martedì

l'altra faccia della psichiatria



Mai più!  La vera storia della psichiatria raccontata dallo psichiatra 
Peter Breggin

Natural news - Peter Breggin, psichiatra, scrittore

8 aprile 2013 - CCDU

Da un po' di tempo, negli USA, molta gente chiede la costituzione di un Registro nazionale di salute mentale, da collegare al sistema di rilascio delle licenze per le pistole. Sulla terribile scia di Newtown, sinistra, destra e l'attuale amministrazione federale degli Stati Uniti chiedono che vengano irrigiditi i requisiti di salute mentale, rendendo più facile, e perfino obbligatorio, per i funzionari della sanità (tra cui psichiatri e psicoterapeuti) internare persone in caso di sospetto di perpetrazione di violenza. In un recente blog, ho analizzato tutti i modi in cui psichiatria e singoli psichiatri hanno già troppa autorità di ricoverare i cittadini americani. E ho evidenziato come tale potere si sia dimostrato inefficace nel prevenire la violenza.
Infatti, come molti stanno ora imparando, gli psicofarmaci possono causare violenza e hanno contribuito al verificarsi di sparatorie nelle scuole e ad altri drammi. Voglio qui ricordare e mettere in guardia sul fatto che la psichiatria è stata e continua a essere la causa di alcuni degli abusi più grandi nel mondo occidentale. In seguito alle sparatorie nelle scuole, alla psichiatria non dovrebbe essere consentito di assumere ancora più potere.
Considerate come punto di partenza le diverse centinaia di anni di storia del sistema statale degli ospedali psichiatrici. Dato il potere di internare le persone a loro discrezione, gli psichiatri "toglievano dalla circolazione" - in diverse centinaia di anni - innumerevoli milioni di persone nel mondo occidentale. Nel suo periodo di massimo splendore negli anni trenta, trasformando innumerevoli pazienti in cavie, la psichiatria ha inventato e praticato la lobotomia, il coma da shock da insulina e l'elettroshock. Nonostante le schiaccianti prove dei suoi effetti dannosi, l'elettroshock continua a fiorire e a essere spinto da avvocati, menomando probabilmente diverse centinaia di migliaia di pazienti ogni anno negli Stati Uniti.
Come può la psichiatria essere priva di qualsiasi restrizione e autocritica? Negli anni settanta, quando una recrudescenza di lobotomia ha minacciato un'altra ondata di mutilazioni di cervello, mi trovavo da solo come il primo psichiatra a opporsi pubblicamente a questo "trattamento". La mia vittoriosa campagna internazionale contro la psicochirurgia ha lanciato la mia carriera di riforma psichiatrica. La violenta reazione della psichiatria ai miei sforzi di riforma mi ha insegnato come tenacemente la psichiatria tenga al suo potere e persino ai suoi trattamenti più barbari. Dico questo per farvi capire che la psichiatria non può essere attendibile nel monitorare se stessa. Cerca sempre solo di incrementare il proprio potere sulla pelle di coloro che sostiene di aiutare.
È divenuto fuori moda parlare della Germania nazista. Ma solo pochi conoscono la verità. Più di ogni altro avvenimento nella storia, ci insegna a stare in guardia sul crescente potere psichiatrico.
Senza alcun coinvolgimento di Hitler, alla fine degli anni trenta la psichiatria tedesca ha attuato lo sterminio di massa della sua popolazione psichiatrica, definendolo misericordiosa "eutanasia" ma in verità per liberare la nazione tedesca delle "bocche inutili". Al processo di Norimberga sui criminali nazisti, tenutosi dopo la guerra, molti degli osservatori di rango più alto dichiararono che l'Olocausto non avrebbe mai avuto luogo senza che la psichiatria tedesca avesse prima dimostrato che l'omicidio di massa poteva essere compiuto in modo sistematico. I quattro osservatori medici di rango più alto di Norimberga incaricati di cavar fuori tutti i crimini psichiatrici erano due rappresentanti dell'associazione medica tedesca, il rappresentante americano dell'AMA, e lo psichiatra dell'esercito americano. Tutti e quattro hanno concordato che l'annientamento della popolazione degli ospedali mentali della Germania, organizzato per opera della psichiatria, era il primo passo verso l'Olocausto.
In poche parole, la psichiatria ha sviluppato i primi centri di sterminio in Germania, completo di sapone di legno nelle false docce alimentato con gas velenosi. La psichiatria ha sperimentato anche la cremazione di massa per nascondere i dettagli. Il programma era molto organizzato e traghettava i pazienti ai centri di morte in quelli che sarebbe poi diventato quei treni infami con persone stipate come bestiame. Dopo che quasi tutti i pazienti degli ospedali esistenti furono macellati, tra cui molti bambini, la psichiatria tedesca vi ha portato un flusso costante di nuovi pazienti per essere uccisi.
Quando il programma formale si è concluso a causa dell'opposizione dell'opinione pubblica, gli ospedali di stato hanno preso l'onere su di loro, avvelenando e affamando i pazienti per poi cremarli.
Riconosciuta in America, la psichiatria organizzata ha fatto sterilizzare decine di migliaia di americani. Per un periodo in California, non potevate essere rilasciati da un ospedale di stato, a meno che non foste stati sterilizzati. In Virginia sono stati presi di mira i ritardati. I sostenitori americani della sterilizzazione si recarono a Berlino per aiutare i nazisti a pianificare il loro programma di sterilizzazione. Questi americani hanno assicurato ai tedeschi che non avrebbero incontrato nessuna opposizione dall'America a sterilizzare i loro cittadini mentalmente e fisicamente "non idonei".
Mentre l'omicidio di pazienti mentali era in pieno svolgimento in Germania, neurologi e psichiatri americani non volevano saperne di esserne tagliati fuori. Nel 1942, l'American Psychiatric Association ha tenuto un dibattito su: "se sterilizzare o uccidere i bambini considerati "ritardati" perché con un basso IQ una volta raggiunta l'età di cinque anni". Quelle erano le sole due scelte nel dibattito: sterilizzazione o morte.
Dopo il dibattito, la Gazzetta ufficiale dell'Associazione psichiatrica americana ha pubblicato un editoriale in cui dichiarava di aver scelto a favore dell'omicidio ("eutanasia" nell'American Journal of Psychiatry, 1942, volume 99, pp. 141-143). Dice che gli psichiatri dovrebbero fare appello a tutte le loro abilità psicologiche per mantenere i genitori lontani dal sentimento di colpevolezza per aver accettato di avere ucciso i loro figli.
Dall'Olocausto psichiatrico alla lobotomia, l'elettroshock e al drogare con psicofarmaci dannosi la massa di bambini e anziani d'America, cosa rende la psichiatria così ossessiva nel perpetrare danni? Ci sono naturalmente più spiegazioni per questo. Una chiave è il maldestro tentativo della psichiatria nel trattare gli esseri umani "scientificamente" che in definitiva significa trattarli senza empatia, come oggetti inanimati. Quando ci si avvicina agli esseri umani senza cura genuina e amore, non diventiamo neutri o obiettivi: diventiamo distruttivi.
Noi non dobbiamo lasciare che la tragedia di Newtown conceda ulteriore potere alla psichiatria e permetterle di guadagnare ancora più autorità e controllo sulla nostra società, più di quanto già non ne possieda. Le potenziali conseguenze sono catastrofiche e disumanizzanti.


