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George J. Stinney Jr, il ragazzo dalla pelle sbagliata


Carolina del Sud, Stati Uniti, 1944.
George Junius Stinney Jr. viveva ad Alcolu, cittadina nella quale era nato il 21 ottobre del 1929, con suo padre George Senior, sua madre, Aime, i fratelli John, 17 anni, e Charles, 12 anni, e le sorelle Katherine ed Aime, rispettivamente di 10 e 7 anni. Il padre era operaio nella locale segheria e la famiglia alloggiava presso le abitazioni fornite dal datore di lavoro. Ad Alcolu tutto era separato in base al colore della pelle: i quartieri per bianchi erano divisi da quelli per neri dai binari della ferrovia; le chiese e le scuole erano divise in funzione della razza del credente e dello studente. Bianchi e neri raramente interagivano. Il pomeriggio del 22 marzo di quell’anno, il 1944, due bambine bianche, Betty J. Binnicker e Mary Emma Thames, scomparvero. L’ultima volta erano state viste in sella alle loro biciclette nei pressi dell’abitazione di Stinney. Le bambine chiesero a George Jr. dove potessero trovare della maypops, la passiflora. Da quel momento si persero le tracce si Betty e Mary. Furono organizzati dei gruppi di ricerca cui aderì, volontariamente, anche Junius Stinney senior. Trascorse la notte senza alcun risultato. I corpi delle due bambine, di 11 e 7 anni, furono ritrovati il mattino successivo, nel lato destinato alle abitazioni dei neri, in un fosso pieno d’acqua fangosa. Secondo il rapporto del medico legale, le bambine erano state picchiate, probabilmente con un’arma improvvisata, con uno strumento dalla testa rotonda e dalle dimensioni di un martello; i loro corpi non presentavano violenze sessuali anche se i genitali della bimba più grande, Betty June Binnicker, erano leggermente contusi.
George Stinney Jr ed il fratello John furono immediatamente arrestati. 
John Stinney fu rilasciato nelle ore successive l’arresto; George fu trattenuto e non gli fu permesso di vedere i genitori. 
In conformità a quali elementi gli inquirenti decisero l’arresto?
L’agente che effettuò l’arresto, il vice sceriffo H. S. Newman, dichiarò: “Ho arrestato un ragazzo di nome George Stinney che ha fatto una confessione e mi ha detto dove trovare un pezzo di ferro; disse che l’aveva messo in un fosso a sei piedi dalla bicicletta”. 
Della confessione di George Stinney Jr non è mai stata trovata documentazione.
La ammissione, ipotetica, fu accompagnata dalla fama di bullo che seguiva George, o almeno da quella che intenzionalmente fu creata per giustificare l’arresto. Secondo una ragazza bianca, il ragazzo un giorno l’avrebbe graffiata con un coltello. Questa dichiarazione quando fu resa pubblica, nel 1995, fu rigettata da Aime Stinney, la sorella di George, con forza. 


In aggiunta all’ipotetica confessione ed alla fama di bullo intervenne una donna, bianca, che conosceva George sin dall’infanzia. La donna dichiarò che il ragazzo aveva minacciato d’uccidere lei, ed una sua amica, il giorno prima dell’omicidio.
Dopo la conferma dell’arresto, la famiglia di George Stinney Sr fu costretta ad abbandonare l’abitazione in seguito al licenziamento del padre. Nei giorni successivi, la famiglia fu minacciata di morte dagli abitanti della cittadina della Carolina del Sud. 
George non ebbe modo di vedere i propri genitori prima del processo. Nei giorni seguenti l’arresto, il ragazzo fu trasferito nel carcere di Colombia, a circa 50 miglia da Alcolu, poiché gli inquirenti temevano il linciaggio del ragazzo. George fu ripetutamente interrogato da solo, senza la presenza dei genitori e/o dell’avvocato difensore. 
L'intero processo contro Stinney, compresa la selezione della giuria, durò un solo giorno. Charles Plowden, un commissario delle tasse che faceva campagna elettorale per un ufficio politico locale, fu nominato difensore d’ufficio del ragazzo. Plowden non contestò le affermazioni dei tre poliziotti che testimoniarono contro di lui; gli appartenenti all’ufficio dello Sceriffo testimoniarono che George aveva ammesso i due omicidi. Nonostante questa fosse l'unica prova contro il ragazzo e nonostante la presentazione dell'accusa di due diverse versioni della confessione verbale di Stinney, Plowden non contro-interrogò i poliziotti. 
Per quanto concerne le due diverse versioni, nella prima Stinney dichiarò d’essere stato attaccato dalle ragazze dopo che aveva cercato di aiutare una di loro che era caduta nel fosso; per autodifesa le uccise. Secondo l'altra versione, avrebbe seguito le ragazze, prima attaccando Mary Emma e poi Betty June. Non c'erano tuttavia prove fisiche che lo collegassero agli omicidi. Non esisteva nessun documento scritto che confermasse le parole del ragazzo riportate dal  vice sceriffo Newman.
Il processo Stinney ebbe una giuria composta interamente da bianchi. Più di mille persone affollarono l'aula ma non fu ammesso nessun nero. Oltre alla testimonianza dei tre agenti di polizia, i procuratori del processo chiamarono altri tre testimoni: il reverendo Francis Batson, che aveva scoperto i corpi delle due ragazze, e i due medici che avevano eseguito l'esame autoptico. La corte permise la discussione della "possibilità" di stupro nonostante l'assenza di prove che questo fosse avvenuto nella relazione del medico legale. L'avvocato di Stinney non chiamò alcun testimone, e non contro-interrogò quelli dell'accusa. La presentazione delle prove durò due ore e mezzo. La giuria si ritirò in camera di consiglio e dopo dieci minuti emise un verdetto di colpevolezza. Il giudice condannò Stinney alla pena di morte mediante sedia elettrica. Non vi fu alcuna trascrizione del processo. Non fu presentato alcun appello.


