martedì

pubblicità e disinformazione

di Gianni Lannes

Attenzione a ciò che mandano in onda. Verità e neutralità sono due principi fondamentali del giornalismo, ora profondamente in crisi perché intrecciato da una regola non scritta, ma pratica quotidiana, vale a dire il connubio tra informazione (intrattenimento) e pubblicità. Altro che vocazione.


In molti casi, dunque, la prima necessità del giornalista è scegliere tra verità e neutralità. la domanda fondamentale potrebbe essere: il giornalismo può fare a meno della verità per essere neutrale? La mia risposta pratica è proprio no. Perché verità e neutralità sono niente senza legalità, giustizia e solidarietà, valori di cui la società contemporanea è assettata.

Un giornalista deve sempre interpretare il tempo in cui vive (sopravvive), saper guardare oltre le apparenze e non piegarsi ai compromessi. saper scendere in profondità e dare spazio e visibilità alle periferie della quotidianità, che restano fuori dalle vetrine di moda, ma che sono la vota vera della gente.

Come ci si può lamentare di vivere in un microcosmo virtuale se siamo i primi a manifestarlo come reale?

Un giornalismo che non sceglie, piegato alle logiche del potere, è destinato a finire nella sua inutilità. Un giornalismo senza passione (in particolare quello italiano) fa solo il gioco del mercato quindi è solo al servizio dei più pre-potenti. in tal modo è al massimo capace di essere vetrina di se stesso.

Il giornalismo oggi non può più rimanere neutrale dinanzi alle illegalità diffuse, alle mafie, alla corruzione, al malaffare politico, ad ogni ideologia del sopruso e della violenza. Così come non può far finta di niente di fronte alla necessità della solidarietà umana come regola di vita. Lo richiede la complessità morale del nostro tempo, nella stagione del disamore dilagante; a maggior ragione la responsabilità educativa nell’uso delle parole, dei linguaggi, dei toni, degli atteggiamenti nella comunicazione mass-mediatica e mass-mediale.

fonte: https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/

mercoledì

la fucilazione del poeta andaluso


“Il sole non era ancora sorto, c'erano appena 16 gradi e sei boia franchisti portavano le loro vittime su due auto verso la campagna. Quella su cui viaggiava Lorca era una Buick decapottabile rosso ciliegia”. Questo il resoconto dell'ultimo viaggio di Federico Garcia Lorca, artista cosmopolita ed omosessuale, giovane amante di Salvador Dalì. 
La sua poesia infiammava la passione libertaria in tutto il mondo. 
L'omicidio di Lorca fu come ammutolire lo spirito laico e rivoluzionario della Spagna. 
Come si giunse alla fucilazione di Federico Garcia Lorca?
Per comprendere l'orrendo crimine dobbiamo risalire la linea del tempo.
Federico Garcia Lorca nacque il 5 giugno del 1898 in una cittadina della provincia di Granada. Il padre era un ricco possidente terriero e la madre svolgeva l'attività di insegnante. La cagionevole salute della madre non le permetterà d'allattare il piccolo Federico; compito che sarà svolto da una balia. Il giovane Lorca trascorrerà un'infanzia felice dal punto di vista intellettuale ma fisicamente ricca di malattie. Nel 1909 la famiglia si trasferì a Granada. Lorca rimase profondamente coinvolto nell'attività dei circoli artistici locali, tanto da pubblicare la sua prima opera letteraria all'età di 19 anni. Lo stesso anno si trasferì a Madrid per frequentare la locale università. Nella città spagnola stringerà un fortissimo legale con Luis Bunuel, Salvador Dalì e Gregorio Martinez Sierra, direttore del Teatro Eslava. Seguendo gli inviti di Sierra, Lorca mise in scena, nel 1920, la sua opera d'esordio: il maleficio della farfalle, che non riscontrò la benevolenza del pubblico. Questi primi insuccessi non fermarono la determinazione del letterato. Nel giro di pochi anni Lorca riuscì a ribaltare i rovesci in successi pubblicando raccolte di poesie, divenendo così un membro di spicco della società artistica e letteraria del proprio paese. Malgrado il successo, nel 1929 Lorca cadde in una profonda depressione causata dai sensi di colpa per l'omosessualità che non riusciva più a nascondere a parenti ed amici. La famiglia, ignorando le cause dello stato mentale di Federico, organizzò un viaggio negli Stati Uniti mascherandolo dietro ad una borsa di studio. Il poeta spagnolo iniziò a frequentare la Columbia University e la città di New York. Questo soggiorno assunse un'importanza fondamentale nella produzione artistica di Lorca tanto da comporre quello che molti giudicano il suo capolavoro: Poeta en Nueva York. In quest'opera il letterato spagnolo analizza gli accesi contrasti tra i poveri ed i ricchi, tra gli emarginati e le classi dominanti, trovando connotazioni di razzismo nel comportamento di chi decide le sorti della società. Il viaggio negli Stati Uniti rafforzò in Garcia Lorca il convincimento che fosse necessario un mondo più equo e meno discriminante nei confronti dei deboli e dei poveri.