fonte: www.disinformazione.it

sentenza shock in Olanda




E' chiaramente in atto una Psyop, una "operazione psicologica", ma anche sociale e culturale per depenalizzare e rendere moralmente accettabile la pedofilia!
Medesima strategia usata per l'omosessualità, ma in questo caso, dal più efferato atto criminale che un uomo possa concepire, vogliono trasformarla in una semplicissima "scelta sessuale"!
Anche in questo caso la psichiatria ha la sua enorme responsabilità. Attendiamo infatti l'uscita il prossimo mese (maggio 2013) dell'ultima edizione del D.S.M., il Manuale Statistico e Diagnostico della psichiatria, per avere ulteriori tasselli che comporranno definitivamente il quadro generale.
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Ed i radicali italiani hanno una posizione simile…

Di Maria Chiara Prete

Proprio l’altro giorno, il 2 Aprile 2013, si è verificato qualcosa di assurdo quanto di inaspettato che è passato troppo presto in secondo, se non in terzo, piano. “I club pedofili hanno il diritto di esistere”, frase che riassume la sentenza shock della Corte d’Appello olandese. Ebbene si, avete letto bene, in Olanda si è dato il via libera alle fondazioni che promuovono la pedofilia nonostante, oltre a foto e testi presenti sul sito web, ci siano alcuni membri che sono stati condannati per reati sessuali. Questo (mis)fatto andrebbe contro i valori del più libertario d’Occidente (l’Olanda) ma, nonostante ciò, i giudici hanno sentenziato che la società olandese è abbastanza “resistente” per affrontare “le dichiarazioni indesiderabili ed il comportamento aberrante” della fondazione pro-pedofilia in questione (lo “Stitching Martij”). Sarà la società olandese a dover sottostare a una simile nefandezza e non il club pedofilo ad essere, una volta per tutte, abolito.
In Italia, paese considerato tra i paesi più “primitivi” e “conservatori” d’Europa, non è accaduto niente di tutto ciò. Ma il fiore, se pronto, non ci mette molto a sbocciare. E il paragone con il fiore per quanto causale è anche inappropriato. Un bel po’ di anni fa, parliamo del 1998, a Bologna ci fu un convegno nel quale i radicali sostenevano che la pedofilia come gusto sessuale è lecita, basta che non diventi un azione criminale. E ancora “Contestare le forme di una crociata antipedofila non significa riconoscere il ‘buon diritto’ di qualcuno a intrattenere relazioni sessuali con bambini in tenera età, ma si tratta di difendere il ‘buon diritto’ di ciascuno a non essere giudicato e condannato solo sulla base della riprovazione morale suscitata da proprie preferenze sessuali”.
Insomma, i radicali sostengono che l’essere pedofilo sia una consapevole e giusta presa di coscienza riguardo la propria preferenza sessuale. A me piacciono i bambini, li amo, perché non posso soddisfare il mio desiderio amorevole? Questo è il ragionamento. Tutto ciò è assurdo, tutto ciò è pericoloso. Ciò è assurdo perché la pedofilia viene messa sullo stesso piano di qualsiasi altra preferenza sessuale, qualsiasi essa sia. Ciò è pericoloso perché i radicali pensano veramente che la “cultura della pedofilia” sia scindibile dalle terribili azioni pedofile. Cosi era il discorso di Maurizio Turco volto a giustificare ancora una volta la pedofilia come un “orientamento sessuale”. “Premesso che i fatti di oggetto delle cronache di questi anni non sono episodi di ‘pedofilia’ ma di pura violenza e criminalità (come se ci fosse differenza tra le due cose, ndr), e come tali devono essere considerati e perseguiti, voglio aggiungere che è del tutto inaccettabile la criminalizzazione di un orientamento sessuale in quanto tale, di un modo di ‘essere’, di uno ‘stato’…si tratta di affermare il diritto di tutti e di ciascuno a non essere condannati sulla base della riprovazione morale che altri possono provare nei confronti delle loro preferenze sessuali. Criminalizzare i ‘pedofili’ in quanto tali, al contrario, non serve a ‘tutelare i minori’, ma solo a creare un clima incivile, né umano, né cristiano”.


