il fratello più giovane, Guthrie McFadden. River in quell'occasione arrivò alle audizioni con la sua chitarra, prontamente fece irruzione con una convincente interpretazione di Elvis Presley che lasciò affascinato il produttore dello show. River trovò un nuovo ruolo nel 1984 nel telefilm Celebrity, dove interpretò la parte di giovani Jeffie Crawford. Anche se rimase sullo schermo solo per circa dieci minuti, il suo personaggio era un ruolo centrale. Ha anche interpretato il ruolo di Robert Kennedy figlio, Robert Kennedy, Jr. nel telefilm Robert Kennedy & His Times.
Successivamente lavora in Sopravvissuti, girato per la televisione nel 1985, nella parte del fratello di Rick (Zach Galligan) e Explorers di Joe Dante, interpretandovi Wolfgang Müller, piccolo scienziato che insieme a due compagni costruisce un'astronave per entrare in contatto con gli esseri alieni che affascinano e ossessionano particolarmente l'amico Ben (un giovanissimo Ethan Hawke). Rilasciato nel 1985, questo era primo grande ruolo cinematografico di River. Nel 1986, River fu co-protagonista nel film per la televisione Circle of Violence: A Family Drama, girato prima di raggiungere la celebrità cinematografica. Sempre nel 1986 River Phoenix rende due intense interpretazioni. Viene scelto da Peter Weir per Mosquito Coast in coppia con Harrison Ford e Helen Mirren in un ruolo, quello di Charlie, che sembra richiamare la sua stessa vicenda umana dei primi anni. Ma della carriera adolescenziale è particolarmente nota la prova resa in Stand by me - Ricordo di un'estate, del regista Rob Reiner su soggetto di Stephen King. È il ruolo di Chris Chambers, adolescente difficile eppure con una grande maturità di fondo e potenzialità represse dalla sola cattiva fama.
Seguono due ulteriori ottime prove: Nikita - Spie senza volto di Richard Benjamin e Vivere in fuga di Sidney Lumet, entrambi del 1988. Per la seconda pellicola River riceve la nomination all'Oscar come miglior attore non protagonista. Durante questo periodo, la famiglia Phoenix continuò a muoversi in maniera regolare trasferendosi oltre quaranta volte da quando River aveva 18 anni. Dopo aver completato il suo sesto film, Vivere in fuga la famiglia fatto il loro ultimo trasferimento a Micanopy, in Florida. Successivamente la sua carriera alternerà film di rilievo modesto (Le ragazze di Jimmy di William Richert, 1988), altri popolari (Indiana Jones e l'ultima crociata di Steven Spielberg, 1989 con Harrison Ford e Sean Connery; Ti amerò... fino ad ammazzarti di Lawrence Kasdan, 1990 dove lavora per la prima volta con Keanu Reeves) e puntate nel cinema indipendente, specialmente di Gus Van Sant. La sua interpretazione più famosa resta infatti quella resa in età già adulta in un film di questo regista: Belli e dannati, del 1991 (titolo originale: "My Own Private Idaho"), girato insieme all'amico Keanu Reeves. Il ruolo del prostituto drogato e narcolettico Mike Waters gli vale la Coppa Volpi al Festival del cinema di Venezia. Il periodo successivo è però segnato dai problemi di droga che lo condurranno alla morte improvvisa nel giro di due anni. Phoenix comincio a fare uso di marijuana, cocaina ed eroina con alcuni amici. Inoltre Phoenix aveva sempre cercato di nascondere le sue dipendenze poiché temeva che potessero rovinagli la carriera. Di quest'ultimo scampolo di carriera River Phoenix lascia quattro pellicole: Dogfight di Nancy Savoca (1991), I signori della truffa di Phil Alden Robinson (1992) con Robert Redford, Quella cosa chiamata amore di Peter Bogdanovich (1993) con Sandra Bullock e con Samantha Mathis che sarebbe poi diventata la sua fidanzata, il western Silent Tongue di Sam Shepard (1994, postumo), più l'incompiuto Dark blood di George Sluizer.
Oltre alla carriera da attore, River tentò anche la strada della musica. Phoenix è stato un cantante, cantautore e un chitarrista compiuto. Cominciò a suonare la chitarra da autodidatta all'età di cinque anni. Phoenix ed i suoi fratelli avevano cercato di forgiare una carriera nella musica suonando cover per le strade del quartiere Westwood di Los Angeles, spesso mosso dalla polizia a causa della raccolta folla che ostruiva i marciapiedi.  Nel 1987 River incontrò Chris Blackwell della Island Records e formò la sua band chiamata Aleka's Attic di cui faceva parte anche la sorella Rain. Nel 1991 il gruppo scrive il brano "Too Many Colors" che è stato prestato alla colonna sonora di Belli e Dannati film in cui River aveva un ruolo da protagonista. River aveva collaborato anche con l'amico John Frusciante, dopo la sua prima partenza da Red Hot Chili Peppers.

La morte

La notte tra il 30 ed il 31 ottobre 1993 River si trovava al Viper Room, un club in parte di proprietà di Johnny Depp nel quale stava suonando con il suo gruppo, gli Aleka's Attic. River era tornato a Los Angeles all'inizio di quella settimana dallo Utah per completare le tre settimane di riprese di Dark Blood. Depp era presente quella sera nel locale, così come il fratello Joaquin, la fidanzata Samantha Mathis, il bassista e l'ex chitarrista dei Red Hot Chili Peppers, Flea e John Frusciante, ed il cantante degli Slipknot Corey Taylor, tutti amici da tempo di Phoenix. Dopo essere stato visto a colloquio con alcuni spacciatori nel bagno, River uscì dal locale in condizioni preoccupanti (dopo di che John, dopo i primi sintomi, gli diede tre valium che River prese senza acqua) mentre Flea e Depp stavano suonando sul palco; i due si precipitarono fuori, ma nessuno inizialmente chiamò il pronto intervento, anzi fu detto ai buttafuori che si trattava solo di un malessere passeggero. Quando il fratello Joaquin si rese conto della gravità della situazione vedendo River in preda a convulsioni chiamò il numero di soccorso pubblico 911.
I soccorsi però non arrivarono in tempo: quando un'ambulanza giunse sul luogo, River era già morto sul marciapiede. La corsa al Cedars-Sinai Medical Center e i tentativi di rianimazione furono inutili (compreso l'inserimento di un pacemaker) e River Phoenix fu dichiarato morto alle 1:51. L'autopsia rivelò in seguito un'overdose di eroina e cocaina, sotto forma di speedball, oltre a tracce di cannabis, valium ed un anti-influenzale per il quale non era necessaria la ricetta medica. Tuttavia sul suo corpo non furono ritrovati segni di aghi e di alcool visto che l'attore aveva bevuto solamente acqua durante tutta la serata. La telefonata di Joaquin al 911 fu registrata e ritrasmessa da varie trasmissioni radio e tv. A seguito del decesso di River e dell'atteggiamento invasivo e irrispettoso dei media nella sua vita privata, Joaquin si allontanò da Hollywood per la seconda volta.
La morte di un personaggio così talentuoso colpì l'opinione pubblica a fondo, soprattutto considerato che prima di allora River non aveva la fama di far uso di droghe. La fine della folgorante carriera di River Phoenix è stata inserita in numerose opere negli anni a seguire, come l'album Monster, dei R.E.M. interamente dedicato a lui, o la canzone Transcending, dall'album One Hot Minute, dei Red Hot Chili Peppers. Omar Pedrini, chitarrista dei Timoria, gli ha dedicato "River (My Own Private Idaho)" dal suo album solista "Beatnik", del 1996, oltre che citarlo nel testo della canzone "Intro" tratta dall'album dei Timoria "2020 Speedball", del 1995. Sempre Michael Stipe dei R.E.M. gli dedicò la canzone E-Bow the Letter dall'album New Adventures in Hi-Fi del 1996. Kurt Cobain gli dedicò la composizione Jesus Doesn't Want Me for a Sunbeam nel 1993.
Nonostante la famiglia, i genitori in particolare, abbiano sempre cercato di negare la tossicodipendenza del figlio che ne ha causato la morte, la cosa era notoria per gli addetti ai lavori. Come confermato da Corey Feldman, uno degli interpreti del film Stand by Me - Ricordo di un'estate, egli stesso e Phoenix facero uso di droghe durante la lavorazione del film. Inoltre durante il Toronto film festival nel settembre del 1991 Phoenix salì sul palco comportandosi in modo strano, parlò in modo incomprensibile al punto che la publicista Lisa Hertz dichiarò "Sembrava completamente strafatto".

Ruoli mancati

La tragica ed improvvisa scomparsa di River non gli permise di interpretare diversi ruoli per i quali era già stato scritturato: il giornalista Daniel Malloy in Intervista col vampiro di Neil Jordan (1994), che sarà poi interpretato da Christian Slater; Arthur Rimbaud in Poeti dall'inferno (1995) e Jim Carroll in Ritorno dal nulla (1995) (entrambe le parti andranno poi a Leonardo DiCaprio). Inoltre , il regista Gus Van Sant aveva intenzione di girare all'inizio degli anni novanta un film biografico su Harvey Milk, film in cui River avrebbe dovuto interpretare l'attivista Cleve Jones da giovane. Il progetto comunque entrò in fase di produzione solo nel 2007 e il suo ruolo fu affidato a Emile Hirsch. Stando ad alcune voci era previsto un film biografico su Andy Warhol in cui River avrebbe appunto dovuto interpretare il controverso artista, ma il film prese altre direzioni.

fonte: Wikipedia

mercoledì

Diana Spencer


conosciuta anche come Lady D (in Italia) e come Lady Di (in Inghilterra), fu dal 1981 al 1996 consorte di Carlo, principe di Galles, erede al trono del Regno Unito. Dopo il divorzio dal coniuge mantenne il titolo di Principessa di Galles, ma senza il trattamento di Altezza Reale, rimanendo però membro ufficiale della famiglia reale, in quanto madre del principe ereditario, per la prima volta nella storia dei reali britannici.

