martedì

Angela Romano di anni 9, fucilata dai bersaglieri


Castellammare del Golfo è una città di oltre 15.000 abitanti in provincia di Trapani. Sicilia. Oggi basa la sua economia sul turismo, sulla viticoltura e sulla pesca. La storia che voglio raccontarvi affonda le sue radici nelle immediatezze dell'Unità d'Italia. La proclamazione del Regno d'Italia fu l'atto formale che sancì la nascita del Regno d'Italia. Avvenne con un atto normativo del Regno di Sardegna con il quale Vittorio Emanuele II assunse per se e per i suoi successori il titolo di Re d'Italia. Il 17 marzo è ricordato annualmente come Anniversario dell'Unità d'Italia. Pochi mesi dopo, il 30 giugno del 1861, anche in Sicilia fu introdotta la leva obbligatoria, autorizzata sui nati nel 1840. La legge era odiata dai siciliani poiché, da un lato, non erano abituati all'arruolamento obbligatorio e, dall'altro, sotto il dominio dei Borbone non esisteva nessuna normativa che obbligava i giovani alla leva. Molti uomini scapparono. Per quanto concerne Castellammare del Golfo, molti giovani si rifugiarono sulle montagne, venendo meno all'obbligo voluto dal nuovo Re d'Italia. La protesta reazionaria contro la coscrizione obbligatoria si manifestò anche nelle province del Regno di Napoli, ma in maniera meno vigorosa rispetto alla Sicilia.


Per meglio comprendere quanto avvenne, affidiamoci agli scritti di G. De Sivo – Storia delle Due Sicilia dal 1847 al 1861 – che narrano di quei terribili momenti: «…..in molte parti corse sangue: a Castellammare stracciarono i decreti dalle mura; a Licata il dì del sorteggio scagliaronsi sugli uffiziali municipali, e alcuni ne morirono; Canicattì tumultuò sul finir d'agosto 1861, sedato con sangue da accorsi soldati. Non passava dì che non cadessero soldati piemontesi». Malgrado la reazione della politica, i tumulti non si placarono. Nel dicembre del 1861 si verificarono nuovi disordini a Palermo, Adernò, Paternò, Sciacca e Mazara del Vallo. Cui seguirono il primo gennaio del 1862 le dimostrazioni di Catania e Messina. Il giorno successivo insorse anche Castellammare del Golfo. Quattrocento giovani, capeggiati da Francesco Frazzitta e Vincenzo Ghiofalo, entrarono in paese ed assalirono l'abitazione del Commissario di leva e l'abitazione del Comandante della Guardia Nazionale. Le cronache ricordano che il tutto avvenne innalzando una bandiera rossa. I rivoltosi trucidarono i commissari governativi e bruciarono le loro case. Ancora una volta ci affidiamo agli scritti di G. De Sivo: «…..A Castellammare del Golfo, comune di tredicimil'anime, l'anarchia agitando gli spiriti infuriò. Già da' cantoni aveano stracciati i primi decreti per la leva; al censimento della popolazione si fremè; ma quando in dicembre si videro strappare i figli, s'esaltarono l'ire. Al capo d'anno 1862 radunatisi armati in molti al villaggio Fraginesi, s'accostarono sul vespro alla città tirando in aria, e gridando: Abbasso la leva, Fuori Vittorio Abbasso i pagnottisti, Viva la repubblica! Il giudice s'ascose; ma il delegato di polizia Gaspare Fundarò, il comandante Francesco Borruso e certi uffiziali nazionali fecero resistenza; morì il comandante con la figlia e due uffiziali, arse loro case, quelle del medico Calandra e d'Asaro. I sollevati altri uccisero, altri percossero, presero i denari al precettore de'dazii, arsero le carte comunali, del delegato, del giudicato e de' doganieri, strapparono le bandiere e l'arme di Savoia, tolsero a' carabinieri le divise, e inermi li scacciarono via. La dimane, sentendo la necessità d'avere un capo, vollero Pietro Lombardo ottimo cittadino, che non volente, pure accettò, a patto si cessasse ogni delitto; sl ebbero grazia il delegato di polizia e il sindaco, sul punto che al grido di morte a liberali erano immolati. Poscia cantarono il Te Deum per la repubblica. Accostandosi soldati da Alcamo li affrontarono; uccisero Antonino Varvaro comandante i militi a cavallo, un Bocchini sergente, e sei altri; presero feriti un tenente di linea Cesaroni e altri quindici soldati, fugarono il resto».