Il 5 marzo del 1930 Lorca partì per Cuba, dietro invito della Institucion hispanocubana de Cultura. Dopo un breve soggiorno a Cuba, il poeta rientrò in Spagna. Il ritorno nel paese natale coincise con la caduta della dittatura di Primo de Rivera ed il ristabilirsi della democrazia. Nel 1931 Garcia Lorca fu nominato direttore della compagnia Teatro Universitario la Barraca fondata dal Ministro dell'educazione. L'incarico affidato al poeta fu quello di portare in giro la propria produzione nelle aree rurali più remote del paese. Durante questo periodo non si limiterà a mettere in scena le proprie opere poiché decise di partecipare attivamente nella veste di attore. Fu un periodo molto florido dal punto di vista della produzione teatrale, tanto che Lorca scrisse le sue opere più note, denominate Trilogia rurale. Poco dopo lo scoppio della Guerra Civile, Lorca lasciò Madrid per Granada con la ferma intenzione di salvare il padre, rifiutando la possibilità di asilo offertagli da Colombia e Messico. Perché questi paesi offrirono asilo politico a Lorca? Erano preoccupati che il poeta potesse rimanere vittima di un attentato a causa del suo ruolo di funzionario della Repubblica. Nel frattempo rilasciò l'ultima intervista al giornale Sol di Madrid. Lorca ribadì l'intenzione di rifiutare le offerte di Colombia e Messico per restare nel proprio paese a combattere le posizioni di estremismo razionalistico tipiche della destra che, da li a poco, prenderà il potere in Spagna. Le parole utilizzate dal poeta furono le seguenti: "Io sono uno Spagnolo integrale e mi sarebbe impossibile vivere fuori dai miei limiti geografici; però odio chi è Spagnolo per essere Spagnolo e nient'altro, io sono fratello di tutti e trovo esecrando l'uomo che si sacrifica per una idea nazionalista, astratta, per il solo fatto di amare la propria Patria con la benda sugli occhi. Il Cinese buono lo sento più prossimo dello spagnolo malvagio. Canto la Spagna e la sento fino al midollo, ma prima viene che sono uomo del Mondo e fratello di tutti. Per questo non credo alla frontiera politica."


Il 16 agosto del 1936, il sindaco socialista di Granada, e cognato di Federico, venne fucilato. Lorca, che si era rifugiato a casa di un amico poeta, Luis Rosales Camacho, fu arrestano. Immediati e numerosi si levarono gli interventi a suo favore. Il governatore Guzman promise che Lorca sarebbe stato rimesso in libertà qualora “non ci fossero denunce contro di lui”. Guzman, con l'appoggio e l'aiuto del generale Queipo de Llano, diede segretamente l'ordine di procedere all'esecuzione del poeta. Garcia Lorca fu condotta a Viznar e all'alba del 19 agosto 1936 venne fucilato sulla strada vicino alla Fuente grande, lungo il cammino che da Viznar conduce a Granada. Il grande poeta fu gettato in una tomba senza nome. Il suo corpo non fu mai ritrovato. La pattuglia che procedette alla fucilazione era comandata da Mariano Moreno, di 53 anni, figlio di braccianti, considerato spietato ed insensibile. Moreno rispondeva direttamente al capitano Nestares, colui che promise una promozione ed un compenso una tantum per l'esecuzione del poeta. Tra i fucilieri anche il cugino di Garcia Lorca, Antonio Benavides, che premette il grilletto in cambio di 300 denari e l'avanzamento di grado. Tra i fucilieri solamente Juan Jimenz Cascales provò rimorso per l'assassinio di Lorca. Non avendo la scorza del boia, chiuse la propria vita accarezzando la follia.