Per i radicali, ormai è chiaro, esiste un “modo di essere”, uno “stato” di pedofilia indipendente dalla volontà del soggetto. Siamo di fronte allo sdoganamento della pedofilia come scelta di vita. Siamo di fronte alla comprensione e quasi alla sensibilizzazione nei confronti dei pedofili e di chi si dichiara tale.
Ormai, oggi, si tende ad assecondare qualsiasi cosa, qualsiasi capriccio, qualsiasi desiderio. “Perché vietarlo?” questa è la domanda che si pongono coloro che sono, è assurdo dirlo, pro-pedofili. La risposta è semplice: in gioco non c’è il proprio “egoismo”, la tua voglia di “assecondare tutto e istituire assurdi diritti”, la tua brama assurda di esaudire i desideri perversi di gente perversa. In gioco c’è anche la sicurezza, la protezione ma, soprattutto, la dignità di un bambino che, li per li, può non comprendere ma che quell’esperienza, quello schock se lo porterà avanti per tutta la vita. Perché commettere tali assurdità? Perché legittimare azioni e culture che, né in cielo e né in terra, potranno mai essere legittimate?
Attenti perché i pedofili esistono ma esiste anche questa forte cultura pro-pedofilia veicolata quasi liberamente. Ecco “il progresso”. Eccolo; e proviene da gente che al primo caso di pedofilia nella Chiesa urlava allo scandalo. Stiamo attenti e alziamo la voce.
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Croazia: educazione sessuale dai pedofili legati a Soros

Fonte “La nuova Bussola quotidiana” – Italian Irib

di Josip Horvaticek.

I programmi di educazione sessuale per i bambini recentemente imposti in Croazia, ma già attuati in molti paesi secondo il metodo Kinsey, sono stati redatti da pedofili.
E' quanto sostiene la studiosa americana Judith Reisman che, invitata recentemente in Croazia per una serie di incontri e conferenze legate alla recente introduzione di (sconvolgenti) corsi di educazione sessuale, ha anche dimostrato i legami di questa lobby con la Fondazione Soros.
Judith Reisman, in passato consulente dell'FBI nonché del Parlamento e di diversi ministeri statunitensi, è uno dei maggiori esperti mondiali sul malfamato Kinsey Institute e il suo fondatore, Alfred Kinsey. La dottoressa Reisman ha dolorosamente vissuto in prima persona gli effetti della diffusione delle teorie di Kinsey: una figlia di dieci anni è stata stuprata da un violentatore seriale tredicenne, accanito lettore di Playboy. Dopo avere constatato come molte persone giustificassero questo atto affermando che forse la figlia era stata consenziente poiché i bambini sarebbero esseri sessuali, cioè desidererebbero il sesso, fin dalla nascita - una delle teorie di Kinsey -, la Reisman ha iniziato a studiare gli effetti di queste teorie, constatando come esse abbiano provocato nel secondo dopoguerra una diffusione esponenziale della pornografia e della pedofilia.
Considerate queste premesse, non sorprende che, una volta appreso dell'arrivo di Judith Reisman, i media croati di sinistra e laicisti, che appoggiano il governo nel suo programma di educazione sessuale, abbiano allestito una vera e propria propaganda di guerra nei confronti della scienziata americana, fatta di menzogne, insulti personali e diffamazioni, tra le quali quella di essere una «negatrice dell'Olocausto», il che, detto di un'ebrea americana che ha perso la maggior parte del ramo europeo della sua famiglia nei campi di concentramento nazisti, ha rappresentato un segno di inciviltà e arretratezza culturale veramente deprecabili.

