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Francesco Ferdinando


Francesco Ferdinando Carlo Luigi Giuseppe d'Austria-Este, fu arciduca della dinastia degli Asburgo in Austria ed erede al trono austro-ungarico.

Il suo assassinio da parte di Gavrilo Princip (membro dell'organizzazione politico-rivoluzionaria Giovane Bosnia) il 28 giugno 1914 a Sarajevo, città della Bosnia ed Erzegovina annessa all'Austria, è considerato la causa scatenante della dichiarazione di guerra dell'Austria alla Serbia e quindi come causa principale dello scoppio della prima guerra mondiale.

I primi anni

Francesco Ferdinando era figlio di Carlo Ludovico d'Asburgo-Lorena e di Maria Annunziata di Borbone-Due Sicilie. Nelle sue vene scorreva il sangue di 112 famiglie aristocratiche e tra i suoi avi si contano 2047 antenati illustri, tra i quali Maria Teresa d'Austria, Carlo V, Filippo II di Spagna, Luigi XIV di Francia, Ugo Capeto, Carlo Magno, Enrico I l'Uccellatore, Eleonora d'Aquitania, Federico II di Svevia, Maria Stuarda e molti altri.

Con la morte di Francesco V d'Este, ultimo duca di Modena, nel 1875, si estinse il ramo maschile della famiglia che discendeva dal nonno. Il duca aveva lasciato in eredità gran parte delle sue proprietà private a Francesco Ferdinando, a certe condizioni, fra cui l'adozione del nome degli Este.

La carriera militare

Come gran parte dei figli maschi della dinastia degli Asburgo, entrò in giovane età nell'esercito austriaco. Solo per la sua appartenenza all'alta aristocrazia venne promosso molto rapidamente, e, alla sola età di 14 anni, raggiunse il grado di tenente, capitano a 22, colonnello a 27 e maggiore generale a 31. Pur non avendo mai frequentato un corso superiore di stato maggiore, venne considerato idoneo al comando e gli venne conferito il comando del 9º reggimento di ussari ungherese. Nel 1898 ricevette una commissione "per speciale disposizione di Sua Maestà" di svolgere un'indagine su tutti gli aspetti del servizio militare in alcuni dipartimenti.

Ebbe così modo di esercitare una forte influenza sull'esercito e soprattutto sulla cancelleria militare guidata da Alexander Brosch von Aarenau che gli dovette aprire le porte.

Nel 1913 Francesco Ferdinando, come erede dell'anziano imperatore, venne nominato ispettore generale di tutte le forze armate dell'Austria-Ungheria (Generalinspektor der gesamten bewaffneten Macht), una posizione addirittura superiore a quella del suo predecessore arciduca Alberto d'Asburgo-Teschen dal momento che includeva anche il comando delle operazioni militari in tempo di guerra.

Erede al trono e matrimonio

Francesco Ferdinando era nipote (figlio del fratello) dell'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria e primo nella linea di successione alla corona dopo il suicidio del cugino Rodolfo nel contesto dei cosiddetti fatti di Mayerling (30 gennaio 1889) e dopo la morte del padre Carlo Ludovico (19 maggio 1896). Il suo matrimonio (1º luglio 1900) con la contessa Sophie Chotek von Chotkowa fu autorizzato solo dopo che la coppia aveva accettato che la sposa non avrebbe goduto dello status di reale e che i loro figli non avrebbero dovuto avere pretese al trono. Francesco Giuseppe non partecipò alla cerimonia del matrimonio, così come non vi partecipò il fratello dello sposo, Ferdinando Carlo.

Col matrimonio, la contessa divenne Sua Altezza Serenissima Principessa Sophie von Hohenberg, ma nel 1909 il suo titolo fu elevato a Sua Altezza Duchessa Sophie von Hohenberg, anche se i suoi figli rimasero SAS Principe(ssa) di Hohenberg.

La politica

Francesco Ferdinando si alienò la simpatia di gran parte dell'opinione politica austro-ungarica: i nazionalisti ungheresi si opposero al suo sostegno al suffragio universale maschile, che avrebbe minato la predominanza magiara nel regno ungherese. Sia i sostenitori che gli oppositori all'esistente struttura duale dell'Impero erano sospettosi della sua idea di un terzo regno slavo dominato dai croati, comprendente la Bosnia ed Erzegovina, possibile baluardo contro ciò che veniva percepito nella Ballhausplatz (Ministero degli Esteri) di Vienna come l'irredentismo serbo. I non-cattolici e gli anticlericali erano infastiditi dal suo patronato (22 aprile 1900) all'associazione delle scuole cattoliche.

Francesco Ferdinando al di fuori del mondo tedesco venne considerato a torto come il leader del "partito della guerra" dell'impero austro-ungarico, ma era una percezione completamente falsa. Infatti, l'arciduca fu uno dei principali sostenitori del mantenimento della pace all'interno del governo austro-ungarico, sia durante la crisi bosniaca del 1908-1909, che durante le guerre balcaniche del 1912-1913.

Gli storici generalmente attribuiscono al governo di Francesco Ferdinando, idee piuttosto liberali sulla visione dell'Impero alla sua epoca. Dal canto suo era intenzionato a concedere grande autonomia ai diversi gruppi etnici presenti nel territorio imperiale, in particolare ai cechi in Boemia, agli iugoslavi in Croazia ed in Bosnia, proseguendo idealmente ciò che era stato realizzato con la creazione, nel 1867, della monarchia astro-ungarica.

Ma i suoi sentimenti nei confronti degli ungheresi si dimostravano comunque meno generosi : infatti reputava che nel corso dei secoli, il nazionalismo ungherese fosse stato già abbastanza dannoso all'Austria, e addirittura vengono riportati grandi scatti d'ira da parte dell'arciduca, quando gli ufficiali del 9º reggimento ussari, che egli comandava, parlavano in sua presenza in ungherese, (malgrado questo fosse di fatto il linguaggio ufficiale del reggimento). Inoltre riteneva che tutta la compagine magiara dell'esercito austriaco potesse rappresentare una minaccia all'interno delle file dell'esercito austriaco.

