martedì

uno spietato assassino di nome Henri Landru, il vero Barbablù


Henri Désiré Landru, meglio noto come Henri Landru o Barbablù, nacque a Parigi agli inizi della primavera del 1869. Quando vide la luce era il più giovane figlio di Julian Alexandre Silvain Landru e di Flora Henriquel, sarta e lavandaia. 
La famiglia viveva in Rue du Cloitre-Notre-Dame. In quella via Henri trascorse la maggior parte della sua infanzia, quasi felice. Al gioco avvicendava ottimi studi e la frequentazione della chiesa del quartiere. Il bambino crebbe diventando un ottimo ragazzo. Si presentò il momento dello studio, quello serio. Purtroppo non riuscì ad ultimare il corso d'architettura ma, grazie alle sue doti, trovò impiego presso i signori Bisson-Alleaume Lecoeur. Nel 1889 conobbe una ragazza di nome Marie-Catherine Rémy, bellissima donna che svolgeva la mansione di lavandaia. Lui si presentò al cospetto di Marie-Catherine raccontando d'essere un tecnico che stava ultimando la pratica in architettura. Purtroppo Henri fu chiamato a svolgere il servizio militare legale. Per tre anni sognò tutte le notti di poter abbracciare la sua donna. Il giorno 7 di ottobre 1893, ultimata la chiamata alle armi, Henri sposa Marie-Catherine. Dall'unione tra i due nasceranno 4 figli. 




La nascita dei bambini procurò un forte dissesto economico alla famiglia. Henri cambiò ben 15 lavori prima d'entrare nel mondo delle truffe. Tutto ebbe inizio con una campagna pubblicitaria nazionale nella quale si vendeva una bicicletta fabbricata dall'azienda di famiglia. La pubblicità conteneva la precisa indicazione che l'ordine di acquisto doveva essere accompagnato da un terzo del prezzo di vendita. Gli ordini fioccarono ma, chiaramente, Landru non aveva fabbricato nulla per cui decise di scomparire con i soldi senza mai consegnare una bicicletta agli avventati acquirenti. Gli anni successivi rappresentarono un viaggio di andata e ritorno dalle carceri francesi. Le accuse vertevano sempre sulle frodi che Landru dispensava a piene mani. Nel 1906, dopo un tentativo di suicidio in carcere, alcuni psichiatri dichiararono malato mentale lieve il carcerato. Nel 1909 rientra nelle pubbliche prigioni a causa di una truffa ai danni di una donna che aveva promesso di sposare. Nel 1914 il momento di rottura, di svolta nella vita di Landru. Fu condannato per la seconda volta ad una pena superiore ai 3 mesi di detenzione. Henri sapeva che la terza volta la condanna sarebbe stata accompagnata da una pena di relegazione, ossia il condannato era deportato a vita nella colonia penale della Guyana. 


Landru aveva appreso in carcere le condizioni di vita misere che i condannati dovevano sopportare nella colonia penale e, forse, questa paura trasformò un truffatore in omicida. Henri Landru non poteva permettersi d'essere riconosciuto dalle proprie vittime in Tribunale. Le bocche da sfamare erano molte e per venire incontro alle necessità familiari Landru, a partire dal 1915, si fece passare per agiato vedovo pubblicando annunci su vari giornali allo scopo di trovare donne sole e ricche da sedurre. Fingendo condizioni di agiatezza economica, seduceva le donne conducendole a soggiornare in una villa a Gambais affittata per l'occasione. Durante le fresche giornate lasciava intravedere un probabile matrimonio. Henri Landru riusciva a far firmare alle donne una procura che gli permetteva di far man bassa dei loro conti bancari e degli averi materiali. Ottenuto quanto desiderato, strangolava le vittime facendo sparire i corpi. Le donne erano fatte a pezzi e buona parte del corpo veniva bruciato nel camino della villa di Gambais. Per quanto la villa si trovasse in aperta campagna, non era del tutto isolata. Alcuni residenti di abitazioni vicine avevano da tempo notato due particolari: il primo relativo al fatto che il camino fosse acceso in periodi in cui non era necessario il riscaldamento degli edifici, il secondo riguardava il terribile e pestilenziale odore che quel fumo conduceva in tutta la zona. I vicini contattarono svariate volte la polizia affinché facesse delle verifiche e delle indagini su quell'abitazione. Ma Landru non era uno sprovveduto. Il criminale riuscì a restare nell'ombra a lungo grazie alla sua furbizia: una volta che il cadavere della vittima era completamente incenerito, e il fuoco spento, puliva accuratamente il forno dalla cenere che poi spargeva nei campi vicini. In questo modo riuscì ad eliminare la gran parte delle tracce e delle prove dei suoi orrendi crimini. Alla fine del 1918 accadde un fatto a cui Landru non aveva minimamente pensato. Il sindaco di Gambais ricevette una lettera che chiedeva informazioni su Anne Collomb che si era trasferita in quel paese con un tale di nome Dupont. 