Diana nacque nel tardo pomeriggio del 1º luglio 1961 a Sandringham nel Norfolk. Era la quarta dei cinque figli del Visconte e della Viscontessa Althorp (nata Frances Roche, poi Shand Kydd). Gli Spencer sono una delle più antiche ed importanti famiglie britanniche, strettamente connesse con la Famiglia Reale da diverse generazioni. Gli Spencer speravano in un maschio che portasse avanti il nome della famiglia, per questo nessun nome venne dato alla bambina per una settimana, fino a che non si decise per Diana Frances, in onore di una antenata degli Spencer, Diana Russell, duchessa di Bedford e per sua madre. Fu battezzata nella Chiesa di Santa Maria Maddalena. Diana aveva quattro fratelli: Sarah, Jane, John e Charles; John morì dopo solo 10 ore dalla nascita. Il desiderio di un ulteriore erede sconvolse il matrimonio degli Spencer, e Lady Althorp fu, secondo testimonianze, mandata nella clinica di Harley Street a Londra per determinare la causa del "problema". L'esperienza è stata descritta come "umiliate" da Charles Spencer, l'attuale conte: "È stato un momento terribile per i miei genitori e, probabilmente, la radice del loro divorzio poiché non credo che se ne siano fatti una ragione". Diana crebbe a Park House, nei pressi della residenza reale di Sandringham.
Diana aveva solo sette anni quando i suoi genitori si separarono. Sua madre, Frances, aveva un relazione con Peter Shand Kydd. Nel libro di Andrew Morton, il giornalista descrisse il ricordo di Diana di quel momento: suo padre, Lord Althorp, che caricava diverse valigie in macchina, e lo scricchiolio della ghiaia del piazzale mentre Frances, a bordo dell'auto, oltrepassava i cancelli di Park House. Durante la separazione dei genitori, Diana visse con la madre a Londra, ma qualche mese dopo, durante le vacanze di natale, Lord Althorp impedì alla ex-moglie di tornare in città con la figlia. L'uomo vinse infine la custodia di Diana con il supporto della suocera, Ruth Roche, baronessa Fermoy. Diana fu prima educata a Riddlesworth Hall nei pressi di Diss, nel Norfolk, e in seguito alla New School di West Heath, a Sevenoaks, nel Kent. Nel 1973, Lord Althorp cominciò una relazione con Raine, contessa di Dartmouth, l'unica figlia femmina di Alexander McCorquodale e Barbara Cartland. Diana ricevette il titolo di Lady dopo che suo padre ereditò quello di Conte Spencer il 9 giugno 1975. Lord Spencer e Lady Dartmouth si sposarono a Caxton Hall, a Londra, il 14 luglio 1976. Ora contessa Spencer, Raine era però mal sopportata da Diana. Durante l'infanzia, Diana era particolarmente nota per la sua timidezza, ma questo non le impedì di appassionarsi alla musica e alla danza. Aveva anche un grande amore per i bambini. Infatti, dopo aver frequentato l'Institut Alpin Videmanette, una scuola di perfezionamento situata in Svizzera, la giovane si trasferì a Londra e iniziò a lavorare come bambinaia, accettando infine il posto di assistente presso l'asilo nido Young England. Sembra che da bambina, Diana avesse giocato con i Principi Andrea ed Edoardo, quando la sua famiglia era affittuaria di Park House, di proprietà di Elisabetta II e situata all'interno della Tenuta di Sandringham.

Istruzione

Nel 1968, dopo aver frequentato la scuola pubblica, Diana venne iscritta al collegio Riddlesworth Hall. Non era tuttavia particolarmente brillante nello studio, così si trasferì alla West Heath Girls' School (in seguito ribattezzata The New School at West Heath) a Sevenoaks, nel Kent, dove rimase però una studentessa mediocre, che tentò e fallì per ben due volte i suoi esami di maturità. Dimostrò invece un talento particolare per la musica, soprattutto per il pianoforte, e il suo spirito altruistico venne riconosciuto e premiato dalla scuola. Nel 1977 lasciò l'istituto e frequentò per tre mesi l'Institut Alpin Videmanette, una scuola di buone maniere a Rougrmont, in Svizzera, dove alle studentesse venivano impartite lezioni di etichetta e svolgevano attività sociali quali gastronomia e galateo. Diana era inoltre un'ottima nuotatrice, la sua specialità erano i tuffi, e sognava di diventare una ballerina per il Royal Ballet. Studiò infatti danza classica, ma divenne troppo alta per poter realizzare il suo sogno.
Diana fece ritorno a Londra nel 1978, andando a vivere nell'appartamento della madre, che trascorreva la maggior parte dell'anno in Scozia. In seguito, per il suo diciottesimo compleanno, le venne regalato dai genitori un appartamento a Coleherne Court, nell'Earls Court. Visse lì fino al 1981 con tre coinquiline sue amiche. Su suggerimento della madre, si iscrisse ad un corso avanzato di cucina, non diventando una cuoca provetta, e poi lavorò come insegnante di danza all'accademia di Madame Vacani, come guida per i bambini alle prime armi. Ma in seguito ad un incidente di sci, che le immobilizzò una caviglia per diversi mesi, fu costretta a lasciare il lavoro. Trovò un impiego part-time come assistente all'asilo Young England, a Knightsbridge, continuando però a fare la governante per la sorella Sarah e l'hostess alle feste. Per diverso tempo fece anche la tata per una famiglia americana che viveva a Londra.

Fidanzamento con il principe Carlo

Nel 1977, ancora giovanissima, ad una battuta di caccia Diana conobbe Carlo, che allora frequentava sua sorella maggiore, Lady Sarah. L'erede al trono era poco più che trentenne, e già da tempo si trovava sotto pressione perché trovasse una giovane di buona famiglia e si sposasse. Nel febbraio del 1978, in seguito ad alcune indiscrezioni rilasciate da Sarah ai due giornalisti James Whittaker e Nigel Nelson, i due si lasciarono,  ma Carlo la invitò ugualmente, nel novembre dello stesso anno, per la festa dei suoi trent'anni a Buckingham Palace, e con lei le due sorelle. Diana e Sarah vennero successivamente invitate dalla Regina a una settimana di caccia a Sandringham, nel gennaio del 1979.
Lady Diana incontrò nuovamente il principe nell'estate del 1980, ad una festa organizzata nella tenuta di campagna dall'amico Philip de Pass. Diana era tra il pubblico alla partita di polo di Carlo, e durante il barbecue che seguì cercò di consolarlo per la recente perdita dello zio, Lord Mountbatten, ucciso nel novembre del 1979 dal gruppo terroristico dell'IRA. La sincera compassione di Diana colpì molto il principe che, qualche settimana più tardi, la invitò alla Royal Albert Hall per assistere al Requiem di Giuseppe Verdi. La nonna di Diana, Lady Fermoy, la accompagnò come chaperon.
Altri inviti seguirono quello a teatro: Diana fu ospite a bordo del panfilo reale Britannia, il più antico della marina inglese, per le regate conosciute come Cowes Week, per poi essere invitata a Balmoral, la residenza scozzese della Famiglia Reale, qualche tempo dopo. La giovane venne accolta positivamente dalla Regina, dal Duca di Edimburgo e dalla Regina Madre. Durante il soggiorno, alcuni fotografi nascosti sulle rive del fiume Dee, ansiosi di scoprire la nuova fiamma del principe, fotografarono Carlo mentre pescava accompagnato da una misteriosa ragazza che, scorgendo i loro obbiettivi, si nascose. I giornalisti tuttavia non impiegarono molto tempo a scoprire la sua identità, e al suo ritorno a Londra, Diana si trovo letteralmente perseguitata dalla stampa. Una sua fotografia, scattata durante l'orario di lavoro all'asilo Young England, che mostrava il profilo delle gambe attraverso il tessuto leggero della gonna, fece scalpore ma contribuì ad accrescere la sua popolarità.
Intanto gli incontri con Carlo proseguivano, e nelle settimane a seguire Diana fu ospite della Famiglia Reale nelle diverse residenze sparse in tutta la Gran Bretagna. Con il passare dei mesi, la stampa e il popolo si convinsero sempre più che sarebbe stata lei la futura sposa del principe di Galles. Finalmente, il 6 febbraio 1981, Carlo invitò Diana al castello di Windsor e le chiese di sposarlo. Lei accettò immediatamente, ma la notizia venne mantenuta segreta per le successive quattro settimane.
Il 24 febbraio 1981 Buckingham Palace annunciò ufficialmente il loro fidanzamento. Dal catalogo della gioielleria Garrard, Lady Diana scelse un anello in oro bianco con 14 diamanti elegantemente disposti attorno ad un grosso zaffiro di 12 carati, molto simile all'anello di fidanzamento della madre. Dal 2010, il gioiello è al dito della duchessa di Cambridge, moglie del primogenito di Diana.
Dopo l'annuncio del fidanzamento, Diana volò in Australia insieme alla madre e al patrigno per una vacanza di 10 giorni, ben sapendo che sarebbe stato il suo ultimo periodo di pace. Tornata a Londra, abbandonò definitivamente il suo appartamento di Coleherne Court per trasferirsi in una suite all'interno di Buckingham Palace, dove studiò il protocollo reale - come parlare in pubblico, salutare e trattare con la servitù. Fu anche ospite a Clarence House, residenza della Regina Madre, che le insegnò il corretto comportamento richiesto ad un membro della Famiglia Reale.
Nonostante i rudimenti di protocollo che le vennero impartiti, Diana diede subito prova, seppur involontariamente, del suo anticonformismo il 9 marzo 1981, quando presenziò con Carlo ad un ricevimento alla Goldsmiths Hall di Londra indossando un provocante abito in chiffon nero. Di due taglie più piccolo e scelto come ripiego, il vestito, oltre che per il colore funesto, scandalizzò per il taglio, più maturo rispetto alle precedenti mise della ragazza, ma soprattutto per la profonda e vertiginosa scollatura. La principessa Grace di Monaco, ospite d’onore all'evento e alla cena che seguì a Buckingham Palace, prese da parte Lady Diana e la accompagnò alla toilette, dove la confortò per quel primo, banale errore. Le diede anche alcuni consigli su come affrontare e sopportare l’enorme pressione mediatica, perché “sarebbe andata sempre peggio”.

Le nozze

Il matrimonio si svolse mercoledì 29 luglio 1981 nella Cattedrale di San Paolo a Londra, scelta perché offriva più posti a sedere rispetto all'Abbazia di Westminster, tradizionalmente usata per i matrimoni reali. Alla cerimonia parteciparono infatti oltre 2.000 invitati tra cui esponenti delle famiglie reali straniere e numerosi politici e diplomatici. Le nozze, ribattezzate "da favola", furono trasmesse in mondovisione e seguite da oltre 750 milioni di persone, mentre furono 600 mila quelle che inondarono le strade di Londra per vedere la sposa nel percorso che l'avrebbe portata alla cattedrale. Lady Diana indossava un abito in taffetà e seta color avorio, adornato da pizzi antichi e con uno strascico lungo ben sette metri. All'altare, la giovane invertì per errore i primi due nomi di Carlo, pronunciando "Filippo Carlo" invece che "Carlo Filippo", e non espresse voto di obbedienza al marito, una scelta voluta da entrambi.
Il principe e la nuova principessa di Galles trascorsero parte della loro luna di miele nella villa di proprietà della famiglia Mountbatten, situata a Broadlands, nell'Hampshire, prima di volare a Gibilterra e imbarcarsi sul panfilo reale Britannia per una crociera attraverso il mediterraneo. Visitarono l'Egitto, la Tunisia, la Sardegna e la Grecia.