Infine riteneva necessario avere un approccio prudente verso la Serbia, seguendo la linea programmatica di Franz Conrad von Hötzendorf, il quale riteneva che tale stato, pur di rendersi indipendente, avrebbe addirittura coinvolto l'Austria in una guerra contro la Russia, causando rovina per entrambi gli imperi.

Ferdinando ebbe motivi di screzio con il governo, in occasione della Ribellione dei Boxer nel 1900, quando tutti gli stati europei (persino "gli stati nani come Belgio e Portogallo" come li definiva l'arciduca) avevano inviato delle truppe in Cina per sedare la rivolta, mentre l'Austria non era intervenuta.

In politica estera Francesco Ferdinando fu sempre molto attivo, organizzando viaggi e visite a regnanti stranieri con i quali, in molti casi, aveva stretto un rapporto di amicizia, che nella sua ottica, gli sarebbe stato molto utile una volta salito al trono. Grande affinità l'aveva dimostrata col il Kaiser, Guglielmo II di Germania, oltre che con il re Carlo I di Romania, e addirittura col nizam Asif Jah VI di Hyderabad, stato principesco dell'India.

Francesco Ferdinando, inoltre, era un influente sostenitore della marina austro-ungarica, in un'epoca però in cui il divenire una potenza marittima non era tra gli obiettivi dell'impero, motivo per cui era poco conosciuta. Per onorare la sua scelta di preferire la marina, dopo il suo assassinio nel 1914, il corpo di Francesco Ferdinando e di sua moglie vennero trasportati sulla SMS Viribus Unitis.

L'attentato e la morte
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Il 28 giugno 1914, nel giorno di San Vito, noto anche come Vidovdan, l'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d'Austria-Ungheria, e sua moglie Sofia, furono colpiti a morte a Sarajevo, capitale della Bosnia ed Erzegovina, dai colpi di pistola sparati da Gavrilo Princip, membro della Mlada Bosna (Giovane Bosnia), un gruppo che mirava all'unificazione di tutti gli jugoslavi (Slavi del sud).

La pistola usata da Gavrilo Princip per assassinare l'arciduca era una Browning FN M1910 semiautomatica di fabbricazione belga (numero di serie 19074, caricatore 32 ACP); il proiettile esploso contro l'arciduca è esposto come pezzo da museo nel castello di Konopiště, vicino alla città di Benešov, nella Repubblica Ceca.

L'assassinio di Francesco Ferdinando confermerebbe una leggenda salisburghese che vuole per l'uccisore di un camoscio albino la morte entro un anno. Francesco Ferdinando, infatti, aveva ucciso pochi mesi prima della sua morte un esemplare di questo animale. Per questo evento si fece cucire la camicia addosso e popolarmente si crede che ciò impedì alle persone che lo soccorsero di salvarlo.

Un resoconto dettagliato dell'assassinio venne fatto nell'opera Sarajevo da Joachim Remak:

Un proiettile colpì il collo di Francesco Ferdinando mentre l'altro prese l'addome di Sofia. ... Quando la macchina stava facendo inversione (per tornare alla residenza del Governatore ove la coppia imperiale sarebbe stata soccorsa) un rivolo di sangue uscì dalla bocca dell'arciduca e fu a quel punto che la duchessa esclamò: "Cosa diavolo succede!? Cosa ti è successo?!" e cadde quindi sulle ginocchia del marito morendo.

Malgrado quanto stesse succedendo, Francesco Ferdinando trovò la forza di voltarsi verso la moglie implorando: "Sopherl! Sopherl! Sterbe nicht! Bleibe am Leben für unsere Kinder! - Sofia cara! Non morire! Rimani viva per i nostri bambini!". Il suo cappello piumato cadde e molte altre piume verdi vennero trovate sul pavimento interno della macchina. Il conte von Harrach, che si trovava di fronte alla coppia, cercò di sbottonare il colletto della divisa dell'arciduca chiedendo "Leiden Eure Kaiserliche Hoheit sehr? - State soffrendo molto vostra altezza imperiale?" "Es ist nichts - Non è niente" disse l'arciduca con una debole voce appena udibile. Era ormai chiaro che stava perdendo coscienza.

La macchina si fermò dunque di fronte al Konak bersibin (municipio). Malgrado l'intervento tempestivo dei dottori, l'arciduca morì mentre veniva portato con la moglie all'interno dell'edificio.

Francesco Ferdinando è oggi sepolto nel Castello di Artstetten nella Bassa Austria.

Giudizi storici

Alan John Percival Taylor lo descrive come «uno dei peggiori prodotti della Casa d'Asburgo: reazionario, clericale, brutale e insopportabile». Questo giudizio totalmente negativo è oggi in gran parte rovesciato dalla nuova storiografia, e Jean-Louis Thiériot lo presenta come «un principe riformatore in politica e iconoclasta nella sua vita privata».

Il carattere

Lo storico tedesco Michael Freund descriveva Francesco Ferdinando come "un uomo che non ispirava energia, scuro nell'apparenza e nelle emozioni, che irradiava un'aura di stranezza ed un'ombra di violenza e risentimento ... una vera personalità figlia della società austriaca del suo tempo." Un contemporaneo, Karl Kraus, scriveva di lui: "non è una persona che ti fa molti complimenti ... non ha sentimenti per quella regione inesplorata che i viennesi chiamano "cuore"." Le sue relazioni con l'Imperatore Francesco Giuseppe furono sempre piuttosto tese e quest'ultimo in particolare riportava nelle sue memorie "tuoni e fulmini vi erano sempre nelle nostre discussioni." Aveva invece un ottimo rapporto col Kaiser di Germania Guglielmo II il quale gli assomigliava per molti aspetti, soprattutto per l'ideale di assolutismo e militarizzazione che contraddistinguevano entrambi i personaggi.

Francesco Ferdinando, inoltre, aveva una grandissima passione per la caccia, che spesso lo portava a degli eccessi. Nei suoi diari egli tenne stima delle prede uccise che sono indicate in 300.000 di cui 5.000 cervi. Una piccola parte dei suoi trofei sono ancora oggi in mostra al castello boemo di Konopiště.