I toni non sono scesi neppure durante la sua permanenza in Croazia

Al termine della lezione tenuta presso la Facoltà di Scienze Politiche, la dottoressa Reisman è stata aggredita verbalmente dal preside della medesima Facoltà, Nenad Zakošek. Alcune forze politiche di governo hanno cercato di impedire una conferenza della studiosa americana nel Parlamento croato, mentre il previsto dibattito alla Facoltà di Filosofia tra la dottoressa Reisman e il prof. Aleksandar Štulhofer, discepolo di Kinsey e ideatore del programma di educazione sessuale adottato dal Ministero croato per l'istruzione, è stato sospeso per 'motivi di ordine pubblico' a causa della ressa, creata ad arte dai gruppi appartenenti alla galassia omosessuale, che si è creata nell'aula dove il dibattito si sarebbe dovuto tenere.
Un improvviso 'problema tecnico' ha interrotto subito dopo l'inizio la proiezione del documentario su Kinsey del giornalista britannico Timothy Tate, collaboratore della dottoressa Reisman, in uno dei più grandi e moderni cinema di Zagabria alla presenza dell'autore e di circa 800 persone (tale problema non si era presentato nella proiezione di prova del DVD né a un successivo tentativo a porte chiuse compiuto in un altro locale). Un altro guasto, questa volta al sistema di amplificazione, ha poi impedito alla dottoressa Reisman e a Tate di tenere un'improvvisata conferenza dal palco del cinema che sostituisse la proiezione del film.
Questi avvenimenti hanno peraltro provocato la durissima reazione della sezione croata del Comitato di Helsinki.
In ogni caso la Reisman ha avuto modo di stupire i suoi ascoltatori non solo illuminando la figura di Alfred Kinsey (in Parlamento, davanti agli attoniti parlamentari del centro-destra che l'avevano invitata, lo ha definito il «pedofilo che ha cambiato il mondo» e uno «psicopatico sessuale che ha contaminato le nostre famiglie, la nostra cultura, le nostre leggi»), ma soprattutto ricostruendo l'origine dei programmi di educazione sessuale imposti alla Croazia. La studiosa americana ha rivelato come il professor Štulhofer abbia scritto un libro con lo studioso olandese pedofilo Theo Sandford, attualmente professore presso la Columbia University. Va notato che Sandford non è un esimio professore universitario con inconfessabili vizi privati, bensì un pedofilo dichiarato, co-fondatore e redattore della rivista olandese in lingua inglese di pedofili dichiarati Paidika, nonché autore di uno studio che si può trovare anche in rete dal titolo Boys on their contacts with men: a study of sexually expressed friendships (I ragazzi maschi nei contatti con gli uomini adulti: uno studio di amicizie espresse sessualmente), che non si limita a compiere un'indagine sulla pedofilia, ma esprime sulla stessa una chiara valutazione positiva.
In una successiva conferenza stampa, il giornalista inglese Timothy Tate ha poi affermato come Štulhofer abbia avuto non solamente uno, bensì tre collaboratori pedofili dichiarati e propagandisti della liceità della pedofilia, e cioè - oltre a Sandford - il sessuologo americano Vern Bullough, scomparso nel 2006, e il sessuologo tedesco Erwin J. Haeberle.
Bullough è stato, come Sandford, cofondatore e redattore di Paidika. Nella dichiarazione di intenti relativa a questa pubblicazione, egli afferma: «Il punto di partenza di Paidika è necessariamente la coscienza del nostro essere pedofili. Consideriamo la pedofilia come un rapporto sessuale consenziente tra persone di generazioni diverse».
In un'intervista concessa nel 1978 alla rivista pornografica americana Hustler, Haeberle ha invece affermato che è del tutto normale avere rapporti sessuali con bambini, i quali dovrebbero avere libero accesso ai libri per adulti – cioè pornografici – ed essere liberi di scegliere i propri partner sessuali, ivi inclusi gli adulti. Questo pedofilo dichiarato è stato membro dal 1977 al 1988 dell'Institute for Advanced Study of Human Sexuality, che ha redatto la maggior parte dei programmi di educazione sessuale nel mondo, corredato di fotografie pornografiche anche di bambini in seguito vendute a Hustler.
Una prova della stretta collaborazione tra Štulhofer e questi colleghi sessuologi pedofili è l'avere fatto parte tutti e quattro del comitato organizzatore di un convegno internazionale di sessuologi tenutosi a Dubrovnik, in Croazia, nel 2001 e finanziato dalla fondazione Soros.
Della stessa tendenza è un altro collaboratore di Štulhofer, il sessuologo tedesco Gunther Schmidt, il quale ha scritto la prefazione al libro di Sandford Male Intergenerational Intimacy (trad.: Intimità intergenerazionale tra maschi), affermando tra l'altro: «La minaccia che tutti gli atti di pedofilia vengano puniti dalla legge molto difficilmente potrebbe essere considerata un'azione degna di una società civile ... Ciò rappresenta una discriminazione e la persecuzione di una minoranza, e quindi tali disposizioni di legge andrebbero abrogate».
Judith Reisman ha quindi provato che il programma di educazione sessuale imposto in Croazia, preparato secondo il metodo Kinsey dal prof. Štulhofer, è simile, quanto ai suoi tre scopi principali, a quasi tutti i programmi di educazione sessuale adottati a livello mondiale. Si tratta cioè del tentativo di sessualizzare i bambini e fornire 'carne fresca' per le voglie malsane di adulti perversi, di sdoganare l'omosessualità e altri gravi disordini della personalità come normali manifestazioni della sessualità umana, nonché di rendere i giovani dipendenti dal sesso a tutto vantaggio dell'industria della pornografia e dei preservativi, e ciò con il pretesto della lotta alle malattie trasmissibili sessualmente.
La presenza della dottoressa Reisman in Croazia ha provocato un terremoto che ha fatto vacillare i palazzi della politica, e ha indotto il governo a muoversi anche per vie diplomatiche. Secondo quanto rivelano fonti della Curia romana, l'ambasciatore croato presso la Santa Sede, Filip Vu?ak, avrebbe avuto un incontro con il segretario per i rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti, allo scopo di ammorbidire la posizione della Chiesa sulla questione, ricevendo un netto rifiuto da parte del suo interlocutore vaticano.
In un Paese democratico, la presentazione delle prove inconfutabili degli stretti legami di collaborazione tra l'ideatore di questo programma e i circoli pedofili, oltre a conseguenze di natura penale per l'interessato, avrebbe portato alle immediate dimissioni di Štulhofer e di tutti i funzionari del Ministero dell'Istruzione coinvolti nell'elaborazione del programma, ivi incluso lo stesso ministro. Non così nella Croazia di oggi che si appresta a entrare nell'Unione Europea. Anzi, passato il "terremoto" Reisman, i media di regime hanno fatto calare il silenzio sulla vicenda, e Štulhofer viene spesso chiamato in televisione a pontificare su questioni di sessualità, specialmente infantile (!) e giovanile, mentre nelle scuole elementari vengono proposti ai bambini di dieci anni temi di 'lingua croata' in cui si rappresentano situazioni esplicitamente sessuali.


fonte: www.disinformazione.it

mercoledì

Gabriele Falloppio


Gabriele Falloppio o Falloppia è stato un botanico, anatomista, chirurgo e naturalista italiano.

Studiò da autodidatta anche se poi frequentò le università di Padova (dove seguì le lezioni di Realdo Colombo) e di Ferrara.
Nel 1547 divenne professore di farmacia all'ateneo estense, mentre nel 1548 accettò la cattedra di anatomia all'Università di Pisa. Infine, nel 1551, di anatomia, chirurgia e di botanica all'Università di Padova, dove rimase fino alla morte. Suoi allievi illustri furono Girolamo Fabrici d'Acquapendente, Marcello Capra, Antonio Minutoli e Volcher Koyter.
Eccezionale settore, fu autore di mirabili scoperte anatomiche, con contributi fondamentali in osteologia, miologia, splancnologia. Nei suoi numerosi studi anatomici descrisse la struttura esatta delle trombe uterine (chiamate perciò anche tube di Falloppio), dei muscoli oculomotori, della chorda tympani, della chiocciola ossea e dell'acquedotto del vestibolo. Pubblicò nel 1561 le Observationes anatomicae, dove raccolse tutti quei reperti che risultavano contrastanti con quanto era stato affermato da Galeno e da altri autori, in particolar modo Andrea Vesalio. Molte altre sue opere furono pubblicate postume e, in seguito, raccolte nell'Opera omnia.
Oltre ad essere stato uno degli scienziati più importanti della storia dell'anatomia, diede contributi importanti anche in anatomia comparata, botanica, fisiologia, farmacologia e medicina termale. Medico ricercato, ebbe una estesa clientela che lo chiamava a consulto da ogni parte d'Italia: in tal senso è anche ricordato per aver curato e guarito Paolo Manuzio. Quando era a Pisa, cui stette su invito di Cosimo I de' Medici, fu anche accusato di praticare la vivisezione sui condannati a morte.
L'editore De Maria gli attribuì un volume di segreti medicinali, ma il suo allievo Andrea Marcolini smentì decisamente l'attribuzione.
Morto quarantenne, fu sepolto nel Chiostro del generale della Basilica di Sant'Antonio da Padova