Figli

Il 5 novembre 1981 venne ufficialmente annunciato che la principessa di Galles era in attesa del primo figlio. Nel gennaio 1982, a Sandringham, dove la Famiglia Reale trascorreva abitualmente il natale, Diana cadde dallo scalone principale, costringendo il ginecologo reale, George Pinker, ad accorrere da Londra per prestare soccorso alla principessa, incinta di 12 settimane. Nonostante diverse contusioni, il feto non aveva riportato danni. La caduta, che inizialmente venne considerata accidentale, in realtà fu il primo, disperato tentativo di Diana di attirare l'attenzione del marito, che ancora una volta la lasciava sola per recarsi a caccia.
Il 21 giugno 1982, in un'ala riservata del St Mary's Hospital, nel quartiere di Paddington, a Londra, Diana diede alla luce l'erede al trono, William Arthur Philip Louis, con l'assistenza del dottor Pinker. Il bambino, battezzato nella sala da musica di Buckingham Palace il 4 Agosto, fu il primo erede a nascere in un ospedale pubblico anziché a palazzo, com'era tradizione e come anche la Famiglia Reale pretendeva. Ma Diana fu irremovibile al riguardo. Nel marzo 1983, nonostante il palazzo l'avesse nuovamente sconsigliata, la principessa decise di portare con sé il piccolo William, di appena 9 mesi, durante il tour ufficiale dell'Australia e della Nuova Zelanda. Una decisione suggeritale, come lei stessa ammise, dal primo ministro australiano Malcolm Fraser, che riscontrò però l'approvazione del pubblico.
Un secondo figlio, Harry Charles Albert David, nacque due anni dopo William, il 15 settembre 1984. La principessa rivelò che durante la seconda gravidanza, lei e Carlo erano molto uniti. Diana sapeva di aspettare un maschio sin dall'ecografia, ma non ne parlò con nessuno, nemmeno con il marito, che sperava invece in una bambina.
Anche i critici più accaniti concordano che la principessa di Galles fu una madre esemplare, devota e affettuosa. Raramente chiedeva l'approvazione del principe o della Famiglia Reale, ed era spesso intransigente quando si trattava di figli. Scelse lei i loro nomi di battesimo, licenziò la governante reale e ne assunse una di sua scelta, si occupò di selezionare la scuola che avrebbero frequentato e il loro abbigliamento, nonché le uscite ufficiali. Li accompagnava a scuola, come una madre normale, ogni volta che i suoi impegni le permettevano di farlo, e spesso organizzava il suo programma di visite e apparizioni pubbliche in base alle esigenze dei bambini.

Doveri reali

Dopo il matrimonio con il principe di Galles, Diana venne ben presto assorbita dalla moltitudine di doveri ufficiali che, come principessa, era costretta a soddisfare per conto della Famiglia Reale. Il suo primo viaggio con Carlo fu una visita in Galles di tre giorni nell’ottobre 1981, dove tenne il suo primo discorso in pubblico, in parte pronunciato in gallese. Nel 1982, Diana accompagnò il marito in Olanda, e l’anno successivo in Australia e Nuova Zelanda, insieme al piccolo William, dove incontrarono le popolazioni native dell’isola, i Māori, che resero omaggio alla coppia con una tradizionale gita in barca e doni che rappresentavano la loro civiltà. Dal giugno al luglio 1983, il principe e la principessa presero parte ad una visita ufficiale in Canada per l’apertura dei World Universities Games, e per celebrare il 400º anniversario della conquista di Terranova da parte di Humphrey Gilbert.
Nell’aprile 1985, Diana e Carlo visitarono l’Italia con i due figli, il Principe William e il Principe Harry, e incontrarono l’allora presidente Sandro Pertini. Il viaggio di due settimane era stato programmato per l’autunno 1984, ma venne rinviato a causa della seconda gravidanza di Diana. La coppia visitò Firenze il 24 aprile 1985, recandosi alla Cattedrale di Santa Maria del Fiore, alla Chiesa di Santa Croce, alla Basilica di San Pietro in Vaticano e infine agli Uffizi. Il 26 aprile partirono per Roma, dove cenarono al Casina Valadier, per poi recarsi nella Santa Sede, dove ebbero un’udienza privata con Papa Giovanni Paolo II. Visitarono il cimitero monumentale di Anzio, recandosi poi a Livorno, a Milano, dove assistettero alla “Turandot” di Puccini al Teatro alla Scala, a Venezia, in Sicilia e infine a La Spezia, per visitare l’arsenale militare.
Diana fece il primo viaggio inaugurale oltreoceano nel novembre 1985, negli Stati Uniti. Il 9 novembre, durante il tour, lei e il marito incontrarono il 40º presidente Ronald Reagan e la moglie, la first lady Nancy, alla Casa Bianca. Durante la festa organizzata per l’occasione, Diana ballò con John Travolta indossando un sensualissimo abito di velluto blu notte, da allora conosciuto come “Travolta dress”, venduto all’asta nel 2011 per oltre 500.000 dollari. Nel 1986, Diana e il principe di Galles si imbarcarono per un viaggio attraverso il Giappone, l’Indonesia, la Spagna e il Canada.
In Giappone, Diana venne omaggiata come segno di rispetto con un antico kimono di seta del valore di 40.000 dollari e visitò la Red Cross Infants Home for Disabled Children a Tokyo come parte del suo impegno umanitario. Uno dei luoghi che la coppia visitò fu il palazzo Imperiale di Tokyo, dove l’Imperatore Hirohito diede un banchetto in loro onore. In Spagna, i principi di Galles vennero accolti dagli studenti di arte e musica dell’Università di Salamanca. Carlo e Diana erano amici intimi di Re Juan Carlos e della sua famiglia: la coppia era infatti solita trascorrere le vacanze estive a Maiorca. In Canada visitarono l’Expo 1986, dove Diana svenne qualche minuto dopo il suo ingresso, crollando a terra mentre si avvicinava al marito. Trasportata in una stanza privata, la principessa ne uscì mezz’ora dopo, apparentemente ripresa. Un portavoce della Famiglia Reale annunciò che il malore era dovuto al caldo e alla fatica del viaggio. Ma Diana in seguito chiarì che lo svenimento fu causato dai suoi disturbi alimentari, non avendo mangiato e trattenuto niente per giorni. Riportò anche che il marito, invece di offrirle appoggio, la rimproverò per non aver avuto il buongusto di svenire in privato anziché davanti a tutti.
Nel febbraio 1987, il principe e la principessa di Galles visitarono il Portogallo. Il viaggio venne organizzato per coincidere con l’anniversario della firma del Trattato di Windsor del 1386, che aveva legato in “perpetua amicizia” l’Inghilterra e il Portogallo. La coppia partecipò ad un banchetto organizzato in loro onore dal Presidente Mário Soares al Palazzo Nazionale Ajuda. Nello stesso anno, Carlo e Diana vennero invitati a visitare la Germania e la Francia per partecipare al Festival di Cannes. Nel 1988, i principi di Galles di recarono nuovamente in Australia per le celebrazioni del bicentenario. L’anno successivo visitarono il Golfo Persico, dove incontrarono i cittadini britannici, fecero visita alle sedi della British Scots School sparse per la regione e si unirono ai membri di altre famiglie reali per cene di stato e picnic nel deserto. Il tour iniziò nel Kuwait, dove Carlo e Diana furono ospiti del locale governo nel Palazzo Salam a Shuwaikh Port. Durante il viaggio, la coppia ebbe un'udienza con l’Emiro del Kuwait, seguita dal pranzo. Incontrarono anche il primo ministro, che diede una cena in loro onore. Diana ricevette in dono un cofanetto di preziosi gioielli, un servizio da the in argento e una tunica ricamata in oro. Durante la visita del Kuwait, Diana si recò anche alla Kuwait Handicapped Society, mostrando il suo crescente interesse per i bambini bisognosi. Nell’Arabia Saudita, la principessa venne invitata al palazzo di Re Fahd, un onore raramente concesso ad una donna, mentre in Oman, il Sultano le regalò una parure di gioielli degna di una Regina. Il viaggio terminò negli Emirati Arabi Uniti.
Nel marzo 1990, Diana accompagnò il principe di Galles nel tour della Nigeria e del Camerun. Il presidente del Camerun organizzò una cena ufficiale per accoglierli a Yaoundé; durante la visita, la principessa visitò gli ospedali pediatrici e le leghe di supporto alle donne. Nel maggio dello stesso anno, Carlo e Diana si recarono in visita ufficiale in Ungheria. All’arrivo in aeroporto, la coppia incontrò il suo ospite, il presidente appena eletto Árpád Göncz, che li invitò a cena per dare loro il benvenuto. Durante il viaggio di quattro giorni, la coppia incontrò funzionari governativi e commerciali, oltre che vari artisti, e la principessa visitò con interesse la mostra sulla moda britannica organizzata al Museo d'arte applicata. A novembre, i principi di Galles si recarono nuovamente in Giappone per assistere all’incoronazione dell’Imperatore Akihito. Nel 1991, accompagnati dai figli, Carlo e Diana si imbarcarono per una visita ufficiale in Canada, dove presentarono una copia del decreto reale della Regina Vittoria alla Queen's University, durante i festeggiamenti per il 150º anniversario della sua fondazione. Nello stesso anno visitarono il Brasile. Durante il tour del Brasile, Diana visitò l’orfanotrofio e un centro infantile di cure per l’AIDS. Incontrò anche il presidente brasiliano Fernando Collor de Mello, e la first lady Rosane Collor, a Brasilia. L’ultimo viaggio ufficiale che la coppia fece insieme fu quello in India e Corea del Sud nel 1992.
Il primo viaggio ufficiale oltremare della principessa, senza la compagnia del marito, avvenne nel settembre 1982, quando rappresentò la suocera al funerale di stato della principessa Grace di Monaco, deceduta in seguito ad un incidente stradale. Il suo primo tour ufficiale, invece, ci fu nel febbraio 1984, quando raggiunse la Norvegia per partecipare ad una performance del London City Ballet, del quale era madrina. All’aeroporto di Fornebu, Diana venne accolta dal Principe Harald e dalla Principessa Sonja di Norvegia. Nel settembre 1991, Diana visitò il Pakistan: durante la visita, la principessa aiutò le famiglie bisognose di Lahore e incontrò insegnanti e studenti delle scuole islamiche. Nel 1992 fece un breve viaggio in Egitto, dove visitò le scuole e i centri per bambini disabili al Cairo. Venne invitata ad alloggiare nella villa dell'ambasciatore britannico, dove incontrò il presidente Hosni Mubarak. Diana approfittò del viaggio per visitare siti storici come le piramidi e i templi di Luxor e Karnak, accompagnata dal famoso archeologo egiziano Zaki Hawas. Nel febbraio 1995, la principessa visitò nuovamente il Giappone e fu ospite dell’Imperatrice Michiko. Nel giugno dello stesso anno, Diana volò a Venezia per presenziare alla Biennale. Nel novembre 1995, la principessa intraprese un viaggio di quattro giorni per l’Argentina e incontrò a pranzo il presidente Carlos Menem e sua figlia, Zulemita. Diana visitò molti altri paesi, tra cui la Svizzera, il Belgio, il Sud Africa, lo Zimbabwe e il Nepal.
Diana era nota per il suo stile e la sua eleganza, ed era molto affascinata dal mondo della moda. Negli anni, attraverso il suo ruolo di principessa di Galles, contribuì ad accrescere la visibilità dei giovani stilisti britannici ai quali si rivolgeva, ma era senza dubbio più famosa per il suo impegno umanitario e la sua grande compassione. Nel dicembre 1993, la principessa di Galles annunciò che avrebbe ridotto le sue apparizioni pubbliche al fine di coniugare “il suo significativo ruolo pubblico con una vita più riservata”.
Dopo la separazione da Carlo, Diana continuò ad apparire con gli altri membri della Famiglia Reale in diverse occasioni d’importanza nazionale, come le commemorazioni per il 50º anniversario della Giornata della Vittoria sulla Germania e sul Giappone nel 1995. Diana trascorse il suo 36º e ultimo compleanno, il 1 luglio 1997, partecipando alle celebrazioni per il 100º anniversario della Tate Gallery. Il suo ultimo impegno ufficiale in Inghilterra fu il 21 luglio, quando visitò il reparto d’emergenza infantile del Northwick Park Hospital, a Londra.