Leo Valiani su Francesco Ferdinando

Lo storico italiano Leo Valiani ne ha invece un'opinione più articolata, e scrive:

« Fra i progetti di Francesco Ferdinando, principe di mentalità assolutistica, ma dotato di una non trascurabile capacità intellettuale e d'indubbia serietà morale, figurava [...] la volontà di risaldare la compagine dello Stato e di consolidare l'autorità e la popolarità della Corona, con l'equiparazione effettiva di tutte le nazionalità dell'Impero, e dunque, con la smobilitazione della supremazia se non dei tedeschi, certamente di quella, assai più pesante, dei magiari, sulle nazionalità slave e romena che nel 1848-49 avevano salvato la dinastia, opponendosi con le armi alla rivoluzione ungherese.[...] Francesco Ferdinando nel 1895 e nel 1913, con una sostanza rimarchevole dati i mutamenti del ventennio intercorso, [disse] che l'introduzione del dualismo, nel 1867, era stata una catastrofe, e che, ascendendo al trono, egli intendeva ripristinare un forte potere centrale unitario, ma lo riteneva possibile solo con la contemporanea concessione di larghe autonomie amministrative a tutte le nazionalità della monarchia. Anche al ministro degli Esteri, Berchtold, Francesco Ferdinando ripeté così con una lettera del 1º febbraio 1913, con cui spiegare perché non riteneva opportuna la guerra con la Serbia, che 'l'irredentismo da noi, nel paese [...] cesserà immediatamente, se si procura ai nostri slavi un'esistenza confortevole, giusta e buona, invece di calpestarli, come i magiari facevano. Ben perciò, tracciando il profilo dieci anni dopo la sua morte, Berchtold scriveva che l'arciduca avrebbe cercato, una volta fosse salito sul trono, di sostituire al dualismo il federalismo supernazionale. »

Discendenza

I figli di Francesco Ferdinando e di Sofia furono:

Sophie von Hohenberg (1901-1990), sposò il Conte Friedrich von Nostitz-Rieneck (1891-1973);
Maximilian von Hohenberg (1902-1962), cr. I Duca di Hohenberg 1917, sposò la Contessa Elisabeth von Waldburg (1904-1993);
Ernst von Hohenberg (1904-1954), sposò Marie-Therese Wood (1910-1985);
Un figlio nato morto (1908).

Attuali commemorazioni

L'arciduca Francesco Ferdinando ed il suo Castello di Artstetten sono stati scelti per commemorare la moneta da 10 euro emessa dalla Repubblica d'Austria il 13 ottobre 2004 in occasione dei 90 anni dell'assassinio dell'arciduca. Il retro della moneta mostra l'entrata della cripta della famiglia Hohenberg. Sotto si trovano due ritratti dell'arciduca Francesco Ferdinando e della moglie, la duchessa Sofia di Hohenberg.

Ascendenza

Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este

Padre:

Carlo Ludovico d'Asburgo-Lorena

Nonno paterno:

Francesco Carlo d'Asburgo-Lorena

Bisnonno paterno:

Francesco II

Trisnonno paterno:

Pietro Leopoldo di Toscana

Trisnonna paterna:

Maria Ludovica di Borbone-Spagna

Bisnonna paterna:

Maria Teresa di Borbone-Napoli Trisnonno paterno:

Ferdinando I delle Due Sicilie

Trisnonna paterna:

Arciduchessa Maria Carolina d'Austria

Nonna paterna:

Sofia di Baviera

Bisnonno paterno:

Massimiliano I di Baviera

Trisnonno paterno:

Federico Michele di Zweibrücken-Birkenfeld

Trisnonna paterna:

Maria Francesca di Sulzbach

Bisnonna paterna:

Carolina di Baden

Trisnonno paterno:

Carlo Luigi di Baden

Trisnonna paterna:

Amelia d'Assia-Darmstadt

Madre:

Maria Annunziata di Borbone-Due Sicilie

Nonno materno:

Ferdinando II di Borbone

Bisnonno materno:

Francesco I delle Due Sicilie

Trisnonno materno:

Ferdinando IV di Napoli

Trisnonna materna:

Maria Carolina d'Austria

Bisnonna materna:

Maria Isabella di Borbone-Spagna

Trisnonno materno:

Carlo IV di Spagna

Trisnonna materna:

Maria Luisa di Parma

Nonna materna:

Maria Teresa d'Asburgo-Teschen

Bisnonno materno:

Carlo d'Asburgo-Teschen

Trisnonno materno:

Pietro Leopoldo

Trisnonna materna:

Maria Ludovica di Borbone-Spagna

Bisnonna materna:

Enrichetta di Nassau-Weilburg

Trisnonno materno:

Federico Guglielmo di Nassau-Weilburg

Trisnonna materna:

Luisa Isabella di Kirchberg

fonte: Wikipedia

improvvisamente l'estate scorsa


domenica

ricomincio da tre



 è un film diretto dal regista Massimo Troisi. È il primo film dietro la macchina da presa dell'attore napoletano. Uscito nel 1981, ebbe un grande successo di pubblico e critica, tanto da valergli incassi record e la vittoria di due David di Donatello, quello per il miglior film e per il miglior attore.

Ancora oggi, il film detiene il record di maggiore permanenza nelle sale cinematografiche italiane, con più di 600 giorni di programmazione.

Incassò circa 15 miliardi di lire.

« Troisi: Chell ch’è stato è stato... basta, ricomincio da tre...
Arena: Da zero!...
Troisi: Eh?...
Arena: Da zero: ricomincio da zero.
Troisi: Nossignore, ricomincio da... cioè... tre cose me so' riuscite dint'a vita, pecché aggia perdere pure chest? Aggia ricomincià da zero? Da tre! »

(Massimo Troisi a Lello Arena nella scena che ispira il titolo del film)

Napoli, primi anni del dopo-terremoto. Gaetano (Massimo Troisi) è un ragazzo timido che vive con il padre (monco di una mano, che aspetta il miracolo della ricrescita), la madre, il fratello e la sorella. Stanco della vita da provincialotto fatta di famiglia, di banali uscite con gli amici, fra cui l'affezionato amico Lello Sodano (Lello Arena), col quale ha un rapporto spassosamente conflittuale, e di un alienante lavoro in una azienda alimentare, decide di trasferirsi a Firenze da sua zia, la sorella del padre.