La sua uccisione provocò grande sgomento a livello mondiale. La comunità intellettuale rispose con parole di grande sdegno, tra le quali spiccarono quelle dell'amico Pablo Neruda. 
Nel 2015 fu ritrovato un documento franchista del 9 luglio 1965 che indicava le motivazioni dell'uccisione. Secondo tale fonte, Garcia Lorca venne fucilato poiché era un “massone appartenente alla loggia Alhambra” e “praticava l'omosessualità e altre aberrazioni”.
Un particolare di quell'ultima alba deve essere ancora narrato: quando Lorca si accorse che lo stavano portando alla fucilazione, chiese più volte un prete. 
Forse per prendere tempo. Forse per confessarsi. 
Il fuoco di quei fucili interruppe la vita di un poeta straordinario. 

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.com/

Bibliografia

Paolo Caucci von Saucken, I Seis poemas galegos di Federico García Lorca, Benucci editore, Perugia 1977

Antonio López Alonso, La angustia de García Lorca, Madrid, Algaba, 2002

Paolo Pignata, voce Federico García Lorca in AA.VV., L'Enciclopedia, vol. 9, Roma, La Repubblica/UTET/De Agostini, 2003

Claudio Rendina, Nota biografica, in Federico García Lorca, Poesie (Libro de poemas), Roma, Newton Compton, 1970

Andrea Nicastro, L’ultimo viaggio di García Lorca, sei fucili per assassinare una star, Corriere della Sera, 20 giugno 2011


FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

venerdì

"Dzud" uccide oltre 700.000 animali nel 2017 in Mongolia


La Mongolia resta l’ obbiettivo primario degli ingegneri del clima, rendendo questa terra un tempo fertile, una radura secca e inospitale. Ne parlai gia nel 2015 con questo articolo : https://koenig2099.wordpress.com/2015/08/07/mongolia-secondo-stato-al-mondo-a-soccombere-ufficialmente-sotto-i-colpi-della-geoingegneria/ e le cose da allora come potete leggere, sono tristemente peggiorate.
Più di 700.000 animali sono morti in Mongolia quest’anno a causa del dzud, un brutale disastro naturale unico in Mongolia, ma che di naturale non ha nulla, dove una siccità estiva si combina con un inverno rigido e un gran numero di bestiame muore per fame o per freddo.
A partire dal 7 marzo, le nevicate coprivano fino al 50% del paese, con 66 suddivisioni amministrative in 12 province che vivevano in condizioni vicine al Dzud o vicino allo Dzud, ha detto in una dichiarazione l’Agenzia nazionale mongola per la meteorologia e il monitoraggio ambientale, aggiungendo che un totale di 710.740 animali è morto finora quest’anno.
Tra le province, Khovd e Uvs ad ovest, Khuvsgul nel nord-ovest, così come Khentii nell’est hanno registrato i più alti tassi di morte animale.

Mappa di copertura di neve Mongolia il 28 febbraio 2018

Un periodo prolungato di tempo secco estremo tra metà maggio e fine luglio 2017, intensificato da temperature estremamente elevate in giugno, ha danneggiato grandi campioni di aree coltivate, e causato un grave deterioramento dei pascoli e delle condizioni di pascolo, la FAO / PAM ha riferito il 22 dicembre, 2017.
Si stima che l’80% del paese sia stato colpito da condizioni di siccità, con conseguenti gravi perdite di raccolto e della superficie delle colture del 2017. La produzione di grano del 2017 è stimata in circa 231.000 tonnellate, quasi la metà rispetto all’alto livello dell’anno scorso e oltre il 40% in meno rispetto alla media quinquennale.
La siccità ha anche causato un grave deterioramento delle condizioni di pascolo, che ha impedito al bestiame di accumulare depositi di grasso e rafforzare la forza muscolare di base, fondamentale per superare i mesi invernali / primaverili normalmente rigidi. Secondo i dati MoFALI, a novembre 2017, le condizioni generali del corpo di bestiame erano inferiori del 14% alla media.
A partire dal 20 dicembre 2017, la mappa dei rischi dzud per l’inverno 2017-2018, pubblicata dall’Agenzia Nazionale di Meteorologia e dal Monitoraggio Ambientale, mostra che circa il 40% del paese è a rischio estremo di dzud e circa il 20% del paese è ad alto rischio di dzud.
Nel 2015, la Mongolia aveva quasi 60 milioni di capi di bestiame, contro i 30 milioni del 1995.
Nel 2016, le condizioni di dzud hanno ucciso oltre 1 milione e il precedente, nel 2010, ha ucciso ben 8 milioni.
Il dzud del 2010 è stato il peggiore dal 1955, seguito dal 2002 con quasi 4 milioni:

Condizioni Dzud Mongolia 1955 - 2013

Le giustificazioni ridicole a questo crimine si sprecano.
La vera causa è sempre la stessa, modifica intenzionale degli eco sistemi tramite geoingegneria e scie chimiche.

Fonte tratta dal sito .

fonte: http://wwwblogdicristian.blogspot.com/

giovedì

il santo in altalena della Val Venosta


Naturno, Naturns in tedesco, è un comune italiano della provincia di Bolzano in Trentino Alto Adige. Geograficamente fa parte della Val Venosta, amministrativamente invece del Burgraviato [zona attorno a Merano nonché il nome della comunità comprensoriale con capoluogo la stessa Merano. Il nome deriva dal Burggraf della Contea del Tirolo ovvero dal burgravio del conte tirolese. La forma italiana del comprensorio si deve all'adattamento fonetico del termine tedesco originario].
Naturno si trova in Alta Val Venosta, giusto alla fine della Val Senales. Dall'abitato parte una funivia che conduce al Monte Sole: da qui esiste una serie di percorsi che fanno scoprire le antiche Waal, vecchie rogge. Erano un antico sistema di irrigazione formato da canalette di assi in larice spesso posizionate tramite strumenti rudimentali accanto alle pareti.
Il toponimo è attestato come Nocturnis nel 1158, come Naturnes nel 1182 e come Naturns nel 1290.


Circa mezzo chilometro ad est del centro cittadino sorge un piccolo gioiello sconosciuto a molti: la chiesa dedicata a San Procolo.
Procolo fu il quarto vescovo di Verona, forse nominato nel 260. Nonostante il lunghissimo episcopato poco o nulla si sa di lui. Durante le persecuzioni di Diocleziano subì affronti ed ingiurie. Fu costretto ad abbandonare la sede vescovile. Ritornatovi, sarebbe morto poco dopo, forse nel 304.
Attigua alla Basilica di San Zeno, a Verona, sorge la Chiesa di San Procolo dove sono contenute le spoglie mortali del vescovo. Alcune reliquie si trovano nella cattedrale di Bergamo.


Il patrocinio di San Procolo si diffuse a Naturns a partire dalle terre longobarde dell'Italia Settentrionale. Numerose chiese furono dedicate a questo santo, soprattutto nel veronese.
Torniamo alla piccola chiesa di Naturns. Subito si percepisce che si tratta di una costruzione molto antica, ma pochi possono immaginare che al suo interno è custodito un ciclo di affreschi che entra di diritto tra i più importanti tesori artistici d'Europa. Scavi archeologici, eseguiti tra il 1985 ed il 1987, hanno accertato che la chiesa fu fondata sui resti di una casa altomedievale, distrutta da un incendio, databile, secondo i resoconti degli studi eseguiti, al primo quarto del VII secolo. L'edificio di culto fu fondato tra il 630 ed il 650. L'edificio consisteva in un'unica sala a pianta rettangolare ed era molto più basso di come appare oggi. L'unico ingresso era rivolto a sud con accanto una finestra con cornice lignea tuttora visibile. Gli studi hanno messo in luce un cimitero utilizzato durante la peste del XVII secolo.


L'opera artistica di maggior pregio è rappresentata dal ciclo di affreschi, conservato in ottime condizioni, che risale all'epoca carolingia [I Carolingi furono una stirpe di franchi che regnò in Europa dal 750 al 987. Le origini carolingie furono il risultato dell'unione di due potenti famiglie nobili d'Europa: i Pipinidi e gli Amolfingi. Dal matrimonio tra Begga, figlia di Pipino di Landen, e Ansegiso, figlio di Amolfo di Metz, nacque Pipino di Herstal, padre di Carlo Martello fondatore del casato carolingio]. Gli affreschi interni, deteriorati in alcuni punti, risalgono al periodo compreso tra il 770 ed l'anno 830. Furono scoperti casualmente nel 1912 sotto uno spesso manto d'intonaco e riportati alla luce, definitivamente, tra il 1923 ed il 1924.


