lunedì

fiscal compact


La truffa del Fiscal Compact e l’inganno tedesco. (in pillole)


fiscal_ammazza
Dopo il dibattito che ho sollevato sull’argomento motivando la necessità dell’immediato sforamento dei vincoli e di una richiesta di risarcimento alla Germania proponendo una manifestazione dimostrativa davanti la sede dell’ambasciata tedesca di Roma, vi propongo un condensato in pillole dei miei ultimi 3 articoli.
l fiscal compact prevede:
L’obbligo del perseguimento del pareggio di bilancio (inserito in Costituzione) a partire dall’iniziale vincolo del 3% sul rapporto deficit/pil. La soglia del 60% nel rapporto fra debito pubblico e PIL .
Questo vincolerà il nostro Paese alla riduzione del debito pubblico per una cifra di 45 miliardi di euro l’anno per vent’anni.
E’strettamente dipendente dal fiscal compact per il conseguimento degli obiettivi finanziari da esso imposti  anche la vera ghigliottina per i comuni, causa principale della perdita di servizi erogati alla cittadinanza con un calo di quasi il 40% di investimenti da parte degli enti locali, il conseguente degrado di comuni, strade, scuole, nonché la causa di migliaia di licenziamenti, mancati pagamenti e chiusura di attività. Si chiama Patto di stabilità interno.
Come si legge nella relazione dell’UPI (Unione Province Italiane) sul caso della regione Marche dal titolo: Gli effetti depressivi del Patto di Stabilità sulle attività produttive: 600 milioni di euro di investimenti bloccati.
“I meccanismi del patto di stabilità interno bloccano i pagamenti alle imprese e le manutenzioni dei beni pubblici e di fatto ci rende i peggiori committenti per le aziende. Sono 600 milioni di euro gli investimenti tenuti fermi nella sola Regione Marche.
Non abbiamo potuto pagare lavori di emergenza che lo Stato ci ha chiesto di fare e diventiamo inattendibili. Solo modificando alcune regole vessatorie che riguardano il patto di stabilità probabilmente saremo in grado di pagare le imprese e commissionare qualche lavoro nuovo facendo fronte a qualche intervento di prevenzione per scongiurare danni ben più importanti. Si tratta di somme dovute alle imprese che in mancanza dei vincoli del patto si tradurrebbero in pagamenti nell’arco di pochi giorni.
I meccanismi del patto rendono inutilizzabile l’avanzo di amministrazione per finanziare investimenti in quanto l’operazione non determina riscossioni. Al momento attuale le priorità degli enti sarebbero date da manutenzioni straordinarie (riferite per esempio a strade e messa a norma di scuole) ma per effetto dei vincoli del patto gli avanzi di amministrazione sono destinati all’estinzione anticipata dei mutui.
Tutto ciò avviene a causa dell’obbligo di mantenere con precisione maniacale il vincolo del  3% del rapporto deficit/pil. (Una misura straordinaria fu addirittura applicata l’anno scorso a danno degli enti locali quando l’Italia era al 3,1% e ci fu richiesto dall’Europa di rientrare subito di quel (0,1%) che consisteva in 1 miliardo e mezzo circa di tagli immediati).
Ma il vincolo che inchioda i paesi europei all’austerity, che blocca la spesa sociale, che non permette agli stati e ai comuni di poter spendere a deficit neanche nelle emergenze, il vincolo che ha causato l’aumento dell’iva, che ha impedito allo stato di pagare le aziende creditrici con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro del dilagare dei suicidi tra gli imprenditori, è stato deciso quasi 35 anni fa in meno di un’ora senza basi teoriche da un funzionario ai tempi non ancora trentenne del governo francese di Francois Mitterand per dei loro interessi interni.
( http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2014-01-29/parla-inventore-formula-3percento-deficitpil-parametro-deciso-meno-un-ora-102114.shtml?uuid=ABJHQ0s )
L’Italia è attualmente tra gli unici paesi europei a rispettare questo vincolo. La Francia nel 2012 quando a noi fu richiesto di rientrare con ogni mezzo era comodamenteferma al 4,7 – mentre l’Italia aveva già due punti di meno – ed è ancora ferma ben al di sopra del 4%.
Il Portogallo nel 2012 era fermo al 5% per poi scendere di mezzo punto. Per non parlare della Spagna che nel 2012 era al 7% o dell’Irlanda al 8,3%.
Perchè non tutti lo rispettano? La Commissione Europea (entità che non rappresenta i cittadini europei) ha raccomandato al Consiglio Europeo (altra entità non investita da legittimità popolare)di prorogare i termini per la correzione del disavanzo eccessivo per sei paesi (Spagna, Francia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovenia) escludendo senza motivo l’Italia da tale beneficio.
A chi va concessa la proroga ? Uno Stato membro può ottenere una proroga del termine per correggere un disavanzo eccessivo, senza che si passi alla fase successiva della procedura per i disavanzi eccessivi, purché: [[ si sia verificato un evento economico sfavorevole con importanti conseguenze negative per lo Stato membro soggetto a procedura per i disavanzi eccessivi, che gli impedisce di rispettare il termine per la correzione del disavanzo eccessivo ]]                 
Perché per l’Italia fu invece attuata nel 2009 la procedura per disavanzi eccessivi ? Un paese che ha un tasso di disoccupazione pari al 12,9 per cento (la più alta da 35 anni) con la disoccupazione giovanile (15-24 anni) che ha raggiunto il 42,24 per cento per un totale di 3.293.000 di senza lavoro costretti a vivere ai margini della società. Con i dati che mostrano che da gennaio a dicembre del 2013 in Italia hanno chiuso 72.367 imprese del commercio. Con una produzione industriale ai minimi storici per non parlare del dato più macabro che ha registrato nel 2013 il picco di suicidi di imprenditori a causa della crisi con la media di uno ogni due giorni e mezzo portando complessivamente a 149 le persone che si sono tolte la vita per motivazioni economiche spesso legate all’insolvenza dello Stato.
Possibile che un paese colpito dalla crisi in questo modo non possa essere considerato un paese con [[ eventi economici sfavorevoli che gli impediscono di rispettare il termine per la correzione del disavanzo eccessivo. ]]  Sono stati i nostri Governanti a non richiedere tale procedura o ci è stata negata ?
Nell’uno o nell’altro caso quali sono le ragioni che giustificherebbero una tale negligenza e quali sono le responsabilità di chi ha negato ossigeno al malato terminale ?  La possibilità o meno di una proroga spesso di vitale importanza viene scelta in maniera del tutto arbitraria. Ma da chi ? e chi si può opporre a questa scelta ?
Ci sono altri paesi oltre la Francia che sforano indisturbati ? Dal 2000 al 2005 (badate bene), prima dello scoppio della crisi del 2007 la spesa pubblica tedesca è aumentata di circa 120 miliardi di euro una cifra che fu allocata per circa 2/3 (90 miliardi di euro complessivi) in sussidi alle imprese e in politiche attive per il mercato del lavoro.