Gaetano decide quindi di partire facendo l'autostop. L'automobilista che gli offre un passaggio (Michele Mirabella) si rivela però essere un depresso con tendenze suicide, che ha deciso di farla finita proprio con un incidente d'auto. Gaetano riesce a dissuaderlo dai propositi suicidi e accetta di accompagnarlo a un centro di igiene mentale, a Firenze. Dopo un improbabile quanto esilarante dialogo con un paziente del centro (Marco Messeri), qui Gaetano incontra l'infermiera Marta (Fiorenza Marchegiani), dalla quale rimane colpito.

Finalmente, giunge a casa della zia che deve, tuttavia, abbandonare poco dopo poiché la stessa zia intrattiene un rapporto con un amante che tiene nascosto alla famiglia, e si trasferisce a casa di un predicatore amico della zia, chiamato Frank. Il giorno dopo il cambio di casa, Gaetano reincontra Marta. Tra i due inizia una forte amicizia. Frank, nel frattempo, coinvolge Gaetano nelle sue predicazioni, portandolo a casa della signora Ida, un'anziana donna dal carattere duro e dalla mentalità retriva, madre di Robertino, un attempato ragazzo che a causa dell'oppressione materna è cresciuto con molte timidezze e complessi.

Pochi giorni dopo arriva in visita a Firenze anche Lello, che trova alloggio in una pensione, e Gaetano riesce ad avere un appuntamento con Marta. I due si scoprono innamorati, e Gaetano rimane dapprima a dormire da lei, poi si trasferisce definitivamente a casa sua. Un giorno, mentre tutti gli amici, compreso Lello, sono riuniti a casa di Marta e Gaetano, la ragazza, che sta scrivendo un romanzo con l'aiuto di un'amica, scrive un capitolo incentrato su un tradimento compiuto dalla protagonista del libro, che narra in prima persona, con un adolescente. Lello sospetta che Marta stia scrivendo fatti a lei veramente accaduti, e cerca di avvertire Gaetano che lo zittisce un po' piccato.

Successivamente Marta rivela a Gaetano di essere incinta e di non sapere chi sia il padre, confessando così di averlo davvero tradito con un adolescente, e che quindi il sospetto di Lello si era dimostrato fondato. Gaetano ci resta male, ma cerca un po' goffamente di fare buon viso a cattivo gioco, approfittando del ritorno a San Giorgio per il matrimonio di sua sorella Rosaria (Cloris Brosca) per chiarirsi un po' le idee. Al matrimonio, Gaetano capisce di essere innamorato di Marta e decide quindi di ritornare a Firenze.

La storia si conclude dunque con una memorabile scena che vede i due protagonisti, Gaetano e Marta, discutere sulla decisione del nome da dare al bambino.

Incassi e successo

Fulvio Lucisano, produttore del film, nell'intervista per l'edizione in DVD di "Ricomincio da tre", ricorda che portò il film in prima proiezione assoluta a Messina, quando altrove nessuno era interessato: da quell'entusiasmante debutto iniziò l'enorme successo del film che in seguito divenne campione di incassi al botteghino italiano. Lo stesso Troisi fu acclamato dal pubblico ricevendo molti premi per la regia e per l'interpretazione di Gaetano.

Premi e riconoscimenti

Il film riesce a ottenere numerosi premi tra cui il David di Donatello 1981 per il miglior attore a Massimo Troisi e anche per il miglior film. Inoltre Troisi vince anche il Nastro d'Argento, e il Globo d'Oro.

Con questo film, Troisi guadagna fama e popolarità in Italia, lasciando il teatro e dedicandosi al cinema. Con lui segue anche la figura di Lello Arena, il quale come Troisi abbandona il teatro per dedicarsi al grande schermo. Nel secondo film anche Arena otterrà il David di Donatello per il miglior attore non protagonista.

Fiorenza Marchegiani, otterrà una Targa Mario Gromo.

Cast

Massimo Troisi interpreta Gaetano, napoletano timido nonché protagonista del film.
Lello Arena, interpreta Lello, il miglior amico di Gaetano. Dopo l'interpretazione negli spettacoli del trio La Smorfia, Arena viene scelto da Troisi nella partecipazione del suo primo film, scelta che Troisi eseguirà più volte.
Fiorenza Marchegiani, interpreta Marta, la fidanzata di Gaetano. Troisi la scelse nella pellicola che poi segnò il debutto cinematografico nella carriera dell'attrice.
Marco Messeri interpreta il malato mentale.
Renato Scarpa è Robertino, a cui Troisi cerca di far cambiare vita perché succube della madre.
Laura Nucci interpreta il ruolo della signora Ida, madre di Robertino.

fonte: wikipedia


tratta degli schiavi africani



L'espressione tratta atlantica si riferisce al commercio di schiavi di origine africana attraverso l'Oceano Atlantico fra il XVI e il XIX secolo. La pratica di deportare schiavi africani verso le Americhe fu un elemento fondamentale della nascita e dello sviluppo delle colonie europee prima del Sud e Centroamerica e poi anche del Nordamerica.

Cause

Nel XVI secolo, le grandi potenze europee (Spagna, Portogallo, Inghilterra e Olanda) iniziarono a creare insediamenti in America. Gran parte dei vantaggi economici erano legati alla creazione di piantagioni (per esempio di canna da zucchero); soprattutto con la penetrazione portoghese in Brasile, a questo si aggiunse la prospettiva di ricavare dalle colonie risorse minerarie. In entrambi i casi si richiedeva l'uso di grandi quantità di manodopera per il lavoro pesante. Inizialmente, gli europei tentarono di far lavorare come schiavi gli indigeni americani; questa soluzione tuttavia risultò insufficiente, soprattutto a causa dell'alta mortalità delle popolazioni native dovuta a malattie importate dai conquistatori europei (come il vaiolo) e alla loro conformazione fisica non adatta a quel genere di lavoro.