fonte: Wikipedia

sabato

profilattici




Intanto sfatiamo un mito: il preservativo, o profilattico, non è il più antico e diffuso metodo anticoncezionale del mondo. Perché il metodo più antico e diffuso è l’utilizzo del cosiddetto lato B, soprattutto da parte di chi i soldi per comprarsi i preservativi, in tempi pre-industriali, proprio non li aveva. Sgomberato il campo dall’equivoco, non c’è dubbio che da tempo immemore il genere umano si serva del preservativo. Pare che lo usassero già gli egizi e pure i cinesi e i giapponesi nei millenni che furono. Anzi, i giapponesi sembra utilizzassero cilindretti di cuoio e pure gusci di tartaruga, pur senza esser seguaci di un qualche marchese de Sade con gli occhi a mandorla.
Dall’età romana al medioevo il preservativo era sempre ben conosciuto: un pezzo di budello di agnello o di maiale, un nodo ben stretto da una parte, e il gioco è fatto. I legionari romani lo avevano sempre in saccoccia, una specie di dotazione militare, dovevano tener alto lo stendardo (della civiltà romana) e quando se ne stavano in giro per il mondo di allora, avevano l’obbligo di dimostrare di essere viri oltre che cives (sì, è vero: è latinorum, comunque vir è l’uomo inteso come maschio, civis è il cittadino depositario di diritti), ma non potevano certo rischiare di portarsi a casa qualche strano morbo appiccicato da una galla piuttosto che da una getula.
Più tardi, alla Chiesa quella cosa lì non garbava granché. E così cardinali, vescovi e preti cominciano a prendersela con i profilattici che impediscono di procreare. La Chiesa medievale ce l’ha su con un mucchio di cose. Per esempio fino a tutto il Duecento la gente si lavava abbastanza regolarmente, solo che siccome quasi nessuno aveva l’acqua in casa, i lavacri avvenivano nei bagni pubblici, dove uomini e donne si strigliavano allegramente in vasche comuni. E poi, si sa, la carne è debole... Non sappiamo se il gran uso di preservativi che evidentemente doveva avvenire nei bagni pubblici medievali abbia fatto sì che assieme ai bagni pubblici siano stati aboliti pure i preservativi. È certo, invece, che gli europei abbiano smesso di lavarsi per cinque secoli e mezzo (cioè fino alla scoperta dell’igiene a metà Ottocento; in qualche caso, almeno a giudicare da certi vicini di autobus o metropolitana, il divieto ecclesiastico sopravvive tutt’ora). La regina Elisabetta I d’Inghilterra si faceva un bagno al mese e veniva considerata un’igienista, il Re Sole si è fatto due bagni in vita sua, perché gliel’aveva ordinato il medico, e pare abbia trovato l’esperienza piuttosto sgradevole.
Contro il divieto di lavarsi nulla hanno potuto le malattie legate alla sporcizia: scabbia, tigna e quant’altro, erano considerate delle sgradevoli, ma inevitabili, compagne d’esistenza. Contro il divieto di usare il preservativo molto invece ha potuto una malattia che procurava non soltanto furiose grattate, ma un biglietto di sola andata da consegnare a Caronte. Trattasi della sifilide.
La prima significativa epidemia di sifilide è stata un danno collaterale della discesa in Italia dei soldati di Carlo VIII. Quando arrivano a Napoli, nel 1459, cominciano a contagiare le allegre guaglione, e poi, risalendo la penisola spargono l’infezione per ogni dove.
Test dei profilattici in una fabbrica vietnamita, a Ho Chi Minh (Hoang Dinh Nam/Afp)
«Che sarà mai questo male novello che natura mi vuole donar?» La domanda assilla il Fanfulla di turno («passa un giorno, due giorni, tre giorni a Fanfulla gli prude...», come recita la nota canzone goliardica). La risposta viene fornita da un medico umanista veronese, Girolamo Fracastoro, che nel 1530 pubblica un libro dal titolo Syphilis sive De morbo gallico, che individua nei soldati di Carlo VIII e primi propagatori del contagio. La malattia verrà conosciuta per qualche secolo in tutta Europa come “mal francese” o “morbo gallico”, ma non in Francia, dove sarà chiamata “mal napolitain” (e te pareva che i francesi si potessero accreditare qualcosa di negativo!). Gli studi sulla sifilide verranno poi ripresi dal medico modenese Gabriele Falloppio (più noto per aver dato il nome alle omonime tube) che per proteggersi suggerisce un preservativo di lino, immerso in soluzioni disinfettanti (e poi riutilizzabile). Anche William Shakespeare mostra di tenere in buona considerazione quello che chiama il «guanto di Venere».
Nel Settecento i preservativi conoscono grandissima diffusione. Erano di budello animale oppure di seta, con un vezzoso nastro per fissarli bene alla base. Naturalmente si potevano riutilizzare dopo una lavatina. Le capitali del libertinismo europeo all’epoca erano Parigi a Venezia e un veneziano che scriveva in francese, dimostra di apprezzare l’ammennicolo. Giacomo Casanova ne usa uno personale, in lino, e lo ribattezza «cappotto inglese». Non era sempre stato così, però, perché quand’era ancora un giovane abate pieno di speranze e di vigore, aveva detto: «Non mi agghinderei mai con una pelle di morto per dimostrare di essere vivo». Ma poi succede di cambiare idea e scriverà: «Dieci anni fa l’avrei definita un’invenzione del diavolo, ma oggi ritengo che il suo inventore dovesse essere un uomo dabbene».
Controllo manuale prima dell’impacchettamento a Erfurt, in Germania (Jens-Ulrich Koch/Afp)
La vera rivoluzione, però, è quella provocata circa un secolo più tardi dall’americana Goodyear che mette a punto un processo per vulcanizzare la gomma. Nel 1855 comincia la produzione in serie di preservativi di gomma e il resto è storia recente. L’aggeggio viene appellato con diversi nomi, le cui origini sono oscure come quelle dell’oggetto a cui il nome si riferisce. Condom potrebbe derivare dal nome di un medico del re inglese Carlo II (di incerta esistenza, però; il medico, non il re) o dal nome della cittadina francese di Condom, nel dipartimento di Gers, dove le locali macellerie si sarebbero specializzate nel fornire intestini animali ammorbiditi con l’olio di mandorle. Per chi fosse interessato anche a Bacco, oltre che a Venere, la cittadina è nota (anche? soprattutto?) per la produzione di eccellente Armagnac.
In Italia settentrionale, invece, è comune il nomignolo “goldone”, potrebbe derivare da Franco Goldoni, fondatore della Hatù, nota per il suo Settebello (che in questo caso non ha nulla a che fare con la nazionale di pallanuoto) oppure dal fatto che i soldati americani arrivati in Italia durante la Seconda guerra mondiale usavano preservativi confezionati nella stagnola dorata con scritto Gold One. Un articolo delCorriere della Sera del 1998 segnala che era in corso una battaglia tra Hatù-Durex e Primex Perdonate per la produzione di un preservativo di nome Gold destinato al mercato italiano. La battaglia contro l’Aids ha fatto impennare le vendite di preservativi, ma oggi che l’Aids sembra una malattia dimenticata anche la popolarità del profilattico sembra in calo. Peccato che l’Aids sia dimenticata, ma non certo debellata. Sarebbe bene ricordarlo sempre (Infografica: Il mondo contro l’Aids: una battaglia che stiamo vincendo?)
fonte: www.linkiesta.it