In pratica la Germania che per 4 anni di seguito sforò la regola del 3% nel rapporto deficit/pil  aveva finanziato a deficit le proprie imprese in aperta violazione del Trattato di Maastricht spendendo soldi pubblici per rendersi competitiva con le scorrette riforme Hartz – che quindi vanno inquadrate come il classico aiuto di stato vietato dai trattati – che porteranno ad un abbattimento del costo del lavoro tedesco, a colpi di precarietà con la flexicurity e i mini job, che determinarono un declino dei salari nominali e reali tedeschi che scesero fra il 2003 e il 2009 di circa il 6%.
Una svalutazione reale finanziata con sussidi diretti e indiretti al sistema produttivo tedesco. Queste azioni di vero e proprio dumping sociale avviate in Germania furono decise unilateralmente, senza consultare “i fratelli europei” violando palesemente l’articolo 119 del Trattato di Funzionamento dell’UE (TFUE).
Ma non è tutto: l’articolo 107 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea stabilisce che [[ sono incompatibili con il mercato interno, nella misura in cui incidano sugli scambi tra Stati membri, gli aiuti concessi dagli Stati, ovvero mediante risorse statali, sotto qualsiasi forma che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza]].
Una banca pubblica tedesca invece creata nel dopoguerra dagli alleati per gestire i fondi del piano Marshall è diventata oggi il più importante strumento di politica industriale del paese ed una delle più grandi e potenti banche del mondo la Kreditanstalt fuer Wiederaufbau, (KfW) cioè Istituto di credito per la ricostruzione.
La KfW ha da decenni il ruolo di motore e finanziatore dello sviluppo, ossia quel ruolo che proprio Berlino e gran parte dell’Eurozona non vogliono attribuire alla Banca Centrale Europea. A trarne vantaggio è il solo sistema tedesco. Il rating di questa banca è ottimo, pari a quello dei Bund tedeschi, per cui alla KfW si approvvigiona a tassi bassissimi. Negli ultimi anni ha realizzato in media emissioni per circa 80 miliardi di euro come riportato in un articolo di Repubblica del 11 Febbraio 2013.
Operazioni e spesso salvataggi di banche e aziende che in altri Paesi figurerebbero nei conti statali incidendo nel rapporto debito/pil e che invece restano al di fuori del bilancio federale e non figurano nel debito pubblico tedesco che altrimenti sfiorerebbe il 100% nel rapporto deficit/Pil.
Dal secondo trimestre del 2007 ossia quando è ufficialmente scoppiata la crisi, l’Italia è stato il paese che ha visto crescere meno di tutti, nell’area euro, il debito pubblico nominale (quello che comprende anche il tasso di inflazione) con un incremento del 27%. Nello stesso periodo il debito pubblico della Germania dove non viene conteggiata l’ingente quota della KfW è aumentato del (+34%).
Questo nonostante negli stessi anni la Germania abbia pagato tassi sul debito molto più bassi rispetto al nostro paese (da qui lo spread). La Francia nel frattempo ha visto crescere lo stock di debito del 57%, anch’esso vicinissimo ai 2 mila miliardi di euro. Ha mantenuto un elevato e continuo sforamento del vincolo del 3% senza subire una procedura d’infrazione.
( http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2013-12-03/il-debito-pubblico-e-peccato-originale-italia-dati-dicono-che-cresce-meno-tutti-paesi-euro-mentre-pil–110537.shtml?uuid=ABDnIYh )
La Germania che intima agli altri paesi di rispettare i parametri europei ha mantenuto un ampio surplus di conto corrente durante tutta la crisi finanziaria dell’area dell’euro,eccedendo la soglia [del 6%] ogni anno a partire dal 2007 ignorando ogni raccomandazione a ridurlo e a stimolare lo sviluppo della domanda interna per contribuire a portare gli altri paesi fuori dalla crisi. Approfittando in maniera scorretta del regime di cambi fissi della moneta unica che ha evitato che proprio il tasso di cambio  riflettesse il suo ampio surplus considerato un freno per la ripresa dei paesi dell’Eurozona che infatti fronteggiano un corrispondente deficit commerciale.
La Germania si è battuta con un ricorso per fare in modo che i paesi in crisi dell’area euro non potessero ricevere neanche gli aiuti dalla Banca Centrale Europea provando a bloccare il piano degli Omt ossia l’acquisto straordinario da parte della BCE di titoli di stato dei paesi in difficoltà definendola un’operazione che va oltre il mandato di politica monetaria della Banca centrale europea.
Il piano di dominio della Germania con la complicità della nostra classe politica trova evidenza nel fatto che i maggiori acquirenti di aziende italiane, indebolite dalla recessione e dal credit crunch sono proprio le imprese tedesche, che al contrario di quelle tricolori nuotano nella liquidità per le ragioni che abbiamo ampiamente spiegato. Come ha riportato il Financial Times, “sono ben 23 le Pmi italiane passate in mani tedesche nel 2013, dopo le 20 acquisizioni registrate nel 2012. E quasi sempre si tratta di gioiellini con conseguente perdita di posti di lavoro in Italia e l’addio definitivo a pezzi strategici della struttura industriale italiana. Con pesanti conseguenze, nel lungo termine, per il nostro Paese”.
( http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-02-02/ecco-perche-germania-sta-facendo-incetta-migliori-pmi-italiane-a-prezzi-saldo-161240.shtml?uuid=ABaILzt )
La Bundesbank tra l’altro elude il divieto di acquisto di titoli di Stato sul mercato primario.
ll famoso giurista di fama internazionale Giuseppe Guarino, già Ministro delle Finanze e dell’Industria definisce il Fiscal compact e quindi il pareggio di bilancio incostituzionale ed illegittimo secondo gli stessi Trattati europei e lo fa documentando le motivazioni in un saggio di 76 pagine zeppe di riferimenti legislativi e rimandi giurisprudenziali evidenziando la necessità di far cadere con effetto immediato questo vincolo esigendo il rispetto del proprio diritto alla corretta ed integrale applicazione del Trattato, cioè dell’art. 104 C TUE, oggi 126 TFUE”.
ll fiscal compact è stato firmato da un Presidente del Consiglio di un governo tecnico non eletto dai cittadini ma espressione dei vertici delle più spietate lobby finanziarie (Bilderberg, Trilaterale, Goldman Sachs, Brugel)
E’urgente, legittimo e necessario richiedere di:
1) Sospendere da subito i vincoli del fiscal compact invitando il Governo italiano a spendere a deficit oltre il limite del 3% fino al raggiungimento della soglia media del rapporto deficit/pil dei paesi europei (oltre il 4%) in modo da avere liquidità immediatamente disponibile per uscire dall’emergenza in attesa di rendere possibile la rescissione di tali trattati e l’uscita dalla moneta unica.
2) Sospendere il patto di stabilità interno agli enti locali invitandoli a spendere da subito per la popolazione i fondi bloccati a causa dei vincoli del patto stesso.
3) Istituire una banca nazionale per finanziare imprese e sviluppo nel modello della Kfw.
Francesco Amodeo
fonte: francescoamodeo.net