Nello stesso periodo, gli europei entrarono in contatto con la pratica nordafricana di far schiavi i prigionieri di guerra. I re locali delle regioni nella zona dei moderni Senegal e Benin spesso barattavano questi schiavi con gli europei. Gli schiavi africani erano decisamente più adatti, dal punto di vista fisico, a sopportare il lavoro forzato, perciò i portoghesi e gli spagnoli se li procurarono per mandarli nelle colonie americane, dando inizio al più grande commercio di schiavi della storia, quello attraverso l'Oceano Atlantico. La tratta degli schiavi attraverso l'Atlantico assunse rapidamente proporzioni senza precedenti, dando origine nelle Americhe a vere e proprie economie basate sullo schiavismo, dai Caraibi fino agli Stati Uniti meridionali. Complessivamente, qualcosa come 12 milioni di schiavi attraversarono l'oceano (la stima è approssimata. La BBC parla di 11 milioni. L'Enciclopedia Britannica ritiene che la migrazione forzata fino al 1867 sia quantificabile tra 7 e 10 milioni. L'Encyclopedia of the middle passage fa una stima tra 9 a 15 milioni. La maggior parte degli storici contemporanei stima che il numero di schiavi africani trasbordati nel Nuovo Mondo sia tra 9,4 e 12 milioni); si tratta di una delle più grandi migrazioni della storia (e certamente la più grande deportazione), che portò anche a notevoli squilibri tra la popolazione bianca e quella nera (nella Giamaica dell'inizio dell'Ottocento il rapporto arrivò a 1 a 20), e la superiorità numerica causò per gli schiavisti un continuo pericolo di rivolta degli schiavi.

Potenze europee come Portogallo, Regno Unito, Spagna, Francia, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia e il Brandeburgo, come anche mercanti provenienti dal Brasile e dal nordamerica presero parte a questo commercio.

Nel corso del diciottesimo secolo si stima che siano stati trasbordati oltre Atlantico sei milioni di individui di origine africana,il Regno Unito può ritenersi responsabile di quasi due milioni e mezzo di questi.
Il 16 giugno 1452 Papa Niccolò scrive la bolla Dum Diversas, indirizzata al re del Portogallo Alfonso V. Riconosce al re portoghese le nuove conquiste territoriali; lo autorizza ad attaccare, conquistare e soggiogare i Saraceni, i pagani e altri nemici della fede; a catturare i loro beni e le loro terre; a ridurre gli indigeni in schiavitù perpetua e trasferire le loro terre e proprietà al re del Portogallo e ai suoi successori. La bolla Veritas Ipsa di Papa Paolo III del 2 giugno 1537,conosciuta anche col nome di Sublimis Deus o di Excelsus, scomunica tutti coloro che "praefatos Indios quomodolibet in servitutem redigere aut eos bonis suis spoliare" (tutti coloro che ridurranno in schiavitù gli indios o li spoglieranno dei loro beni). In questa bolla il Pontefice condanna le tesi razziste, riconosce agli indiani, cristiani o no, la dignità di persona umana, vieta di ridurli in schiavitù e giudica nullo ogni contratto redatto in tal senso. Il Papa mette così fine alle numerose dispute tra teologi e università, soprattutto spagnole, circa l'umanità degl'indios d'America e sulla possibilità di ridurli in schiavitù. Il Papa tenendo conto della dottrina teologica e della documentazione a lui pervenuta volle porre fine alle dispute ed emanò il verdetto: «Indios veros homines esse». Soprattutto il commercio interessò le potenze protestanti, sebbene i Cattolici spagnoli e Portoghesi li acquistassero nelle colonie sfidando la scomunica.

Il numero complessivo di africani morti attribuibili direttamente alla traversata atlantica è stimato in due milioni; un bilancio più ampio degli africani morti a causa della schiavitù tra il 1500 e il 1900 fa ritenere che la cifra salga a quattro milioni. Lo storico William Rubinstein sostiene che di questi 10 milioni probabilmente 6 sono da attribuire a razzie o guerre tribali finalizzate alla fornitura di uomini e donne per i mercanti di schiavi.

La traversata

Il trasferimento degli schiavi attraverso l'Atlantico, dalla costa occidentale dell'Africa al Nuovo Mondo, è noto nel mondo anglosassone come Middle passage (letteralmente: tratto o passaggio intermedio). Era infatti il tratto intermedio del viaggio che le navi compivano dopo essere partite dall'Europa con prodotti commerciali (stoffe, liquori, tabacco, perline, conchiglie particolari, manufatti di metallo, armi da fuoco) che servivano come merce di scambio per l'acquisto degli schiavi da traghettare nelle Americhe, da dove le navi ripartivano cariche di materie prime, completando così quello che è chiamato il "commercio triangolare". Il viaggio degli schiavi iniziava nell'interno dell'Africa dove i commercianti o intermediari negrieri catturavano o acquistavano gli indigeni da semplici rapitori o monarchi africani (che li avevano ridotti in schiavitù per punizione o nel corso di guerre locali). Iniziava il viaggio a piedi, talvolta in canoa, verso la costa. Durante la marcia (nota come coffle dal nome dei ceppi con cui venivano legati a gruppi di 30 o 40) erano costretti a portare sulla testa oggetti come pacchi, fasci di zanne di elefante, mais, pelli o otri pieni d'acqua. Il trasferimento forzato fino alla costa poteva durare parecchi giorni o settimane. Sulla costa venivano imprigionati in fortezze o in capanne dette "barracoons" dove sostavano in attesa delle navi per la traversata per molti giorni o settimane. Lì poi trafficanti provenienti dalle Americhe e dai Caraibi caricavano la "merce umana" sulle navi.

Si stima che il 15% degli africani morivano in mare, con un tasso di mortalità sensibilmente più alto nella stessa Africa nelle fasi di cattura e trasporto dei popoli indigeni alle navi.

