venerdì

la senora, molto prima dei Rothschild







Ha-Gevereth, che tutti gli ebrei da Lisbona al Mar Rosso chiamavano La Señora, era fuggita ancora adolescente, nel 1492, dalla persecuzione in Spagna, riparando in Portogallo. Cinque anni dopo era stata costretta ad accettare il battesimo. Prese il nome di Beatrice de Luna e sposò un ebreo convertito, un mediatore di spezie e banchiere di nome Francisco Mendes/Benveniste che aveva vaste relazioni d’affari con Anversa.  Benveniste, erano una famiglia ebrea antica, nobile, ricca e erudita presente a Narbona in Francia e nella Spagna settentrionale fin dall'XI secolo. La famiglia era presente tra l'XI e il XV secolo anche in Provenza, a Barcellona, ​​Aragona e Castiglia. I Benveniste erano membri dell'amministrazione del regno di Aragona e Castiglia. Erano il Baillie ("Bayle") - l'ufficiale delle tasse e il tesoriere, Alfaquim - consigliere senior del re e medico reale a Barcellona e Aragona nei secoli XII e XIII. Detennero il titolo di "Nasi" (principe in ebraico), poiché erano e sono considerati dalla tradizione ebraica come discendenti del re David e membri della Casa del David. Tra di loro ci furono anche importanti leader religiosi e laici tra l’XI e il XIV secolo. Nel XIV e XV secolo detennero il titolo di "Benveniste de la Cavalleria" - "dei cavalieri" (un nome dato dai Cavalieri Templari ai loro tesorieri e esattori delle tasse) e Don - una persona nobile- in Aragona e Castiglia. All'indomani dei grandi massacri di ebrei iniziati in Spagna il 6 giugno 1391, alcuni tra di loro come la famiglia di Cartagena si convertirono al cristianesimo e divennero potenti conversos a Burgos. Dopo l'espulsione degli ebrei dalla Spagna nel 1492 i non convertiti furono dispersi principalmente in Portogallo, in Grecia - Salonicco in altre parti dell'impero turco e nei paesi del Nord Africa. In Portogallo furono costretti a convertirsi al cristianesimo nel 1497 e divennero alcuni dei commercianti e banchieri più ricchi (la famiglia  Mendes) d'Europa. La Señora, sposata Mendes/Benveniste, rimase vedova nel 1539 e si stabilì nei Paesi Bassi prendendo il posto del marito nella direzione della banca di famiglia. Il suo tempo lo passava tra la finanza internazionale e l’organizzazione dell’emigrazione di coloro che come lei erano stati costretti alla conversione, avviandoli nei possedimenti tolleranti del sultano di Costantinopoli. Nel 1545 decise di prendere come base del suo lavoro il ghetto di Venezia che si trovava a metà strada per Costantinopoli,  il commercio con l’impero ottomano da lì era molto più rapido. Ma fu denunciata dalla sorella come giudaizzante e dovette riparare a Ferrara, dove il cugino di padre Francisco Borgia e la moglie offrivano rifugio a protestanti ed ebrei. L’Inquisizione però era alle calcagna della Señora che nel 1553 raggiunse Costantinopoli. All’epoca, il maschio della famiglia era il nipote Giuseppe, il cui padre Samuel, convertito sotto costrizione, aveva assunto il nome di Miguez poi semplificato in Micas. Samuel era stato un medico, e pur costretto al battesimo, aveva praticato in segreto la fede antica, esattamente come i Moriscos spagnoli. Tutti sapevano, in Spagna, che il giorno di sabato neppure uno sbuffo usciva dai loro camini. Samuel, assieme al figlio Giuseppe, si era trasferito nei Paesi Bassi dove era entrato a corte come medico di Carlo V. Anche Giuseppe fu battezzato. Alla