giovedì

dalla comunità gay di San Diego al Papa di Roma

LA BIZZARRA VICENDA DI THEODORE «VANCE» COUKOULIS.




In questi giorni va in onda su una rete Rai la fiction prodotta dal canale televisivo americano FX, che racconta l’omicidio di Gianni Versace avvenuto a Miami Beach il 15 luglio 1997. La fiction si basa interamente sul libro della giornalista di Vanity Fair Maureen Orth, che sin dall’inizio seguì il caso approfondendo la storia dei protagonisti e il mistero di una vicenda assai complicata. Il libro della giornalista dal titolo ‘ Il caso Versace’ apparve per la prima volta nel 1999, frutto di un’imponente e scrupolosa ricerca, basato sulle analisi dei rapporti della polizia e su oltre quattrocento interviste. La verifica delle fonti è stata rigorosa, e l’autrice sottolinea che il suo libro non è a oggi mai stato oggetto di azioni legali o contestazioni dirette che ne abbiano bloccato la diffusione. 
Nel libro è raccontata con molta accuratezza la biografia di Andrew Cunanan, l’assassino di Versace. E’ descritto il suo ambiente famigliare, e poi l’ambiente della comunità gay di San Diego di fine anni Ottanta e primi anni Novanta, dove trovava da vivere. Andrew Cunanan viveva allacciando di volta in volta relazioni con uomini anziani molto ricchi in cerca di compagnie stabili, e spacciava droga. Una droga in particolare, che all’epoca andava per la maggiore nella comunità gay di San Diego: il crystal meth. E di questa droga Cunanan ne faceva anche abbondante uso. Conosceva gli uomini dai quali si faceva mantenere, non in semplici bar gay. Gli uomini più ricchi e famosi di San Diego non entravano nemmeno in quei bar, la loro vita sociale si svolgeva tutta grazie a inviti privati esclusivi. In questo mondo elitario Andrew Cunanan spacciava (assieme ad altri) la crystal meth, che favorì l’emergere nel mondo gay altolocato di San Diego di pratiche che prima erano confinate alle frange più marginali della società gay cittadina. Iniziarono a circolare video di contrabbando in cui i soggetti, per lo più drogati, erano filmati durante atti sessuali a loro insaputa. Il più famoso organizzatore di feste dell’ambiente era un piccoletto, ex seminarista di origini irlandesi e greche, che affermava di essere ingegnere chimico e prete cattolico. Si chiamava Theodore «Vance» Coukoulis, e conosceva bene la chimica pur non possedendo nessun diploma. Per quanto possa sembrare incredibile Vance assieme a due veri sacerdoti cattolici, dopo il disastro di Chernobyl, si era recato a Kiev per consegnare alla sezione locale dell’Accademia russa delle scienze un saggio su una formula chimica che lui aveva contribuito a sviluppare per diminuire le radiazioni. Vance aveva frequentato vari seminari cattolici americani, ma non era mai stato ordinato sacerdote. Nel 1994 finì in prigione per detenzione di droga, dopo che i vicini di casa si erano lamentati per il chiasso dei suoi party. Uscito di prigione con cinque anni di sospensione condizionale della pena, fu arrestato nuovamente nel 1998 in Arizona per sfruttamento sessuale di minori tramite video pornografici. Lo Stato gli offrì un patteggiamento che lui rifiutò. I documenti raccontano che Vance si presentava ai ragazzi come un sacerdote che lavorava in vaticano con il Papa, o come un ex sacerdote. Quando i ragazzini iniziavano a fidarsi di lui li portava a casa sua, o in hotel, li faceva bere bevande alcoliche contenenti droga e poi li filmava facendoli recitare in filmini porno nei quali appariva anche lui con un berretto da baseball in testa. Vance era nato nel 1951, apertamente gay fin da giovanissimo, era figlio di un ufficiale dell’aeronautica andato in pensione dopo essere diventato generale. Aveva conoscenze altolocate e sulle pareti di casa sua erano esposte in bella vista le fotografie che lo ritraevano in compagnia del Papa Giovanni Paolo II, o con accessori sadomaso. Si vantava del fatto che un giorno in Piazza San Pietro «tra un milione di fedeli, il santo Padre mi vide, mi si avvicinò e mi chiese se volevo lavorare con i bambini handiccapati in Vaticano». Affermava di essere vissuto a Roma per due anni. Ma la verità su questo bizzarro tipo, è ancora più strana di ciò che lui raccontava. Padre Charles Shelton, un vero francescano, che accompagnò Vance a incontrare il Papa in più di un’occasione, disse che Vance aveva lavorato per un personaggio di Phoenix dei servizi segreti, legato alla Cia e ai cinesi. Gli incontri con il Papa sarebbero serviti per esercitare pressione sul Vaticano per aprire un consolato a Phoenix, in modo che i cinesi potessero usarlo per negoziare accordi sul petrolio estratto nel Mare Cinese Meridionale, senza essere spiati dai russi. Poi accadde l’episodio di Piazza Tiananmen e l’affare si bloccò. Padre Charles ha delle fotografie di Vance con il Papa, e afferma che gli incontri tra i due furono sempre molto brevi e misteriosi. Dice di non aver mai saputo nulla delle attività illegali di Vance. Anzi racconta che con lui si recò anche in Russia per offrire la formula per Chernobyl e per ottenere l’aiuto russo per il rilascio dei prigionieri di guerra dispersi nell’Asia sud orientale, tra i quali c’era anche suo padre. Una volta giunto in Russia però Vance aveva perso la testa esibendo i suoi soldi al bar dell’hotel, facendosi derubare e picchiare. E proprio questa aggressione gli aveva permesso di conoscere, incredibilmente, il medico personale di Gorbaciov, che lo curò. Theodore Vance Coukolis è morto il 1 maggio 1999 in carcere con sulla testa tanti capi di imputazione per sfruttamento sessuale di minori, per un totale di pena di trecento anni di detenzione. Il suo personaggio ambiguo, misterioso e per certi versi incredibile, ricorda molto, anche fisicamente, uno dei personaggi più bizzarri coinvolti nell’inchiesta sull’assassinio di JFK, vale a direDavid William Ferrie il pilota americano accusato dal procuratore distrettuale di New Orleans Jim Garrison di essere coinvolto in una cospirazione per assassinare il presidente. Garrison affermò che Ferrie conosceva Lee Harvey Oswald, e decenni dopo infatti emersero delle foto che confermarono che Ferrie era stato nella stessa pattuglia della Civil Air Patrol di Oswald negli anni Cinquanta. Ferrie frequentò il liceo di Sant'Ignazio di Cleveland dove era nato, la John Carroll University, e il St. Mary's Seminary, dove studiò per il sacerdozio, oltre che il Baldwin-Wallace College. Trascorse tre anni nel Seminario di St. Charles a Carthagena, nell'Ohio. Nel 1944 lasciò il seminario per "instabilità emotiva". Ottenne la licenza di pilota e iniziò a insegnare alla Cleveland's Benedictine High School. Fu in seguito licenziato per diverse infrazioni, tra cui favoreggiamento della prostituzione minorile. Divenne ispettore delle assicurazioni e, nel 1951, si trasferì a New Orleans dove lavorò come pilota per la Eastern Air Lines, fino a perdere il lavoro nell'agosto 1961, dopo essere stato arrestato due volte per atti contro la morale pubblica. All'inizio degli anni Sessanta Ferrie lavorò con Guy Banister, ex agente speciale incaricato (SAC) dell'ufficio di Chicago dell'FBI, attivista politico di destra, segregazionista e investigatore privato. Banister lavorò con il socio di Ferrie, Sergio Arcacha Smith. All'inizio del 1962, sia Banister che Arcacha Smith avevano gli uffici nel Newman Building nell'angolo di 544 Camp Street / 531 di Lafayette Street, a New Orleans. Secondo numerosi testimoni, Ferrie e Banister lavorarono insieme nell'autunno del 1963 per l'avvocato G. Wray Gill, a nome del cliente di Gill, il boss della mafia di New Orleans, Carlos Marcello, nel tentativo di bloccare la deportazione di Marcello in Guatemala.