Gli affreschi raffigurano scene della vita di San Procolo, con tratti arcaici e colori brillanti.
Il ciclo più interessante è quello rappresentato sulla parete destra della piccola costruzione religiosa. Tra due gruppi di personaggi spicca la rappresentazione di San Paolo che fugge da Damasco calandosi dalle mura o anche, secondo la tradizione locale, di San Procolo che fugge da Verona in circostanze analoghe. Il “santo in altalena” è rappresentato nel momento in cui viene calato dalle mura mediante una fune che passa dietro alle mani. Le mura della città, simboleggiate da un elemento ad U, sono immerse in uno spazio indefinito, dove non esiste confine tra cielo e terra. 


L'autore degli affreschi, che aveva a disposizione – probabilmente – scarsi riferimenti culturali e limitati mezzi tecnici, si posiziona lontano dalla tradizione classica della pittura anteriore e di quella romanica, conservando una straordinaria freschezza espressiva.
In questa zona alpina, tra Italia e Svizzera, sono concentrate la maggior parte delle rare pitture parietali carolingie d'Europa. Ne sono stupendi esempi la chiesa dedicata a San Benedetto, a Malles non lontano da Naturns, ed in Val Mustair, sul versante svizzero, il monastero di San Giovanni.

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.com/

Bibliografia & sitografia


Silvia Renhart, San Procolo di Naturno - storia dissepolta - archeologia, antropologia, storia degli uomini del medioevo e del periodo della peste, Tirolo, Museo provinciale di castel Tirolo, 1991


https://www.suedtirol-it.com/naturno/museo-procolo.html

FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

giovedì

la triste storia della dolce Fanny Adams







Nel 1869 la Royal Navy Victualling Yard di Deptford ebbe l’idea di distribuire ai suoi marinai invece della solita carne salata, delle scatolette con carne di montone. I marinai non rimasero piacevolmente colpiti da questa innovazione, e cominciarono a circolare strani commenti tra di loro secondo i quali il montone in scatola somigliava ai resti macellati di Fanny Adams - una bambina di otto anni brutalmente uccisa due anni prima. L'espressione "Fanny Adams" divenne nel linguaggio comune sinonimo di "montone in scatola".