domenica

è in arrivo la maxi-tassa


E’ in arrivo la maxi-tassa per l’Europa: mille euro all’anno per persona per vent’anni

L’ultimo mostro targato UE: il Debt Redemption Fund (Fondo di Redenzione del Debito)

Altro che le buffonate del berluschino fiorentino! Altro che l’altra Europa dei sinistrati dalla vista corta! E’ in arrivo sul binario n° 20 (anni) un trenino carico di tasse targate Europa. Ma come!? E le riduzioni dell’Irpef dell’emulo del Berluska? Roba per le urne, che le cose serie verranno subito dopo.


Di cosa si tratta è presto detto. Tutti avranno notato lo strano silenzio della politica italiana sul Fiscal Compact, quasi che se lo fossero scordato, magari con la nascosta speranza di un abbuono dell’ultimo minuto, un po’ come avvenne al momento dell’ingresso nell’eurozona per i famosi parametri di Maastricht.


Ma mentre i politicanti italiani fingono che le priorità siano altre, a Bruxelles c’è chi lavora alacremente per dare al Fiscal Compact una forma attuativa precisa quanto atroce. Anche in questo caso, come in quello dell’italica Spending Review, sono all’opera gli “esperti“: undici tecnocrati di provata fede liberista, guidati dall’ex governatrice della banca centrale austriaca, la signora Gertrude Trumpel-Gugerell. Entro marzo, costoro dovranno presentare al presidente della Commissione UE, Barroso, le proprie proposte operative. Poi arriverà la decisione politica, presumibilmente dopo il voto degli europei che di quel che si sta preparando niente devono sapere, specie se sono cittadini degli stati dell’Europa mediterranea.


Sul lavoro di questi undici taglieggiatori erano già uscite delle indiscrezioni. Ma ora che la scadenza si avvicina i rumors si fanno più precisi. Ed anche la stampa italiana, dopo le balle a iosa sui “successi” di Renzi a Berlino, comincia a scrivere qualcosa. Ha iniziato ieri l’altro Il Foglio, con il titolo «Dare soldi, vedere cammello. L’Ue fruga nelle nostre tasche». Ha proseguito ieri il Corriere della Sera che, quasi a voler bilanciare il trionfalismo filo-governativo, ha titolato: «I nuovi vincoli e quelle illusioni sul “fiscal compact”».


E bravo, per una volta, il titolista del Corriere: sul Fiscal Compact sembra proprio che sia arrivato il momento di abbandonare le illusioni. Naturalmente, per chi ce le aveva. Che non è il nostro caso.


Ma quale sarà la proposta degli undici, una strana squadra di calcio dove l’Italia, quasi fosse estranea al problema, non è neppure rappresentata?  Stando a quanto scrivono i due giornali italiani la proposta sarà incentrata su tre punti: Debt Redemption Fund, Eurobond, Tassa per l’Europa (anche se loro, ovviamente, non la chiameranno così).


Partiamo dal nuovo Fondo che si vorrebbe istituire, Debt Redemption Fund (DRF) secondo i più, European Redemption Fund (ERF) secondo altri, ma il nome non cambia la sostanza. In questo Fondo verrebbero fatti confluire i debiti di ogni Stato che eccedono il 60% in rapporto al pil. Per l’Italia, ad oggi circa 1.100 miliardi di euro.


Oh bella! Che si sia finalmente trovato il modo di mutualizzare il debito, come sperano gli euro-entusiasti e gli euro-speranzosi di centro-sinistra-destra? A farlo credere ci sono pure gli Eurobond, che a quel punto verrebbero emessi per far fronte alla massa del debito cumulata nel nuovo Fondo. Dunque anche i tassi di interesse della quota del debito italiano andrebbero a scendere. Una vera pacchia, se non fosse per la clausola che dovrebbe garantire – inautomatico - l’azzeramento del debito assorbito dal Fondo in un periodo di vent’anni.


Come funzionerebbe questa clausola? Secondo i due giornali citati, con un prelievo diretto da parte del Fondo su una quota delle entrate fiscali di ciascun stato debitore. Così, giusto per non rischiare. Leggere per credere.


Scrive ad esempio Antonio Pilati su Il Foglio: «In realtà l’idea degli esperti è a doppio taglio e la seconda lama fa molto male all’Italia: è infatti previsto che dal gettito fiscale degli stati partecipanti si attui ogni anno un prelievo automatico pari a 1/20 del debito apportato al Fondo. Nel progetto, le risorse raccolte dal fisco nazionale passano in via diretta, tagliando fuori le autorità degli stati debitori, alle casse del Fondo. Si tratta di un passaggio cruciale e drammatico tanto nella sostanza quanto – e ancora di più – nella forma».


