martedì

la bestia di Cusago, la lupa che divenne antropofaga


Correva l'anno 1728 e per le strade di Milano circolava uno strano manifesto, ad opera di Gaetano Bianchi, con la seguente didascalia: “ritratto della Fiera Bestia veduta sul contado di Novara dove ha fatto e sta facendo strage di uomini e donne di ogni età, particolarmente nel territorio di Olegio, di Ghemine, di Momo e di Barengho, già come si è ragguagliato da lettere e notizie riportate nella pubblica Gazzetta di Milano numero 26 del 30 giugno 1728”. La popolazione di Milano, sgomenta ed impaurita, pensava a quei poveri contadini delle terre novaresi, tutti i paesi citati dal Bianchi si trovavano nella pianura in provincia di Novara, sbranati da una bestia che sembrava uscita dai peggiori incubi. La fiera bestia aveva la testa di cinghiale ed il corpo di cane, e le dimensioni potevano essere quelle di un vitello o di un torello. 
Tra la fine del medioevo e l'inizio dell'epoca moderna nacque la leggenda del porcocane, animale leggendario che trovò in quei secoli la giusta collocazione dopo aver subito infinite trasformazioni nel corso dei secoli. Il porcocane fu il risultato finale di un incubo ricorrente nella mente delle popolazioni. La fiera bestia nasceva, in epoca medievale, come un animale gigantesco munito di grandi corna, grandi creste e pelle corazzata a squame 
Vassalli, analizzò questa figura leggendaria nel libro la Chimera. Lo scrittore, tra il serio ed il faceto, concluse l'analisi sottolineando che “noi oggi possiamo riderne, ma all'epoca della nostra storia, cioè i primi anni del seicento, la fiera bestia faceva ancora veri danni con vere vittime”. (Sebastiano Vassalli, la Chimera, capitolo XIX). 
Purtroppo gli avvistamenti e le morti che ne seguirono non furono isolate alla pianura novarese. Un caso scosse le coscienze dell'Italia Settentrionale nel settecento: la bestia di Cusago. La bestia, in milanese bèstia de Cusagh, fu una lupa attiva durante l'estate del 1792 nel bosco di Cusago nel Ducato di Milano. L'animale era divenuto antropofago e uccise, divorandole, diverse vittime, sempre bambini. 
Proviamo a ricostruire gli eventi partendo dal 5 luglio del 1792. La prima vittima umana della fiera bestia fu Giuseppe Antonio Gaudenzio di Cusago. Secondo i resoconti dell'epoca, il giorno precedente il ragazzo condusse le vacche, unica ricchezza della famiglia, a pascolare nel bosco di Cusago, villaggio posto tra Milano e Novara. Purtroppo ne perse una facendo ritorno a casa senza l'animale. Il padre, severo, lo riprese e lo mandò nel bosco a cercarla. Al mattino, non vedendolo rincasare, decise di andarlo a cercare. Trovò la vacca ma non il ragazzo. Alcuni giorni dopo furono rinvenuti dei calzoncini lordi di sangue, un cappello ed alcuni avanzi del corpo di un fanciullo divorato. Furono accusati i lupi di aver attaccato e smembrato il corpo del piccolo. Le notizie dell'aggressione al piccolo Giuseppe ancora non erano giunte a Milano quando, il giorno 9 di luglio del 1792, pervenne la segnalazione di ciò era accaduto a Limbiate, paese non lontano da Cusago. Alcuni ragazzi, di ambo i sessi, stavano curando le vacche delle famiglie quando, sul fare della sera, videro avvicinarsi una bestia simile ad un grosso cane. Non sapendo come affrontare l'animale decisero di salire sugli alberi gridando con quanto fiato avessero in corpo. Lontano i contadini non udirono le tremende urla. Dopo alcune ore i ragazzi decisero di scendere dagli alberi. Appena i fanciulli toccarono il suolo la bestia, che si era celata, sbucò dalla macchia. Uno di loro fu afferrato, Carlo Oca di otto anni, per il collo e trascinato nel bosco. I restanti ragazzi riuscirono a raggiungere il villaggio. I contadini iniziarono le ricerche del piccolo Carlo, trovandolo in parte divorato. Furono accusati i lupi dell'aggressione anche se i ragazzi diedero una descrizione dettagliata della fiera bestia che s'allontanava dalla figura del