corte cosmopolita e tollerante di Carlo V, il giovane figlio di Samuel fu il benvenuto per le sue qualità personali ma soprattutto per la prodigiosa ricchezza della zia: La Señora. Giuseppe giocava a dadi e a carte con Massimiliano II d'Asburgo, nipote di Carlo V e futuro Imperatore. Aveva fama di ottimo giostratore, e durante una visita ad Anversa Carlo V lo nominò cavaliere. Quando La Señora lasciò Anversa per Venezia, affidò la sua banca Mendes proprio al nipote Giuseppe che come finanziere si fece poi un nome internazionale, viaggiando anche in Inghilterra da dove gli ebrei praticanti erano stati espulsi fin dal tempo di Edoardo I. Giuseppe Micas concesse grandi prestiti alla corona francese, trattò direttamente con i potenti d’Europa, acquistando una profonda conoscenza delle realtà politiche europee. Organizzò un ampio giro di corrispondenti, persone che professavano il cattolicesimo o il protestantesimo, ma che non potevano dimenticare la loro stirpe. Il servizio informativo privato che faceva capo a Giuseppe Micas è stato paragonato a quello dei Rothschild, grandi banchieri dell’Ottocento. Intanto, La Señora, giunta a Costantinopoli tornò pubblicamente al giudaismo e riassunse il nome che il battesimo le aveva tolto da bambina: Gracia Nasi. Ordinò poi al nipote Giuseppe di raggiungerla. Giuseppe Micas, gentiluomo esperto d’armi, erudito e banchiere internazionale, attraversò i Balcani in gran pompa con venti servitori in livrea e una guardia del corpo di due giannizzeri. Nell’aprile del 1554 si fece circoncidere a Galata, il vecchio quartiere ebraico all’estremità del Corno d’Oro. Poi sposò la cugina Reyna, figlia della zia Gracia Nasi La Señora, per mantenere in famiglia la dote di 90.000 ducati. Il giorno delle nozze, l’ambasciatore francese d’Armon attraversò il Corno d’Oro per recarsi al Belvedere, il palazzo di Gracia Nasi, a presentare le felicitazioni agli sposi. Giuseppe Micas era tenuto in gran conto dal sultano, come grande conoscitore delle cose politiche europee, ma anche come finanziatore. Fu proprio attraverso la banca Mendes di Giuseppe Micas che il sultano ebbe accesso a un sistema bancario moderno. Mai prima di allora Costantinopoli aveva avuto un mercato finanziario. Non esistevano cambiali neppure con Venezia, prima controparte in affari dei turchi. Tutte le transazioni erano concluse in contanti. Tramite la banca Mendes di Giuseppe Micas, il sultano poteva ora spiccare cambiali su altre banche, in una rete che si estendeva da Salonicco, Valona e Venezia fino a Siviglia, Lisbona, Anversa, all’epoca il più grande centro finanziario dell’Europa settentrionale. Giuseppe Micas ebbe dal sultano il monopolio nel commercio di vino proveniente dalle isole greche da poco conquistate da Costantinopoli. Vino vietato dalla religione mussulmana, e si arricchì  con l’appalto delle tasse: anticipava al governo del sultano tutto l’ammontare delle tasse, e lo recuperava nel tempo dai contribuenti traendovi enorme profitto. Micas divenne così potente a Costantinopoli che gli ambasciatori stranieri al loro arrivo lo visitavano e gli offrivano doni. E capitava anche che Micas facesse loro prestiti senza interesse. Il trattato commerciale franco-turco del 1569 non fu compilato né in francese né in turco, ma in ebraico. Ma tutto questo potere e tutto il denaro erano per Giuseppe Micas come per la zia Gracia Nasi, solo un mezzo per una più grande meta.