Impegno sociale

Nonostante nel 1983 Diana avesse confidato all’allora primo ministro di Terranova e Labrador, Brian Peckford, “Trovo davvero difficile affrontare le pressioni dovute al mio ruolo di principessa di Galles, ma sto imparando come gestirle”, a partire dalla metà degli anni ottanta la principessa di Galles divenne madrina di un numero sempre maggiore di enti di beneficenza. Come principessa di Galles, e secondo il protocollo reale, Diana era tenuta a fare regolari apparizioni pubbliche in ospedali, scuole e altre strutture. La principessa sviluppò un forte interesse per alcune cause solitamente ignorate dal resto della Famiglia Reale, tra cui l'AIDS e la lebbra. Fu madrina di associazioni benefiche che lavoravano con i senza tetto, i giovani, i tossicodipendenti e gli anziani, nonché presidente, dal 1989, del Great Ormond Street Hospital for Children di Londra.
Il giorno dopo il suo divorzio, Diana annunciò il ritiro da oltre 100 associazioni umanitarie per concentrare il suo supporto sulle restanti sei. Rimase madrina di Centrepoint, English National Ballet, Leprosy Mission e National AIDS Trust, e presidente dell’Hospital for Sick Children, del Great Ormond Street Hospital e del Royal Marsden Hospital. Nel giugno 1997, la principessa partecipò, a Londra e New York, alle anteprime dell'asta che metteva in vendita numerosi degli abiti e dei completi indossati dal giorno del fidanzamento, e il cui ricavato andò completamente in beneficenza.
Durante il suo ultimo anno, Diana offrì un tangibile sostegno alla Campagna Internazionale per il Bando delle Mine Antiuomo, un sostegno che fu decisivo per l'approvazione della legislazione in proposito nel Regno Unito. Su un invito della leader americana del movimento, Jody Williams, Diana si fece fotografare dalla stampa mentre ispezionava un campo minato della ex-Jugoslavia: le sue immagini, con elmetto e giubbotto protettivo, fecero il giro del mondo. La campagna vinse il premio Nobel per la pace nel 1997, pochi mesi dopo la sua morte.
Con la sua immagine aiutò soprattutto i bambini poveri dell'Africa e fu accanto a personalità come Nelson Mandela, il XIV Dalai Lama Tenzin Gyatso, e Madre Teresa di Calcutta, con la quale si incontrò molte volte e che divenne la sua guida spirituale.

Problemi e separazione

Durante gli anni novanta, il matrimonio di Diana e Carlo si ruppe inevitabilmente, un evento prima smentito, poi idolatrato dal mondo dei media. Entrambi i principi di Galles rivelarono, attraverso amici intimi, diverse indiscrezioni alla stampa, accusandosi a vicenda del fallimento del matrimonio.
I primi sintomi di una difficile convivenza tra i due risalgono al 1985. La principessa di Galles iniziò una relazione con il suo istruttore di equitazione, il maggiore James Hewitt, e il principe tornò dalla sua vecchia e devota fiamma, Camilla Parker-Bowles. L'adulterio di Carlo, fino ad allora sconosciuto al pubblico, venne esposto nel maggio 1992 con la pubblicazione di Diana - La sua vera storia, di Andrew Morton. Il libro, che rivelava senza remore l’infelicità di Diana e i suoi disperati tentativi di suicidio a causa dell'indifferenza del marito, causò una vera tempesta mediatica. La sua pubblicazione fu seguita, durante il 1992 e il 1993, da registrazioni illegali delle conversazioni telefoniche tra i principi di Galles e i rispettivi amanti. Nell’agosto 1992, con il titolo Squidgygate, il Sun pubblicò le trascrizioni complete del colloquio intimo tra la principessa e James Gilbey, suo vecchio amico. Nel novembre dello stesso anno, seguirono sui giornali Today e Mirror stralci del Camillagate, lo scandaloso scambio di battute ad alto contenuto erotico tra il principe Carlo e Camilla. Sempre nel 1992, il produttore americano Martin Poll acquistò i diritti del libro di Andrew Morton e girò La vera storia di Lady D, con Serena Scott Thomas nel ruolo di Diana e David Threlfall in quello del principe Carlo. Trasmessa in tutto il mondo, la miniserie in due puntate registrò altissimi indici di ascolto, avvicinando ancora di più il pubblico a Diana.
Nel frattempo, iniziarono a circolare pettegolezzi sulla sua presunta relazione con James Hewitt, fino ad allora segreta, che culminarono nel 1994 con la pubblicazione del libro Princess in Love, di Anna Pasternak, a cui seguì nel 1996 il film di David Green La principessa triste. Julie Cox venne scelta per interpretare la principessa di Galles, mentre Christopher Villiers era l’affascinante James Hewitt.
Il 9 dicembre 1992, il primo ministro britannico John Major annunciò alla Camera dei comuni che il principe e la principessa di Galles avevano deciso di comune accordo di separarsi. Un mese dopo, nel gennaio 1993, venne pubblicato su giornali l’intero Camillagate, e il 3 dicembre dello stesso anno Diana annunciò il suo ritiro dalla scena pubblica. Il principe di Galles cercò di riacquistare il consenso del pubblico, schierato con Diana, concedendo un’intervista televisiva a Jonathan Dimbleby il 29 giugno 1994. Nell’intervista, Carlo confessò il suo tradimento con Camilla Parker-Bowles, precisando però che la loro relazione era iniziata solamente nel 1986, quando il suo matrimonio con Diana era ormai "inevitabilmente naufragato". La stessa sera dell'intervista, Diana si recò alla Serpentine Gallery per partecipare al party organizzato dalla rivista Vanity Fair: il cortissimo abito di seta nera che indossava, creato dalla stilista Christina Stambolian e in seguito ribattezzato "Revenge dress", le fece guadagnare le prime pagine di tutti i giornali, a discapito del marito. L'abito venne in seguito venduto all'asta nel 1997 per 74,000 dollari.
Nonostante la principessa incolpasse dei suoi problemi coniugali la sola Camilla Parker-Bowles, a causa della sua precedente relazione con Carlo, Diana arrivò a pensare che il marito avesse relazioni anche con altre donne. Nell’ottobre 1993, scrisse ad un’amica rivelandole che credeva che Carlo fosse ora innamorato di Tiggy Legge-Bourke, la governante da lui stesso assunta per occuparsi dei figli, e volesse sposarla. La principessa era molto diffidente verso la donna, soprattutto per il rapporto che aveva con i due principini.

Divorzio

Il 20 novembre 1995, la BBC trasmise, all’interno del programma d’attualità Panorama, l’intervista di Martin Bashir alla principessa di Galles. Durante l’incontro, Diana rivelò la sua relazione con Hewitt dicendo: “Si, lo adoravo”. Riguardo a Camilla ribadì la sua posizione con la ormai storica frase “Eravamo in tre in questo matrimonio, un po' troppo affollato”. Pensando al suo futuro, invece, la principessa disse: “Mi piacerebbe essere la regina nei cuori delle persone”. E riguardo al futuro del principe di Galles come re, ammise: “Conoscendo il suo carattere, penso che la massima carica, come la chiamo io, gli porterebbe enormi limitazioni, e non so se saprebbe adattarsi”.
Il 20 dicembre 1995, in seguito all’intervista di Diana su Panorama, Buckingham Palace annunciò pubblicamente che la Regina aveva spedito al principe e alla principessa di Galles una lettera dove esigeva il divorzio. La decisione della Regina venne presa in accordo con il primo ministro e il suo consiglio privato dopo, secondo la BBC, due settimane di discussioni.
Il divorzio venne ufficializzato il 28 agosto 1996. Diana ricevette una buonuscita di 17 milioni di sterline, con la clausola standard nei divorzi reali di non parlare con nessuno degli accordi presi. Non essendo più legata al principe di Galles, in accordo con le lettere patenti che regolano i titoli reali dopo il divorzio, Diana perse il titolo di Altezza Reale assumendo invece quello di Diana, Principessa di Galles. Ma in quanto madre del secondo e terzo in linea di successione al trono, rimase un membro della Famiglia Reale, come ribadito da Buckingham Palace, continuando quindi a godere dei privilegi ottenuti con il matrimonio.

Vita privata dopo il divorzio

Dopo il divorzio, Diana mantenne il suo appartamento nel lato nord di Kensington Palace, dove aveva vissuto con il principe di Galles sin dal primo anno di matrimonio, e che rimase sua dimora fino alla tragica scomparsa.
Diana frequentò uno stimato cardiochirurgo di origine pakistana, Hasnat Khan, identificato da molti dei suoi amici più cari come "l'amore della sua vita", per quasi due anni, prima che Khan mettesse bruscamente fine al rapporto. Khan era molto riservato e la relazione con Diana venne mantenuta segreta, soprattutto con la stampa. Secondo la testimonianza rilasciata da Hasnat Khan durante l'inchiesta per la morte di Diana, fu Diana stessa a troncare la loro relazione nel giugno 1997, durante un incontro a Hyde Park, che confina con i giardini di Kensington Palace.
Nel giro di un mese, Diana aveva iniziato a vedere Dodi Al-Fayed, figlio di Mohamed Al-Fayed, che aveva invitato la principessa a trascorrere l’estate con lui come sua ospite. Diana aveva progettato di trascorrere le vacanze con i figli a Long Island, New York, ma i funzionari di sicurezza l’avevano sconsigliata. Così, dopo aver annullato una visita in Thailandia, la principessa accettò l'invito di Al-Fayed e fu ospite, insieme ai figli, nella sua villa nel sud della Francia, protetta dal sistema di sicurezza privata dell'imprenditore egiziano. Mohamed Al-Fayed comprò per l'occasione uno yacht di 60 metri da diversi milioni di sterline, il Jonikal, su cui far divertire Diana e i suoi figli.