Fabio Mini



è un militare e saggista italiano, comandante della missione in Kosovo KFOR dal 2002 al 2003.

Dopo gli studi presso l'Accademia militare di Modena e la Scuola di Applicazione di Torino, si è laureato in Scienze strategiche per poi perfezionarsi in scienze umanistiche presso l'Università Lateranense e in Negoziato internazionale presso l'Università di Trieste.
Tra i vari incarichi è stato portavoce del capo di Stato maggiore dell'Esercito italiano e, dal 1993 al 1996, ha svolto la funzione di addetto militare a Pechino. Ha inoltre diretto l'Istituto superiore di stato maggiore interforze (ISSMI).
Generale di corpo d'armata, è stato capo di Stato maggiore del Comando NATO per il Sud Europa e a partire dal gennaio 2001 ha guidato il Comando Interforze delle Operazioni nei Balcani. Dall'ottobre 2002 all'ottobre 2003 è stato comandante delle operazioni di pace in Kosovo a guida NATO, nell'ambito della missione KFOR.
Commentatore di questioni geopolitiche e di strategia militare, scrive per Limes, la Repubblica e l'Espresso, è membro del Comitato Scientifico della rivista Geopolitica ed è autore di diversi libri.

domenica

Saladino



per esteso Ṣalāḥ al-Dīn Yūsuf b. Ayyūb b. Shādī b. Marwān (arabo: صلاح الدين يوسف بن أيوب بن شادى بن مروان ‎), più semplicemente chiamato Ṣalāḥ al-Dīn al-Ayyūbi (arabo: صلاح الدّين الأيّوبي‎), è considerato tra i più grandi strateghi di tutti i tempi. Fu di etnia curda e divenne Sultano di Egitto, Siria e Hijaz, dal 1174 alla sua morte, col laqab di al-Malik al-Nāṣir ("il sovrano vittorioso"), fondando la dinastia curda degli Ayyubidi.

In Egitto

Da giovane, Saladino studiò a lungo e con brillanti risultati tanto le materie giuridiche quanto quelle letterarie. Chi era chiamato a governare doveva presentarsi infatti con un ottimo corredo conoscitivo ai propri sudditi.
Con suo zio Shīrkūh, acquisì un'ottima preparazione anche militare, seppure sembra che egli preferisse lo studio dal quale si sentiva particolarmente attratto.
Nel 1168 seguì lo zio Shīrkūh, inviato da Nūr al-Dīn ibn Zankī (Norandino) in Egitto: qui era scoppiata una grave crisi sotto gli imām fatimidi, della quale aveva approfittato il re "crociato" di Gerusalemme, che aveva occupato alcuni territori egiziani. L'imām/califfo al-Adid nominò Saladino vizir (una sorta di Primo ministro), ma nel 1171 Saladino depose lo stesso Imām del Cairo, ponendo fine alla dinastia ismailita che aveva regnato dal X secolo. L'Egitto divenne così, anche ai vertici, di nuovo sunnita. Saladino ne divenne il sultano e avviò una dinastia che, dal nome di suo padre, prese il nome di ayyubide.