Il 24 agosto 1867, verso le 13 di pomeriggio, Fanny e la sua amica Minnie Warner, entrambe di otto anni, uscirono di casa per una passeggiata lungo la Tan House Lane ad Alton, con la sorella di Fanny di sette anni, Lizzie. Lungo la strada furono avvicinate da un uomo vestito in redingote nero, gilet leggero e pantaloni. La sua apparenza era rispettabile ma pareva ubriaco. L’uomo diede a Minnie tre pence da spendere in caramelle con Lizzie, mentre offrì a Fanny un mezzo penny se lo avesse accompagnato verso Hollow, una vecchia strada che conduceva al vicino villaggio di Shalden. Pare che Fanny avesse preso il suo mezzo penny ma si fosse rifiutata di andare con lui, al che l’uomo l’aveva presa e portata in un campo di grano vicino, lontano dalle altre bambine. Così almeno raccontarono Minnie e Lizzie, che poi dissero di essersi allontanate per andare a prendere le caramelle. Erano quasi le 13:30. Verso le cinque, dopo aver giocato insieme, Minnie Warner e Lizzie Adams tornarono a casa. Vedendole tornare, una vicina, la signora Gardiner, chiese dove fosse Fanny. Le bambine spiegarono cosa era successo e la Gardiner temendo il peggio si affrettò ad avvertire la signora Adams, la madre di Fanny. Le donne, spaventate, decisero di dirigersi verso il luogo dove le tre bambine avevano incontrato l’uomo misterioso in rendigote nero, ma per strada si imbatterono proprio in quell’uomo che proveniva dalla direzione di Hollow. La signora Gardiner lo avvicinò e gli domandò cosa ne avesse fatto della sua bambina. "Niente", rispose lui, calmo. Spiegò che aveva regalato dei soldi alle bambine, ma solo per comprare dolci. Lo faceva spesso con i bambini. Aveva poi lasciato Fanny incolume, raccomandandole di raggiungere presto le altre due bambine. La sua aria rispettabile impressionò le donne, e quando disse loro che era un impiegato di un avvocato locale, William Clement, loro gli permisero di andarsene. Alle sette di sera però di Fanny non c’era ancora traccia, per cui la gente del villaggio formò una squadra di ricerca. Non ci misero molto a trovare i resti terribilmente mutilati della povera Fanny nel campo di grano poco distante da dove le bambine avevano incontrato l’uomo in rendigote. Era una disgustosa carneficina. La testa mozzata della bambina era stata conficcata su un palo. L'orecchio destro era stato tagliato, mancavano entrambi gli occhi. Nelle vicinanze giacevano una gamba e una coscia. Una ricerca più ampia rivelò il suo torso smembrato: l'intero contenuto di torace e bacino era stato strappato e disperso, con alcuni organi interni squarciati o mutilati. Così selvaggia era stata la macelleria che altre parti del suo corpo furono recuperate solo dopo lunghe ricerche dopo diversi giorni. I suoi occhi furono ritrovati nel fiume Wey. Il 25 agosto il poliziotto William Cheyney arrestò il sospettato, l’impiegato del procuratore Clement, sul suo posto di lavoro, in Alton High Street. Il ventinovenne Frederick Baker si dichiarò subito innocente. Cheyney lo scortò attraverso una folla inferocita alla stazione di polizia di Alton. I polsini della camicia di Baker e i suoi pantaloni erano macchiati di sangue. I suoi stivali, calze e pantaloni erano bagnati. Baker spiegò che era sua abitudine entrare in acqua quando camminava. Ma non riuscì a spiegare come i suoi vestiti fossero macchiati di sangue. Gli furono trovati in dosso due piccoli coltelli, uno dei quali macchiati di sangue. Baker fu arrestato e Cheyney controllò i suoi movimenti di quel pomeriggio. I testimoni confermarono che Baker aveva lasciato l'ufficio poco dopo le 13, ed era tornato alle 15,25, per poi uscire nuovamente alle 17,30. La signora Gardiner e la signora Adams lo avevano incontrato per strada un po’ dopo le 17. Se Beker aveva ucciso Fanny Adams tra le 13 e le 15,30, era forse tornato più tardi a smembrare il corpo della sua vittima? Un collega di Baker, Maurice Biddle, disse di averlo visto in ufficio verso le sei di quella sera, e raccontò che Baker gli aveva descritto il suo incontro con la signora Adams e la signora Gardiner. Baker era sembrato inquieto e aveva detto: ”Sarebbe molto imbarazzante per me se la bambina fosse ritrovata morta". Più tardi i due andarono allo Swan pub per bere qualcosa, e Baker gli disse che avrebbe potuto lasciare la città il lunedì seguente. Il collega sorpreso gli aveva fatto notare che forse avrebbe avuto difficoltà a trovare un nuovo lavoro, e Baker gli aveva risposto che forse avrebbe potuto trovare lavoro come macellaio. Mentre perquisiva la scrivania di Baker, Cheyney trovò il suo diario. Conteneva un incipit che il sospetto ammise di aver scritto poco prima del suo arresto. "24 agosto, sabato - uccise una ragazza, era bella e calda". Al processo Baker sostenne che questa frase l’aveva scritta quando era ubriaco, e significava semplicemente che sapeva che la bambina era stata assassinata. Questa frase di Baker non fu approfondita, ma fu ritenuta la prova della sua colpevolezza. Così come non furono in realtà rilevati con accuratezza i tempi e gli orari nei quali Baker era tornato al lavoro per poi uscire nuovamente verso le 17,30. Sarebbe bastata mezz’ora per smembrare un corpo e poi ritornare tranquillamente al lavoro alle 18 completamente pulito, visto che nessuno si accorse di alcuna macchia di sangue? Nemmeno il collega con il quale andò a bere qualcosa al pub? Nel frattempo un pittore locale, William Walker, trovò una grossa pietra nel campo di grano teatro del brutale assassinio, sporca di sangue e capelli lunghi e con un piccolo pezzo di carne attaccato. Il dottor Louis Leslie, il chirurgo della polizia di Alton, disse che era probabilmente l'arma del delitto. Infatti, secondo i suoi esami, la morte della bambina era stata causata da un forte colpo alla testa. Il processo fu aperto a Winchester il 5 dicembre. La piccola Minnie Warner fu portata in tribunale per testimoniare; la difesa mise in forte dubbio la sua identificazione di Baker e affermò, correttamente, che era impossibile che i due piccoli coltelli trovati in dosso all’uomo avessero smembrato la sfortunata Fanny così accuratamente. Tuttavia la difesa si incentrò soprattutto sullo stato mentale di Baker, e su una triste storia di follia ereditaria. Suo padre aveva, infatti  "mostrato un'inclinazione ad assalire perfino per uccidere, i suoi figli"; un cugino era stato in manicomio quattro volte; la febbre cerebrale aveva causato la morte di sua sorella; e lui aveva tentato il suicidio dopo una fallita storia d'amore. La giuria però respinse il parere dello stesso giudice Mellor secondo cui si poteva considerare il prigioniero irresponsabile per le sue azioni a causa della pazzia. Dopo essersi ritirata per soli 15 minuti emise un verdetto di colpevolezza, e Frederick Baker fu impiccato davanti a una folla di cinquemila persone, in gran parte donne, davanti alla prigione della contea di Winchester alle 8,00 del giorno di Natale del 1867. Dopo l'esecuzione si apprese che Baker aveva scritto ai genitori della bambina assassinata esprimendo profondo dolore per il crimine che aveva commesso "in un'oretta incustodita e senza premeditazione". Chiese il loro perdono aggiungendo che si era "infuriato per il suo pianto, ma che aveva ucciso senza provocare dolore e senza lottare con la bambina". Baker negò con la massima enfasi di averla stuprata. La lapide della povera Fanny, eretta con soldi pubblici pubblico nel 1874 e rinnovata alcuni anni fa, si trova ancora nel cimitero della città sulla Old Odiham Road.