La durata della traversata variava da uno a sei mesi a seconda delle condizioni atmosferiche. Nel corso dei secoli andò però riducendosi: mentre all'inizio del XVI secolo richiedeva diversi mesi, nel XIX secolo si effettuava spesso in meno di sei settimane. Uno dei miglioramenti tecnici che resero il viaggio più breve fu la ricopertura dello scafo delle navi con lastre di rame. Questo ebbe effetti benefici anche per quanto riguardava la "abitabilità" delle navi riducendo l'umidità all'interno dello scafo. Le navi schiaviste tipicamente trasportavano diverse centinaia di schiavi con un equipaggio costituito di una trentina di persone (equipaggio doppio rispetto alle normali navi per poter controllare eventuali insurrezioni: mediamente in una nave su dieci scoppiavano ribellioni).

I prigionieri maschi erano incatenati insieme a coppie per risparmiare spazio: la gamba destra di un uomo legata alla gamba sinistra del successivo. Donne e bambini avevano un po' più di spazio. Le donne e le ragazze salivano a bordo delle navi nude, tremanti e terrorizzate, spesso pressoché esaurite per il freddo, la fatica e la fame, in preda alle maniere rudi (e alle violenze) di gente brutale che parlava una lingua a loro incomprensibile.

I prigionieri ricevevano come alimenti fagioli, mais, patate, riso e olio di palma in uno o due pasti al giorno, ma le razioni erano scarse.

La razione quotidiana di acqua era di mezza pinta (circa mezzo litro) che portava frequentemente alla disidratazione perché oltre alla normale traspirazione erano frequenti mal di mare e diarrea.

Il numero dei decessi aumentava con la lunghezza del viaggio, dal momento che l'incidenza della dissenteria e dello scorbuto aumentava con le maggiori restrizioni in navigazione, con la quantità di cibo e acqua che diminuivano giorno dopo giorno. Oltre alle malattie fisiche, molti schiavi diventavano troppo depressi per mangiare o mantenere un'efficienza fisica e mentale a causa della perdita della libertà, della famiglia, della sicurezza e della loro umanità.

Il suicidio era un evento frequente attuato spesso rifiutando il cibo o le medicine o gettandosi in mare o in altri modi. La frequenza dei suicidi era tale che gli schiavisti usavano vari strumenti e metodi per costringere a nutrirsi il loro carico umano che veniva tenuto incatenato per quasi tutto il tempo.

"Quando ci siamo trovati prigionieri la morte ci è sembrata preferibile alla vita e abbiamo concordato un piano tra noi: avremmo appiccato il fuoco e fatto saltare in aria la nave e saremmo morti tutti tra le fiamme".

Effetti della deportazione nelle Americhe

L'effetto dello schiavismo sulle società africane è un tema molto controverso. All'inizio del XIX secolo, gli abolizionisti denunciarono lo schiavismo non solo come pratica immorale e ingiusta nei confronti dei deportati, ma anche come danno insanabile nei confronti dei paesi da cui venivano prelevati gli schiavi: a tal proposito si parla anche di diaspora nera o africana.

L'impatto demografico della tratta e delle pratiche ad essa connesse - guerre, razzie, devastazioni - sono difficilmente quantificabili data l'assenza di stime certe sulle dimensioni della popolazione africana e i suoi tassi di crescita precedenti al 1900.

La tratta inoltre non ha avuto impatto uniforme sul continente africano: a essere coinvolte maggiormente sono state le coste occidentali dell'Africa - più vicine alle Americhe - quali Sudan occidentale, Costa d'Oro (Ghana), Sierra Leone, Liberia, Guinea; al contrario, le società situate nel cuore del continente africano (Uganda, Rwanda e Burundi) così come a oriente le regioni del Camerun e del Sudafrica non vennero in alcun modo toccate dal fenomeno.

L'abolizione

In Europa, lo schiavismo ebbe sempre ferventi oppositori, tuttavia, questa pratica rimase legale fino al XVIII secolo (e in molti paesi anche più a lungo). La prima potenza coloniale a proclamare l'abolizione dello schiavismo e a impegnarsi attivamente per contrastare la tratta degli schiavi fu l'Inghilterra, anche se in precedenza la Francia rivoluzionaria aveva concesso (e poi con Napoleone revocato) l'emancipazione degli schiavi e l'abolizione della schiavitù, del code noire e di altre pratiche di discriminazione a danno di neri liberi e mulatti. Certamente l'Inghilterra traeva dall'abolizione della schiavitù anche un vantaggio politico, in particolare ai danni della Francia napoleonica, che, appunto, aveva ristabilito la schiavitù nelle sue colonie. La Royal Navy britannica venne impiegata attivamente per contrastare il commercio di schiavi attraverso l'Oceano Indiano e Atlantico. A metà del XIX secolo il traffico lungo queste rotte era stato sostanzialmente annullato; continuò invece il commercio di schiavi all'interno del continente africano, specialmente dai paesi arabi attraverso l'Etiopia. Lo schiavismo continuò in molti paesi del Nuovo Mondo (come gli Stati Uniti e Brasile).

La lotta allo schiavismo, secondo alcuni, fu usata anche come pretesto dagli europei per la loro espansione coloniale in Africa. Alla fine del XIX secolo, tutta l'Africa era stata spartita in colonie, tranne l'Etiopia, e praticamente tutti i regimi coloniali avevano imposto l'abolizione della schiavitù.

fonte: wikipedia

venerdì

Skiantos




« Ma che cazzo me ne frega! Genere ragazzi genere! Ehi sbarbo smolla la biga che slumiamo la tele. Sei fatto duro, sei fatto come un copertone. Ci facciamo? Sbarbi sono in para dura! Ok, ok nessun problema ragazzi, nessun problema! Sbarbi sono in para dura. Schiodiamoci, schiodiamoci. C'hai della merda? Ma che viaggio ti fai?! C'hai una banana gigantesca. Oh c'hai della merda o no? Un caccolo! Ma che viaggio ti fai? Intrippato. Brutta storia ragazzi, brutta storia. C'ho delle storie ragazzi, c'ho delle storie pese! C'hai delle sbarbe a mano? No c'ho delle storie, fatti questo slego: 1 2 6 9!... »

(Introduzione di Eptadone, brano di apertura dell'album MONO tono)

Gli Skiantos erano un gruppo rock demenziale formatosi a Bologna a metà degli anni settanta. Fecero parte della prima ondata del punk rock italiano di cui la città di Bologna, allora molto legata al Movimento del '77, fu il primo e più fertile centro nevralgico.