Fonte principale: Il caso Versace, Maureen Orth, 2018.

fonte: LARA PAVANETTO

sabato

l'incredibile caso di Phineas Gage


In una fredda mattina di gennaio, durante la colazione, mi sono imbattuto in un vecchio episodio della serie televisiva statunitense Detective Monk. Adrian Monk, protagonista della serie TV, è un detective del dipartimento di polizia di San Francisco. Nell'episodio in questione si narrava di un serial killer che imperversava per le strade della città. Il detective giungeva alla causa di tali omicidi rispolverando un vecchio caso, scoprendo che tutte le vittime ricoprivano il ruolo di giurato in un processo, civile, che aveva come parte lesa un operaio edile cui si era conficcato un tubo nel cranio.
Tra un sorso di caffè e l’altro mi è riapparso nella mente un caso analogo, reale, accaduto negli Stati Uniti alla metà, circa, del XIX secolo. Cercando nella memoria, e con l’ausilio dei motori di ricerca, ecco riaffiorare lo strano caso di Phineas Gage. 



Gli autori della serie TV, essendo ambientata a San Francisco, non potevano che fare riferimento al signor Gage quando hanno creato l’operaio edile con il tubo impiantato in testa.
Dato che la storia mi colpì, ho deciso di raccontarla.
Phineas P. Gage nacque a Lebanon, città degli Stati Uniti facente parte della contea di Grafton nello stato del New Hampshire, nel luglio del 1823.
La sua vita, e la fama che ne seguì, è indissolubilmente legata ad un incidente capitatogli nel 1848 quando svolgeva la mansione d’operaio addetto alla costruzione di ferrovie. In seguito all’infortunio divenne uno dei casi di studio più famosi in neurologia.
Ricostruiamo i fatti relativi all’incredibile vicenda di Phineas Gage.
Cavendish, Vermont, 13 settembre 1848.
Gli operai, tra cui Phineas Gage, lavoravano alla costruzione di una nuova linea ferroviaria, la Rutland-Burlington Railroad, quando furono obbligati a rimuovere un grosso masso che intralciava l’opera. Phineas Gage decise di farlo esplodere. L’operaio collocò una carica di polvere da sparo all’interno della roccia, dopo aver praticato un foro. L’operaio iniziò a pressarla utilizzando una barra di ferro ed un martello. All’improvviso la disgrazia: dopo aver più volte colpito la barra con il martello, si generò una scintilla che accese la polvere da sparo. Come conseguenza dell’avventata operazione, un’asta di metallo di circa un metro entrò nello zigomo di Phineas Gage uscendo dalla sommità destra del cranio. Miracolosamente sopravvissuto, già dopo pochi minuti Gage era cosciente ed in grado di parlare. I testimoni dell’incidente raccontarono che ritrovarono l’asta metallica “imbrattata di sangue e cervello”. 



Dopo sole tre settimane Phineas era in grado di alzarsi dal letto ed uscire di casa, il tutto in maniera autonoma e senza l’ausilio di nessun aiuto.
La personalità però aveva subito radicali trasformazioni, al punto che amici e conoscenti non lo riconoscevano. L’operaio era divenuto intrattabile, in preda a continui alti e bassi. Divenne incline alla blasfemia.
Questi motivi comportarono un allontanamento dal vecchio lavoro.
Gage lavorò come attrazione del Circo Barnum di New York per alcune esibizioni, intorno al 1850, due anni dopo l’incidente.



