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l'ostetrica demone del Giappone


La parola giapponese mabiki ha il significato di estrarre le piante da un giardino sovraffollato. Nel Giappone medievale tale termine assunse, nel gergo comune, il significato di infanticidio. Il metodo tipico era quello di soffocare la vittima premendo della carta bagnata sulla bocca e sul naso del bambino. Con il trascorrere del tempo divenne comune come metodo di controllo delle nascite. Gli agricoltori spesso uccidevano il secondo o terzo figlio, mentre le figlie erano risparmiate poiché potevano sposarsi o, in alternativa, essere vendute come serve o prostitute. Qualora ci fosse stata la possibilità potevano diventare geishe, ovvero donne che intrattenevano attraverso l'esecuzione delle antiche tradizioni artistiche, quali la danza o il canto. Il mabiki persistette per tutto il XIX ed il X secolo. La pratica dell'infanticidio si diradò con il trascorrere del tempo. Attualmente in Giappone vi sono circa due milioni di nascite all'anno e, secondo il professor Wesley Pommerenke, dell'Università di Rochester , un aborto per ogni parto vivo. Secondo Pommerenke si tratta del più alto tasso di aborto al mondo, anche se non è possibile stabilirlo con esattezza scientifica. Ho introdotto il termine mabiki per narrare le vicende storiche di Miyuki Ishikawa, l'ostetrica demone del Giappone. La Ishikawa fu la più prolifica serial killer giapponese. Durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale uccise tra gli 85 ed i 169 neonati in un ospedale. La stima generale delle autorità fu di almeno 103 omicidi.
Miyuki Ishikawa nacque a Miyazaki, la capitale della prefettura omonima sull'isola di Kyushu, nel 1897. Alla fine del suo percorso di studi si laureò all'università di Tokyo. Poco tempo dopo si sposò con Takeshi Ishikawa, da cui non ebbe mai figli. Nel frattempo ottenne un impiego come ostetrica, ed in seguito direttrice, nel centro di maternità di Kotobuki. 



Con il trascorrere del tempo Miyuki Ishikawa si accorse, aiutata dalla scarsa volontà delle famiglie di crescere i bambini, che i genitori dei neonati, appartenenti alle ultime classi sociali del Giappone, non erano in grado di crescere al meglio i propri figli. Decise di rivolgersi agli enti di assistenza per chiedere aiuto per le famiglie più disagiate. Tutti gli enti rifiutarono di aiutare l'ostetrica in questa personale battaglia. Questi rifiuti influirono sulla mente della Ishikawa, tanto da spingerla ad uccidere i neonati per risolvere i problemi finanziari delle famiglie che si rivolgevano a lei ed al suo ospedale.  
Da quel momento iniziarono a morire decine di bambini all'ospedale di Kotobuki. 
L'ostetrica non ammazzò personalmente i bimbi, li lasciò deperire. 



I neonati morivano di sete e di fame. Tutti gli omicidi avvennero nel periodo compreso tra il 1944 ed il 1948. Malgrado l'enorme numero di morti, nessuno sospettò dell'ostetrica. Questa mancanza di attenzione da parte delle autorità civili dell'ospedale permise alla donna di agire indisturbata. La disattenzione, o colpa, non deve ricadere solo sulle autorità civili, poiché anche le forze dell'ordine non presero mai in considerazione la situazione che si era creata all'interno dell'ospedale. La Ishikawa non operò in solitudine: fu aiutata da un medico, Nakayama, e dal suo assistente, Kishi, che l'aiutarono a falsificare i certificati di morte. Nel suo diabolico agire fu coinvolto anche il marito, Takeshi. L'ostetrica, non paga del supporto che secondo lei regalava alle famiglie, decise di guadagnare dagli infanticidi. Iniziò a chiedere del denaro in cambio della morte del neonato: inizialmente chiese delle cifre comprese tra i 4000 ed i 5000 yen. La cifra, secondo la Ishikawa, era inferiore a quanto le famiglie avrebbero sostenuto nella vita per far crescere decentemente il bimbo, da lei ritenuto un inutile fardello. Agli inizi del 1948, finalmente, le forze dell'ordine si insospettirono dell'incremento del tasso di mortalità infantile dell'ospedale nel quale lavorava l'ostetrica. Il 12 gennaio due agenti della locale stazione di polizia trovarono i resti di cinque bimbi. 



Le autopsie dimostrarono che le morti non erano accidentali ma volontarie. La Ishikawa fu arrestata, insieme al marito Takeshi, il 15 gennaio del 1948 mentre si trovava alla stazione di Waseda. L'arresto dell'ostetrica diabolica, e del marito sciacallo, interruppe la catena di infanticidi. Inizialmente le autorità attribuirono alla coppia 160 omicidi premeditati. Si procedette alla riesumazione di molti cadaveri ed allo svolgimento di decine di autopsie. Furono riscontrati segni di deperimento fisico e la totale assenza di cibo e latte nello stomaco. Le autorità compresero che le morti non furono accidentali ma intenzionali. Gli inquirenti accertarono 85 omicidi. Essendo la cifra troppo misera rispetto ai 169 omicidi dei quali era imputata, decisero di alzare la cifra degli infanticidi a 103.
I responsabili furono processati dal tribunale distrettuale di Tokyo. 



Takeshi ed i medici furono giudicati colpevoli di complicità in omicidio.
Miyuki Ishikawa fu ritenuta responsabile di tutti gli infanticidi, malgrado si fosse giustificata incolpando i genitori di irresponsabilità. Tale difesa, che a noi sembra assurda, riuscì a trovare parzialmente d'accordo una parte del folto pubblico che si interessò alla vicenda.
A causa di un vuoto giuridico della legislazione giapponese di allora, tutti gli imputati non furono condannati a morte.
Takeshi ed i medici furono condannati a 4 anni di carcere.
La donna a soli 8 anni di prigionia.
Nel 1952 tutti gli imputati fecero appello contro la sentenza riuscendo ad ottenere uno sconto di pena che ridusse della metà gli anni da trascorrere in prigione.
Da allora della coppia non si seppe più nulla.
Gli infanticidi commessi dalla Ishikawa sono considerati il motivo principale per cui il governo giapponese iniziò a considerare la legalizzazione dell'aborto. Una delle ragioni, forse la più importante in quel contesto storico, che fu ritenuta la scintilla per questi incredibili avvenimenti fu l'incremento del numero di bambini indesiderati nati in Giappone. Il 24 giugno del 1949 fu legalizzato in Giappone l'aborto per motivi economici.
Casi analoghi, che non raggiunsero le cifre dell'ostetrica diabolica, si verificarono negli anni precedenti gli avvenimenti narrati: nel 1930 ad Itabashi si verificarono 41 infanticidi di bimbi adottivi. Nel 1933 Hatsutaro Kawamata fu arrestato per aver ucciso 25 bambini adottivi.
Il governo giapponese era pienamente consapevole dei problemi del paese ma non fece nulla per migliorare la situazione.
Vorrei ricordare che sino al 1907 in Giappone l'infanticidio da parte di un genitore era considerato come un reato di lesioni personali. 


Fabio Casalini

fonte: I VIAGGIATORI IGNORANTI

Bibliografia


Shiono, Hiroshi; Atoyo Maya; Noriko Tabata; Masataka Fujiwara; Jun-ich Azumi; Mashahiko Morita (1986). "Medicolegal aspects of infanticide in Hokkaido District, Japan". American Journal of Forensic Medicine and Pathology

Vaux, Kenneth (1989). Birth Ethics. NY



FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

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