giovedì

il gobbo del Quarticciolo

LA LOGGIA PROPAGANDA UNO E LA PRIMA TRAMA EVERSIVA.  




Il "gobbo del Quarticciolo" fu, nei nove mesi dell'occupazione tedesca di Roma, dal 31 agosto 1943 al 16 gennaio 1945-, il capo del più attivo e determinato gruppo partigiano di Roma e provincia. Il suo nome vero era Giuseppe Albano, nato il 5 giugno del 1927 a Gerace Superiore (Reggio Calabria), arrivato a Roma alla fine degli anni Trenta, abitava nella borgata del Quarticciolo, nell'estrema periferia di Roma sud-est. Fin da giovanissimo iniziò a delinquere insieme a un gruppo di coetanei, quasi tutti di origine calabrese, tutti abitanti nella borgata. Nei mesi dell’occupazione tedesca, Roma era finita al centro di una trama politica complessa tessuta di strategie occulte originate da una situazione di drammatica incertezza sul futuro dell’Italia. Il crollo del fascismo e l'arresto di Mussolini erano stati seguiti dalla contraddittoria politica del governo Badoglio sfociata nell'armistizio e nella successiva occupazione della capitale da parte delle truppe naziste mentre quelle italiane, lasciate senza ordini da parte del Comando Supremo, si sbandavano nella penisola e su tutti i fronti. I servizi segreti e la polizia politica fascista (Sim e Ovra), cercavano di salvarsi e di riciclarsi intrattenendo relazioni occulte con la monarchia, con i tedeschi, con il Vaticano, lottando contro la pressione delle forze politiche della sinistra che erano al centro della lotta partigiana. La lotta partigiana del ‘Gobbo’ iniziò a sedici anni nelle giornate tra l'8 e il 10 settembre 1943. Prima a Porta San Paolo, poi nella zona di Piazza Vittorio, partecipando a operazioni di sabotaggio e diventando una leggenda per la rapidità d'azione di cui era capace e per la bravura nel dileguarsi. I nazisti non ne conoscevano il nome e il cognome, ma la sua malformazione alla schiena lo rendeva facilmente identificabile durante le azioni partigiane, così nell'aprile del 1944 il comando tedesco ordinò l'arresto di tutti i gobbi di Roma. Risale alla primavera del 1944 l'impresa più audace di Albano, quando in un'osteria della borgata Gordiani uccise con una raffica di mitra tre soldati tedeschi. Catturato dalle SS fu condotto nel carcere di via Tasso, e ne uscì misteriosamente dopo due giorni: si parlò allora di collaborazionismo, ma i suoi amici più fedeli parlarono di una fuga rocambolesca. Con l'arrivo degli alleati, il "Gobbo" si mise al servizio della Questura per scoprire i torturatori di via Tasso, e costituì una banda di pregiudicati che aveva come quartier generale un gruppo di case al Quarticciolo. Il gruppo però cambiò presto obiettivo e Albano si trasformò in una sorta di moderno Robin Hood. Con il suo gruppo conduceva "espropri" ai danni degli arricchiti della "borsa nera", distribuendo poi vettovaglie e generi di prima necessità alla popolazione. C'era chi sosteneva che Albano e il suo gruppo fossero solamente dei criminali, in guerra con le formazioni rivali per contendersi i luoghi da rapinare. La leggenda del "Gobbo" finì con l'uccisione di un soldato inglese e la massiccia reazione delle forze dell'ordine. Durante un'imponente caccia all'uomo, il 16 gennaio 1945 Albano fu ucciso in un'imboscata, probabilmente su segnalazione di un delatore, nell'androne di un palazzo di via Fornovo, sede di un partito fantasma l’Unione Proletaria di Umberto Salvarezza, un personaggio collegato a logge massoniche ma soprattutto al Luogotenente Umberto di Savoia. Salvarezza, finto marchese, truffatore di lungo corso nel ventennio fascista, si presentò sulla scena politica del 1944 come esponente della resistenza ai nazisti, oltre che come capo di un movimento di estrema sinistra. In realtà era legato al vecchio establishment fascista. Nello scontro tra la monarchia e i partiti della sinistra, a cominciare dal Pci di Togliatti, Salvarezza sarà alla fine isolato e messo da parte, e il "gobbo" suo braccio armato sarà a sua volta eliminato. All’indomani della morte del Gobbo, dall’ispezione nel quartier generale dell’Unione proletaria si avrà la conferma del patto tra la banda del Gobbo del Quarticciolo e Umberto Salvarezza, ex affiliato alla squadraccia di Mario Giampaoli, il ras milanese che aveva chiamato nella Ceka alcuni degli uomini responsabili del delitto Matteotti. Salvarezza era al servizio di Filippo Naldi, giornalista, politico e imprenditore affiliato alla loggia massonica segreta Propaganda Uno, La Gran Loggia d'Italia degli ALAM (Antichi Liberi Accettati Muratori) nata in Italia nel 1910, con la denominazione originaria di Serenissima Gran Loggia d'Italia. Un'obbedienza massonica mista fondata da un gruppo di appartenenti al Rito scozzese antico e accettato, usciti dal Grande Oriente d’Italia nel 1908. Anche se la fondazione ufficiale avviene nel 1910. La sua sede storica fu in Piazza del Gesù 47, a Roma. La Loggia P1 era collegata a casa Savoia e frequentata da spie francesi e americane, agiva in stretta collaborazione con il gruppo partigiano delle ‘Camicie Verdi’ di Gabriele Cruijllas D’Annunzio, figlio naturale del Vate. Umberto Salvarezza fu anche stretto collaboratore di Edgardo Sogno, teorizzatore del golpe del 1973-1974.  La Loggia Propaganda Uno, secondo il giornalista d’inchiesta Franco Scalzo, era affidata alle cure di Domenico Maiocco, e sostenuta da casa Savoia. Ebbe un ruolo nella composizione del secondo governo Bonomi in carica dal 12 dicembre 1944 al 21 giugno 1945, e nel fallimento del primo governo Bonomi in carica dal 18 giugno al 12 dicembre 1944, in cui troppo pesava la resistenza, e sarebbe stata sciolta in seguito allo scandalo derivato dalla morte del Gobbo del Quarticciolo. Vale la pena scrivere due parole su Domenico Maiocco: personaggio poco noto, la sua figura è dietro alcuni degli accadimenti più importanti della storia italiana. Combattente della Grande Guerra, propagandista socialista in Piemonte, sceglie l'iniziazione alla Massoneria in anni in cui ciò significa una piena adesione all'antifascismo. Subisce la condanna al confino in Calabria e partecipa alla guerra di liberazione. Sarà vicino a due personaggi importanti del Grande Oriente, Meoni ed il gran Maestro Torrigiani dai quali avrebbe ricevuto il compito di mantenere unita la massoneria. Il momento più importante della sua vita è legato agli accadimenti del 25 luglio 1943. A lui si deve la realizzazione di una fitta rete di dissidenti della politica mussoliniana che comprende antifascisti ed anche membri delle stesse gerarchie del regime come De Vecchi e forse lo stesso Balbo. Maiocco è indicato come colui che consegna in anteprima l'ordine del giorno Grandi al Sovrano provocando la crisi del fascismo.