Phineas non si arrese e riuscì a trovare un lavoro come conducente di diligenze nel New Hampshire. Dopo un anno e mezzo, circa, si trasferì in Cile, dove per otto anni guidò le diligenze di linea tra Santiago e Valparaiso.  Nel 1859 rientrò dal Cile, a causa della salute malferma, e trovò lavoro presso una fattoria, sino a quando non iniziò a soffrire di crisi epilettiche, sempre più gravi.
Morì a San Francisco il 21 maggio del 1860.
Diversi scienziati hanno studiato il caso, l’esatta traiettoria dell’asta, l’angolatura della lesione e l’impatto che l’incidente ha avuto sulla personalità dell’operaio. 



Nel 2012 un team di ricercatori dell’UCLA, ovvero University of California Los Angeles, sulla base dei dati raccolti nel 2001 sul cranio di Gage, esposto al museo dell’Harvard Medical School, ha realizzato una simulazione dell’incidente, indagando sul danno alle connessioni della materia bianca che legano le diverse regioni del cervello. Gli scienziati non hanno potuto utilizzare il cranio originale dato che, a due secoli dall’incidente, la struttura è fragile. Per ovviare all’inconveniente, hanno ricavato un modello in 3D. Sulla modello hanno ricostruito esattamente l’incidente, concludendo che il cambio di personalità manifestato da Phineas Gage sia dipeso dal danneggiamento di una quantità superiore al 10% della materia grigia cerebrale che permette all’essere umano di ragionare e ricordare.
Jack Van Horn, neurologo dell’UCLA, spiegò: “Quello che abbiamo osservato è una significativa perdita di materia bianca che connette la regione frontale sinistra ed il resto del cervello di Gage; pensiamo che la distruzione di questa rete del cervello lo abbia notevolmente compromesso. L’estesa perdita di connettività nella materia bianca in entrambi gli emisferi è simile a quella di cui soffrono i pazienti con lesioni da trauma cranica e ci sono analogie anche con alcune malattie degenerative, come l’Alzheimer, in cui le connessioni neurali si degradano nei lobi frontali e questo si collega a profondi cambiamenti comportamentali”.



Secondo H.F. Campbell, autore di uno scritto del 1851, il caso di Phineas Gage “è quello che più di tutti gli altri serve ad eccitare la nostra meraviglia”.
L’ipotesi di Campbell parrebbe confermata dalla presenza di Gage in diversi spettacoli, come attrazione, del circo Barnum.
Lo scrittore americano Ambrose Bierce affermò che “il circo è quel luogo dove è consentito ai cavalli, ai ponies ed agli elefanti di vedere uomini, donne e bambini fare i pagliacci”.
La dignità umana calpestata per pochi spiccioli.

Fabio Casalini

fonte: I VIAGGIATORI IGNORANTI

Bibliografia

Corriere della Sera (18 maggio 2012), Lancia gli trafigge la testa e cambia personalità: svelato il giallo medico di Phineas Gage

Fleischman J. (2002), Phineas Gage: A Gruesome but True Story about Brain Science, Boston, Houghton and Mifflin

Macmillian, M. (2000), An Odd Kind of Fame. Stories of Phineas Gage, Massachusetts Institute of Technology, Cambridge
FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

lunedì

inquinamento ambientale: otto bambini su dieci nascono "contaminati"



In Italia otto bambini su dieci nascono già 'contaminati', anche se non vi sono apparenti disturbi. 

Ciò avviene in quanto gli “interferenti endocrini”, ovvero le sostanze nocive responsabili dell'inquinamento ambientale, sono in grado di oltrepassare la barriera della placenta. Inoltre, nel 100% dei casi, da una madre contaminata nasce un bambino contaminato.

Questa la preoccupante realtà delineata da uno studio del progetto Previeni (2011- NdC), il primo studio interdisciplinare sul rapporto tra gli “interferenti endocrini emergenti” (cosiddetti in quanto non ancora studiati in maniera sistematica), la salute e l’ambiente.

Promossa e finanziata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, la ricerca è stata condotta dal WWF insieme all’Istituto Superiore di Sanità, il Dipartimento Salute della Donna e Medicina del Territorio-Università Sapienza di Roma/Ospedale Sant’Andrea e l’Università di Siena.

L'analisi rivela in particolare come l’inquinamento ambientale possa avere ripercussioni negative sulla fertilità umana e animale e come, invece, in situazioni più naturali come le Oasi WWF la presenza dei contaminanti sembra avere un impatto ridotto.

Lo studio ha coinvolto un campione di 250 coppie affette da infertilità:.....



10 coppie mamme-bambino e diverse specie animali che abitano due Oasi WWF in Abruzzo (Sorgenti del Pescara a Popoli e Diga di Alanno).
Dalla ricerca è emerso come negli individui maggiormente esposti ad interferenti endocrini aumenti il rischio di infertilità e patologie correlate.

Si tratta di un dato che conferma altre indicazioni della letteratura scientifica internazionale, che evidenziano come alti livelli di interferenti endocrini aumentino i disturbi della fertilità, della gravidanza e dello sviluppo infantile.

Ma dove si trovano queste sostanze pericolose? 

Malgrado le limitazioni di legge, interferenti endocrini sono tuttora contenuti in oggetti di uso comune come vestiti, tappeti, pentole antiaderenti e vernici (“composti perfluorurati-PFC”, idrorepellenti e anti-macchia), giocattoli, contenitori e dispositivi medici (“ftalati”, rendono il PVC più flessibile), tessuti, auto, computers e televisori (“ritardanti di fiamma”, riducono l’infiammabilità), pesticidi, oli e prodotti industriali (“policlorobifenili-PCB”, in alcuni paesi proibiti già dagli anni 70-80, ma persistenti nell’ambiente).