La conquista di Gerusalemme

Alla morte di Norandino (maggio 1174), Saladino ne sposò la vedova e iniziò la sua personale opera di conquista dell'area siro-palestinese: riuscì a prendere il controllo di Damasco nel novembre 1174.
Nel marzo 1175 conquistò la cittadella di Homs e il 21 giugno Azaz. L'anno successivo mise sotto assedio Aleppo; mentre era accampato fuori dalle mura della città, il 22 maggio 1176, scampò a un tentativo di assassinio da parte di tredici appartenenti alla setta dei Nizariti. Dopo un'inutile spedizione sulle montagne dove avevano rifugio gli Assassini, Saladino si ritirò al Cairo.
Nel 1177 si rivolse verso il Regno di Gerusalemme. Venuto a conoscenza dei piani di Saladino, Baldovino IV lasciò Gerusalemme con 500 cavalieri per tentare la difesa di Ascalona, ma venne bloccato sul posto da Saladino, forte di 30.000 uomini. I Cavalieri Templari cercarono di prestare soccorso a Baldovino ma vennero posti sotto assedio a Gaza. Saladino giustiziò i suoi prigionieri cristiani e continuò la sua marcia verso Gerusalemme, conquistò Ramla e prese d'assedio Lidda e Arsuf, ma poiché non considerava più Baldovino come una minaccia, permise al suo esercito di sparpagliarsi in una vasta area, per razziare e riposare. Nel frattempo, sia Baldovino sia i Templari riuscirono a liberarsi dai rispettivi assedi, e marciarono lungo la costa, nella speranza di intercettare Saladino prima che raggiungesse Gerusalemme. Il 25 settembre 1177 si scontrarono con Saladino a Montgisard, nei pressi di Ramla, cogliendolo del tutto di sorpresa.
I musulmani furono messi in rotta. Molti vennero uccisi e Saladino stesso riuscì a fuggire solo perché cavalcava un cammello da corsa. Saladino tornò in Egitto, subendo continui attacchi dalle tribù di beduini lungo il tragitto. Soltanto un decimo del suo esercito riuscì a tornare in Egitto con lui. Anni dopo, avrebbe definito quella sconfitta “grande come una catastrofe”.
Baldovino tallonò Saladino fino nella penisola del Sinai, ma non riuscì a trarne vantaggio e in seguito Saladino tentò un nuovo attacco nel 1179.
Saladino quindi si impegnò nella conquista di Aleppo (1183) e di Mossul (1186), grandi empori commerciali.
Nel 1187 inviò a Tiberiade una piccola armata guidata da suo figlio al-Afdal, per rappresaglia nei confronti di un precedente attacco ad una carovana musulmana da parte di Rinaldo di Chatillon. Raimondo III di Tripoli nutriva la speranza che Saladino si potesse alleare con lui contro Guido di Lusignano e per questo permise alla spedizione di attraversare Tiberiade il 30 aprile; ma Gerardo di Ridefort, maestro dei Cavalieri Templari, radunò velocemente un piccolo contingente di soli 140 cavalieri in tutto; la forza di Saladino era composta da 7000 uomini. Si scontrarono a Cresson, presso Nazaret il 1º maggio. Narra l'Itinerarium Peregrinorum et Gesta Regis Ricardi:

Così Saladino radunò il suo esercito e marciò velocemente verso la Palestina. Egli inviò l'emiro di Edessa, Manafaradin (al-Muzaffar), a capo di 7.000 Turchi per razziare la Terra Santa. Ora, quando questo Manafaradin giunse nella regione di Tiberiade, si scontrò con il maestro del Tempio, Gerardo de Ridefort, e con il maestro dell'Ospedale, Ruggero des Moulins. Nello scontro inaspettato che seguì, egli mise in fuga il primo ed uccise il secondo.

I musulmani finsero una ritirata, Gerardo ordinò una carica, nonostante il parere contrario di Ruggero, ed i cavalieri si separarono così dalla fanteria. I musulmani riuscirono a contrastare facilmente la carica diretta dei cristiani, uccidendo prima i cavalieri esausti e poi la fanteria. Gerardo sopravvisse ma tutti gli altri cavalieri vennero uccisi. Saladino raccolse un esercito ancora più potente, forte di 20.000 uomini, e invase il regno a giugno: ebbe strada facile anche grazie alla insipiente smania aggressiva del Reggente del regno, Guido di Lusignano, di Rinaldo di Chatillon, di Umfredo II di Toron e del nuovo Patriarca Eraclio, arcivescovo di Cesarea (che erano riusciti a vanificare l'assennata linea strategica del defunto re lebbroso di Gerusalemme, Baldovino IV, orientata a un accordo con le forze musulmane dell'area).
L'esercito del Regno di Gerusalemme, mossosi dalla Città Santa in direzione nord per contrattaccare, fu distrutto nella battaglia di Hattin (4 luglio 1187), durante la quale vennero catturati sia il re Guido, sia il Gran Maestro templare, che vennero usati da Saladino come ostaggi da rilasciare in cambio della consegna di piazzeforti. La reliquia della vera Croce, portata in battaglia dai crociati come miracolosa insegna, fu presa e di essa si persero le tracce. Saladino decapitò di propria mano Rinaldo di Châtillon, adempiendo al voto solenne che aveva espresso in precedenza di vendicare una carovana di pellegrini musulmani diretti alla Mecca e spietatamente trucidati da Rinaldo. Tutti gli Ospitalieri e i Templari catturati vennero uccisi, perché la loro regola vietava di pagar riscatti per la loro liberazione e imponeva ai guerrieri liberati di tornar subito a combattere.
Il 10 luglio Saladino otteneva anche la città e il porto di San Giovanni d'Acri; il sultano voleva mantenere intatto questo centro commerciale che portava ricchezza ai suoi domini e infatti nei termini della resa concedeva che gli abitanti cristiani avrebbero avuto salva la vita e conservate le loro proprietà, ma, per la maggior parte, rifiutarono di restare ed emigrarono senza essere molestati.
Saladino partì poi alla conquista di altri centri costieri, di Giaffa e Beirut. La strada per Gerusalemme era ormai aperta per Saladino ed egli pose l'assedio alla città, ma non ebbe bisogno di espugnarla: il suo difensore, Baliano di Ibelin, ebbe la saggezza di negoziare una resa onorevole in cambio di un'evacuazione ordinata dei circa 16.000 abitanti cristiani che vi erano asserragliati, i quali vennero fatti uscire e imbarcare senza subire perdite. Saladino entrò trionfante nella città il 2 ottobre 1187. Ai Crociati rimase solo il controllo di Tiro, Tripoli ed Antiochia, che pure Saladino attaccò nel 1188, ma senza successo. Il regno crociato si riduceva così a una sottile striscia costiera.