E così pure Riccardo Puglisi sul Corriere della Sera: «L’aspetto gravoso per l’Italia è che la commissione sta anche pensando ad un prelievo automatico annuo dalle entrate fiscali di ciascuno stato per un importo pari ad un ventesimo del debito pubblico trasferito al fondo stesso. Il rientro verso il 60 percento avverrebbe in modo meccanico, forse con un eccesso di cessione di sovranità».


«Forse con un eccesso di cessione di sovranità», impagabile Corriere! Adesso non possiamo sapere con esattezza come andrà a finire, ed è probabile che la patata bollente verrà affrontata solo dopo le elezioni europee. Ma la direzione di marcia è chiara. La linea dell’austerity non solo non è cambiata, ma ci si appresta ad un suo drammatico rilancio, del resto in perfetta coerenza con i contenuti del Fiscal Compact, noti ormai da due anni.


Per l’Italia si tratterebbe di un prelievo forzoso – in automatico, appunto – di 55 miliardi di euro all’anno per vent’anni. Cioè, per parafrase lo spaccone di Palazzo Chigi, di mille euro a persona (compresi vecchi e bambini) all’anno, per vent’anni. Per una famiglia media di tre persone, 60mila euro di tasse da versare all’Europa.


Naturalmente si può dubitare che si possa arrivare a tanto. Ma sta di fatto che questa è l’ipotesi sulla quale l’Unione Europea – quella vera, non quella immaginata a forza di Spinelli - sta lavorando. Magari questa ipotesi estrema verrà limata ed abbellita, ma il punto di partenza è questo. E sinceramente non ci sembra neppure così strano, considerata sia la natura oligarchica dell’UE, che il dominio incontrastato della Germania al suo interno.


E’ la logica del sistema dell’euro e della distruzione di ogni sovranità degli stati che in questo sistema sono destinati a soccombere. Tra questi il più importante è l’Italia. E forse sarà proprio nel nostro paese che si svolgerà la battaglia decisiva.


Ma ora, per favore, che nessuno venga a dire che non si conoscono i termini del problema. Il sistema dell’euro, tanto antidemocratico quanto antipopolare, procede imperterrito per la sua strada. Le classi popolari hanno davanti 20 anni (venti) di stenti, miseria e disoccupazione. O ci si batte per il recupero della sovranità nazionale, inclusa quella monetaria, o sarà inutile – peggio, ipocrita – venire a lamentarsi della catastrofe sociale che ci attende.


Lo diciamo ormai da anni, ma il poco encomiabile lavoro degli undici esperti (vedi la scheda in fondo all’articolo per capire chi sono davvero questi taglieggiatori), ha almeno il merito di togliere ogni ragionevole dubbio. Gli eurocrati non si fidano proprio dei singoli stati, dunque basta con i vincoli da rispettare e/o sanzionare. Meglio, molto meglio, mettere direttamente le mani nel gettito fiscale di ogni stato da “redimere”. Questa è la novità. Ed è una novità che si commenta da sola.


PS - Che ieri, in questo quadro, il presidente del consiglio abbia definito anacronistico il parametro del 3% nel rapporto debito/pil può solo far sorridere. Anacronistico? Probabilmente sì, ma per l’UE esattamente nel senso opposto a quel che Renzi vorrebbe. Per lorsignori il vincolo del 3% è acqua fresca, ben presto il Fiscal Compact esigerà vincoli ben più stringenti: questa volta non semplici percentuali, sulle quali magari discutere, bensì denaro sonante attinto direttamente con una ben definita Tassa per l’Europa.


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SCHEDA


Chi sono gli undici taglieggiatori:


Gertrude Tumpel-Gugerell - Ex banchiera centrale austriaca, famosa per le operazioni speculative che misero in difficoltà la banca, è ora nel CdA di Commerzbank.


Agnés Bénassy-Quéré - Economista e docente presso diverse università francesi, ha lavorato al ministero delle finanze di Parigi.


Vitor Bento - Ex banchiere centrale del Portogallo, vicino al Partito Socialdemocratico di quel paese (centrodestra).


Graham Bishop - Consulente finanziario di altissimo livello, ultraliberista della prima ora, è stato membro influente della commissione che, negli anni ’90, preparò il passaggio all’euro.


Claudia Buch - Tedesca su posizioni liberiste. Esperta di mercati finanziari.


Leonardus Lex Hoogduin - Economista olandese, è stato advisor della Banca dei Regolamenti Internazionali.


Jan Mazak - Giudice slovacco. E’ stato avvocato generale presso la Corte europea di giustizia di Lussemburgo.


Belén Romana - Ex direttore del Tesoro spagnolo, attualmente amministratore delegato della Sareb, la “bad bank” cui sono stati conferiti gli asset tossici del settore immobiliare iberico.


Ingrida Simonyte - Ex ministro delle finanze della Lituania


Vesa Vihriala - Membro dell’Associazione degli industriali finlandesi (poteva mancare la Finlandia?), ex advisor di Olli Rehn.


Beatrice Weder di Mauro - Questa economista, che ha lavorato in passato per il Fondo Monetario Internazionale, è oggi nel board della ThyssenKrupp ed in quello di Hoffman-La Roche.



Fonte:  antimperialista.it

fonte: www.nocensura.com

mercoledì

20 marzo 1994



IL SEGRETO DI STATO SUL DELITTO DI ILARIA ALPI E MIRAN HROVATIN. ECCO LA VERITA' INDICIBILE





di Gianni Lannes



Il 20 marzo 1994 a Mogadiscio (Somalia), un commando somalo uccideva la giornalista inviata del Tg3 della Rai Ilaria Alpi e l'operatore tv Miran Hrovatin poco prima che mandassero in onda un servizio televisivo che a dir poco avrebbe ribaltato la prima Repubblica.