Tracce di interferenti endocrini si riscontrano poi anche negli alimenti dove arrivano per contatto diretto (ad esempio con i contenitori di plastica) sia per l'inquinamento degli ambienti in cui sono allevati gli animali e coltivate le piante.

Molti interferenti endocrini (come i PFC, i ritardanti di fiamma, i PCB) sono contaminanti 'persistenti' poiché, anche quando dispersi nell’ambiente, non si degradano ma si accumulano negli organismi viventi (in particolare negli animali), continuando a penetrare nell’organismo attraverso la cute, le mucose, l’apparato respiratorio e l’alimentazione. Pertanto sostanze vietate da decenni, come il DDT, continuano ad essere presenti nell’aria, nella terra e nell’acqua e vengono tuttora riscontrate in bambini e animali nati oggi. Altre sostanze come gli ftalati, invece, sono meno persistenti ma il loro vasto utilizzo in molti materiali fa sì che se ne trovino tracce anche nell’ambiente e nelle reti alimentari.

Come ha spiegato Donatella Caserta, ordinario di ginecologia e ostetricia dell’Università Sapienza di Roma, “la contaminazione dell’ambiente è un nemico nascosto, che oltre a minacciare gli ecosistemi terrestri e marini, passa attraverso il cibo e gli oggetti che usiamo ogni giorno, con conseguenze anche gravi sulla nostra salute”. “Per ridurre i rischi – continua Caserta - dobbiamo limitare la nostra esposizione a queste sostanze, attraverso stili di vita e scelte alimentari consapevoli. 
Ed è sempre più necessaria la realizzazione di adeguati programmi di controllo, sulla base di un sano principio di precauzione.”

Articolo esteso: www.cityrumors.it

venerdì

le rivolte delle tabacchine del Salento


Il periodo post-unitario si configurò come un momento di profonde trasformazioni sociali ed economiche per tutto il Meridione d’Italia. All'interno di queste mutazioni, il brigantaggio assunse un’importanza rilevante poiché condusse a conseguenze devastanti per quanto concerne il numero delle vittime. In aggiunta al brigantaggio, per alcuni una sorta di guerra civile, il mutato sistema sociale peggiorò le condizioni di vita delle classi più povere. La conseguenza principale fu il fenomeno dell’emigrazione di massa degli uomini verso terre che promettevano lavoro. Numericamente il fenomeno non è di facile inquadramento: si presume che almeno 50.000 persone ogni anno lasciassero il meridione in cerca di fortuna. Il numero salì vertiginosamente con l’ingresso nel nuovo secolo, giungendo, nella prima decade, a circa 300.000 emigranti l’anno. I meridionali costretti ad abbandonare la propria terrà toccò il massimo nel 1913 con oltre 400.000 unità. Il Salento fu colpito come le altre regioni, perdendo 1/3 della popolazione dopo la fine della prima guerra mondiale. L’introduzione del Salento in quest’articolo non è casuale, poiché ho deciso di trattare la condizione lavorativa e le rivolte delle tabacchine salentine. 
Il tabacco è un prodotto agricolo ottenuto dalle foglie delle piante del genere Nicotiana. Può essere consumato, usato come insetticida ed utilizzato in alcuni farmaci; più comunemente è utilizzato come elemento base per le sigarette ed i sigari. Il tabacco è stato a lungo in uso nelle Americhe, tuttavia al momento dell’arrivo degli europei divenne rapidamente popolare. Il tabacco divenne uno dei più importanti prodotti delle Americhe e fornì uno stimolo notevole alla colonizzazione del Sud degli attuali Stati Uniti, parallelamente al cotone. 
La storia della coltivazione, e lavorazione, del tabacco in Salento ebbe origine nel Settecento, durante la dominazione borbonica con Ferdinando IV, per poi essere incentivata da Murat che, nel 1812, istituì la Manifattura Tabacchi del Salento Leccese. La produzione del tabacco coinvolgeva intere famiglie, ed in alcuni casi grosse cittadine dipendevano da questa lavorazione. 
Il ricordo del tabacco salentino si ritrova nelle parole di un cronista di fine Settecento: “La qualità di questo tabacco non la cede per niente a quello di Siviglia, ma bisognava lasciarlo invecchiare otto anni prima di usarlo, si preparava nel modo più semplice e più comune. Per averlo molto buono, si piglia la cima della pianta e non si fa altro che macinare la foglia al mulino, e si fa passare la polvere attraverso una mussola, e poi si conserva in una bottiglia di vetro nella quale fermenta ed acquista il suo punto di perfezione”