1975-1977: L' "Inascoltabile"

Gli Skiantos nascono in forma embrionale nel 1975 a Bologna, quando un gruppo di ragazzi del DAMS si ritrova per suonare nella cantina del futuro cantante Roberto Antoni, poi conosciuto come Freak Antoni. Il progetto prese maggiore concretezza nel 1977 con Inascoltable, inciso in "una notte di improvvisazione per una decina di persone innamorate della musica" (Freak Antoni), molte delle quali non si conoscevano fra loro. Alle registrazioni, che furono pubblicate su musicassetta da Oderso Rubini della Harpo's Bazaar (in seguito Italian Records), parteciparono 5 cantanti, 5 musicisti ed un batterista. I concerti del gruppo, soprattutto agli inizi, sono caratterizzati da performance provocatorie con riferimenti all'avanguardia futurista e dadaista, che includono il lancio di ortaggi sul pubblico da parte dei musicisti.

1978-1980: Dalla Cramps Records allo scioglimento

Nel 1978 gli Skiantos realizzano per la Cramps Records di Gianni Sassi il loro secondo LP dal titolo MONO tono, a detta del leader Freak Antoni un disco punk, con cui si affermano grazie anche all'anticonformismo di rottura sociale tipico del Movimento del '77, di cui il gruppo stesso diventa ben presto uno dei portavoce. Il disco fu preceduto dal singolo Karabigniere Blues/Io sono un autonomo, sempre pubblicato dalla Cramps Records.

Il 2 aprile 1979 partecipano al Bologna Rock, un festival che si svolse nel palasport locale e che vedeva sul palco i migliori gruppi dell'allora scena punk rock e new wave cittadina. Fra questi vi erano i Windopen, Luti Chroma, Gaznevada, Bieki, Naphta, Confusional Quartet, Andy J. Forest, Frigos e Cheaters. Gli Skiantos portarono sul palco una cucina, un tavolo, un televisore e un frigo, misero a bollire gli spaghetti e poi li mangiarono, senza suonare nulla; alle proteste del pubblico Antoni avrebbe risposto "Non capite un cazzo: questa è avanguardia, pubblico di merda". L'esibizione, definita una fuga dall'immagine stereotipata del gruppo rock in cui la band cominciava a sentirsi intrappolata, fu però fraintesa e disprezzata da molti dei precedenti estimatori. Freak Antoni a tale proposito ha commentato: "La nostra provocazione aveva toccato, a seconda dei punti di vista, il fondo e l'apice nello stesso momento".

Nel 1979 danno alle stampe l'LP Kinotto, a detta di Freak Antoni un LP new wave. Nello stesso anno partecipano al concerto Omaggio a Demetrio Stratos organizzato dalla Cramps Records. Dalle registrazioni del concerto fu realizzato l'album 1979 Il concerto - Omaggio a Demetrio Stratos che, oltre all'inedita Ehi Buba Loris degli Skiantos, raccoglie i brani di altri autori presenti, tra cui gli Area, Francesco Guccini, Eugenio Finardi, Roberto Ciotti, Angelo Branduardi, Antonello Venditti e Kaos Rock.

Il 6 febbraio 1980 il gruppo viene invitato dalla Cramps Records al festival musicale Rock '80. I brani del concerto vengono pubblicati nella compilation dall'omonimo titolo, in cui compaiono anche altri gruppi tra cui i Kaos Rock, gli Windopen, i Take Four Doses, gli X Rated, le Kandeggina Gang ed i Dirty Actions. In seguito, "Rock '80" sarebbe stato ristampato più volte in Italia ed in Germania. Sempre nel 1980 esce una delle loro canzoni più famose, Mi piaccion le sbarbine, già brano di apertura di Kinotto, inserita come lato B del singolo Fagioli. Fu la scelta di presentare "Fagioli" alle selezioni del Festival di Sanremo a determinare la fuoriuscita del cantante dal gruppo, che negli anni successivi si dedicò ad altri progetti tra i quali Beppe Starnazza e i Vortici, L'incontentabile Freak Antoni e ad esprimere il suo lato più squisitamente satirico e letterario.

Dopo questa opera, all'apice del successo, arrivò nel 1980 l'LP Pesissimo sulla cui copertina appariva la signora Matilde, mamma del batterista del gruppo Leo Tormento Pestoduro. Fu anche il primo e unico LP che non vide la partecipazione dello storico leader Freak Antoni. Al suo posto debuttò Linda Linetti, la prima voce femminile degli Skiantos. Le critiche ricevute dall'album porteranno poi il gruppo allo scioglimento.

1987: Rinascita

Il gruppo si ricompone temporaneamente nella formazione a 3 (Freak Antoni, Dandy Bestia e Stefano Sbarbo) nel 1984 con la pubblicazione di Ti spalmo la crema, prologo della riunione definitiva che avverrà nel 1987 con l'album Non c'è gusto in Italia ad essere intelligenti. Dei componenti del nucleo storico rimangono il cantante Roberto "Freak" Antoni ed il chitarrista/compositore delle musiche Fabio "Dandy Bestia" Testoni. La formazione originale, tranne il bassista Frankie Grossolani, si riunisce occasionalmente nel 1999 per registrare l'album Doppia dose.
Agli Skiantos viene attribuito il merito di avere inventato il rock demenziale, basato su testi ironici e apparentemente banali dai quali emerge spesso una satira intelligente, graffiante e surreale. Il gruppo definisce il termine "demenziale" come "un cocktail di ironia, improvvisazione, poesia quasi surreale, cretinerie, paradossi e colpi di genio” .
Nel gennaio 2008, Freak Antoni ha raccontato le origini e il percorso degli Skiantos nel programma Fahrenheit di Radio3, nella sezione Storyville, in cinque puntate di circa mezz'ora; l'audio e le trascrizioni sono reperibili qui.