La famiglia, le chiese e la National Association for the Advancement of Colored People si appellarono al governatore Olin D. Johnston per ottenere clemenza vista l'età del ragazzo. Altri esortarono il governatore a far procedere con l'esecuzione, cosa che egli fece.
Johnston dichiarò in risposta a un appello per indulgenza: "Potrebbe essere interessante per voi sapere che Stinney uccise la ragazza più piccola per violentare quella più grande, poi uccise la ragazza più grande e violentò il suo cadavere. Venti minuti dopo tornò e tentò di violentarla di nuovo, ma il suo corpo era troppo freddo". Queste affermazioni non erano supportate dal rapporto del medico legale.
Tra il momento dell'arresto di Stinney e la sua esecuzione, i genitori del ragazzo furono autorizzati a vederlo solo una volta, dopo il processo nel penitenziario di Colombia.
Alle 19 e 30 del 16 giugno 1944, George si diresse verso la camera d’esecuzione con una Bibbia sotto il braccio, sulla quale si dovette sedere perché la sua altezza (155 cm) e il suo peso (40 kg) resero difficile il fissaggio al telaio degli elettrodi. Inoltre le dimensioni della maschera facciale non si adattavano alle proporzioni del viso di un bambino; infatti, come fu colpito dalla prima scarica di 2.400 V, la maschera che gli copriva il volto scivolò via, "rivelando i suoi occhi spalancati, pieni di lacrime, e la schiuma alla bocca. Dopo altre due scosse il bambino morì. Durante l'esecuzione, le sue mani si liberarono dalle cinghie che lo legavano alla sedia a causa degli spasmi".
Stinney fu dichiarato morto a quattro minuti dalla folgorazione iniziale. 
Dall'arresto all'esecuzione passarono solo 83 giorni
Nel 2004, George Frierson, uno storico locale cresciuto ad Alcolu, fece delle ricerche sul caso dopo aver letto un articolo di giornale a riguardo. Il suo lavoro attirò l'attenzione degli avvocati Steve McKenzie e Matt Burgess, i quali, insieme all'avvocato Ray Chandler in rappresentanza della famiglia di Stinney, presentarono una mozione per un nuovo processo il 25 ottobre 2013.
George Frierson nelle interviste dichiarò: "C'è stata una persona che si è proclamata colpevole ma che ora è deceduta e la famiglia ha affermato che aveva reso una confessione sul letto di morte". Frierson affermò che il colpevole proveniva da una famosa famiglia bianca. Un membro di quella famiglia aveva prestato servizio nella giuria d'inchiesta del coroner, che aveva raccomandato che Stinney fosse processato.
Nel gennaio 2014, furono presentate nuove prove durante un'udienza al tribunale che comprendevano la testimonianza dei fratelli di Stinney che affermavano che il ragazzo era con loro al momento degli omicidi. Inoltre fu presentato un affidavit del reverendo Francis Batson, colui che trovò le ragazze e le estrasse dal fossato pieno d'acqua. Nella sua dichiarazione ricorda che non c'era molto sangue dentro o intorno al fossato, suggerendo che potrebbero essere state uccise altrove e poi spostate.
Wilford "Johnny" Hunter, che era in prigione con Stinney, "testimoniò che l'adolescente gli disse che era stato costretto a confessare" e che in cella aveva sempre proclamato la sua innocenza.
I familiari di Betty Binnicker e Mary Thames sostennero che, pur riconoscendo l'esecuzione di un ragazzo di quattordici anni come controversa, non avevano mai messo in dubbio la sua colpevolezza. La nipote di Betty Binnicker affermò che lei e la sua famiglia avevano ampiamente studiato il caso e sostenne che "le persone che leggono [solo] questi articoli sul giornale non sanno la verità".
Invece di approvare un nuovo processo, il 17 dicembre 2014, la giudice della corte di circuito Carmen Mullen annullò la condanna di Stinney. Affermò che non aveva ricevuto un processo equo poiché non era stato difeso in modo efficace ed i sui diritti, stabiliti dal VI emendamento, erano stati violati.
La giudice Mullen stabilì che la confessione fu estorta e quindi era inammissibile. Stabilì anche che l'esecuzione di un quattordicenne costituiva "una punizione crudele e inusuale", e che il suo avvocato "non aveva chiamato testimoni a discarico o esercitato il suo diritto di appello".

Con riferimento al processo legale Mullen scrisse: "Nessuno può giustificare che un bambino di 14 anni venga accusato, processato, condannato e giustiziato in 80 giorni", concludendo che "In sostanza, non è stato fatto molto per questo bambino quando la sua vita era in bilico".

Fabio Casalini


Bibliografia
Jones, Mark R. South Carolina Killers: Crimes of Passion. The History Press, 2007

Charles M. Blow, Pursuing Justice for All, in New York Times, 21 dicembre 2014

Lindsey Bever, It took 10 minutes to convict 14-year-old George Stinney Jr. It took 70 years after his execution to exonerate him., Washington Post, 18 dicembre 2014


Karen McVeigh, George Stinney was executed at 14. Can his family now clear his name?, in The Observer, 22 marzo 2014 


FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti

Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio. Nel 2018 pubblica il suo secondo libro, in collaborazione con Rosella Reali, per la casa editrice Albatros dal titolo E' una storia da non raccontare. 

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