Ancora nelle prime decadi del novecento la coltivazione del tabacco rappresentava una fonte di sostentamento per molte famiglie di contadini del Salento, anche se con il trascorrere del tempo le tracce si sono smarrite: l’ultima fabbrica, a Lecce, chiuse i battenti il 1 gennaio del 2011. Il lavoro legato a questo prodotto agricolo era ad appannaggio delle donne, e spesso dei bambini. Quelle donne, che lavoravano scottate dal sole della Puglia, erano dette tabacchine e sono, oggi, uno dei tanti emblemi della donna lavoratrice e della ribellione proletaria del Novecento. 
Le condizioni di lavoro delle tabacchine erano difficili, quasi proibitive. Le ragazze erano vittime d’abusi sia fisici sia psicologici. Le donne, combattive, resistettero per decenni prima di ribellarsi. Una delle prime manifestazioni di protesta si ebbe nel 1925 a Trepuzzi, quando oltre 500 donne sfilarono per le vie del paese. In un crescendo di difficoltà e disagio si giunse al maggio del 1935 ed alla manifestazione di Tricase. La cittadina si trova attualmente in provincia di Lecce e deve il suo nome all'unione di tre casali differenti, da cui l’antica denominazione di Treccase, che diede origine ad un unico nucleo abitativo. 
Le manifestazioni di protesta scoppiate a cavallo degli anni trenta non sono da interpretare come segnali di un consapevole antifascismo, come a suo tempo descrisse Renzo De Felice, ma alla stregua d’espressioni del disagio economico-finanziario delle lavoratrici. La rabbia ed il malcontento proletario si orientarono contro i proprietari terrieri ed i potenti locali, scagionando, in qualche maniera, il potere centrale rappresentato da Mussolini. Le cause delle proteste,del 1935 a Tricase, si possono ricercare nello scioglimento dei Consorzi corporativi delle Provincia di Lecce per farli confluire nel Consorzio Agrario Cooperativo delle Terre d’Otranto. Le lavoratrici manifestarono, inizialmente, diffidenza nei confronti dell’operato del Ministero delle Corporazioni. Quel sentimento si trasformò in protesta minacciosa quando la cittadinanza si riunì attorno alla protesta delle tabacchine, incurante del ricordo delle repressioni degli anni precedenti. La protesta divenne sollevazione popolare quando i cittadini minacciarono d’assalire il municipio, e nel caso di bruciarlo, qualora le loro rivendicazioni non fossero ascoltate. Il podestà scappò, incurante della disperazione della folla. I militari presenti, reclutati d’urgenza, avvertirono come minacciosi alcuni comportamenti dei manifestanti ed iniziarono a sparare sulla folla. Il bilancio conclusivo fu molto pesante: cinque morti, 22 feriti, 300 arrestati, 74 dei quali rinviati a giudizio. Tra i caduti tre donne ed un ragazzo di soli 15 anni. 


La protesta delle tabacchine non si spende il 25 maggio del 1935. Ancora nel 1944, con il mondo in guerra, le donne scesero nuovamente in piazza contro il caporalato, per il rinnovo del contratto nazionale, per rivendicare un aumento salariale e per ottenere il sussidio di disoccupazione. Anche quel giorno, a Lecce, i militari spararono, uccidendo tre tabacchine. 
La stagione di lotta delle lavoratrici non si spense e culminò,nel 1961, con uno sciopero generale che ebbe come epicentro il paese di Tiggiano che vide la mobilitazione dell’intera popolazione a sostegno delle 250 operaie che lavoravano nella locale fabbrica. La rivendicazione era legata alla chiusura dell’azienda ed al conseguente licenziamento di tutte le tabacchine. Il paese si bloccò per 28 giorni. La popolazione non si fece intimidire dalle forze dell’ordine che minacciavano di aprire il fuoco sui manifestanti. Lo sciopero terminò con la vittoria delle tabacchine. Nessuna di loro perse il posto di lavoro. 
Rivolgendo il ricordo ai caduti di Tricase, di Lecce e di mille altre manifestazioni operaie, conserviamo la memoria di quei terribili episodi affinché non si possano ripetere nel presente e nel prossimo futuro.

Fabio Casalini
Bibliografia

Tabacco e tabacchine nella memoria storica, a cura di Vincenzo Santoro e Sergio Torsello – Manni Editore (2002)

Bona Mixta Malis: fascismo, antifascismo e Chiesa Cattolica nel Salento, Salvatore Coppola – Giorgiani Editore (2011)

Quegli oscuri martiri del lavoro e delle libertà. Anatomia di una sommossa, a cura di Salvatore Coppola, Giorgiani Editore (2015)


FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

domenica

Giorgio Coda, psichiatra, noto come l'elettricista


Il fenomeno del terrorismo era iniziato in sordina, agli inizi degli anni settanta, per esplodere verso la seconda metà del decennio. Sul finire di quel periodo storico si calcolarono oltre mille terroristi e, circa, diecimila fiancheggiatori. Tra il 1976 ed il 1980 ci furono circa diecimila episodi di violenza politica ed attentati. Uno di questi, avvenuto il 2 dicembre del 1977, riguarda lo psichiatra e professore universitario italiano Giorgio Coda. Erano le 18,30 quando quattro uomini di Prima Linea, organizzazione armata di estrema sinistra, entrò nell'appartamento privato dello psichiatra per sparagli alle gambe. La storia lo ricorderà come uno dei 10.000, ed oltre, episodi di violenza di quel lunghissimo decennio. Giorgio Coda, tre anni prima, era stato condannato dal tribunale per i dolorosi maltrattamenti che infliggeva ai pazienti con l'elettroshock nell'ospedale psichiatrico di Collegno. Chi era quel medico e cosa avveniva all'interno delle strutture che dirigeva?


Giorgio Coda nacque a Torino nel 1924. Era l'unico figlio di Carlo, piccolo industriale torinese, e Alda Vacchieri. Del suo periodo scolastico si ricorda che “eccelleva in condotta; quanto al profitto non era brillante, ma molto diligente. Qualche compagno lo ricorda sgobbone”. Nel 1943 si iscrisse alla facoltà di Medicina dell'Università di Torino. Si laureò il 15 luglio del 1948 con una tesi in antropologia criminale. Nel 1955 si sposò con Giovanna Roviera. In campo professionale giunsero diversi riconoscimenti: fu nominato medico capo di sezione, l'equivalente del primario odierno, e nel 1963 ottenne la libera docenza in psichiatria. In breve tempo riuscì a conquistare la stima e l'ammirazione di molti colleghi. Divenne vicedirettore dell'ospedale psichiatrico di Collegno e direttore di Villa Azzurra, una struttura per bambini. La società stava mutando, anche se non tutti in campo accademico si accorsero di quel cambiamento. Di quello che avveniva all'interno delle strutture per la cura dei malati psichiatrici il popolo conosceva poco, forse nulla. Tale situazione mutò nel 1970, quando un'assistente sociale, Maria Repaci, del Centro di tutela minorile di Torino, inviò un rapporto al Tribunale per i minorenni. 


