
John Herbert Dillinger è  stato un criminale statunitense, rapinatore di banche  attivo durante il periodo della grande depressione.
Nella cultura popolare viene rappresentato come un gangster americano vestito impeccabilmente, che  imbraccia un mitra Thompson.
John Dillinger cominciò la sua carriera di rapinatore il 6 settembre 1924, a vent'anni, quando rapinò la drogheria vicino casa  propria, a Mooresville, nell'Indiana. Arrestato e rilasciato grazie  all'intercessione della matrigna, John continuò sulla cattiva strada fino ad  arrivare ad altre rapine, ben più pesanti, che gli costarono un nuovo arresto in  quel di Dayton, nell'Ohio, dal cui carcere fu trasferito nella prigione di  Michigan City, da dove fuggì in combutta con alcuni uomini della sua gang.  Tornato alle rapine, John Dillinger rimase impresso alle vittime di tali crimini  per la foggia elegante dei suoi abiti, il cappello in stile e la qualità del suo  cappotto di alta sartoria: il suo stile fascinoso, infatti, contribuì non poco a  fare di lui un mito. Considerato dall'FBI e dal suo direttore J. Edgar Hoover il  nemico pubblico n. 1, Dillinger si guadagnò la fama di moderno Robin Hood del crimine quando, al  termine delle abituali rapine, immedesimandosi perfettamente in quegli anni di  grave crisi economica, prese l'abitudine di dare alle fiamme i registri  contabili su cui erano annotati i debiti e le ipoteche delle persone in  difficoltà economiche, riuscendo ad attirare su di sé la riconoscenza di tanti  clienti a corto di denaro e la simpatia di buona parte dell’opinione pubblica.  Nonostante la sua verve ed il suo stile mai troppo brutale, però, verso la fine  della sua "epopea", isolato dalla malavita, che temeva di attirare su di sé  l'attenzione della polizia, ma isolato anche grazie ai metodi innovativi di  ricerca dell'FBI, Dillinger si alleò con la gang di un altro noto criminale  dell'epoca, cioè "Baby  Face" Nelson, che era ben più rude e privo di scrupoli di Dillinger (e che  assieme a lui arrivò a dividersi la fama di "nemico  pubblico") per operare nuove rapine e rimpolpare le casse della sua  gang.
Negli anni trenta, pur di far  perdere le sue tracce, Dillinger tentò persino di cancellare le proprie impronte  digitali con l'acido ma il cerchio che gli si stava stringendo attorno non si  fermò dal chiudersi.
A Tucson, nel marzo 1934, fu infatti arrestato in un hotel, assieme a buona  parte della sua gang, grazie a circostanze fortuite, ma il 3 marzo 1934 evase  ancora, stavolta dalla prigione di Crown Point, nell'Indiana, dove era stato  rinchiuso (e dove fu immortalato in alcune famose foto che lo ritrassero  ironicamente abbracciato al direttore del carcere) arrivando a scatenare un vero  e proprio caso politico nazionale.
Purtroppo per lui la fuga momentanea non fu foriera di salvezza perché per  scappare John Dillinger prese in ostaggio alcuni agenti e rubò la vettura del  direttore del carcere (pare fischiettando canzonette) con la quale varcò il  confine dello stato dell'Indiana. Così facendo, infatti, Dillinger commise un  reato federale, cosa che permise all'FBI (forte di una nuovissima legge sul  furto d'auto varata dal Congresso americano) di intervenire e quindi, dopo 4  mesi dalla sua fuga, riacciuffarlo. Dillinger fu identificato e ucciso a  tradimento con cinque colpi d'arma da fuoco da alcuni agenti dell'FBI mentre si  trovava all'esterno di un cinema di Chicago, dal quale usciva assieme alle  prostitute Polly  Hamilton e Ana  Cumpanas dopo aver assistito alla proiezione del film poliziesco Manhattan Melodrama con Clark Gable  (che è un film di gangster). John Dillinger morì il 22 luglio 1934, quando aveva appena 31 anni.
A tradirlo fu proprio Ana Cumpanas, conosciuta nell'ambiente dell'epoca anche  come Anna  Sage ed in seguito nota come la "Donna in  Rosso" (per via del colore sgargiante dell'abito indossato per farsi  riconoscere dalla polizia), la quale passò ai servizi segreti le informazioni  cruciali utili per incastrare il criminale in cambio della sua permanenza in America (onde evitare, quindi,  l'espulsione in Romania, sua terra  natale, senza per altro riuscirvi, visto che l'espulsione fu poi  confermata).
Partecipò all'agguato decisivo anche Melvin Purvis, giovane G-Man nominato in prima persona  da J. Edgar Hoover per coordinare le ricerche di Dillinger assieme agli uomini  del nuovo FBI, tra cui l'esperto investigatore Charles  Winstead. Lo stesso Melvin Purvis, infine, lasciò l'FBI solo un anno dopo la  morte di Dillinger e morì a causa di un colpo partito accidentalmente dalla  propria pistola nel 1960, anche se non si esclude però la possibilità che si sia  suicidato.
Nonostante la sua morte prematura e la sua vita criminale, John Dillinger,  rapinatore fascinoso ed elegante, è rimasto noto nell'immaginario collettivo  come una sorta di eroe popolare dell'America della grande depressione. Negli Stati Uniti esiste anche un museo a lui  dedicato.
Il regista cinematografico italiano Marco Ferreri ha girato nel  1969 un film che lo cita nel titolo e nei  contenuti: Dillinger è morto.
fonte: Wikipedia