Il 22 marzo 1994 la procura della Repubblica di Roma apriva un'inchiesta. Il 17 gennaio 1995, si insediava la Commissione bicamerale di inchiesta sulla cooperazione con i Paesi in via di sviluppo. La citata Commissione si occupò anche del «caso Alpi», tant' é vero che, nel corso di in un'audizione, veniva alla luce che la giornalista Ilaria Alpi era impegnata in un'inchiesta giornalistica su un traffico di armi, che coinvolgeva la flotta di pescherecci italosomala denominata «Shifco».

La procura della Repubblica di Roma, in data 25 giugno 1996, ordinava una seconda perizia balistica, che contrastava radicalmente con la prima perizia e che induceva a concludere che il colpo d'arma da fuoco, che aveva ucciso Ilaria Alpi, fosse stato sparato a bruciapelo ad una distanza ravvicinata. Alla stessa conclusione arrivò anche la terza perizia (18 novembre 1997), che sostenne che si trattò di una vera e propria esecuzione.

Tale Gianpiero Sebri, coinvolto in indagini sul traffico internazionale per lo smaltimento di rifiuti tossico-nocivi, nel dicembre del 2000, in un'intervista rilasciata al settimanale Famiglia Cristiana, affermava che l'allora direttore del Sismi, il generale Luca Rajola Pescarini, nella primavera del 1994, lo aveva informato che la questione dei due giornalisti Rai era stata «sistemata»; versione questa confermata nel 2002 davanti ai giudici della Corte di assise di Roma, titolare del processo d'appello bis al somalo Hassan. Nel corso dell'interrogatorio, il signor Sebri riferiva di due distinti incontri con il generale Rajola e con l'imprenditore Giancarlo Marocchino, nel corso dei quali si sarebbe discusso dell'interesse dei giornalisti per i traffici illeciti in Somalia. L'incontro più importante sarebbe avvenuto con Rajola e Marocchino (imprenditore con interessi in Somalia) nell'ottobre del 1993.

 audizione di Faduma Aidid (9 novembre 2000)

Il direttore del Sisde, generale Mario Mori, durante l'interrogatorio davanti alla Corte d'assise di appello di Roma, confermava l'esistenza di rapporti del servizio segreto civile nei quali si faceva riferimento all'organizzazione del duplice omicidio da parte di un gruppo di mandanti. Al generale Mori il collegio della Corte d'assise chiedeva se intendesse rivelare la fonte delle notizie, ma il generale Mori si rifiutava di rispondere, rifacendosi all'articolo 203 del codice di procedura penale, che consente al personale dipendente dei servizi di non rivelare i nomi dei propri informatori.

Matteo Renzi l’attuale presidente consiglio dei ministri pro tempore, di fronte a vicende gravissime quali quelle considerate, non ritiene di assumere iniziative immediate affinché la ricerca della verità non sia subordinata alle esigenze dei servizi segreti?

In questi giorni convulsi più di prima imperversano sui mass media - anche fintamente critici - i soliti depistatori di professione: essi, ora chiedono a gran voce la desecretazione di un fantomatico dossier dei servizi sulla morte di Ilaria e Miran. In realtà, c'è un generale dell'Arma, che in sede processuale si è avvalso della facoltà di non rispondere. Le sue fonti coperte sono a conoscenza dell'identità dei mandanti del duplice omicidio. L'unica persona che avrebbe potuto sollevarlo dal segreto, ossia il presidente del consiglio dei ministri (un tessera P 2 numero 1816, condannato con sentenza passato in giudicato a 4 anni di reclusione e a due anni di interdizione dai pubblici uffici), però non ha fiatato, anzi non ha neanche risposto ad alcuni atti parlamentari in tal senso. A parte una manciata di deputati, tanto tempo fa, nessuno ha obiettato alcunché anche e soprattutto nel fronte che a parole reclama la verità. Ma quale?


In Italia il segreto di Stato - unitamente a quello militare - viene sovente utilizzato per coprire ogni genere di crimini e di illegalità. Allora: dall'Italia armi e rifiuti; e dalla Somalia disponibilità di territorio per occultare le scorie pericolose e bambini. Almeno è quello che emerge dal racconto di Faduma Aidid, amica e fonte informativa di Ilaria Alpi. La sua esplosiva audizione, però, è rimasta sepolta in un cassetto del Parlamento.


  audizione di Faduma Aidid (9 novembre 2000)




Il generale dei carabinieri Mario Mori è un pò come il prezzemolo, ma invece che nelle pietanze, lo si trova negli intrighi di Stato: trattativa Stato & Mafia, oppure l'omicidio su commissione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Il 21 marzo 2012 avevo scritto e pubblicato il seguente articolo:


ILARIA E MIRAN: assassinati dallo Stato italiano 

  

 http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2012/03/ilaria-e-miran-assassinati-dallo-stato.html

Relazione parlamentare.

Ilaria e Miran (foto Raffaele Ciriello).


  audizione di Faduma Aidid (9 novembre 2000)


fonte: sulatestagiannilannes.blogspot.it

martedì

gli U.S.A. contro il Venezuela

Gli Stati Uniti contro il Venezuela

di  Alfredo Serrano

Non si tratta di uno sceneggiato tipo fiction né di un film di Hollywood. Neppure si tratta di paranoia cospirativa della guerra fredda: Oggi gli Stati Uniti manifestano chiaramente la loro intenzione di farla finita con il governo venezuelano. La democrazia che non vota il candidato dell’ambasciata USA è una democrazia che non serve agli Stati Uniti.

Il Nord America non ha mai voluto accettare Chavez come presidente appoggiato dai popoli del sud; adesso tanto meno può ammettere che il chavismo senza Chavez debba seguitare a edificarsi secondo il lascito di Chavez in Venezuela ed in America Latina.


Il manuale del “golpe lento” elaborato da Gene Sharp si sta dimostrando efficace per destabilizzare ma incapace di rovesciare la rivoluzione democratica Bolivariana. Perché? Perché Chavez è tanto riuscito a cambiare le regole, che la guerra pianificata- venuta da fuori- si trova adesso fuori gioco.
Nonostante le vittime ed il clima violento prodotto nelle strade del Venezuela ed il logorio dell’immagine internazionale di Maduro, l’obiettivo duraturo del golpe non riesce a cogliere l’obiettivo finale e, inoltre, sta dividendo l’opposizione. La violenza concentrata esclusivamente nelle zone ricche dell’est di Caracas non è sufficiente per presentarsi come una forza alternativa di governo con ampio appoggio popolare.  Capriles (il leader dell’opposizione) continua a manifestare che necessita dell’appoggio della maggioranza per essere presidente, mentre Leopoldo Lopez (altro leader) cerca, con una impostazione violenta, di mobilitare una minoranza. Realmente entrambi non hanno appreso come sottrarre il consenso del popolo al chavismo.