Lo scandalo esplose il 26 luglio dello stesso anno, giorno in cui il settimanale l'Espresso pubblicò una foto, che ancora oggi desta ribrezzo e rabbia: l'immagine ritraeva una bambina di sette anni legata, nuda, ad un letto. Quella fotografia divenne il simbolo delle condizioni disumane in cui languivano i ricoverati dell'ospedale psichiatrico di Collegno e Grugliasco, operose cittadine alle porte di Torino. La piccola ritratta, nuda, nella fotografia soggiornava nell'ospedale per bambini Villa Azzurra, diretto dall'eminente professor Giorgio Coda. La fotografia fu pubblicata sul paginone centrale del settimanale L'Espresso. Sotto l'immagine angosciosa un titolo sarcastico: Ma è per il suo bene. Nell'articolo che accompagnava il servizio fotografico, il giornalista Gabriele Invernizzi narrò che la bimba sorrise agli sconosciuti che si affacciavano al suo letto. L'immagine, che racconta un periodo storico del nostro paese, fu scattata dal fotografo Mauro Vallinotto. Lo scandalo travolse Coda. Lo psichiatra fu incriminato per il reato di abuso dei mezzi di correzione. Purtroppo fu applicata l'amnistia. Il 14 dicembre dello stesso anno il giudice istruttore ricevette un esposto dell'Associazione per la lotta contro le malattie mentali. Tale documento fu decisivo per far ripartire l'inchiesta ed il processo.


Cosa accadeva all'interno delle strutture gestire e dirette da Giorgio Coda? 
Il trattamento medico, se così vogliamo chiamarlo, consisteva nell'applicazione di scariche di elettroshock durature ai genitali ed alla testa. Queste scariche non facevano perdere la coscienza al torturato ma gli provocavano lancinanti dolori. Secondo l'illuminata testimonianza di Giorgio Coda, psichiatra, tale trattamento avrebbe dovuto curare il paziente. La fantomatica cura era chiamata da Coda Elettroshock o elettro massaggio, a seconda che venisse praticato alla testa o ai genitali. Le scariche di elettroshock erano praticate senza anestesia e, quasi sempre, senza pomata e gomma in bocca. In questo modo al paziente saltavano i denti. 
Durante il processo, Giorgio Coda ammise d'aver praticato circa 5000 elettro massaggi. 
I trattamenti con elettroshock su quali vittime erano praticati? 
La cura elettrica era applicata su alcolisti, tossicodipendenti, omosessuali e masturbatori. 
All'interno del libro Portami su quello che canta, del giornalista Alberto Papuzzi, si può riscontrare il sentimento reale che induceva Giorgio Coda, ed i suoi aiutanti, ad operare tali procedimenti violenti: sia l'elettroshock che l'elettro massaggio non erano strumenti di cura ma, bensì, atroci torture e punizioni. 
Utilizzati anche su bambini. 
Per comprendere l'orrore, non solo visto con gli occhi di oggi ma anche con quelli del tempo in cui tutto ciò avveniva, riporto integralmente la testimonianza di un paziente di Giorgio Coda: "Sono stato uno dei massaggiati del dottor Coda... venni sottoposto a due elettro massaggi in pochi giorni successivi che furono per me una terribile tortura... Il trattamento mi fu fatto per punizione, come mi disse il sottocapo degli infermieri... Tutti gli infermieri mi dicevano che dovevo alzarmi e lavorare, altrimenti avrei subito altri elettro massaggi. Quando il Coda giunse di nuovo al mio letto, gli feci presenti le mie condizioni cardiocircolatorie, ma il Coda non ne tenne conto, cosi come faceva con gli altri. L'elettro massaggio era una vera tortura, come una folgorazione continuata a intensità crescente, che produce una vibrazione terribile al cervello e la sensazione di impazzire, nonché uno scintillamento continuo di luminosità: un veder le stelle. Durante l'applicazione, Coda mi diceva delle parole ironiche: Ti piace questo avvocato? Vedrai che dopo questo lavorerai". 
Ci furono diverse morti sospette durante il trattamento di Giorgio Coda. Alcuni suicidi verificatisi negli istituti fecero nascere il sospetto che possano essere stati provocati dalla paura della sofferenza dei trattamenti, come le donne accusate di stregoneria durante l'Inquisizione che, per evitare nuovamente le torture, ammettevano qualsiasi colpa. La tortura fisica diviene psicologica nel momento in cui il torturato comprende che sarà sottoposto nuovamente a trattamenti particolareggiati. 
Un giorno di luglio del 1974 giunse la sentenza del processo che vedeva Giorgio Coda come imputato: fu dichiarato responsabile del reato ascritto limitatamente ai fatti relativi all'ospedale psichiatrico di Collegno. 
Successivamente il difensore di Giorgio Coda ricorse in appello contro la sentenza di primo grado. 
Il caso Coda, come molti altri ai suoi tempi, fu interpretato in chiave politica: in questa interpretazione il medico borghese, piccolo piccolo, Giorgio Coda si accaniva contro le fasce più deboli della società. 
Prima Linea decise di gambizzare lo psichiatra nell'appartamento dove svolgeva visite private. 
Giorgio Coda è tuttora vivente. 
Molti dei suoi pazienti, malgrado avessero il favore dell'età, non gli sopravvissero. 
Il caso Coda ha scosso e fatto discutere l'opinione pubblica. Il dibattito che ne è scaturito ha portato alla cosiddetta Legge Basaglia (legge 13 maggio 1978 n. 180), che ha abolito i principali articoli della precedente legge (14 febbraio 1904, n. 36) e istituito il TSO (Trattamento sanitario obbligatorio)], restringendo di molto il suo campo di applicazione e definendo procedure a più livelli per la sua attuazione. 
Un'ultima piccola annotazione per il titolo del libro Portami su quello che canta, processo ad uno psichiatra: il titolo deriva da un'affermazione di Coda, il quale avrebbe sentito un malato cantare in un cortile dell'ospedale ed avrebbe deciso di praticargli un elettro massaggio, chiedendo all'infermiere: “portami su quello che canta”. 
In questa piccola affermazione possiamo leggere il disprezzo di un uomo nei confronti della malattia mentale e, di conseguenza, della vita umana. 