lupo. I contadini attribuirono tale raffigurazione alla spaventata immaginazione. Quando le notizie giunsero a Milano qualcuno ripensò a Bartolomeo Cappellini ed alle sue iene che aveva portato in città rinchiuse in una gabbia di legno e ferro per esporle alla pubblica curiosità. Alcuni osservarono che le gabbie non erano in buono stato e che gli animali avrebbero tranquillamente potuto evadere dalla prigionia umana. Crebbe maggiormente il sospetto quando i milanesi seppero che il Cappellini si trovava a Cremona con una sola iena in gabbia. Quando fu interrogato sulla scomparsa della seconda iena abbozzò risposte vaghe. Bartolomeo Cappellini, vedendo crescere intorno a se l'inchiesta e venuto a conoscenza delle stragi, decise d'abbandonare il milanese per trovare rifugio in Veneto, dove non dimorò a lungo. 
L'opinione che fosse una iena la fiera bestia del milanese scatenò la fantasia di intagliatori in legno, stampatori e naturalisti. Tutti diedero un ritratto della bestia, e le raffigurazioni si vendevano ad ogni angolo di strada. 
Il giorno 12 di luglio, sempre del 1792, a Milano giunse la notizia che a Corbetta, non distante da Limbiate, una fiera bestia aveva rapito ed in parte divorata la piccola Giuseppa Suracchi di anni sei. Il rapimento avvenne quando la fanciulla era in compagnia della sorella maggiore sulla strada che da Corbetta conduceva a Cassina Pobbia. Le sorelle, intente a pascolare gli animali, furono aggredite da una bestia che, veloce, sbucò dalle siepi. La sorella maggiore, impaurita e distrutta per il rapimento della piccola Giuseppa, corse in direzione dei parenti. I contadini accorsero velocemente e trovarono, dopo lunghe ricerche, il corpo della piccola sbranato. Tra le persone crebbe e si consolidò l'idea che la bestia altro non fosse che una iena. I milanesi si convinsero sulla base dei resoconti delle aggressioni che ricordavano che la bestia scannava le vittime partendo dalla gola, quasi a volerne bere il sangue. Altri continuarono ad attribuire ai lupi le insidie ed i mali che colpivano la pianura tra Milano e Novara. 
Per qualche giorno la bestia si acquietò, nutrendosi di polli. Forse di qualche carcassa di cavallo. Nel frattempo la bestia fu veduta in un campo nei pressi di Cesano, non lontano da Milano, sulla strada comasina. Quando i contadini furono avvertiti dell'avvistamento, si armarono e si diressero verso il campo. Per lunghe ore non accadde nulla poi, all'improvviso, la bestia, a grandi balzi, corse nella direzione opposta a quella degli uomini armati, che non ebbero nemmeno il tempo di sparare un colpo di fucile. Gli stessi avvenimenti furono narrati da un gruppo di cacciatori di Cusago. 
Il 14 di luglio fu promulgato dalla Conferenza Governativa il seguente avviso: In questo momento giunge alla notizia della Conferenza Governativa, che la Campagna di questo Ducato trovasi infestata da una feroce Bestia di color cenericcio moscato quasi in nero, della grandezza di un grosso cane, e dalla quale furono già sbranati due fanciulli. Premurosa la medesima Conferenza di dare tutti li più solleciti provvedimenti, che servir possano a liberare la provincia dalla detta infestazione, ha disposto che debba essere subito combinata una generale Caccia con tutti gli Uomini d' armi delle Comunità, col satellizio di tutte le Curie, e colle guardie di Finanza. Al tempo stesso rende inoltre noto, che da questa Tesoreria Camerale verrà pagato il premio di cinquanta Zecchini effettivi a chiunque, o nell'atto della suddetta generale Caccia, o in altra occasione avrà uccisa la predetta Bestia feroce: somma che verrà subito sborsata dal Regio Cassiere Don Giuseppe Porta, in vista del certificato, che rilascierà il Regio delegato della Provincia, nel di cui Territorio la suddetta Bestia sarà stata ammazzata. Milano li 14 Luglio 1792. 
Quando l'avviso fu distribuito crebbe, notevolmente, il numero di cacciatori che aspiravano al premio, ma soprattutto all'onore di aver liberato l'Insubria da tale feroce nemico. 