fonte: http://larapavanetto.blogspot.com/

sabato

il teatro



The Playhouse è un cortometraggio del 1921 diretto da Buster Keaton e Eddie Cline.

Tra i cortometraggi più celebri di Keaton, spicca per l'uso degli effetti speciali che moltiplicano il protagonista in decine di ruoli. L'attore compare in molti di essi contemporaneamente sullo schermo, ben 9 nella sequenza dell'orchestra.

Su questo punto, Keaton scrive nella sua autobiografia: "Nel 1921 per far questo ci volevano dei trucchi fotografici che non erano mai stati provati prima. In quei giorni una doppia esposizione di un attore faceva strabuzzare gli occhi al pubblico, era considerata un miracolo della scienza. Ma i miei operatori riuscirono a mostrare ben nove Buster Keaton sullo schermo allo stesso tempo".

Primo dei suoi film per la First National, venne girato durante la sua convalescenza per la rottura della caviglia avvenuta durante le riprese di La casa elettrica (1922).

Trama

Buster entra in un teatro e appare un'orchestra dove tutti i componenti, il direttore e persino il pubblico, ha il volto di Buster stesso. È un sogno, da cui si risveglia quando due uomini entrano nella sua stanza per portar via dei mobili: la stanza è però il retro di un teatro. Qui incontra due gemelle, che vede in quattro perché riflesse su due specchi. S'innamora di una delle due, ma non sa riconoscere quale.

Critica

"Ancor più che in altri casi, la trama non è che una vorticosa girandola di gag, difficilmente raccontabile a parole: è l'immagine a farla da padrone, chiamando in causa anche la precisione degli effetti speciali. Keaton dimostra ancora una volta una grande padronanza del mezzo, sfruttato fino al massimo delle sue possibilità (...) Lo stupore che ancora oggi ci coglie di fronte a questo meccanismo di incredibile precisione e suggestione non è tutto qui. Il ruolo dominante dell'immagine rimbalza dall'esibizione tecnica alla struttura" (Giorgio Cremonini)

"In The Playhouse ho commesso un grandissimo errore. Avrei potuto fare questo film di venti minuti tutto da solo, senza problemi. ma ho avuto paura. Temevo che desse l'impressione di voler strafare. Allora ho utilizzato anche altri attori ed è stato un errore" (Buster Keaton).

fonte: Wikipedia

VIDEO