Fabio Casalini 

fonte: I VIAGGIATORI IGNORANTI

Bibliografia 
Alberto Papuzzi e Piera Piatti, Portami su quello che canta: processo a uno psichiatra, Einaudi, 1977 

Alessandro Perissinotto, Portami su quello che canta, in Quello che l'acqua nasconde, Edizioni piemme, 

Albertino Bonvicini, Fate la storia senza di me, 2011

Stefano Caselli e Davide Valentini, Il processo deve ricominciare, in Anni spietati: Torino racconta violenza e terrorismo, Gius.Laterza & Figli Spa, 5 novembre 2014

FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

sabato

un approfondimento sui “drag kids” e la connessione con gli Illuminati

Desmond is Amazing è un performer drag di 11 anni che è diventato caro ai media mainstream. Tuttavia, dopo che un video è emerso in cui lo vediamo esibirsi in un club gay, possiamo vedere un lato oscuro in tutta questa vicenda. Desmond viene sfruttato?
Desmond Napoles (alias Desmond is Amazing) è un dragster di 11 anni che è diventato famoso grazie alle sue apparizioni nella televisione nazionale, riviste di moda e eventi correlati al mondo LGBTQ. Ha raggiunto il successo mediatico quando e` apparso in un video virale ad una marcia gay.
Ballando al gay pride a 8 anni
Secondo il suo sito web ufficiale, Desmond è un “performer, drag kid, premiato dal mondo LGBTQ, modello editoriale, oratore pubblico, fondatore della sua drag house, stilista, musa e icona”.
Tuttavia, nonostante questi titoli nobili, molti considerano l’intero atto di Desmond poco più che abuso e sfruttamento di minore da parte di handler adulti senza scrupoli. La controversia che circonda Desmond ha raggiunto un altro livello quando un video di lui che balla in un bar gay in cambio di mance è emerso online, scatenando un aspro dibattito online e sui media.
Al centro di tutto c’è un bambino di 11 anni che è stato esposto al mondo drag sin da quando era un bambino.
Napoles si identifica come gay e afferma di essere stato omosessuale fin dalla più tenera età. I genitori di Napoles affermarono che all’età di due o tre anni, avevano già` capito che era “probabilmente gay” e lo esposero alla cultura gay, includendo esibizioni drag e portandolo alle sfilate del pride. I genitori di Napoles affermano che fosse “apertamente gay” quando entrò all’asilo. La madre di Napoles riferisce che inizio` ad esibirsi nelle performance  drag quando aveva due anni e ha guardato la Drag Race di RuPaul. Secondo i genitori di Napoles, Napoles è autistico e la sua attività drag lo aiutano ad alleviare i sintomi del disturbo dell’autismo.
– Wikipedia, Desmond Napoles (proprio la stessa situazione trovata recentemente da questa scuola inglese)
Desmond “si esprime” o viene sfruttato? Uno sguardo alla sua “carriera” fornisce le risposte. Ecco alcuni esempi.
Un video di YouTube con un omicida condannato Il 25 dicembre 2017,
Desmond è apparso in un video di YouTube con Michael Alig – il fondatore e capobanda del Club Kids, un gruppo di giovani frequentatori di club di New York che è diventato un fenomeno culturale tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90.
Uno screenshot dal video di YouTube con Desmond con Michael Calig (a sinistra) e Ernie Glam (a destra). Sul dipinto dietro di loro: un bambino e la parola Rohypnol – il nome della cosiddetta droga dello stupro.
La maggior parte delle persone conosce Michael Alig per un motivo oscuro: il macabro omicidio di Angel Melendez nel 1996 per cui ha scontato 17 anni di carcere per omicidio.
La notte del 17 marzo 1996, Alig e il suo compagno di stanza, Robert D. “Freeze” Riggs, uccisero Melendez dopo una discussione nell’appartamento di Alig, riguardo un vecchio debito di droga. Alig ha affermato molte volte di essere così drogato da non aver memoria degli eventi.
Secondo Riggs, ha colpito Melendez per un totale di tre volte sulla testa con il martello. Poi Alig ha afferrato un cuscino e ha cercato di soffocarlo. Mentre Melendez era incosciente, Riggs andò nell’altra stanza; quando tornò, notò una siringa rotta sul pavimento. Riggs affermò che Alig stava versando “un detergente o un prodotto chimico” nella bocca di Melendez, poi le tappo` la bocca con il nastro adesivo con l’aiuto di Riggs.
Dopo la morte di Melendez, Alig e Riggs non sapevano cosa fare con il corpo. Inizialmente lo lasciarono nella vasca da bagno, che riempirono di ghiaccio. Dopo alcuni giorni, il corpo cominciò a decomporsi e divenne maleodorante. Dopo aver discusso su cosa fare con il corpo di Melendez e chi avrebbe dovuto farlo, Riggs andò da Macy per comprare coltelli e un box. In cambio di 10 bustine di eroina, Alig accettò di smembrare il corpo di Melendez. Tagliò le gambe, le mise in un sacco della spazzatura, tagliò la testa e la mise in un altro sacchetto, e ficcò il resto in una scatola. In seguito, lui e Riggs gettarono la scatola nel fiume Hudson.
– Wikipedia, Michael Alig
La storia di Alig ha ispirato il film Party Monster del 2003 con Mcauley Caulkin.
Alig è stato rilasciato dal carcere nel 2014. Tre anni dopo, è stato arrestato per aver fumato crystal meth fuori dalla Corte Suprema del Bronx nel febbraio 2017. Alcuni mesi dopo, Desmond si e` seduto accanto a lui per girare questo video.