Il giorno 19 di luglio fu eseguita una caccia generale tramite gli uomini d'armi, ossia contadini della Comunità della Lombardia austriaca che, grazie ad alcuni privilegi, godevano del diritto di tenere presso la propria abitazione un fucile e le relative munizioni e del dovere di servire, all'occorrenza, il Regio Cancelliere del distretto. Gli uomini d'armi percorsero le campagne dove la bestia era solita aggredire i bambini. La caccia generale fu inutile poiché nessuno vide la fiera bestia. Fu allora deciso d'utilizzare gli uomini d'armi come sentinelle, accoppiandoli ai ragazzi che conducevano il bestiame al pascolo. 
La Conferenza Governativa emanò un secondo avviso: Per vieppiù animare gli Uomini d' armi, li Cacciatori, e qualunque altra persona a far ogni tentativo per distruggere la Bestia feroce, che infesta alcuni distretti di questo Ducato, la Conferenza Governativa ha determinato di aumentare fino a cento cinquanta Zecchini il premio, che verrà corrisposto a chi avrà uccisa la Bestia predetta. Tale premio sarà corrisposto nel modo, che nell' avviso del 14 andante fu indicato per quello di cinquanta Zecchini, trovato equitativo in allora, che si ordinava pure una generale Caccia, e che ignorandosi per anche l' agilità, e la velocità della stessa Bestia, era da supporsi meno difficile il poterla uccidere. Milano 24 Luglio 1792. 
La bestia, incurante degli avvisi, uccise un'altra vittima il 1 agosto del 1792. La belva feroce attaccò un gruppo dei ragazzi presso Senago, uccidendo la bambina Antonia Maria Berretta, di anni otto. Il giorno 3 di agosto fu ucciso, e parzialmente divorato, Domenico Cattaneo. Il giorno 4 fu uccisa, ad Arluno, Giovanna Sada, bambina di anni dieci. Gli attacchi alle porte di Milano crearono un'isteria collettiva, diffondendo la superstizione che fossero segni di sventura e collegandoli all'intervento austriaco nella Rivoluzione francese. Furono distribuiti fucili e baionette a chiunque si offrisse volontario nella caccia alla bestia. Tutti questi sforzi risultarono vani. Il 16 agosto fu uccisa presso Barlassina Anna Maria Borghi, di anni tredici. Il 21 agosto fu rinvenuto il cadavere di Giuseppina Re presso il bosco di Chiappa Grande. Il giorno seguente la bestia uccise Maria Antonia Rimoldi presso Terrazzano. Il 24 agosto fu approvato un piano, messo a punto dai preti Filippo Rapazzini e Giuseppe Comerio, in cui la bestia avrebbe potuto essere catturata attraverso lo scavo di buche mimetizzate e recintate, con una sola apertura a vista davanti alla quale sarebbero stati posti come esca degli animali. Il 24 settembre 1792, fu annunciata la cattura e l'abbattimento di un lupo caduto in una fossa scavata presso Cascina Pobbia. La carcassa fu mostrata ai superstiti dei suoi attacchi e identificata, sebbene alcuni fossero dubbiosi. Un esame dettagliato del lupo dimostrò che si trattava di una femmina affetta da numerose cicatrici sugli arti, e con canini superiori particolarmente consumati. Siccome non vi furono ulteriori segnalazioni di aggressioni dopo la morte del lupo, il 5 ottobre 1792 fu annunciato ufficialmente che si trattava infatti della bestia di Cusago. La carcassa fu successivamente imbalsamata ed esposta nei locali presso Piazza del Duomo, per poi essere venduta al prezzo di 12 zecchini al museo di storia naturale dell'Università di Pavia. 

Fabio Casalini

Bibliografia

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.com/

Comincini, M. (2002), L'uomo e la "bestia antropofaga": storia del lupo nell'Italia settentrionale dal XV al XIX secolo, Edizioni Unicopli

Giornale circostanziato di quanto ha fatto la bestia feroce nell'Alto Milanese dai primi di Luglio dell'anno 1792  sino al giorno 18 Settembre p. p. In Milano, A spesa dello Stampatore Bolzani, [1792]


FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

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