Nel 1516 Selim I il Crudele sottrasse la Palestina ai Mamelucchi egiziani. Un gruppetto di ebrei che fuggivano dall’Europa occidentale decise di stabilirsi proprio in Palestina, che benché territorio ottomano loro consideravano la terra dei padri. Gracia Nasi, l’importante zia di Giuseppe Micas, era in contatto con una cerchia di mistici ebrei, studiosi e cabalisti, che si erano ritirati nella Palestina settentrionale, a Safed (Zefat), nei pressi della semidistrutta città di Tiberiade. La Nasi ottenne dalle autorità turche di affittare la città per un canone annuo di mille ducati, e nel 1561 Giuseppe Micas ebbe dal sultano Solimano la concessione di Tiberiade e dei vicini sette villaggi arabi. Tiberiade divenne una città rifugio, per proteggerla dagli arabi fu circondata con un quadrato di mura di circa 500 metri di lato. Furono rimesse in efficienza le saune e furono piantati gelsi. Per i suoi primi inquilini La Señora fece arrivare per mare telai e lana spagnola di prima qualità. Mise a disposizione modelli ed essi iniziarono a tessere abili imitazioni di stoffe veneziane che venivano vendute a prezzi convenienti sul mercato ottomano. Quando gli ebrei di Venezia e Roma versarono in seri pericoli, Tiberiade fu pronta ad accoglierli. Quando nel 1567 Pio V rese loro la vita impossibile, 300 ebrei lasciarono Roma per Tiberiade. Tuttavia questi antenati dei sionisti non misero mai radici, per ragioni ancora tutte da studiare e che si possono solo congetturare. Forse La Señora e il nipote Giuseppe Micas osarono troppo, in una terra comunque ostile. La società islamica tollerava gli ebrei, ma essi nella pratica dovevano accontentarsi di essere cittadini di seconda classe. Gli Arabi del luogo, timorosi di essere messi da parte, non smettevano le ostilità. I rabbini già esistenti a Safed, ben presto furono in disaccordo con i nuovi arrivati. Fatto sta che allo scadere del secolo l’esperienza di Tiberiade era già esaurita e cinquant’anni dopo nemmeno un ebreo viveva più da quelle parti. Con la sconfitta dei turchi a Lepanto nel 1570, crollò il potere e l’influenza di Giuseppe Micas sul sultano ottomano. Morì a Costantinopoli nel 1579. La zia più famosa e ricca, Gracia Nasi, era morta nel 1569 a Istanbul, alla vigilia di Lepanto.
New York City ha designato un Dona Gracia Day nel giugno 2010, seguito da un proclama simile a Philadelphia un anno dopo. I leader politici israeliani l'hanno onorata per la prima volta nell'ottobre 2010. Un sito web a lei dedicato è stato lanciato nel 2011. Ora ha anche una pagina Facebook.Il governo turco ha sponsorizzato una serata Dona Gracia a New York City e ha anche sponsorizzato una mostra a Lisbona. Ci sono state conferenze, articoli e festival in suo onore in tutta Europa. Un vino bianco italiano ha preso il suo nome. Il governo israeliano ha prodotto una medaglia commemorativa. Ora Gracia Nasi ha un museo a Tiberiade dedicato alla sua vita e alle sue azioni. È idolatrata dai discendenti dei conversi che ha salvato, che ora vivono nell'Italia meridionale, nel Centro e nel Sud America e negli Stati Uniti. Nella serie TV Muhteşem Yüzyıl, Gracia Mendes Nasi è interpretata dall'attrice turca Dolunay Soysert. Oggi esiste una Bank Mendes Gans (BMG), è una banca olandese specializzata in servizi internazionali di gestione della liquidità. Fondata nel 1883 e situata nel centro di Amsterdam, nei Paesi Bassi, BMG è una controllata indipendente del Gruppo ING (come parte del Commercial Banking. All'epoca in cui Julius Gans, nato ad Amsterdam, fondò la sua società di intermediazione Gans & Co. nel 1883, commerciava principalmente in azioni estere.  Sei anni dopo, il 23 maggio 1889, Isaak Mendes (di origine ebraica portoghese) si unì alla compagnia. Di conseguenza, il nome della società di intermediazione è cambiato in Mendes Gans & Co. Nel 1911 Mendes Gans & Co. cambiò in una banca autorizzata (sotto la supervisione e la licenza della Banca centrale olandese "De Nederlandsche Bank"). All’epoca la società era principalmente coinvolta nella gestione del portafoglio di investimenti di facoltosi cittadini olandesi. Dopo la prima guerra mondiale la banca si trasferì a Herengracht 619, una residenza signorile costruita nel 1667 per ordine di Jan Six (1618), ex sindaco di Amsterdam. L'edificio è stato progettato dall'architetto Adriaan Dortsman. La banca si trova ancora in questi locali. Con la guida della compagnia americana e azionista Dow Chemical, Mendes Gans si è concentrato sulla gestione della liquidità negli anni sessanta. Questo, di conseguenza, dopo aver ceduto l'attività di intermediazione (a ING), ha portato all'ulteriore specializzazione come banca di gestione della liquidità. Come risultato dell'occupazione nazista dei Paesi Bassi, Isaak Mendes fuggì durante le frenetiche "giornate di maggio" del 1940 nel sud della Francia, dove morì in povertà a 70 anni prima della fine della guerra. Il socio e co-fondatore Julius Gans morì nel 1928 all'età di 65 anni.

fonte: Lara Pavanetto

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