Mine antiuomo

Nel gennaio 1997, le immagini di Diana mentre percorreva un campo minato dell’Angola con un casco balistico e un giubbotto antiproiettile vennero trasmesse in tutto il mondo. Fu durante questa campagna antimine che alcuni l’accusarono di ingerenza politica chiamandola una 'mina vagante'. Nel giugno 1997, la principessa tenne un discorso alla conferenza antimine alla Royal Geographical Society di Londra, seguito da un visita a Washington, negli Stati Uniti, il 17 e 18 giugno per promuovere la campagna della Croce Rossa Americana contro l’utilizzo delle mine. Diana approfittò del viaggio per incontrarsi con la sua guida spirituale, Madre Teresa, nel Bronx. Nell'agosto 1997, pochi giorni prima della sua morte, visitò la Bosnia ed Erzegovina con Jerry Bianco e Ken Rutherford del Landmine Survivors Network. Il suo interesse per le mine era totalmente focalizzato sui danni che, dopo anni dal conflitto, ancora creavano, spesso su bambini innocenti.
Si presume che con il suo impegno abbia influenzato e permesso, seppur dopo la sua morte, la firma del Trattato di Ottawa, che impone un divieto internazionale all'uso delle mine antiuomo. Nel 1998, alla Camera dei comuni, il ministro degli esteri Robin Cook ha reso omaggio al lavoro di Diana nell’abolire le mine antiuomo:
"Tutti i parlamentari sanno dell'immenso contributo di Diana, principessa di Galles, per mettere a conoscenza i nostri elettori dei costi umani reclamati dalle mine antiuomo. Il modo migliore in cui manifestare il nostro apprezzamento per il suo incredibile lavoro, e il lavoro delle ONG che si sono battute contro le mine, è quello di approvare un disegno di legge e spianare la strada ad un divieto globale all’utilizzo delle mine antiuomo".
Le Nazioni Unite hanno lanciato un appello ai paesi che hanno prodotto e accumulato il maggior numero di mine antiuomo (Stati Uniti, Cina, India, Corea del Nord, Pakistan e Russia) perché firmino il Trattato di Ottawa che vieta la produzione e l'uso di queste armi micidiali, contro le quali Diana ha fatto una campagna. Carol Bellamy, direttore esecutivo del Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia (UNICEF), ha detto che le mine sono ancora "un'attrazione letale per i bambini, spinti tra le braccia della morte dalla loro curiosità e ricerca di nuovi giochi".

La morte

Il 31 agosto 1997, Diana rimane vittima di un incidente automobilistico sotto il tunnel del Pont de l'Alma a Parigi, insieme al suo compagno Dodi al-Fayed, quando la loro Mercedes, guidata dall'autista Henri Paul, si infrange contro il tredicesimo pilastro della galleria.
Sabato 30 agosto, a fine serata, Diana e Dodi partono dall'Hôtel Ritz di Parigi, in Place Vendôme, sulla loro Mercedes S280, seguendo la riva destra della Senna per raggiungere l'appartamento privato di Dodi. Poco dopo mezzanotte imboccano la galleria de l'Alma, seguiti da fotografi e da un cronista.
Nello schianto, Dodi Al-Fayed e l'autista Henri Paul muoiono sul colpo. Trevor Rees-Jones, guardia del corpo di Diana, seduto sul sedile anteriore e il solo ad avere la cintura di sicurezza allacciata, è gravemente ferito ma sopravviverà. Lady D, liberata dal groviglio di lamiere, è ancora viva e dopo i primi soccorsi prestati dal dottor Maillez, per caso sul posto, l'ambulanza la trasporta all'ospedale Pitié-Salpêtrière, dove arriva alle 2 circa. A causa delle gravi lesioni interne, viene dichiarata morta due ore più tardi.
La conferenza stampa per l'annuncio ufficiale della morte viene fatta alle 5.30 da un medico dell'ospedale, dal Ministro dell'Interno Jean-Pierre Chevènement e da Michael Jay, ambasciatore del Regno Unito in Francia.
Verso le 14, il principe Carlo e le due sorelle di Diana, Lady Sarah McCorquodale e Lady Jane Fellowes, arrivano a Parigi per l'identificazione e ripartono con la salma della principessa 90 minuti dopo.

Il funerale

Nonostante la prima scelta di un funerale privato, poiché Diana non era più un'Altezza Reale, l'improvvisa e inaspettata reazione del popolo inglese, sgomento e in lacrime per la perdita dell'amata principessa, spinse la casa reale ad accettare le pubbliche esequie. Elisabetta, che con tutta la famiglia era rimasta a Balmoral, in Scozia, indifferente al lutto pubblico, dopo i ripetuti attacchi da parte della stampa e del popolo, che la accusavano di non mostrare rimorso per la morte di Diana, acconsentì ad issare a mezz'asta la bandiera sul palazzo reale e a tornare immediatamente a Londra. Il 5 settembre 1997 apparve in una diretta televisiva dove rendeva omaggio alla nuora scomparsa, definendola "un essere umano straordinario", che "nei momenti felici come in quelli di sconforto, non aveva mai perso la capacità di sorridere, o di ispirare gli altri con il suo calore e la sua bontà".
Il 6 settembre 1997, giorno del funerale, per le strade di Londra si riversarono circa 3 milioni di persone. Il feretro di Diana fu posto su un affusto di cannone e da Kensington Palace, dove aveva trascorso la notte, attraversò Hyde Park fino a St. James's, dove il principe Carlo, insieme ai figli William ed Harry, il padre Filippo, il IX Conte Spencer, fratello di Diana, e 500 rappresentanti delle organizzazioni patrocinate dalla principessa si unirono al corteo dietro la bara.
Le migliaia di persone presenti al funerale, piangendo ed accalcandosi intorno alle transenne, gettarono fiori al passaggio del feretro e lungo tutto il percorso. Davanti a Buckingham Palace, la famiglia reale al completo aspettava, vestita a lutto, il passaggio della bara: di fronte al feretro, Elisabetta piegò il capo in segno di rispetto.
Le esequie proseguirono nell'Abbazia di Westminster: durante la cerimonia, Elton John cantò Candle in the Wind, una versione modificata per l'occasione della celebre canzone dedicata alla morte di Marilyn Monroe. Il fratello di Diana pronunciò il suo discorso, dicendo che "Diana era l'essenza stessa della compassione, del dovere, dello stile, della bellezza. In tutto il mondo era considerata simbolo di umanità ed altruismo, portabandiera dei diritti degli oppressi. Una ragazza tipicamente inglese, che trascendeva la nazionalità; una donna dalla nobiltà innata, che andava oltre le classi sociali, e che ha dimostrato negli ultimi anni di non aver bisogno di un titolo reale per continuare a generare il suo particolare tipo di magia".
Il funerale venne trasmesso in diretta dalle televisioni di tutto il mondo e seguito da oltre due miliardi di persone, rendendolo uno degli eventi televisivi più visti della storia.

La sepoltura

Diana venne tumulata nella proprietà di famiglia, ad Althorp, in Northamptonshire, su un'isola in mezzo ad un laghetto chiamata Round Oval. La cerimonia, in forma strettamente privata, ebbe luogo subito dopo il funerale e vi presero parte l'ex-marito Carlo, i figli, la madre e i fratelli di Diana. La principessa venne vestita con un abito nero a maniche lunghe, disegnato da Catherine Walker e acquistato solo alcune settimane prima dell'incidente. Tra le sue mani venne posto un rosario, un dono che Diana aveva ricevuto da Madre Teresa, morta pochi giorni dopo di lei.

Memoriali

Subito dopo la morte di Diana, in tutto il mondo diversi luoghi divennero in brevissimo tempo meta di pellegrinaggio e di tributo, invasi da centinaia di mazzi di fiori. Il più grande, ancora nell’immaginario del pubblico, fu fuori dai cancelli dorati di Kensington Palace, dimora di Diana, dove le persone continuarono a lasciare fiori e omaggi per lei fino a dopo il funerale. Memoriali permanenti includono:

Diana, Princess of Wales Memorial Gardens - Regent Centre Gardens Kirkintilloch;
Diana, Princess of Wales Memorial Fountain – fontana situata a Hyde Park, Londra, e inaugurata da Elisabetta II nel 2004;
Diana, Princess of Wales Memorial Playground – Kensington Gardens, Londra;
Diana, Princess of Wales Memorial Walk - percorso circolare tra Kensington Gardens, Green Park, Hyde Park e St. James's Park, Londra.

In aggiunta, ci sono due monumenti commemorativi all'interno dei grandi magazzini Harrods, a Londra, all'epoca di proprietà di Dodi Al-Fayed, padre di Dodi. Il primo memoriale si trova al piano seminterrato dell'edificio, ed è composto dai ritratti della coppia dietro ad una teca piramidale che custodisce il bicchiere di vino, ancora sporco di rossetto, usato durante la loro ultima cena al Ritz, e il presunto anello di fidanzamento che Dodi acquistò per Diana il giorno prima della loro morte. Il secondo memoriale, presentato nel 2005 e intitolato "Vittime Innocenti", è una statua in bronzo della coppia che balla su una spiaggia sotto le ali di un albatro. "La Fiamma della Libertà", eretta nel 1989 sulla Place de l'Alma a Parigi, sopra l'ingresso al tunnel in cui ebbe luogo l'incidente mortale, è diventato un memoriale non ufficiale di Diana.