Il sindaco rispose che non conosceva quella persona. Nulla sarebbe accaduto se il sindaco non avesse ricevuto una seconda lettera, probabilmente si usava così agli inizi del secolo scorso in Francia, con richiesta di informazioni su una certa Célestine Buisson che da poco si era trasferita a vivere a Gambais con un uomo di nome M. Frémyet. Il sindaco contattò le due famiglie di origine delle donne, le quali si accorsero che Dupont e Frémyet erano la stessa persona. Non solo. Le famiglie incontrandosi scoprirono che le due ragazze scomparse avevano risposto allo stesso annuncio del 1 maggio 1915 sul quotidiano Le Petit Journal. Le famiglie si unirono nel presentare regolare denuncia alle forze dell'ordine. L'indagine scoprì che la villa di Gambais, chiamata l'Ermitage, era di proprietà del signor Tric, che l'affittava al signor Frémyet che viveva a Rouen. Il problema? A Rouen non esisteva nessun Frémyet e la posta indirizzata a quell'indirizzo tornava alla residenza di Célestine Buisson, una delle vittime. Le indagini non condussero a nulla, e si bloccarono per anni sino al giorno 8 di aprile del 1919 quando, grazie ad una pura coincidenza, Landru fu riconosciuto da un amico della sorella di una delle vittime. La famiglia avvisò immediatamente le forze dell'ordine che indagarono nelle vie della zona. Fu rinvenuta una ricevuta a nome di Lucien Guillet in un negozio all'interno della via dove era stato avvistato Landru. Il 12 di aprile, giorno del suo cinquantesimo compleanno, il criminale fu arrestato. 


Nell'abitazione fu rinvenuto un taccuino sul quale erano incisi i nomi di 11 persone, tra questi anche quelli delle due donne scomparse su cui la polizia indagava da tempo. Esiste anche una versione romanzata che riguarda il quaderno con i nomi: nel tragitto tra la casa e la sede della polizia, Landru cercò di sbarazzarsi del libretto che teneva nella tasca, ma un brigadiere riuscì ad afferrarlo prima che andasse perduto. Fu trattenuto con l'accusa di truffa. Ben presto l'analisi di vari indizi concordanti trasformarono l'accusa in quella di omicidio di 10 donne e un ragazzino che accompagnava una delle vittime. Due anni di indagini condussero all'inizio del processo, che ebbe un eco enorme all'epoca. L'aula del tribunale si aprì il 7 novembre del 1923. Landru negò di essere l'autore dei crimini efferati, ammettendo la truffa ai danni delle vittime. In aula mostrò spesso un atteggiamento provocatorio nei confronti della corte, arrivando ad esclamare “mostratemi i cadaveri”. L'accusa non si perse d'animo arrivando a smontare la cucina a legna della villa per trasportarla all'interno dell'aula del tribunale. Le accurate perquisizioni del giardino della villa rivelarono frammenti di ossa umane e molti denti. Il punto di svolta fu la presentazione del taccuino su cui erano appuntati i nomi delle vittime e le spese del viaggio d'andata di ogni defunto, mentre erano assenti quelle relative al viaggio di ritorno. Landru non riuscì a dare spiegazione attendibile di queste annotazioni. Malgrado la strenua opposizione dell'avvocato difensore, Landru fu ritenuto colpevole e condannato a morte. La sentenza fu pronunciata il 30 novembre del 1921. Solamente 23 giorni servirono alla corte per riconoscere la colpevolezza dell'imputato. L'esecuzione pubblica ebbe luogo alle ore 6,05 del mattino del 25 febbraio 1922, dopo che il presidente della repubblica francese, Millerand, aveva rifiutato di concedere la grazie a Landru.
La condanna fu eseguita nel cortile della prigione di St. Pierre a Versailles, dove era stato allestito il patibolo e la ghigliottina.
La testa, rotolata nel cesto della morte, mummificata si trova nel Museum of Death di Hollywood.
Il caso di Landru interessò molti registi ed attori negli anni successivi la morte. Charlie Chaplin s'ispirò al caso per creare il personaggio di Monsieur Verdoux del 1948. Il film presenta il criminale come una sorta di vittima della crisi economica che colpì l'Europa negli anni venti. Nel fil Totò e le donne, del 1952, il protagonista, nella soffitta di casa in cui si rifugia per scappare dalla moglie, allestisce un altarino nel quale tiene acceso un lume in omaggio di Landru, venerandolo come un fiero avversario delle donne.


Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/


Bibliografia

Frédéric Pottecher, Les grands procès de l'histoire, Paris, Fayard, 1981-1982.

Alain Decaux, Les assassins, Paris, Perrin, 1986 

Alphonse Boudard, Les grands criminels, Paris, le Pré aux Clercs, 1989

FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale, che si avvia a diventare un vero e proprio modello di diffusione della tradizione popolare, dell’arte meno conosciuta, dei misteri e delle leggende conosciuti o meno, in un felice connubio con le moderne tecnologie. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

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