Il progetto di rovesciamento degli Stati Uniti fa data già dall’anno 2002, mediante un colpo di stato ed uno sciopero degli addetti al petrolio in Venezuela. Dopo di quello provarono con vari candidati e con differenti strategie elettorali per farla finita mediante le elezioni con Chavez. Di fronte alla morte di questi si è aperto ancora di più l’appetito per ottenere l’impossibile: eliminare il Chavismo come nuova identità politica. La prima via fu di nuovo quella elettorale, nel’aprile del 2013, ma hanno perso, per un minimo ma hanno perso. La seconda volta fu mediante una guerra economica trascinatasi per mesi per arrivare ad un plebiscito contro Nicolas Maduro nelle municipali del dicembre scorso, ma anche stavolta hanno perso e non per poco. Tuttavia dover aspettare fino al 2016, come prescrive la costituzione venezuelana, per realizzare un revocatorio è un qualche cosa di tanto democratica che non collima con i piani dei golpisti. Né i repubblicani né i democratici accettano le leggi della Repubblica Bolivariana e, per questo, il falso bipartitismo degli USA mantiene una chiara posizione contro il popolo del Venezuela.

disturbios-caracas netos

Le Nazioni Unite non gli hanno dato ragione e l’OEA gli ha girato le spalle. Non soltanto questo ma il cambio di epoca dopo Chavez obbliga a dirimere i problemi del Sud nell’ambito dello stesso Sud. La ALBA ha rifiutato ogni ingerenza degli Stati Uniti. Anche la CELAC ha appoggiato il governo del Venezuela perché continui gli sforzi per cercare un dialogo. Da ultimo la UNASUR è stata implacabile nel rifiutare la violenza ed appoggiare gli sforzi del governo del Venezuela. Tutto questo è una conquista di Chavez, ma anche dell’esperienza accumulata da Maduro a seguito dell’attività all’estero nel corso di tanti anni e della buona gestione dell’attuale ministro degli Esteri Jaua nei suoi ultimi viaggi.

Gli Stati Uniti ritornano a trovarsi senza tabella di marcia di fronte a questo scenario contrario ed allora, nella loro attuale versione della dottrina Monroe, ritornano alle minacce Al principio arrivarono con l’agenda economica per sondare il terreno. L’agenzia di rating Ficht ha declassato il Venezuela, Moodi’s ha parlato di collasso economico.  L’Economist ha predetto la “fine della fiesta”, la Bank of America e Merril Linch hanno preferito parlare di “fine della primavera venezuelana”. Poi sono arrivate le voci autorizzate, per primo il vicepresidente Binden con l’intenzione di seguire costruendo il motivo dominante della guerra civile con l’ingovernabilità. Si è unito alla festa il segretario di stato Kerry con un tono di ingerenza minacciando di stabilire sanzioni economiche per mezzo della OEA nonostante che Insulza (il suo segretario) ha lasciato in chiaro che “non si può appellare a questa opzione perché il caso venezuelano non mette a rischio la democrazia né la sicurezza del continente americano”.

Da ultimo per adesso è stato Kelly, il comandante dell’Esercito del sud degli USA, il quale si arrischia, senza complessi e con arroganza, a seguire nella strada del rovesciamento affermando, davanti al Comitato per la Sicurezza del Senato, che “il paese caraibico si va a precipitare verso la catastrofe economica” forzando inoltre una pretesa voce di divisione esistente in seno alle forze armate venezuelane.
La transizione geopolitica verso un mondo multipolare di vari blocchi economici da molto fastidio alla maggiore potenza militare del mondo. Nell’anno 2014 Gli Stati Uniti pretendono di recuperare, accada quel che accada ed alla massima velocità possibile, la loro egemonia unipolare nel sistema economico. Per quello stanno accelerando la loro guerra economica contro i paesi emergenti per mezzo di false aspettative e di logoramento, cercando di attaccare la Cina con campagne di marketing economico contro di essa, provocando una guerra in Ucraina per sottrarre un alleato alla Russia, ed adesso è arrivato il turno del Venezuela, essendo questo il suo gran nemico politico nel continente americano.
Sicuramente il governo bolivariano avrà commesso degli errori nella gestione di una situazione tanto complicata, tuttavia che nessuno dubiti che la diplomazia degli Stati Uniti, nella sua strategia di dominazione globale, esige adesso una guerra locale contro il Venezuela.
Alfredo Serrano
(Direttore del Centro Strategico Latinoamericano Geopolitico)

Traduzione di Luciano Lago



fonte: terrarealtime.blogspot.it

domenica

triangolo della morte


La locuzione Triangolo della morte (o Triangolo rosso), di origine giornalistica, indica un'area del nord Italia ove alla fine della seconda guerra mondiale, tra il settembre del 1943 e il 1949, si registrò un numero particolarmente elevato di uccisioni a sfondo politico, attribuite a partigiani e a militanti di formazioni di matrice comunista.
Alcuni autori indicano in circa 4.500 i morti causati dalla ‘giustizia partigiana’ scatenatasi alla fine della seconda guerra mondiale nel Triangolo della morte.
Secondo lo storico Francesco Malgeri, l'espressione era originariamente riferita al triangolo di territorio compreso tra Castelfranco Emilia, Mirandola e Carpi, mentre il giornalista Giampaolo Pansa indica la zona del modenese, corrispondente al triangolo compreso fra Castelfranco Emilia e due sue frazioni, Piumazzo e Manzolino.
In seguito, l'espressione è stata ripresa per indicare aree di volta in volta più ampie sia dentro che fuori dall'Emilia, ad esempio il triangolo Bologna-Reggio Emilia-Ferrara.
Lo storico Giovanni Fantozzi sostiene che nel dopoguerra, dall'aprile del 1945 alla fine del 1946, nella provincia di Modena gli omicidi politici furono diverse centinaia, probabilmente oltre il migliaio, stando alle stime dell'allora prefetto di Modena Giovanni Battista Laura, del resto non molto dissimili da quelle dei Carabinieri. Sempre secondo Fantozzi i responsabili di tali delitti politici nel modenese furono nella stragrande maggioranza dei casi ex partigiani iscritti o simpatizzanti del Partito Comunista Italiano (PCI), ma solo una piccola parte tra le loro vittime erano realmente fasciste (quelle uccise cioè nell'immediato dopoguerra), mentre gli altri, la maggioranza, furono eliminati in quanto considerati “nemici di classe” o semplicemente un ostacolo ad un'auspicata rivoluzione comunista.