Ritornando alla morte del Gobbo del Quarticciolo, una contro inchiesta di Franco Napoli (nella resistenza assieme al Gobbo), dimostrò che Albano fu assassinato con un colpo d'arma da fuoco alla nuca da un'ex-spia dei tedeschi, membro di Unione Proletaria, nella quale lo stesso Giuseppe Albano sarebbe stato infiltrato per volere di Pietro Nenni. Secondo lo storico Silverio Corvisieri che ha scritto il libro Il re, Togliatti e il gobbo. 1944: la prima trama eversiva, la situazione nel 1945 era di tipo golpista. La morte del Gobbo del Quarticciolo non sarebbe avvenuta per mano dei carabinieri ma sarebbe stata un'esecuzione compiuta da una scheggia impazzita della Resistenza. Sempre secondo Corvisieri, il "Gobbo" sarebbe stato ucciso proprio da sicari di Umberto Salvarezza, il mandante sarebbe stato l’ultimo re d’Italia Umberto II, che voleva un nuovo governo presieduto da Pietro Badoglio, e salvare così la monarchia.

fonte: http://larapavanetto.blogspot.com/

F., Scalzo, Matteotti. L’altra verità. Massoneria, mafia, camorra, servizi segreti., Savelli Editore, 1989.
S., Corvisieri, Il re, Togliatti e il gobbo, 1944: la prima trama eversiva, Edizioni Odarek, Roma, 1998.
Gianfranco Carpeoro http://www.libreidee.org/2016/10/litalia-e-sovragestita-dalla-p1-massoni-traditori-e-terroristi/

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