Gli Skiantos hanno avuto una certa influenza su diversi artisti dell'area bolognese, tra cui Vasco Rossi (che li vorrà come gruppo di spalla al tour del 1990), Luca Carboni e altri. A testimonianza della conquistata rispettabilità artistica, nell'album Doppia dose gli Skiantos si avvalgono della collaborazione di vari artisti di fama come Lucio Dalla, Luca Carboni, Enzo Iacchetti e Samuele Bersani. Ha collaborato alla registrazione di alcuni album anche il batterista Vincenzo Restuccia.
Nel 2004 e 2005 sono ospiti musicali fissi di Colorado Cafè, programma di cabaret trasmesso da Italia 1 ed ideato da Diego Abatantuono.
All'inizio del 2009 esce Dio ci deve delle spiegazioni ("possibilmente convincenti" è il sottotitolo), un album che nella biografia ufficiale viene definito "ad alto tentativo d'introspezione e che si fa carico di alcune domande a carattere umano-esistenziale". Nel dicembre del 2009 esce Phogna - The Dark Side of the Skiantos, EP con quattro brani.

2012: L'abbandono di Freak Antoni e lo scioglimento

Nell'aprile del 2012 Roberto "Freak" Antoni comunica la sua volontà di lasciare il gruppo. Con la sua uscita, il 1º giugno dello stesso anno la band si scioglie dopo 35 anni di carriera. Il cantante ha affermato di aver preso tale decisione per lo scarso spazio destinato al gruppo nell'odierna scena musicale, preferendo concentrarsi su nuovi progetti artistici, tra i quali la Freak Antoni Band ed alcune collaborazioni musicali.

Il 27 giugno del 2013 sulla pagina facebook degli Skiantos appare il messaggio "E se si ripartisse senza Freak?? Apriamo il dibattito...", che segnala che gli Skiantos rimasti stanno valutando di tornare sul palco anche senza il loro leader storico.

Freak Antoni muore poi nel febbraio 2014, dopo un lungo periodo di malattia.

Per ricordarlo gli Skiantos organizzano il 16 aprile, giorno del suo compleanno, un concerto a Bologna a cui partecipano gruppi e solisti sia demenziali, come Lino & i Mistoterital, Marco Carena, i Powerillusi, i Belli Fulminati nel Bosco, sia di altri generi ma a lui legati come Eugenio Finardi, Ricky Gianco, Claudio Lolli, Omar Pedrini, Luca Carboni, Johnson Righeira, Maurizio Solieri e Ricky Portera.

Curiosità

Lo Slego, famoso rock club di Viserba, si ispirò per il suo nome ad un verso della canzone degli Skiantos Eptadone.

Formazione

Fabio "Dandy Bestia" Testoni – chitarra
Luca "Tornado" Testoni – chitarra
Massimo "Max Magnus" Magnani – Basso
Gianluca "Giangi La Molla" Schiavon – batteria

Ex membri

Roberto "Freak" Antoni – voce
Andrea "Jimmi Bellafronte" Setti – voce
Stefano "Sbarbo" Cavedoni – voce
Bubba Loris – voce
Mario "Come-Lini" Comelini – voce
Linda Linetti – voce
Sandro "Belluomo" Dall'Omo – tastiere
Andrea "Andy Bellombrosa" Dalla Valle – chitarra elettrica
Gianni "Lo Grezzo" Bolelli – chitarra elettrica
Carlo "Charlie Molinella" Atti – sax tenore
Franco "Frankie Grossolani" Villani – basso
Lucio Bellagamba – basso
Marco "Marmo" Nanni – basso
Giorgio Vallini - basso
Leonardo "Tormento Pestoduro" Ghezzi – batteria
Fabio "Tormento Pestolesto"Grandi – batteria
Roberto "Granito" Morsiani – batteria
J. Tornado – batteria
Sergio Piccinini – batteria
Vincenzo Restuccia – batteria (solo studio)
Ugo Rapezzi-batteria

Discografia

Album studio

1977 - Inascoltable
1978 - MONO tono ristampato su vinile da Spittle Records nel 2010
1979 - Kinotto ristampato su vinile da Spittle Records nel 2010
1980 - Pesissimo!
1984 - Ti spalmo la crema
1987 - Non c'è gusto in Italia ad essere intelligenti
1989 - Troppo rischio per un uomo solo
1992 - Signore dei dischi
1993 - Saluti da Cortina
1999 - Doppia dose
2005 - Sogno improbabile
2009 - Dio ci deve delle spiegazioni

Raccolte

1996 – Skiantologia Vol.1
2002 – La krema (1977-2002)
2004 – Rarities (raccolta di inediti e rarità)

Live

1990 – Ze best in laiv!
2006 – Skonnessi (Unplugged 1977-2006)

Singoli ed EP

1978 – Karabigniere Blues/Io sono un autonomo
1979 – Fagioli/Mi piaccion le sbarbine
2000 – Gratis
2001 – Fede Rossoblu
2002 – Virus
2004 – Col mare di fronte
2006 – Sesso pazzo
2009 – Phogna - The Dark Side of the Skiantos

Partecipazioni a compilation

1995 – Materiale resistente – Fischia il vento
1996 – Quale natale? – Natale è
2002 – Paz! (colonna sonora) - Eptadone
2005 – Demential Rock Vol.1 – Col mare di fronte, Latlantide

Video

1990 – Videonovela – Film recitato dagli Skiantos con spezzoni dal vivo
1992 – Signore dei dischi – Videoclip
1994 – Il chiodo – Videoclip
2006 – Skonnessi – Concerto in chiave acustica
2009 – Tu tremi – Videoclip
2009 – Merda d'artista – Videoclip


LARGO ALL'AVANGUARDIA