A questo punto le autorità della Sicilia chiesero aiuti. Il governo inviò nell'isola le truppe della brigata Alpi al comando di Pietro Quintini, generale dei bersaglieri e famoso per i suoi metodi spicci. Il 3 gennaio giunse, via mare, nella zona di Castellammare del Golfo. Dopo aver subito alcune perdite tra gli ufficiali ed i soldati, riuscì, grazie al supporto dell'artiglieria delle navi, a reprimere i tumulti sia a Castellammare del Golfo che a Marsala. A Castellammare del Golfo, le scarne cronache riportano che diversi cittadini furono passati per le armi. La cieca violenza dei bersaglieri di Quintini si abbatté su handicappati e bambini. Vi riporto l'elenco delle vittime di Castellammare del Golfo: Marco Randisi, storpio ed analfabeta, di anni 45. Angela Catalano, zoppa ed analfabeta, di anni 50. Benedetto Palermo, sacerdote, di anni 46. Mariana Crociata, cieca ed analfabeta, di anni 30. Antonino Corona, handicappato, di anni 70. Angela Calamia, handicappata ed analfabeta, di anni 70. Angela Romano, di anni 9.
Angela Romano 9 anni, fucilata dai bersaglieri del generale Pietro Quintini.
Dall'elenco dei caduti per mano del valoroso esercito piemontese, possiamo comprendere che Quintini trovò unicamente persone completamente estranee alle vicende, che – probabilmente – si erano appartate in campagna per non essere confuse con i rivoltosi. E – sempre probabilmente – non trovando nessuno su cui sfogare la rabbia, i bersaglieri uccisero ciechi, handicappati, un prete ed una bambina di nove anni.
Dove non riuscì l'uomo, riuscì la natura. 
Pietro Quintini generale dei bersaglieri morì a Terni il giorno 8 febbraio del 1865 in seguito ad una caduta da cavallo.


Vorrei ricordare che Angelina, come gli altri fucilati, non comprendeva la lingua dei soldati che gli puntarono il fucile. 
Vorrei ricordare che Angelina, come gli altri fucilati, non comprendeva le ragioni per le quali i rivoltosi erano scesi in piazza. 
Erano tutte persone con problemi fisici ed età avanzata, per cui esentate dall'obbligo di leva. 
Eppure i bersaglieri fecero fuoco.
Eppure i bersaglieri presero la bambina, la strattonarono, la tirarono ed infine l'appoggiarono al muro.
In seguito fecero fuoco.
Fecero fuoco su una bambini di 9 anni, del tutto estranea alle motivazioni per le quali i bersaglieri, comandati da Pietro Quintini, giunsero in Sicilia.
Questa è una delle tante storie che appartengono a tutti noi.
Angelina Romano vive nel ricordo di molte persone.

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.com/

Bibliografia

G. Oddo, Il Brigantaggio o la dittatura dopo Garibaldi, 1865 

G. De Sivo, Storia delle Due Sicilie dal 1847 al 1861, 1868 

Cesare Cesari, Il Brigantaggio e l’opera dell’esercito italiano dal 1860 al 1870, 1920 

Aldo De Jaco, Il brigantaggio meridionale: cronaca inedita dell'Unità d'Italia, Editori Riuniti, 1969

Gaetano Cingari, Brigantaggio, proprietari e contadini nel Sud (1799-1900), Reggio Calabria, Editori Riuniti, 1976


FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

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