La terza crociata e lo scontro con Riccardo Cuor di Leone

La notizia della perdita di Gerusalemme e della Palestina fu sconvolgente per l'Europa cristiana e vi fu presto la richiesta di una nuova Crociata, proclamata da Papa Gregorio VIII e dal suo successore Papa Clemente III. Nel 1189 giunsero numerosi contingenti militari per la liberazione della Terrasanta.
Il 4 ottobre 1189 Saladino mosse ad est della città di San Giovanni d'Acri verso il campo di Guido di Lusignano e schierò le sue truppe in un semicerchio ad oriente della città; l'esercito crociato era in mezzo e mantenne la sua posizione di fronte alle forze di Saladino, con i balestrieri dotati di corazza leggera in prima linea e la cavalleria pesante in seconda. Nello scontro i Templari prevalsero sui musulmani a tal punto che Saladino dovette richiedere rinforzi da altre parti del campo di battaglia; ma i balestrieri cristiani prepararono la strada per la carica della cavalleria pesante crociata e la costante avanzata del centro cristiano contro le truppe di Saladino non incontrò grande resistenza. Il centro ed il fianco destro di Saladino furono messi in fuga. Ma i vincitori cristiani si sparsero per saccheggiare, allora Saladino radunò i suoi uomini e quando i cristiani cominciarono a ritirarsi con il bottino, scatenò la sua cavalleria leggera su di loro. I crociati dovettero ritirarsi soffrendo gravi perdite, ma alla fine sconfissero le truppe di Saladino al costo della perdita di 7.000 uomini.
Nel 1191 Riccardo Cuor di Leone giunse in Terrasanta per tentare la riconquista di Gerusalemme. Con lo scopo di prevenire la presa di Giaffa da parte dei Crociati, Saladino attese l'esercito nemico ad Arsuf, a nord di Giaffa, per bloccarne il passaggio. Lo schieramento musulmano era superiore numericamente e la cavalleria era dotata di armamenti leggeri; al contrario, i cavalieri crociati montavano cavalcature massicce e robuste, e portavano armamenti pesanti. La battaglia si aprì con una carica della fanteria di Saladino, che effettuò una serie di lanci ripetuti di lance e giavellotti contro lo schieramento serrato dei crociati; poi la fanteria musulmana si aprì per lasciare spazio alla cavalleria, che caricò a ondate le file cristiane. Nonostante i ripetuti inviti di attaccare da parte dei suoi comandanti, Riccardo continuava a tenere serrato lo schieramento, finché si pose al comando della carica e spezzò le file dei musulmani, stanchi dall'attacco sferrato senza esito.
La battaglia durò solo pochi minuti e l'esercito musulmano fu messo in rotta e costretto alla fuga.
Saladino non subì perdite eccessivamente pesanti, anzi riuscì a riorganizzare il suo esercito subito dopo; ma nel campo crociato le conseguenze psicologiche per il morale furono enormi, poiché questo era il primo vero e proprio scontro diretto con l'invincibile Saladino dopo il disastroso massacro di Hattin. Saladino ebbe col sovrano plantageneto rapporti di stima, ma il re d'Inghilterra non rimase in Terra Santa abbastanza a lungo per mettere a frutto le sue indubbie qualità guerriere.

La morte e l'eredità politica

Saladino governò con energia ed efficienza l'Egitto, la Siria e lo Hijaz, tenendo sotto il proprio controllo anche le due principali città sante dell'Islam: Mecca e Medina.
Morì nel marzo 1193, appena due anni dopo la partenza del suo grande antagonista, il re d'Inghilterra Riccardo Cuor di Leone.
A ereditare i suoi possedimenti, che andavano dall'Eufrate alla Terrasanta al Sudan, non furono tuttavia ovunque i suoi figli perché, se al Cairo, a Damasco e ad Aleppo regnarono rispettivamente al-ʿAzīz ʿUthmān, al-Afdal ʿAlī e al-Zāhir Ghāzī, la Jazīra fu governata invece dal fratello Safedino (al-Malik al-ʿĀdil Sayf al-Dīn), i territori al di qua del fiume Giordano dal nipote al-Mu'aẓẓam ʿĪsà, figlio di Safedino, e Hims dai discendenti di Shīrkūh. Con essi si compì il frazionamento di un territorio così vasto conquistato da Saladino, che inizialmente era composto solo dai due sultanati di Damasco e di Cairo; il primo si frammentò all'inizio del XIII secolo, il secondo venne acquisito nel 1250 dai mamelucchi dell'ultimo Sultano ayyubide, al-Salih Ayyub, morto senza eredi.
I Mamelucchi regneranno fino al 1517, anno in cui le forze ottomane del sultano Selim II avranno la meglio sui loro avversari.

Letteratura europea su Saladino

Dante Alighieri porrà, oltre un secolo più tardi, Saladino tra i valorosi non cristiani del Limbo, a testimoniare la sua duratura fama di uomo retto ed esempio di virtù cavalleresca. Questo non vuol dire, naturalmente, che Saladino non operasse con la durezza tipica dei suoi tempi verso i suoi avversari, senza però scadere nell'efferatezza fine a se stessa o nella crudeltà gratuita.
Saladino valentissimo signore e allora soldano di Babilonia è protagonista della Novella nona della Decima Giornata del Decamerone di Boccaccio. Del pari, il suo nome, talvolta nascosta dietro l'espressione fantasiosa di "Soldano di Baghdad", appare sovente nel Novellino, come esempio di rettitudine, di saggezza e di buon governo.

fonte: Wikipedia