Ruolo iconico

Dal suo fidanzamento con il principe di Galles, nel 1981, e fino alla sua morte, nel 1997, Lady Diana è stata un’importante presenza sulla scena mondiale, ed è spesso stata descritta come "la donna più fotografata del mondo" (altre fonti sono invece solite dividere l’appellativo tra lei e Grace Kelly). Diana è conosciuta ovunque per la sua compassione, il suo stile, il suo carisma, nonché per le numerose opere di beneficenza a favore dei più sfortunati e per il suo turbolento matrimonio con il principe Carlo.
La biografa reale Sarah Bradford ha commentato: "L'unica cura per la sua sofferenza (di Diana), sarebbe stata l'amore del principe di Galles, che lei desiderava ardentemente, un qualcosa che invece le è sempre stato negato. L’incomprensione del marito è stata la bocciatura finale: il modo in cui Carlo la denigrava costantemente l’hanno ridotta alla disperazione". Diana stessa ha commentato: "Mio marito mi ha fatto sentire inadeguata in ogni modo possibile, ed ogni volta che riuscivo a sollevarmi il suo atteggiamento mi spingeva nuovamente verso il baratro".
Diana dichiarò di aver sofferto di depressione, arrivando anche all’autolesionismo. A causa dell'enorme pressione mediatica, e alla difficile convivenza con un marito distante, soffrì di bulimia nervosa sin dai primi mesi del matrimonio nel 1981.
Nel 1999, il Time ha inserito il nome di Diana tra le 100 persone più importanti del 20° secolo. Nel 2002, la principessa di Galles si è invece classificata al 3° posto nel sondaggio della BBC sui 100 britannici più importanti, scalzando la Regina e altri monarchi inglesi.
Nel 2007, con il libro Lady Diana Chronicles, Tina Brown ha scritto una biografia di Diana descrivendola come "inquieta ed esigente ... ossessionata dalla sua immagine pubblica" oltre che "dispettosa, manipolativa e nevrotica." Nella biografia, Tina Brown sostiene anche che Diana sposò Carlo per il suo potere e che iniziò una relazione sentimentale con Dodi Al-Fayed solamente per scatenare la rabbia della famiglia reale, ma senza avere alcuna intenzione di sposarlo.
Nel gennaio 2013, una fotografia inedita di Lady Diana, allora già ufficialmente fidanzata con Carlo, è stata messa all'asta. Lo scatto, che apparteneva al quotidiano Daily Mirror e che riportava la frase "Da non pubblicare" scritta a mano sopra, ritrae una giovane Diana durante una vacanza in montagna nel 1979, comodamente appoggiata sul petto del giovane amico Adam Russell.
Il 19 marzo 2013, dieci vestiti del guardaroba di Diana, incluso l'abito da sera in velluto blu notte indossato dalla principessa nel 1985, durante la cena alla Casa Bianca dove danzò con John Travolta, sono stati messi all'asta a Londra, raggiungendo la cifra di 800,000 sterline. Due degli abiti, acquistati dall'associazione Historic Royal Palaces, sono in esposizione a Londra insieme ad altri capi appartenuti a Diana, alla Regina Elisabetta e alla principessa Margaret, come parte dell'esposizione Fashion Rules: Dress from the collections of HM The Queen, Princess Margaret, and Diana, Princess of Wales inaugurata a Kensington Palace il 4 luglio 2013.
Il 15 luglio 2013, dall'archivio fotografico della Casa Bianca sono emersi numerosi scatti inediti di Lady Diana, realizzati dal fotografo Pete Souza durante il ricevimento che Ronald Reagan diede nel 1985 per rendere omaggio ai principi di Galles, in visita negli Stati Uniti. Oltre alle già famose foto di Diana insieme a John Travolta, altre la vedono danzare con il presidente Reagan e, non senza imbarazzo e soggezione, con Tom Selleck, stella del telefilm Magnum, P.I., e Clint Eastwood.

Antenati di Diana

Diana era nata in una famiglia aristocratica con origini reali. Da sua madre Frances traeva origini irlandesi, scozzesi, inglesi e americane (la sua bisnonna era Frances Ellen Work, ereditiera americana). Il padre discendeva dal re Carlo II d'Inghilterra della famiglia Stuart, tramite quattro figli illegittimi:

Henry Fitzroy, I Duca di Grafton, figlio di Barbara Villiers, Duchessa di Cleveland;
Charles Lennox, Duca di Richmond e Lennox, figlio di Louise de Kérouaille, Duchessa di Portsmouth;
Charles Beauclerk, figlio di Nell Gwyn;
James Crofts Duca di Monmouth, figlio di Lucy Walter;
Henrietta FitzJames, figlia di Arabella Churchill, sorella di John Churchill Duca di Marlbourgh.

Tra gli antenati di Diana: Roberto I di Scozia, Maria Stuarda, Maria Bolena, Lady Catherine Grey, Maria di Salinas, John Egerton II duca di Bridgewater, James Stanley VII duca di Derby, Georgiana Spencer, duchessa del Devonshire. Diana vantava anche origini italiane discendendo tra gli altri da Caterina Sforza e Cosimo I de' Medici.
La nonna materna di Lady Diana, Lady Ruth Fermoy, fu per molto tempo dama di compagnia e amica intima della Regina Madre.

Albero genealogico

Lady Diana Spencer

Padre:

Edward Spencer, VIII conte Spencer

Nonno paterno:

Albert Spencer, VII conte Spencer

Bisnonno paterno:

Charles Spencer, VI conte Spencer

Trisnonno paterno:

Frederick Spencer, IV conte Spencer

Trisnonna paterna:

Adelaide Seymour

Bisnonna paterna:

Lady Margaret Baring

Trisnonno paterno:

Edward Baring, I Barone Revelstoke

Trisnonna paterna:

Louisa Bulteel

Nonna paterna:

Lady Cynthia Hamilton

Bisnonno paterno:

James Hamilton, III duca di Abercorn

Trisnonno paterno:

James Hamilton, II duca di Abercorn

Trisnonna paterna:

Lady Maria Anna Hamilton Curzon-Howe

Bisnonna paterna:

Lady Rosalind Cecilia Caroline Bingham

Trisnonno paterno:

Charles Bingham, IV conte di Lucan

Trisnonna paterna:

Lady Cecilia Catherine Gordon-Lennox

Madre:

Hon. Frances Ruth Roche

Nonno materno:

Maurice Burke Roche, IV barone Fermoy

Bisnonno materno:

James Burke Roche, III barone Fermoy

Trisnonno materno:

Edmond Roche, I Barone Fermoy

Trisnonna materna:

Elizabeth Boothby

Bisnonna materna:

Frances Ellen Work

Trisnonno materno:

Franklin Work

Trisnonna materna:

Ellen Wood

Nonna materna:

Ruth Sylvia Gill

Bisnonno materno:

William Smith Gill

Trisnonno materno:

Alexander Ogston Gill

Trisnonna materna:

Barbara Smith Marr

Bisnonna materna:

Ruth Littlejohn

Trisnonno materno:

David Littlejohn

Trisnonna materna:

Jane Crombie

fonte: Wikipedia

Claudio Tolomeo



in greco Κλαύδιος Πτολεμαῖος (Cláudios Ptolemâios), in latino Claudius Ptolomaeus (Pelusio, 100 circa – 175 circa), fu un astrologo, astronomo e geografo greco antico di epoca imperiale e cultura ellenistica che visse e lavorò ad Alessandria d'Egitto. Considerato uno dei padri della geografia, fu autore di importanti opere scientifiche, la principale delle quali è il trattato astronomico noto come Almagesto.

L'Almagesto

Il titolo greco originale di quest'opera era Mathematikè sýntaxis ("Trattato matematico"). Il nome "almagesto" (il grandissimo) è la versione in arabo del nome greco con cui era nota l'opera ed è dovuto alla circostanza che, come per larga parte della scienza e della filosofia greca classica, la sua diffusione iniziale in Europa è avvenuta soprattutto attraverso manoscritti arabi, che furono tradotti in latino da Gerardo da Cremona nel XII secolo.
In questo lavoro, una delle opere scientifiche più influenti dell'antichità, Tolomeo raccolse la conoscenza astronomica del mondo greco basandosi soprattutto sul lavoro svolto tre secoli prima da Ipparco. Tolomeo formulò un modello geocentrico, in cui solo il Sole e la Luna, considerati pianeti, avevano il proprio epiciclo, ossia la circonferenza sulla quale si muovevano, centrata direttamente sulla Terra. Questo modello del sistema solare, che da lui prenderà il nome di sistema tolemaico, rimase di riferimento per tutto il mondo occidentale (ma anche arabo) fino a che non fu sostituito dal modello di sistema solare eliocentrico dell'astronomo polacco Niccolò Copernico, già noto, comunque, nell'antica Grecia al tempo del filosofo Aristarco di Samo.
I metodi di calcolo illustrati nell'Almagesto (integrati nel XII secolo dalle cosiddette Tavole di Toledo, di origine sasanide e riprese dagli Arabi musulmani) si dimostrarono di accuratezza sufficiente per i bisogni di astronomi, astrologi e navigatori almeno fino all'epoca delle grandi scoperte geografiche.
L'Almagesto contiene anche un catalogo di stelle, probabilmente un aggiornamento di un analogo catalogo compilato da Ipparco. L'elenco di quarantotto costellazioni che vi è contenuto è l'"antenato" del sistema di costellazioni moderne, ma non poteva coprire l'intera volta celeste poiché questa non è completamente accessibile dalle latitudini del Mediterraneo, nelle cui vicinanze vissero Ipparco e Tolomeo.

Altre opere astronomiche

Tolomeo, oltre all'Almagesto, fu autore di diverse altre opere di astronomia. La Iscrizione Canobica e le Tavole manuali sono strettamente collegate alla sua opera principale, mentre le Ipotesi Planetarie descrivono un modello meccanico del sistema planetario, costituito da sfere materiali incastonate l'una nell'altra, che è totalmente assente nell' Almagesto. Ci restano anche l'Analemma, il Planisphaerium e il secondo libro delle Fasi.

La Geografia

Un'altra opera importante di Tolomeo è la Geografia, che contiene un'esposizione delle basi teoriche della geografia matematica e le coordinate di 8000 diverse località. Le fonti principali dell'opera furono l'opera del geografo Marino di Tiro e resoconti di viaggi attraverso l'impero romano, la Persia ed altrove, ma gran parte delle informazioni relative a paesi al di fuori dell'impero erano inaccurate.
La prima parte della Geografia contiene una discussione dei dati e dei metodi impiegati. Tolomeo vi espone i metodi cartografici che gli avevano permesso di disegnare carte sia dell'intero mondo abitato (oikoumene) che delle singole province romane. La seconda parte della Geografia è invece una lista di 8000 luoghi con le loro latitudini e longitudini. Una delle innovazioni di tale opera fu proprio l'utilizzo, per la prima volta, della latitudine e della longitudine per l'identificazione dei luoghi sulla superficie terrestre. Il suo oikoumenè copriva 180 gradi di longitudine, dalle Canarie (nell'Oceano Atlantico) alla Cina, e circa 80 gradi di latitudine, dal Mare artico all'Estremo Oriente (India Transgangetica) ed all'Africa centrale.
La latitudine era misurata a partire dall'equatore, come si fa anche oggi. Quanto alle longitudini, Tolomeo fissò il meridiano di longitudine 0 in corrispondenza al territorio più occidentale di cui fosse a conoscenza, le Isole Fortunate, che sono state identificate con le attuali isole Canarie.
I valori riportati da Tolomeo, oltre a molti errori singoli, riguardanti soprattutto le località lontane dal mondo greco, presentano due errori sistematici. Innanzitutto egli sottovalutò le dimensioni della Terra. Eratostene aveva stimato che un grado di meridiano corrispondesse a 700 stadi, ma Tolomeo usò il valore di 500 stadi per grado. Assumendo che entrambi si riferissero allo stadio di circa 157 metri, Tolomeo abbandonò l'ottima approssimazione di Eratostene introducendo un errore di circa il 30%, la cui origine non è stata attribuita ad una cattiva interpretazione dei dati di Eratostene.
 Inoltre vi è un notevole errore sistematico sulle longitudini.