Il particolare clima emiliano

La situazione politica emiliana nel periodo immediatamente precedente e successivo alla liberazione fu particolarmente violenta. Alla primitiva contrapposizione fra fascisti e antifascisti si aggiunse una forte istanza di trasformazione dei rapporti sociali tra detentori della proprietà fondiaria e i contadini, per lo più legati a contratti di mezzadria.
Un particolare aspetto fu rappresentato dalla figura dei sacerdoti della Chiesa Cattolica che vede insieme esperienze come quella di don Zeno Saltini, che voleva una chiesa schierata dalla parte dei più deboli, ma anche una visione più conservatrice che portò alcuni sacerdoti ad essere uccisi.

Alcune delle vittime

I fratelli Govoni (Dino, Emo, Augusto, Ida, Marino, Giuseppe, Primo), dei quali due soltanto, Dino e Marino, avevano aderito alla Repubblica Sociale, vittime dei partigiani comunisti
13 aprile 1945: Rolando Rivi, seminarista di 14 anni, barbaramente torturato e ucciso in una sommaria esecuzione da Giuseppe Corghi e da Delciso Rioli, partigiani della Brigata Garibaldi, appartenenti al battaglione Frittelli della divisione Modena Montagna (Armando) comandata da Mario Ricci (i due furono poi condannati - in tutti e tre i gradi di giustizia - per omicidio a 22 anni di carcere, ma in realtà ne scontarono solo 6 grazie all'Amnistia Togliatti).
9 maggio 1945 dodici fascisti o presunti tali tra cui il podestà di San Pietro in Casale Sisto Costa con la moglie e il figlio nel primo Eccidio di Argelato;
10 maggio 1945, dottor Carlo Testa, membro del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) per la Democrazia Cristiana, assassinato a Bomporto (Modena) con raffiche di mitra;
11 maggio 1945, I sette fratelli Govoni, Giacomo Malaguti, sottotenente di artiglieria del Corpo italiano di Liberazione, col quale aveva combattuto contro i tedeschi a Cassino rimanendo ferito, e aveva fatto la campagna in una unità aggregata all'esercito inglese, in licenza presso la famiglia, assassinato nel secondo Eccidio di Argelato;
18 maggio 1945, Confucio Giacobazzi, agricoltore e partigiano non comunista, assassinato;
2 giugno 1945, Ettore Rizzi, partigiano simpatizzante democristiano, sequestrato e ucciso a Nonantola;
27 luglio 1945, Bruno Lazzari, impiegato democristiano di Nonantola, colpito da raffiche di mitra;
26 gennaio 1946, Giorgio Morelli, partigiano e giornalista cattolico, vittima di un agguato dopo la pubblicazione di un'inchiesta in cui accusava il presidente comunista dell'ANPI di Reggio Emilia della morte di un altro partigiano cattolico, Mario Simonazzi. Morelli morì a seguito delle ferite il 9 agosto 1947;
19 maggio 1946, Umberto Montanari, medico condotto a Piumazzo ed ex-partigiano cattolico, assassinato;
20 agosto 1946, Ferdinando Mirotti, capitano del Corpo italiano di Liberazione, assassinato sull'uscio di casa;
24 agosto 1946, Ferdinando Ferioli, avvocato, assassinato in casa da persone conosciute, gli assassini furono aiutati dalla loro organizzazione a riparare in Cecoslovacchia;
26 agosto 1946, Umberto Farri, sindaco socialista di Casalgrande, assassinato in casa da due uomini. Il caso non ha mai avuto una soluzione;
17 novembre 1948, Angelo Casolari e Anna Ducati, membri del consiglio parrocchiale, assassinati nella canonica della parrocchia di Freto, a Modena.

Esiti giudiziari

Le indagini nei primi tempi languirono: l'uccisione di religiosi e laici, esponenti di partiti aderenti alla Resistenza ma su posizioni moderate, ebbe un consistente influsso nei rapporti tra i partiti che collaboravano nel governo espresso dal CLN. Con l'uscita dei comunisti dal governo De Gasperi ebbe un atteggiamento più fermo: furono inviati rinforzi di polizia, le indagini furono riprese e vari responsabili delle uccisioni furono individuati, anche se non mancarono clamorosi errori giudiziari come nel caso di Germano Nicolini ed Egidio Baraldi, condannati per gli assassini don Pessina e Mirotti, e riabilitati soltanto alla fine degli anni novanta.

Conseguenze politiche

Nel 1947 la collaborazione tra i partiti aderenti al CLN non resse alla prova del dopoguerra. I mutati equilibri internazionali, con la rottura fra potenze occidentali e URSS provocò anche in Italia la fine dei governi di unità nazionale e l'uscita dei comunisti dal governo.

Oscuramento delle notizie

Nella primavera del 1990 alcuni parenti delle vittime scrissero una lettera aperta, chiedendo almeno di sapere dove fossero stati sepolti i loro familiari per poterli umanamente seppellire.
Alcuni mesi dopo, il 29 agosto il dirigente del PCI ex-partigiano ed ex-deputato Otello Montanari rispose con un articolo sul Resto del Carlino nel quale sostenne che bisognava distinguere tra "omicidi politici", ovvero commessi in ragione del ruolo esercitato dalla persona uccisa, ed "esecuzioni sommarie", ovvero uccisioni indiscriminate di avversari politici e oppositori, e invitò chiunque sapesse come ritrovare le spoglie delle persone uccise a dare le necessarie informazioni. Per questo ebbe gravi difficoltà all'interno del partito, dove venne aspramente contestato, e venne inoltre escluso dal Comitato Provinciale dell'ANPI, dalla Presidenza dell'Istituto Cervi e dalla Commissione regionale di controllo. L'invito ebbe in risposta una croce piantata nel comune di Campagnola Emilia, dove furono trovati i resti di alcune persone trucidate, vittime della guerra interna al CLN.

fonte: Wikipedia

David Rockefeller


David Rockefeller, Sr., sesto figlio di John Davison Rockefeller jr, è un banchiere statunitense.