MEDIA MAINSTREAM
Il 2018 è stato un grande anno per Desmond che ha fatto diverse apparizioni nei media mainstream.
Desmond a Good Morning America
Desmond al Today Show
Desmond è stato ritratto in diverse riviste di moda. Se hai guardato gli album subliminal verses sulla mia pagina facebook riconoscerai sicuramente il simbolismo
Desmond fa il “segno dell’occhio che tutto vede” nella rivista Volition.
Desmond fa il segno dell’occhio che tutto vede nella rivista Refinery29.
Refinery29 presentava anche un video di Desmond che ballava su un pavimento a scacchiera con rose rosse. Questa esatta combinazione di simboli è estremamente significativa nel mondo oscuro del controllo mentale monarch
Questo è un dipinto di Kim Noble, una sopravvissuta del controllo mentale basato sul trauma. Una serie di dipinti descrive l’abuso di uno schiavo MK in un’ambientazione caratterizzata da intensi schemi dualistici.
Occhio che tutto vede nella rivista Blonde
Un occhio nascosto nella rivista Out. Come affermato negli articoli precedenti, il segno dell’occhio che tutto vede viene utilizzato per rappresentare il controllo dell’élite.
Desmond faceva parte di una campagna pubblicitaria per il marchio Gypsy Sport. Come potete vedere, ha posato accanto ad alcune immagini piuttosto esplicite (ho anche dovuto censurare una foto).
Anche gli account social media di Desmond sono pieni di simbolismo
“Account di proprietà di mamma”. È tutto ciò che ti serve sapere
Capelli ossigenati, sopracciglia disegnate, molto trucco e, naturalmente, un occhio nascosto.
Desmond indossa una maschera particolare con un occhio solo. Queste maschere sono usate per “dominare, depersonalizzare e oggettivare sessualmente chi le indossa”. L’account dice che l’outfit è stato ispirato dalla “icona” drag Leigh Bowery.
Leigh Bowery era famoso per le sue stravaganti feste a base di droga fino alla morte da una “malattia legata all’AIDS” nel 1994.
Desmond su un cartellone pubblicitario a Times Square. C’è un simbolo familiare disegnato sulla sua faccia.
BALLARE PER MANCE
Come se il suo programma non fosse abbastanza completo, Desmond si esibisce anche in vari luoghi per soldi. Lo scorso dicembre, un video di Desmond che balla al gay bar 3 Dollar Bill a Brooklyn è emerso online e ha causato indignazione. Vestito in un crop top e pieno di trucco per assomigliare a Gwen Stefani, Desmond ha ballato mentre  uomini adulti gettavano soldi sul palco … non diversamente da una spogliarellista.
Desmond mentre colleziona mance durante lo show al bar gay
Desmond e la sua performance
L’evento e` stato fortemente pubblicizzato dal bar
Il filmato ha causato una grande quantità di polemiche in quanto molti credevano che nessun bambino dovesse esibirsi in un bar per adulti dove l’alcol scorre a fiumi. Di fronte al contraccolpo, la madre di Desmond si è rivolta ai social media per giustificare la performance.
Come potete vedere, la madre afferma che essere preoccupati per il benessere di un bambino di 11 anni è “palese omofobia”. Ha senso? E se fosse una ragazza che balla davanti a uomini eterosessuali? L’indignazione sarebbe stata probabilmente decuplicata. In altri post, la madre di Desmond sottolinea il fatto che Desmond è autistico per giustificare le sue azioni.
HAUS OF AMAZING
Desmond ha anche recentemente pubblicato la notizia di un nuovo progetto “rivoluzionario”: Haus of Amazing, un social network in cui i ragazzi drag possono condividere e connettersi. Il sito dice che “poiché la casa drag è riservata a membri di età inferiore ai 20 anni, i membri possono comunicare liberamente e candidamente con i loro coetanei senza l’interferenza spesso giudicante degli adulti”.
Un post IG che promuove il social network.
C’è la possibilità che un sito del genere attiri pedofili? Voglio dire, andiamo. Perché ci sono altri “drag kids” là fuori e le loro azioni sono ancora più sconvolgenti. Ecco un esempio.
QUEEN LACTATIA
Anche Queen Lactatia, una bambino canadese di 10 anni di nome Nemis Quinn Mélançon-Golden, è stato fortemente promosso dai media mainstream. Non descriverò la sua intera vita. Hai solo bisogno di vedere alcuni post sui social media per capire che c’è qualcosa di terribilmente sbagliato qui.
Sessualizzazione di minore
Parliamo di quella maglietta
Queen Lactatia posa con il vincitore di Ru Paul’s Drag Race … che è nudo.
CONCLUDENDO
Nonostante tutto quello che e` stato menzionato, la principale copertura mediatica di Desmond Is Amazing è straordinariamente positiva. Non ho trovato una fonte tra i mass media che menzionasse anche alcune delle cose discutibili associate ai suoi atti. Al contrario, tutti i rapporti e gli articoli che ho trovato celebrano la “fierezza” di Desmond e dipingono i suoi genitori come santi. Perché la copertura che lo circonda è così orwellianamente unilaterale?
Desmond non è semplicemente un “ragazzo a cui piace vestirsi da drag”. È abituato a spingere diversi ordini del giorno, compresa la sessualizzazione dei bambini e la normalizzazione della pedofilia. Per fare ciò, viene spinto in un mondo che dovrebbe essere riservato esclusivamente agli adulti consenzienti. Qualsiasi altra cosa è abuso minorile.