L'Ottica

Un'altra opera scientifica importante di Tolomeo è l'Ottica, che ci è giunta incompleta oltre che in una pessima traduzione latina effettuata in Sicilia da Eugenius Amiratus da una versione araba.
Il trattato comprende, oltre a una sezione sulla riflessione, una trattazione dei fenomeni di rifrazione e include, in particolare, una tabella che fornisce gli angoli di rifrazione corrispondenti a vari angoli di incidenza per le coppie acqua-aria, aria-vetro e acqua-vetro: si tratta di un'importante testimonianza dell'antico metodo sperimentale. Riveste interesse anche la sezione dedicata al colore, che include esperimenti con un disco ruotante colorato a spicchi di vari colori, usualmente attribuito ad un famoso scienziato moderno.

Astrologia

Il trattato "Τῶν ἀποτελεσματικῶν" ("Tôn apotelesmatikôn" ossia "Delle previsioni astrologiche"), conosciuto anche come "Tetrabiblos" o "Opus quadripartitum" (ossia "Opera in quattro libri"), è l'opera astrologica di Tolomeo; quest'opera è considerata il testo fondamentale dell'astrologia classica che sta alla base dell'astrologia occidentale. Tolomeo è il primo autore classico ad affrontare l'argomento astrologico con rigore: a differenza di coloro che lo avevano preceduto, organizza l'analisi delle influenze dei movimenti degli astri in pochi presupposti ben definiti, istruendo il lettore a dedurre le predizioni utilizzando leggi geometriche precise.
Nelle prime righe del Tetrabiblos Tolomeo si scaglia contro i ciarlatani che, rivestendo in modo improprio l'astrologia con pratiche magiche ed occulte, hanno gettato fango con predizioni arbitrarie su quella che lui considera una scienza esatta; il limite delle predizioni astrologiche, secondo l'autore, non è nell'oggetto dello studio bensì nell'incapacità umana di comprendere completamente il funzionamento delle influenze degli astri le quali, sempre secondo l'autore, danno a ogni essere umano (e anche a ogni evento meteorologico e movimento tellurico) un destino ineluttabile.

Altre opere

Tolomeo fu anche autore di un'importante opera di teoria musicale, gli Armonici.

fonte. Wikipedia

sabato

Leopoldo II del Belgio


in francese Léopold Louis Philippe Marie Victor de Saxe Cobourg-Gotha, in fiammingo Leopold Lodewijk Filips Maria Victor de Saxe Cobourg-Gotha, principe del Belgio, duca di Brabante, fu re dei Belgi dal 10 dicembre 1865 fino alla sua morte. Ricordato prevalentemente per la fondazione e la brutale amministrazione dello stato del Congo, progetto che egli portò avanti quasi da privato cittadino. Si rivolse ad Henry Morton Stanley per aiutarlo nella gestione dello stato ed alla Conferenza di Berlino del 1884-1885, il Belgio fu in grado di presenziare col proprio impero coloniale in continua espansione, nella totale mancanza di rispetto dei costumi e delle tradizioni locali.
Leopoldo estrasse una grande fortuna dal Congo, inizialmente con l'esportazione di avorio, poi forzando la popolazione locale a trarre gomma dalle piante. Interi villaggi vennero requisiti per farne luoghi di deposito e lavorazione della gomma stessa, causando la morte di 2 milioni di congolesi su un totale di 15 milioni. La scandalosa amministrazione del Congo da parte di Leopoldo II viene ancora oggi ricordata come uno dei crimini internazionali più infamanti del XX secolo e lo stesso sovrano venne poi costretto a cedere la sovranità dello stato e la sua amministrazione al governo belga che resse la colonia ancora per mezzo secolo.

I primi anni e l'inizio della carriera pubblica

Figlio secondogenito di Leopoldo I del Belgio e della sua seconda moglie, la principessa francese Luisa d'Orléans, figlia del re Luigi Filippo di Francia, Leopoldo II nacque a Bruxelles il 9 aprile 1835. Suo fratello maggiore, Luigi Filippo, morì dopo pochi mesi dalla nascita nel 1834 e pertanto Leopoldo divenne erede al trono. All'età di 9 anni egli ottenne il titolo di duca di Brabante. Pur non affrontando direttamente in Belgio le problematiche della rivoluzione del 1848, Leopoldo assistette impotente alla caduta di suo nonno Luigi Filippo dal trono francese ed il suo successivo rifugio in Inghilterra, per influenza del padre di Leopoldo, all'epoca re del neonato Belgio.
La carriera pubblica di Leopoldo ebbe inizio nel 1855 quando divenne membro del Senato belga, evidenziando ben presto una criticità per l'epoca per uno Stato da poco formatosi come il Belgio e che voleva esaltare la propria rinnovata potenza al pari delle altre potenze europee: la mancanza di un impero coloniale, obbiettivo che sarà il punto focale di tutta quanta la sua reggenza poi anche come sovrano. Durante un suo viaggio in Grecia, esplicitò questo pensiero inviando al padre un prezioso marmo antico sul quale aveva inciso sul retro "al Belgio serve una colonia", quasi a provare le ricchezze che potevano trovarsi nell'istituire un impero coloniale.
A Bruxelles, il 22 agosto 1853, Leopoldo sposò Maria Enrichetta d'Asburgo-Lorena, figlia dell'arciduca Giuseppe Antonio Giovanni d'Asburgo-Lorena. Per quanto giudicata una delle più belle principesse d'Europa, il matrimonio con Maria Enrichetta non fu per Leopoldo un motivo di orgoglio, da un lato per l'eccessiva riservatezza e timidezza della moglie, dall'altro per la sua personale inclinazione alla poca espansività.

Il regno

Nel 1865, alla morte del padre, Leopoldo II ascese al trono belga. Sebbene fosse avverso al partito cattolico al governo, in politica interna intervenne solo dal punto di vista militare, per garantire la storica neutralità del Belgio in un periodo di coalizioni opposte dai grandi stati europei, ciò valse al paese una certa prosperità.
Il periodo del suo regno fu segnato dalla moderazione negli affari interni: il partito liberale che resse il governo del Belgio dal 1857 al 1880 portò avanti la legge Frère-Orban nel 1879, la quale gradualmente laicizzò la scuola dall'influsso del cattolicesimo romano. Nel 1880 il partito cattolico ottenne la maggioranza e per i quattro anni successivi le scuole cattoliche vennero quasi completamente restaurate. Fu il partito laburista che dal 1885 avviò le riforme più radicali, rivedendo la costituzione e concedendo il suffragio universale maschile nel 1893. Grande attenzione durante questo periodo venne apposta al mondo del lavoro con la concessione del diritto di formare sindacati, età per l'ammissione dei bambini nelle fabbriche fissata a 12 anni, divieto di lavoro notturno per i bambini di età inferiore a 16 anni e divieto di lavoro sotterraneo (in particolare nelle miniere di carbone) per le donne sotto l'età di 21 anni. Oltre a questo vennero per la prima volta contemplati degli indennizzi per gli infortuni e la domenica divenne obbligatorio giorno di riposo delle attività produttive.

Con sommo dispiacere del sovrano, fu sempre il partito laburista a ridurre l'esercito belga, forgiandolo sul modello svizzero della Nazione armata dal 1909 con un decreto che stabiliva un reclutamento nell'esercito su base volontaria e attraverso il sorteggio (con la possibilità di essere anche sostituiti mediante il pagamento di una corrispettiva somma in denaro). Nel 1909 questo sistema obsoleto venne sostituito da quello più equo e moderno che prevedeva il tributo alla causa nazionale di un figlio per nucleo famigliare. In una lettera a suo fratello, il conte delle Fiandre, nel 1888, Leopoldo II scrisse a tal proposito: "il paese deve essere forte e prospero, e pertanto avere opportunità di essere un bel luogo ove vivere e tranquillo". Terrorizzato dalla debolezza che il Belgio aveva a livello militare, ottenne lo strappo alla regola di costruire fortificazioni per la sicurezza dello stato a Liegi, Namur ed Anversa.
Personalmente, Leopoldo iniziò ad interessarsi attivamente alla causa del colonialismo a favore del Belgio dal 1866 quando inviò un ambasciatore a Madrid per discutere con la regina Isabella II di Spagna per una possibile cessione delle Filippine al Belgio, causa che però non ebbe l'esito sperato. Quanto nel 1868 Isabella II venne deposta dal suo ruolo di regina di Spagna, Leopoldo II tentò di acquisire nuovamente le Filippine ma anche in questo caso l'operazione fallì per mancanza di fondi. Fu a causa di questi iniziali insuccessi che le aspirazioni di Leopoldo si concentrarono essenzialmente sulla colonizzazione dell'Africa.
Dopo numerosi e fallimentari tentativi di acquisire ulteriori colonie in Asia, nel 1876 Leopoldo organizzò una compagnia privata con finti scopi scientifici e filantropici che chiamò Società Africana Internazionale o Associazione Internazionale per l'Esplorazione e la Civilizzazione del Congo. Nel 1878, sotto gli auspici di questa compagnia, ingaggiò il famoso esploratore Henry Stanley per formare una colonia nel Congo, un'area geografica settantasei volte più grande del Belgio e che venne istituita ufficialmente in colonia a partire dal 5 febbraio 1885.

Gli ultimi anni

Sulla scia delle spinte insurrezionaliste e regicide tra fine Ottocento e primi del Novecento, il 15 novembre 1902, l'anarchico italiano Gennaro Rubino tentò di assassinare Leopoldo che partecipava al corteo in memoria della moglie Maria Enrichetta da poco defunta. Dopo il passaggio della carrozza di Leopoldo, Rubino sparò tre colpi di pistola al re, mancandolo. Rubino venne arrestato poco dopo.
Leopoldo II decise di risposarsi tre giorni prima della sua morte, il 14 dicembre 1909, con Blanche Zélia Joséphine Delacroix, conosciuta anche col nome d'arte di Caroline, poi baronessa de Vaughan dalla quale aveva già avuto due figli mai riconosciuti. Erano però noti come il duca di Tervuren e il conte di Ravenstein e portarono il cognome del secondo marito della loro madre. Il secondo matrimonio del re destò un certo scalpore e non sarebbe risultato valido per la legge belga, ma fu comunque celebrato segretamente per volontà dello stesso sovrano al Palazzo Reale di Laeken a Bruxelles.
Il 17 dicembre 1909, Leopoldo II morì a Laeken e la sua salma fu poi sepolta nella cappella reale della chiesa di Nostra Signora di Laeken a Bruxelles, lasciando la corona al nipote Alberto dal momento che gli era premorto anche il fratello Filippo che era stato nominato suo erede alla morte dell'unico figlio maschio avuto dalla coppia reale.