David è il più giovane dei figli di John Davison Rockefeller jr, l'unico ancora in vita, quindi è attualmente il patriarca della famiglia. La sua ricchezza è stimata da Forbes in circa 2 miliardi di dollari, e per questo è sempre presente nelle classifiche delle persone più ricche del mondo.
È stato inoltre presidente e amministratore delegato della Chase Manhattan Bank, nel 2000 l'azienda si è fusa con la J.P. Morgan & Co. dando vita alla JPMorgan Chase, una delle più grandi banche del mondo che Rockefeller ha diretto personalmente. Attualmente David Rockefeller è il più grande azionista singolo della compagnia possedendone quasi il 2%.
Nel corso della sua lunga carriera dirigenziale ha ricoperto ruoli di rilievo in alcune delle più grandi aziende del mondo (di cui ha detenuto o detiene anche quote azionarie) come la Exxon Mobil (figlia della Standard Oil fondata dal nonno John Davison Rockefeller) o la General Electric.
Tra le attività non imprenditoriali figura la presidenza del Museum of Modern Art di New York nel periodo 1962-1972 e poi nuovamente 1987-1993.
Negli USA è molto celebre anche per le sue attività lobbistiche. Infatti è uno dei membri fondatori del Gruppo Bilderberg ed è stato presidente dal 1970 al 1985 del Council on Foreign Relations (attualmente rimane presidente onorario), inoltre per sua iniziativa è nata la Commissione Trilaterale.

fonte: Wikipedia

venerdì

la fabbrica della depressione

LA FABBRICA DELLA DEPRESSIONE

Cari amici, ci vogliono depressi e dipendenti, precari e spettatori degli arbitri quotidiani di una ristretta cerchia di superuomini che dicono di interessarsi al nostro destino. 
Il progetto depressivo del sistema di controllo inizia dal rendere precario, instabile, irreperibile il lavoro. Viene controvertito il primo articolo della Costituzione e "L'Italia diviene una Rebubblica Democratica fondata sulla precarietà e sulla dissocupazione".

Da qui' nascono le prime angosce, distimie, somatizzazioni, insonnie. Si genera stress e ansia generalizzata voluta, rendendo incerto o tragico il futuro.
Chi imprende, chi riesce nonostante la difficoltà di questo gradiente contrario, si imbatte poi nelle regole vessatorie, nella burocrazia, nei cavilli, nelle supertasse, nei controlli fiscali che demotivano i soggetti.

Minando la base della tranquillità sociale e cioè disgregando la certezza del lavoro si insinua nella massa un'ansia di anticipazione, una frustrazione utile al programma depressivo.
La disinformazione dei media pilotati ad arte dai superuomini mantiene poi la massa in una continua kafkiana aspettativa di sciagura e di obbligo di montiano sacrificio.

Pillole di tragedia, compresse di cronaca nera, omicidi efferati, trasfusioni di pulp non fiction avvelenano l'umore degli astanti in una continua scuola di depressione.
I Ballaro', le Piazze Pulite, le Gabbie, le Porte Aperte riempiono i loro palcoscenici di logorroici e incomprensibili tuttologi intervistati ogni attimo per interpretare, prevedere, chiarire ciò che essi stessi ignorano.

La crisi è generata ad arte per obbligare la gente a perdere i pezzi della propria sovranità, della dignità, dell'anima, del proprio libero arbitrio.
L'alimentazione ricca di proteine animali infiamma e permeabilizza la mucosa intestinale e la vitamina D della Luce scende a valori infimi.

Credo che anche l'epidemia di ipotiroidismi abbia una ragione speculativa di controllo e depressione di massa.In poche parole ci vogliono depressi, succubi e coglioni, deprivati delle virtu' spirituali della nostra anima, incapaci di evolvere e di sintunizzarci con la Madre Uno.

Alla fine ci curano anche con "veri farmaci", gli psicofarmaci ansiolitici ed antidepressivi che non sono altro che placebi tossici.Quali rimedi per essere felici nonostante tutti coloro che ci stanno prendendo per il cicciardone?

1) Azzerare lo share dei superuomini evitando qualunque loro celebrazione. Spegnere le TV, non votare*, non dipendere dalla suggestione ipnotica dei superuomini.
2) Creare lavori indipendenti, creativi, autonomi e non soggiogati a ricatti di un padrone.
3) Curare l'evoluzione della propria anima con la meditazione, lo yoga, le pratiche spirituali, l'ipnosi regressiva o evocativa.
4) Curare l'alimentazione eliminando il piu' possibile il sangue, le proteine animali e il cibo che deriva dalla violenza.
5) Controllare il tasso di vitamina D e il funzionamento tiroideo.
6) Eliminare i farmaci antidepressivi.
7) Riprenderci il tempo che ci hanno rubato con i loro ricatti.

Ma soprattutto sapere che abbiamo diritto di essere felici.

* Occorre che spieghi il mio "non votare" che è dal mio punto di vista “votare” il dissenso e la distanza da ogni politica speculativa e commerciale. Non votare è astenersi dal celebrare l’ego e il narcisismo di questi "rappresentanti" meglio dire "impresari di se stessi" che dilapidano la nostra dignità e la nostra sovranità da più di vent’anni.
Esiste una anarchia antistatalista da cui mi dissocio completamente ed un anarchismo alla Chomsky profondamente democratico e non violento che mi vede pienamente concorde.

Questa mattina all'alba ho ricevuto questo messaggio che è un dono dei Maestri per ognuno di noi.

Buona Vita

Angelo Bona  
http://www.ipnosiregressiva.it/blog/481/la-fabbrica-della-depressione.html
http://altrarealta.blogspot.it/

fonte: fintatolleranza.blogspot.it