Il colonialismo privato di Leopoldo II

Leopoldo credeva fermamente che le colonie d'oltremare fossero la chiave per la grandezza di un paese e lavorò instancabilmente per acquisire un territorio coloniale per il Belgio. Né il popolo belga né il governo belga, però, erano interessati a ciò, per cui Leopoldo iniziò a cercare un modo per acquisire una colonia da una posizione di privato cittadino.
Dopo un certo numero di progetti coloniali in Africa o Asia andati a vuoto, nel 1876 organizzò una compagnia commerciale privata camuffata da associazione scientifica e filantropica internazionale. Nel 1879, sotto gli auspici della compagnia commerciale, egli assunse, dopo il rifiuto opposto da Pietro Savorgnan di Brazzà, il famoso esploratore Henry Morton Stanley per stabilire una colonia nella regione del Congo. Parecchie manovre diplomatiche si ebbero alla Conferenza di Berlino del 1884–85, alla quale rappresentanti di tredici paesi europei e degli Stati Uniti riconobbero Leopoldo come sovrano della maggior parte dell'area che lui e Stanley rivendicavano. Il 5 febbraio 1885, il risultato fu lo Stato Libero del Congo (più tardi Congo Belga, poi Zaire, ed oggi Repubblica Democratica del Congo), che Leopoldo fu libero di controllare come un dominio personale.

Resoconti di sfruttamento selvaggio e diffuse violazioni dei diritti umani (incluse schiavitù e mutilazioni, eseguite queste ultime in particolare quando le produzioni della gomma non rispettavano i quantitativi richiesti) della popolazione nativa, specialmente nell'industria della gomma naturale (Caucciù o Ficus elastica), portarono alla nascita di un movimento internazionale di protesta già nei primi anni del Novecento. A peggiorare poi la situazione erano le frequenti epidemie di vaiolo e malattia del sonno che devastarono la popolazione a più riprese a partire dal 1896 uccidendo più di 5000 africani nel solo villaggio di Lukolela presso il fiume Congo. Stime sulle perdite umane oscillano fra i 3 e i 10 milioni di morti e molti storici considerano le atrocità commesse tali da costituire un genocidio. Alla fine, nel 1908, il parlamento belga costrinse il re a cedere lo Stato Libero del Congo al governo del Belgio, a partire dal 15 novembre di quell'anno. Gli storici del periodo tendono a dare un'immagine molto oscura di Leopoldo, a causa delle uccisioni di massa e delle violenze che si ebbero nel Congo: uno storico britannico disse che egli "fu un Attila in vesti moderne, e che sarebbe stato meglio per il mondo che non fosse mai nato" (dalla relazione di Roger Casement, console britannico in Congo). Il missionario John Harris di Baringa, ad esempio, fu così scioccato da ciò che vide in Congo che si fece coraggio per scrivere all'agente di Leopoldo nello stato riportando: "Sono appena tornato da un viaggio nella parte interna del paese, diretto al villaggio di Insongo Mboyo. La miseria più abbietta e l'abbandono totale di quelle terre sono indescrivibili. Pertanto mi sono rivolto a voi Eccellenza perché vi facciate promotore affinché tali atrocità abbiano fine e mi sono preso la libertà di permettere che in futuro punirete giustamente solo i criminali che abbiano commesso dei crimini". Il Kaiser Guglielmo II di Germania una volta descrisse il suo reale collega come un "uomo completamente cattivo".
Leopoldo II è ancora oggi sentito come una figura controversa nella Repubblica Democratica del Congo; nel 2005 la sua statua fu abbattuta solo poche ore dopo essere stata rieretta nella capitale, Kinshasa. Il ministro della cultura congolese, Christoph Muzungu, aveva deciso di reinstallare la statua, sostenendo che la gente dovrebbe vedere anche gli aspetti positivi del re oltre a quelli negativi. Ma poche ore dopo essere stata eretta al centro di una rotatoria vicino alla stazione centrale di Kinshasa, la statua alta sei metri fu buttata giù di nuovo, senza spiegazioni.

Leopoldo e i Belgi

Re dei Belgi
Casa di Sassonia-Coburgo-Gotha
King-belgium-1921-


Leopoldo I (1790-1865)

Figli
Leopoldo II (1835-1909)

Nipoti
Alberto I (1875-1934)

Figli
Leopoldo III (1901-1983)

Figli
Baldovino I (1930-1993)
Alberto II (1934-2013)

Figli
Filippo (2013)

Leopoldo II è percepito da molti Belgi come il "Re Costruttore" ("le Roi-Bâtisseur" in francese, "Koning-Bouwer" in olandese), poiché egli commissionò un gran numero di edifici e progetti urbanistici in Belgio (principalmente a Bruxelles, Ostenda e Anversa). Gli edifici comprendono le serre reali a Laeken (nella tenuta del Castello Reale di Laeken), la Torre Giapponese, il Padiglione Cinese, il Musée du Congo (ora chiamato Museo Reale per l'Africa Centrale) e i loro parchi circostanti a Tervuren, il Triplo Arco del Giubileo a Bruxelles e l'atrio della stazione ferroviaria di Anversa. Egli costruì anche un'importante residenza di campagna a Saint-Jean-Cap-Ferrat sulla Riviera francese, co all'interno la Villa des Cèdres, che adesso è un giardino botanico.
C'è stato un "Grande Oblio", come Adam Hochschild affermò in King Leopold's Ghost, dopo che il Congo di Leopoldo fu trasferito al Belgio. Come dice Hochschild:
Il Congo offre un eclatante esempio della politica dell'oblio. Leopoldo e i funzionari coloniali belgi che lo seguirono fecero accuratamente tutto il necessario per cercare di cancellare le prove potenzialmente incriminanti dagli archivi storici. (Adam Hochschild, King Leopold's Ghost).
È indicativo che il Museo Reale coloniale per l'Africa Centrale (a Tervuren) non abbia menzionato alcunché riguardo alle atrocità commesse nello Stato Libero del Congo. Il Museo di Tervuren ha una grande collezione di oggetti coloniali ma della grandissima ingiustizia in Congo, "non ce n'è assolutamente traccia" (di nuovo nelle parole di Hochschild). Un altro esempio si può trovare sulla passeggiata a mare di Blankenberge, una popolare località turistica costiera, dove un monumento mostra un colonialista un bambino nero ai suoi piedi (presunto portatore della "civiltà") senza alcun commento, ulteriore illustrazione di questo "Grande Oblio".
Il sovrano si dedicava molto anche alla bella vita della società aristocratica dell'epoca e per tali scopi possedeva anche due ville sulla Costa Azzurra, Villa Leopolda e Villa Les Cèdres ove istituì un giardino botanico, impegnandosi attivamente per la coltivazione delle piante esotiche.

Scritti su Leopoldo

Molti importanti scrittori dell'epoca presero parte alla condanna internazionale di Leopoldo II e del suo sfruttamento del Congo. Tra essi, Arthur Conan Doyle, Booker T. Washington, e quelli sotto menzionati.
Il poeta mistico americano Vachel Lindsay scrisse: "Listen to the yell of Leopold's ghost / Burning in Hell for his hand-maimed host / Hear how the demons chuckle and yell / Cutting his hands off, down in Hell" ("Udite le urla dello spettro di Leopoldo / Che arde all'Inferno per il gran numero di mutilati / Sentite come i demoni sghignazzano e gridano / Tagliandogli le mani, giù all'Inferno")
Gli spettri del Congo (titolo originale: King Leopold's Ghost: "Lo spettro di Re Leopoldo") di Adam Hochschild descrive la storia e la brutalità del dominio di re Leopoldo nel Congo Belga.
Il Congo belga di re Leopoldo fu descritto come un regime coloniale di lavoro schiavistico, stupri e mutilazioni in Cuore di Tenebra di Joseph Conrad.
Mark Twain scrisse una sarcastica satira politica, Il Soliloquio di Re Leopoldo.

Famiglia

Leopoldo II e Maria Enrichetta
Il 22 agosto del 1853[1], a Bruxelles, sposò l'arciduchessa Maria Enrichetta d'Asburgo-Lorena (1836-1902), figlia del conte palatino d'Ungheria Giuseppe Antonio Giovanni d'Asburgo-Lorena (1776-1847) e della duchessa Maria Dorotea di Württemberg, e nipote di Leopoldo II (1747-1792) imperatore del Sacro Romano Impero.

Dal loro matrimonio nacquero quattro figli:

Luisa Maria, nata a Bruxelles il 18 febbraio 1858 e morta a Wiesbaden il 1º marzo 1924; sposò il 4 febbraio 1875 il principe Filippo di Sassonia-Coburgo-Kohary (1844-1921); divorziarono nel 1906;
Leopoldo, Duca di Brabante, nato a Laeken il 12 giugno 1859 e morto a Laeken il 22 gennaio 1869;
Stefania, nata a Laeken il 21 maggio 1864 e morta nel castello di Aroszvar il 23 agosto 1945; sposò il 10 maggio 1881 Rodolfo d'Asburgo-Lorena (1858-1889) erede al trono dell'Impero austro-ungarico, e il 22 marzo 1900 Elmer de Lonyay (1863-1946), conte e diplomatico;
Clementina, nata il 30 luglio 1872 e morta l'8 marzo 1955; sposò nel 1910, solo dopo la morte del padre, Napoleone Vittorio Bonaparte (1862-1926).
Leopoldo II fu inoltre padre di due figli illegittimi avuti dall'amante Caroline Lacroix, adottati poi nel 1910 dal secondo marito della Lacroix, Antoine Durrieux:
Lucien Philippe Marie Antoine (9 febbraio 1906 – 1984), duca di Tervuren
Philippe Henri Marie François (16 ottobre 1907 – 21 agosto 1914), conte di Ravenstein

Ascendenza

Albero genealogico di tre generazioni di Leopoldo II del Belgio

Leopoldo II del Belgio

Padre:

Leopoldo I del Belgio

Nonno paterno:

Francesco Federico di Sassonia-Coburgo-Saalfeld

Bisnonno paterno:

Ernesto Federico di Sassonia-Coburgo-Saalfeld

Bisnonna paterna:

Sofia Antonia di Brunswick-Wolfenbüttel

Nonna paterna:

Augusta di Reuss-Ebersdorf

Bisnonno paterno:

Enrico XXIV di Reuss-Ebersdorf

Bisnonna paterna:

Carolina di Erbach-Schönberg

Madre:

Luisa d'Orléans

Nonno materno:

Luigi Filippo di Francia

Bisnonno materno:

Luigi Filippo II di Borbone-Orléans

Bisnonna materna:

Luisa Maria Adelaide di Borbone-Penthièvre

Nonna materna:

Maria Amalia di Borbone-Napoli

Bisnonno materno:

Ferdinando I delle Due Sicilie

Bisnonna materna:

Maria Carolina d'Asburgo-Lorena


fonte: Wikipedia